domenica 27 dicembre 2020

SPECIALMENTE FRATELLI

Emma e Carlo sono fratelli. Sono molto uniti e la loro è una famiglia molto affiatata. Insieme affrontano ogni cosa, soprattutto le difficoltà di Carlo. Carlo non sente, Carlo vede solo da un occhio, e adesso anche la vista da quell’occhio è in pericolo. “Prima che sia notte” (Silvia Vecchini, Bompiani, 2020) racconta di questa famiglia, di Emma e Carlo in particolare, alla vigilia di una nuova impegnativa operazione per tentare di salvare Carlo dalla notte della cecità completa. Tante sono le sfide che questa famiglia ha dovuto superare e la prossima, che è dietro l’angolo, non sarà meno pericolosa delle altre. Anzi. Ma non c’è modo di non misurarsi anche con questo rischio e quindi “si fa e basta”. La determinazione di Emma, il suo amore per il fratello, la forza dell’unione della famiglia sono un buon punto di partenza. Il resto verrà da sé e sarà come deve essere. Emma e Carlo sono positivi. La forza della loro unione è energia vitale fondamentale per affrontare con speranza anche questa nuova difficoltà.

Emma e Carlo, però, non vivono in una bolla di vetro: come gli altri ragazzini vanno a scuola, hanno degli amici, Emma prova per la prima volta una “simpatia” speciale per un suo compagno. Il gruppo a scuola può essere cattivo e non sempre un insegnante di sostegno è a disposizione per Carlo. A volte si sentono stanchi o delusi. Tutto ciò, però, non fa di questo un romanzo melenso, melodrammatico, autocommiserativo, né buonista, bensì un racconto pregnante e diretto narrato dal punto di vista di Emma e di alcuni personaggi che, pur non direttamente presentati, hanno il loro ruolo, come il padre dei ragazzi, la bidella, gli amici.

Peculiarità di questo lavoro, a parte l’ironia e la levità con cui viene raccontata questa storia impegnativa, è la sua forma. Si tratta, infatti, di un polimetro, cioè di un lavoro scritto in parte in poesia (le parti che Emma racconta in prima persona, con le sue impressioni, le sue emozioni, i suoi pensieri) e parte in prosa (le parti che, tramite la voce di altri personaggi, spiegano le situazioni o fanno avanzare la storia). A questi due linguaggi si aggiuge la LIS, Lingua dei Segni Italiana, mezzo unico con cui Carlo ha una relazione col mondo. Come la prosa e la poesia, tra le pagine del libro ci sono, quindi, anche i disegni delle mani che comunicano. 

Ad un certo punto, poi, nel momento in cui il ragazzino viene operato e per qualche giorno rimane immerso nel buio più totale, le pagine si fanno nere con le scritte in bianco e proiettano i lettore, come i protagonisti, nella notte più buia che si vuole scongiurare con l’operazione. Momenti intensi da vivere come da leggere, finché, per fortuna, le pagine tornano bianche … .

Un lavoro importante per i ragazzi intorno ai 10-11 anni, ma non tanto per coloro che vivono situazioni familiari simili a quella di Emma e Carlo, ma più per coloro che, vivendo situazioni più “facili” possono andare oltre il preconcetto della malattia e della diversità, per aprirsi all’empatia e alla considerazione che non sempre le avversità portano solo difficoltà e dolore. Una storia di amore e amicizia tra fratelli e di positività nonostante tutto. Un po’ come “Wonder” (R.L. Palacio, Giunti, 2013)

Il fatto che questa storia sia narrata utilizzando anche la poesia, regala al lettore pagine di forte intensità. Spesso si è tentati di considerare la poesia come una forma anacronistica, magari perché il termine poesia rimanda a esperienze scolastiche ostiche e molto “didattiche”. Non si pensa, invece, che la poesia ci circonda: sono poesia i testi di molte canzoni, sono spesso poesia le citazioni che tutti condividono sui social sono poesia le frasi che accompagnano molte fotografie. Usare la poesia nei libri per ragazzi in adolescenza o preadolescenza è un modo per avvicinarsi con sensibilità al particolare momento che stanno vivendo, ricco di emozioni, di forti sentimenti e di difficoltà a comunicarli o, anche semplicemente, a riconoscerli e a considerarli parte del loro diventare grandi. Sono diverse le opere rivolte a questa fascia d’età che contengono poesia come parte della narrazione. Due esempi: “One” (Feltrinelli, 2017) di Sarah Crossan e “Dieci lezioni sulla poesia, l’amore e la vita (Lapis, 2016) di Bernard Friot. Ne abbiamo scritto qui e qui.

Silvia Vecchini con le illustrazioni di Sualzo

Prima che sia notte

Bompiani, 2020. 126 p.

Consigliato da 10 anni

domenica 20 dicembre 2020

E TU CHE TIPO SEI?

Nicola Cinquetti ama lavorare con le parole e con le rime e il risultato piace. Piace ai piccoli, ma anche ai grandi. Più volte ne abbiamo avuto prova e, pensiamo, ancora ne avremo. Il suo lavoro con parole e rime non preclude nessun argomento: si è occupato dei segnali stradali “La forchetta fidanzata” (Parapiglia), delle città d’Italia  "Cartoline dall'Italia" (Lapis)  dei grandi personaggi della storia e della letteratura “Eroi, re, regine e altre rime” (Parapiglia), della quotidianità dei ragazzini "Filastrocche a piedi nudi" (Lapis)  … e adesso dei bambini. “Tipi strani” (Parapiglia) è il suo ultimo libro di filastrocche interamente dedicato alle bambine e ai bambini, alla loro spontaneità, alla loro vitalità. Sono 34 bambini descritti ciascuno, a partire dal loro nome. Per ciascuno 4 versi in rima baciata o alternata e, sulla pagina di fronte, una simpatica illustrazione. Sono raccolti in una sorta di cornice che inizia così:

I bambini e le bambine

che trovate in queste rime

alti medi bassi o nani

sono tutti tipi strani”.

Come in un catalogo, che catalogo non è, le caratteristiche di ogni bimbo sono presentate con simpatia e ironia. Alcune rime giocano con l’aspetto fisico di questi piccoli, altre con le loro peculiarità caratteriali, altre ancora con le loro attività preferite. Sono rime semplici e divertenti e solo apparentemente ingenue, la scelta e gli accostamenti delle parole, infatti, ad una lettura più attenta, fanno anche pensare un po’. Succede, così, con Rocco dal “cuore spaventato” o con Pina dalla testa “piena di pensieri”, ma anche con Piero “dagli occhi pieni di tesori” e con Luna che “capisce l’italiano, se le dici benvenuta”. Ogni bambino è unico, ogni bambino ha la sua personalità, le sue preferenze, i suoi pensieri. Tutti hanno il loro modo di vedere e di fare le cose e tutti, in questo senso, sono un po’ come Zeno che “preferisce la via storta”.

Metodo infallibile per provare la qualità delle filastrocche è leggerle ad alta voce, per vedere se “funzionano”. Le filastrocche di Nicola Cinquetti funzionano.

Questo è un piccolo libro ben riuscito grazie anche alle coloratissime e divertenti illustrazioni di Chiara Vivona, a partire dalla pioggia di calzini spaiati che riempiono gli interni di copertina: immagini simpatiche che “restano” negli occhi e parole gentili che “girano” in testa.


lunedì 14 dicembre 2020

BIMBO CON MAMMA

Per i bambini le differenze fondamentalmente non esistono. Sono i grandi che mettono loro negli occhi e nella testa colori diversi, abilità diverse, possibilità diverse, risultati diversi. I bambini imparano quello che vivono, diceva il titolo di un noto libro di pedagogia famigliare di qualche anno fa. Ed è vero, anche per preconcetti e discriminazioni. L’apertura naturale dei bambini all’altro, rischia spesso di venire limitata da discorsi sentiti a casa, da immagini viste in televisione, da atteggiamenti sperimentati nella vita di tutti i giorni. Per fortuna non si può e non si deve generalizzare: è sbagliato etichettare tutto e tutti solo per l’atteggiamento intollerante di pochi. Ci vuole comprensione, intelligenza, attenzione quando si vive e si lavora con i bambini, sia nell’esempio che si dà loro, sia nel modo in cui si affrontano con loro determinati argomenti. 

In questo senso ci sa fare molto bene la maestra di Leo, protagonista di “Ma che razza di razza è?” (Città Nuova Ed.) di Silvia Roncaglia.

In classe la maestra mostra ai bambini un documentario e da questo parte una discussione sulle diverse parti del mondo e sulle diverse persone che le abitano, con le peculiarità del loro aspetto fisico, abiti, usi e costumi. Punto centrale è il superamento del concetto di “razza” dato che è stato dimostrato scientificamente che non esistono “razze” umane diverse, ma che tutti gli uomini appartengono alla stessa razza umana e le loro diversità sono frutto della peculiarità delle condizioni in cui nascono e vivono. Il lavoro di Leo prosegue a casa con una ricerca sulle diverse etnie e il ragazzino rimane spiazzato dal concetto di razze che trova in un vecchio libro. Leo, però, è molto sveglio e capisce che gli studi nel tempo hanno cambiato le convinzioni e che il libro è superato. Ma è soprattutto il suo piccolo fratellino a fargli notare che in ogni pagina di quel libro non c’è altro che un “BIMBO CON MAMMA”, lanciando un forte messaggio che va oltre ogni diversità. 

Il libro, adatto ai bambini dai 7 anni, non è nuovo. E’ una riedizione rivista nel testo e con nuove illustrazioni. Interessante il lavoro di Città Nuova che ha pensato di ripescare dal suo catalogo un libro per bambini edito nel 1999, vincitore allora del premio “Libro per l’ambiente” e in seguito menzionato nella prestigiosa pubblicazione “White Ravens” della Internationale Jugendbibliothek  di Monaco che raccoglie ogni anno le migliori pubblicazioni per bambini e ragazzi edite in tutto il mondo. Importante è soprattutto il lavoro di revisione del testo non solo dal punto di vista linguistico, ma anche nel contenuto che, già allora aperto alle diversità e al rispetto degli altri, si attualizza con il concetto, consolidato in questi anni dagli studi in campo genetico, dell’unicità della razza umana. E’ su questo punto che gira il fulcro della storia molto piacevole da leggere, composta in un libro ad alta leggibilità, con criteri grafici e accorgimenti che agevolano la lettura, e accompagnata dalle illustrazioni di Cristiana Cerretti molto evocative e ricche di poesia. Tra le righe un messaggio educativo interculturale importante espresso con semplicità e levità, senza cadute nella banalità e nella pedanteria.

Più che di una riedizione si può parlare di nuova ben riuscita pubblicazione su temi, purtroppo, ancora di grande attualità quali il razzismo e la discriminazione.


Silvia Roncaglia con le illustrazioni di Cristiana Cerretti

Ma che razza di razza è?

Città Nuova Editrice, 2020. 48 p.

Consigliato da 7 anni

martedì 8 dicembre 2020

CHE ATTESA DEL NATALE SAREBBE SENZA UNA BELLA STORIA?


Tra le varie nuove proposte di quest’anno per Natale per i piccoli L’albero di Natale del signor Vitale (Marameo, 2020) è uno di quei libri che a prima vista si capisce subito che sono speciali. Vedendolo tra gli altri sullo scaffale in libreria, infatti, non si riesce a non prenderlo in mano e, appena aperto, si resta subito coinvolti dal suo testo e dalle sue illustrazioni.

 La storia racconta di un albero di Natale consegnato, appunto, al signor Vitale, ma dato che è troppo alto, ne viene tagliato un pezzetto perché non tocchi il soffitto del salone. Il maggiordomo pensa subito di regalare la cima tagliata alla cameriera Rosa che felice pensa a come addobbarla. Per il posto che ha lei sul caminetto, però, anche questo pezzo è troppo grande e, così, con le forbici affilate, ne recide un po’ e lo getta nel cestino. Teodoro il giardiniere nota la cima dell’albero tra i rifiuti e la recupera per portarla a casa alla sua sposa. Anche per la loro casa, però, il pezzo di albero è troppo grande e quindi anche lei … . Pezzo dopo pezzo, la cima dell’albero passa di mano in mano, di zampa in zampa e si crea una catena che vede spuntare nelle case di diverse persone e nelle tane di molti animali un albero di Natale segno di festa, di famiglia, di gioia e di condivisione. L’ultimo minuscolo pezzetto finisce nel buco dei topolini che vivono sotto il pavimento della casa del signor Vitale. E il cerchio si chiude: “che soddisfazione, avere per Natale un albero stupendo, come il Signor Vitale!”

Il brillante testo di questo albo illustrato è in rima. Una rima perfetta che regge molto bene e lo rende adatto anche per la lettura ad alta voce. Cosa non scontata quando si tratta di una traduzione. Se la traduttrice, però, è Chiara Carminati, rimangono pochi dubbi sul risultato.

L’attenta interpretazione della versione originale e l’accurata ricerca linguistica regalano a questo libro, nemmeno troppo breve, ritmo sostenuto e ricchezza lessicale. Troviamo, infatti, parole come “esemplare”, “portento”, “munito”, “compiaciuta”, “indugio”, “ recise” … una scelta oculata e precisa che tiene lontano il testo dal pericolo della banalità della ripetizione. La ripetizione è un elemento interessante nei libri per i bambini e piace molto ai piccoli. Spesso, però, la ricerca della ripetizione rischia di rendere noioso e “ripetitivo” (in senso negativo) il contenuto della storia: non è questo il caso. Qui il riproporsi delle situazioni è costantemente arricchito dai diversi nuovi elementi che caratterizzano il contesto in cui la punta dell’albero si viene a trovare: dal piatto di madreperla su cui la poggia il maggiordomo agli addobbi “golosi” proposti da Mamma Orsa, dal piedistallo di carota nella tana dei Conigli alla stella di formaggio con cui la decorano i topini.

Splendide illustrazioni retrò accompagnano questa storia e la completano con divertenti particolari, contribuendo anche al ritmo della narrazione grazie al loro preciso posizionamento sulla pagina.

Un libro da leggere e rileggere per scoprire ogni volta dettagli nuovi e per il piacere del suo ripetersi senza stancare.

Un libro nuovo dal sapore della tradizione. Questo libro, veramente, non è nuovissimo. La sua prima edizione, infatti, risale al 1963 per la Random House di New York. E’ nuovo, però, in Italia proposto quest’anno per la prima volta da Marameo Edizioni che ne ha curato traduzione e pubblicazione.

Sono diverse le piccole case editrici che fanno questo lavoro di scoperta di “chicche” mai arrivate in Italia o di ripubblicazione di ottimi lavori usciti da tempo dai cataloghi di altri editori. Ed è una fortuna che non vadano persi. Come mi piace spesso dire, infatti, anche se i libri buoni sono vecchi, fa lo stesso perchè i bambini sono sempre “nuovi”.


Il Natale del Signor Vitale

Robert Barry con la traduzione di Chiara Carminati

Marameo, 2020. [30 p.] - € 19,90

Consigliato da 4 anni



mercoledì 2 dicembre 2020

Strumenti del mestiere: DENTRO E FUORI LE PAGINE ALLA SCUOLA DELL'INFANZIA

 

Dentro e fuori le pagine alla scuola dell'infanzia. - Francesca Tamberlani - Carla Colussi, Bacchilega Junior, 2019. -  128 p. (Strade maestre)

Sottotitolo molto descrittivo di questo "manuale" è "albi illustrati, giochi e attività ispirate ai libri da realizzare in classe". Si tratta di un lavoro base nel quale alle prime pagine dedicate ai concetti fondamentali riguardo l'importanza della lettura ad alta voce e l'uso di picturebooks di qualità con i bambini nell'ambito della scuola dell'infanzia, seguono alcuni percorsi didattici con la descrizione di idee molto pratiche e facilmente applicabili per lavorare con gli albi illustrati. Come si legge sulla quarta di copertina, si tratta di una guida "agile" che ha l'obiettivo di incoraggiare e sostenere la pratica della lettura ad alta voce quotidiana e un uso consapevole e critico degli albi illustrati nei contesti educativi. Un testo dall'improrta operativa che permette di imparare a muoversi con sicurezza nel territorio affascinante dei picturebooks, riconoscendone linguaggi e specificità, e a sperimentare con bambni e abmini attività semplici, divertenti e creative, per continuare a vivere le storie secondo modalità coinvolgenti e accessibili.

Questi i siti delle due autriciMilkbook e Storie Girandole

mercoledì 18 novembre 2020

BIBLIOTECA SCOLASTICA: QUALCHE IDEA.

Spunti per organizzare o riorganizzare una biblioteca scolastica all’interno di una scuola primaria.

Insegnare ad amare i libri è una delle risorse più preziose che la scuola può offrire. I bambini di oggi sono consapevoli che con una tastiera in mano hanno a disposizione strumenti incredibili. Anche gli adulti che li accompagnano, sanno che la navigazione in internet, se opportunamente guidata, amplia enormemente il piacere della ricerca e della scoperta. Essi, però, sanno anche che i contenuti digitali rischiano una fruizione superficiale e passiva. Leggere è un’altra cosa, è sospensione del tempo, è concentrazione, è lenta esplorazione del mondo e di sé.

E’ dunque fondamentale creare e sostenere nei bambini e nei ragazzi il piacere della lettura. Uno dei presupposti fondamentali per creare lettori è presentare e mettere loro a disposizione materiali da leggere adatti alla loro età, corrispondenti ai loro interessi, coinvolgenti per il loro mondo.

Le biblioteche sono per definizione luogo dei libri e della lettura e la loro esistenza, la loro creazione, ha ancora senso anche all’interno delle scuole. E’ ovvio che al giorno d’oggi le biblioteche, anche quelle scolastiche, non possono essere formate da un patrimonio unicamente cartaceo, ma è altrettanto vero che da esso non possono prescindere.

Creare, rinnovare e arricchire una biblioteca scolastica e promuoverla promuovendo la lettura è un impegno fondamentale e importante. Non si nega che sia anche gravoso, ma le soddisfazioni che ne possono derivare sono impagabili come i benefici che ne derivano sul processo evolutivo dei bambini.

Purtroppo la gestione delle biblioteche scolastiche in Italia è per lo più ancora demandata a insegnanti che per vari motivi non possono più svolgere il loro lavoro in classe o a insegnanti volenterosi che, però, possono dedicargli solo ritagli di tempo o ore aggiuntive ai loro impegni di cattedra.

Certamente la complessa e delicata mole di lavoro del bibliotecario scolastico, citata per altro anche nei documenti del Ministero, richiederebbe una preparazione specifica e il riconoscimento di una professionalità altrettanto specifica (docente documentalista), oltre a un monte ore ufficialmente destinato e non faticosamente contrattato di anno in anno. Il discorso è ampio e andrebbe affrontato nei luoghi giusti per ottenere i giusti riconoscimenti.

Quello che intendo fare in questo posto, al di là della condivisione di queste considerazioni generali, è raccogliere alcune riflessioni fatte insieme ad alcuni insegnanti di una scuola primaria in Val di Fiemme, che hanno deciso di creare un progetto per riqualificare la biblioteca scolastica esistente nel loro plesso e darle nuova vita. L’idea è quella di offrire una serie di ragionamenti, piccole proposte e suggerimenti per chi intende iniziare a organizzare o riorganizzare la propria biblioteca scolastica.

Biblioteca scolastica: chi?

Chi sono i protagonisti di un progetto per la realizzazione di una biblioteca scolastica?

Partendo dal presupposto che la biblioteca sarà a disposizione di tutto il plesso scolastico, è fondamentale avere chiaro che sarà biblioteca di tutti: bambini, insegnanti, dirigenza, altri educatori.

La progettazione e realizzazione della biblioteca scolastica vede quindi anche il coinvolgimento di tutti (o quasi) questi soggetti nella raccolta di idee e suggerimenti, nelle proposte di materiali, nella loro organizzazione e gestione. Partendo da un gruppo di lavoro e coordinamento del progetto, a tutti i soggetti possono essere poste delle domande da cui partire. Per esempio:

* Come immagini la biblioteca a scuola?

* Cosa deve esserci assolutamente?

* Cosa ci verresti a fare?

* Come pensi di poter contribuire alla sua realizzazione/gestione?

* …

In un secondo momento si può ipotizzare che la biblioteca scolastica possa essere fruita anche dai genitori e dal personale ausiliario. Se si pensa, poi, a tutti coloro che potranno entrare in biblioteca si devono anche aggiungere ospiti esterni invitati per portare avanti attività di promozione alla lettura, conferenze, laboratori, incontri vari.

Biblioteca scolastica: cosa e come?

Quali sono i materiali da mettere in una biblioteca scolastica e come si organizzano?

Pensando alle finalità sopra descritte, in una biblioteca scolastica si dovrebbero trovare:

- libri di narrativa (prime letture e romanzi)

- albi illustrati (non solo per i bambini più piccoli)

- graphic novel

- silent books

- libri di divulgazione

- materiali per gli insegnanti

L’organizzazione di questi materiali, in base all’uso che si intende fare e offrire della biblioteca, dopo una consultazione con tutti gli insegnanti (leggere non è questione “solo di italiano”) può seguire due linee:

a) suddivisione base per fascia d’età e all’interno di ogni fascia i vari generi e argomenti (per la divulgazione)

b) suddivisione base per genere e argomento (per la divulgazione) e quindi indicazione di fascia d’età

Una sezione a parte è costituita dai materiali ad uso degli insegnanti, qualora non siano libri per ragazzi

Per l’organizzazione dei materiali e degli spazi sono necessari, ovviamente, scaffali, scatole, contenitori e stickers con ideogrammi/pittogrammi o etichette colorate per le suddivisioni interne.

Il “come?” di una biblioteca presuppone poi l’individuazione del metodo di gestione della stessa sia per quanto riguarda la sua crescita (incremento con doni e acquisti) e la sua manutenzione (organizzazione dei materiali e progressivo scarto di quelli obsoleti), sia per quanto riguarda la catalogazione dei libri e il loro prestito.

On line si possono trovare dei programmi di gestione di biblioteca sia gratuiti (i più semplici e con meno funzioni) sia a pagamento, la cui scelta dovrebbe avvenire con l’aiuto di persone competenti e previa analisi di ciò che effettivamente serve e si vuole fare.

Biblioteca scolastica: dove?

La biblioteca scolastica dovrebbe essere a scuola e possibilmente in un luogo dedicato, sicuro e protetto, dove ci possano andare i gruppi classe ma anche singolarmente i bambini in eventuali momenti “liberi” nel corso dell’orario scolastico.

L’ambiente dovrebbe essere ampio e luminoso. Dovrebbero esserci tavoli e sedie per i lavori di gruppo, sedute informali (poltrone, pouf, cuscini, tappeto …) per la lettura autonoma. Scaffali e contenitori per i libri.

L’ideale sarebbe che tutto l’arredamento fosse “mobile”, per esempio, su rotelle, in modo da poter adattare gli spazi di volta in volta all’attività che ci si vuole fare.

Elementi decorativi, quadri poster e scritte alle pareti (senza esagerare) contribuiscono a rendere l’ambiente piacevole da vivere. Anche la presenza di piante verdi di cui prendersi cura, aiuta a dare vita agli spazi e a farli sentire “propri” a chi li frequenta.

E’ auspicabile anche la disponibilità di carta, colori, matite, penne e altri materiali di cancelleria.

La biblioteca scolastica diventa così un luogo dove:

* i bambini trovano letture accattivanti, libri per approfondire o soddisfare la loro curiosità e materiali per “creare”, hanno spazio e tempo per fermarsi e ci si fermano volentieri.

* gli insegnanti trovano materiali da proporre, organizzano attività varie e laboratori, fanno riunioni, si fermano volentieri a lavorare o a leggere

* si organizzano incontri, riunioni, conferenze

* si propongono mostre ed esposizioni

* …

Biblioteca scolastica: come agire?

Organizzare/riorganizzare una biblioteca scolastica è un lavoro lungo che non finisce mai. Non si può pensare di dedicarsi a questo progetto solo per un determinato periodo e poi considerare il lavoro finito. Le biblioteche, anche quelle scolastiche, sono “esseri viventi” che continuano a modificarsi e a crescere seguendo e assecondando le necessità formative e di svago di chi le frequenta. Una biblioteca “ferma” è presto una biblioteca “vecchia” e quindi inutilizzabile.

Bisogna, ovviamente, partire da un progetto iniziale che vede la partecipazione dei vari soggetti coinvolti, ma che poi deve prevedere anche una continua “manutenzione”. Anche per questa i soggetti per cui la si pensa devono essere coinvolti: non è più il tempo delle biblioteche per gli utenti, ma delle biblioteche degli utenti. E si sa che se le persone sentono che qualcosa gli appartiene, ci tengono di più.

Per la creazione e manutenzione di una biblioteca scolastica si possono, quindi, prevedere le seguenti azioni:

* brainstorming in gruppi di scolari, insegnanti (anche con la dirigenza), genitori

* valutazione di progetti specifici per la diffusione del libro organizzati da editori e librerie

* preparare e tenere aggiornate liste di materiali da suggerire a enti e/o privati che volessero regalare qualche cosa alla scuola

* evitare di accettare tutto ciò che viene regalato in quanto “non più usato a casa”, ma scegliere e motivare le scelte con i donatori

* raccogliere “desiderata” di insegnanti e alunni

* consultare esperti bibliotecari e esperti in letteratura per l’infanzia leggendo regolarmente anche siti e blog specializzati

* seguire il mercato editoriale iscrivendosi, per esempio, alle newsletter dei vari editori

* dedicare del tempo alle visite in libreria per vedere “fisicamente” i libri e farsi consigliare dai librai

* visitare regolarmente le biblioteche pubbliche del territorio per confrontarsi con i bibliotecari e per trovare con loro possibili forme di collaborazione.

Rimane poi la questione economica che è ovviamente centrale e non sempre facile da risolvere. Non è detto che la scuola abbia dei fondi da mettere a disposizione. Si può cercare di ottenere dei finanziamenti presso gli enti o i privati che sono attenti ai bisogni della comuntà locale. Nel piccolo si possono organizzare raccolte fondi “mirate” alla biblioteca in occasione di recite e feste scolastiche varie e con mercatini.

Un’azione che, però, è alla base di tutto e può facilitare l’apporto di tutti è quella di FAR PARLARE I BUONI LIBRI sfruttando ogni occasione possibile per mostrarli e presentarli a chi potrebbe offrirli e a chi potrebbe utilizzarli. Prendere coscienza della loro qualità, della loro bellezza, delle loro potenzialità, è il primo passo per riconoscerne il valore e considerare opportuno metterne tanti a disposizione di bambini e ragazzi e degli adulti che lavorano con loro.

martedì 20 ottobre 2020

LA MAGIA DEL GIOCO


Alessandra Lazzarin

Un gioco da ragazze

Orecchio Acerbo, 2020. 36 p.

Consigliato da 4 anni

Tanto si legge e si sente riguardo il gioco, il gioco libero, il gioco all’aperto e l’importanza della fantasia in questa “attività bambina”. Giocare a “far finta che ero”, immedesimarsi in personaggi diversi da se stessi, interpretare situazioni e dialoghi, interagire con altri bambini e risolvere insieme le più diverse questioni, sono i punti cardine del gioco “buono” che fa crescere, il gioco che non conosce limiti e imposizioni di regole o contesti strutturati. Gli adulti di oggi hanno nostalgia di questo tipo di gioco e l’impressione è che i bambini adesso non abbiano più così tante occasioni di dedicarvisi, impegnati come sono in mille altre attività che riempiono gran parte del loro tempo. Per fortuna non è così, o, almeno, per molti bambini non lo è: la grande risorsa dell’infanzia è quella di riuscire a cogliere anche i minimi momenti, anche gli input più sottili per creare un mondo, per liberare l’immaginazione. Forse i bambini non possono fare questo sempre, forse non possono farlo a lungo, forse rischiano di perdere questa loro grande e importante capacità perché non opportunamente sostenuta e incentivata. Certo è che per crescere bene è fondamentale poter giocare e farlo bene.

Giocare in libertà non è un problema per le tre bambine protagoniste di “Un gioco da ragazze” di Alessandra Lazzarin pubblicato da Orecchio Acerbo. Si tratta di due gemelline e una cuginetta che hanno la fortuna non solo di avere una nonna da andare a trovare, ma di avere una nonna con un grande giardino dove possono giocare liberamente. Sulle pagine di questo albo di grandi dimensioni prende vita il mondo fantastico che le tre bimbe riescono a creare in autunno e in estate: un bosco pieno di animali selvatici, un mare da solcare a bordo di una barca a vela, la pista di un circo, la giungla rigogliosa regno di tigri e serpenti, una pista da go-kart e la schiena di una balena in mezzo all’oceano. Questi mondi fantastici sono frutto della loro immaginazione e nella realtà corrispondono a un prato pieno di foglie gialle dell’autunno, allo stenditoio con le lenzuola stese ad asciugare nel vento, all’erba dove fare le capriole, alle siepi fitte di arbusti intorno al giardino, alla stradina percorsa in bici e alle tinozze da bucato piene di acqua. I mondi fantastici si alternano sulle pagine agli ambienti reali in un gioco intrecciato di realtà e fantasia dove non c’è posto per la noia. E’ come se fossero necessari due livelli per sviluppare la narrazione, per far convergere sullo stesso piano ciò che gli adulti vedono e ciò che, invece, crea la fantasia delle bambine.

Uno sviluppo naturale di mondi che si intrecciano tra loro dal momento in cui le piccole scendono dalla macchina al momento in cui ci risalgono per tornare a casa. Nemmeno in macchina, però, la realtà ha il sopravvento al cento per cento e segno ne è la lunga coda a righe che sbuca dal finestrino.

Quando si fa sera, si torna a casa” sono le ultime tra le pochissime parole che troviamo in questo libro e il saluto “Ciao nonna!”, una chiosa che sembra mettere fine alla storia (che storia veramente non è). Sembra. Perchè bisogna girare anche l’ultima pagina per scoprire che “… quello dell’immaginazione, non è un gioco da ragazzi!”

Scopo di questo albo illustrato leggero ed evocativo come la tecnica dell’acquerello utilizzata dall’autrice, non è certo opporre la capacità immaginativa delle bambine a quella dei bambini. Alessandra Lazzarin ha qui dipinto le sue due bambine, la loro cuginetta e il loro vivere con fantasia il giardino della nonna: un mondo d’infanzia al femminile dolce e affettuoso che, fissato sulla carta, non rischia di venir dimenticato.

Questa proposta di Orecchio Acerbo è un albo illustrato da guardare con i bambini perché è divertente scoprire insieme ciò che le bambine riescono a immaginare, ed è interessante lasciare loro interpretare le due immagini presenti in copertina. Ma è anche un libro per i grandi, da sfogliare da soli per ricordare con nostalgia la spensieratezza e il divertimento di un pomeriggio di libertà in un giardino all’aperto.

Impossibile, a questo punto, non ricordare un altro bellissimo lavoro dedicato al gioco, all’immaginazione, a un pomeriggio apparentemente “vuoto” perché non organizzato: Un grande giorno di niente di Beatrice Alemagna, pubblicato da Topipittori nel 2016. Ne ho scritto qui

 

Beatrice Alemagna

Un grande giorno di niente

Topipittori, 2016 – 48 p.

Consigliato da 5 anni

lunedì 28 settembre 2020

SEMPLICE E FELICE


Jean-François Sénéchal con la traduzione di Claudine Turla

Semplice la felicità

Edt Giralangolo 2020, 264 p., € 14,00 e-book € 9,99

consigliato da 13 anni

Una nuova storia “fuori dal coro” nella collana di narrativa di Giralango: “SEMPLICE LA FELICITA’” di Jean-François Sénéchal, autore canadese che, praticamente nato tra i libri dei suoi genitori insegnanti, dopo gli studi in antropologia, si è dedicato alla letteratura.

Quella che racconta in questo libro è la storia di Chris, un ragazzo “in ritardo” come si definisce lui, che il giorno del suo diciottesimo compleanno si sveglia nel suo appartamento perfettamente in ordine, ma vuoto: sua mamma se ne è andata, come se, arrivata fin lì, il suo compito fosse finito. Suo padre se ne era andato alla sua nascita e Chris, adesso solo, si ritrova a inventarsi una routine fatta quotidianità, di amicizie e di piccoli lavoretti manuali, che gli inquilini del suo palazzo gli commissionano, dopo che l’anziana padrona l’ha nominato custode. La sua “semplicità” lo porta a raccontare tutto ciò che gli succede a sua madre in un dialogo immaginario che continua a condurre con lei nella sua testa. Le parla delle persone che incontra, dei suoi lavori, di come è (sarebbe) bello avere una ragazza, della morte del padre di una sua amica, della difficoltà a farsi accettare fuori dalla sua cerchia … della sua vita, che passo passo, va verso un’autonomia sempre più grande, nonostante intoppi e problemi. Ed è questa, per Chris, la felicità: poter vivere una vita semplice e normale nel piccolo universo di umanità che è il boulevard vicino a casa sua con il mercato, la sala da bowling, la strada con le macchine. Alla fine Chris, con la sua ingenuità, trova un suo equilibrio. Spera sempre nel ritorno della mamma, ma ha riempito la sua vita di tante altre persone e quindi può dire con sicurezza “(…) non preoccuparti per me, mamma. Perchè anche se non tornerai, anche se non tornerai mai, io sarò felice lo stesso.”.

La storia che ci viene proposta è commovente, dura e tenera, divertente e tragica. E' raccontata in un linbuaggio essenziale, conciso, diretto, eppure di incontestabile bellezza, e saprà catturare i lettori più sensibili. Punto di forza è che la narrazione non scade nel patetico, né nell’auto commiserazione, ma coinvolge il lettore e lo fa sentire parte del mondo di Chris, per questo stupisce come l’autore sia riuscito a mettersi, con grande sensibilità, nei panni e nella testa di un ragazzo di 18 anni con un ritardo mentale.

Il tema dell'autonomia delle persone disabili non è esattamente quello che si può pensare un tema da libri per ragazzi, eppure la realtà è ciò che essi cercano nelle storie, soprattutto nel periodo dell'adolescenza. Un periodo che sappiamo pieno di contraddizioni, ma che richiede punti fissi di riferimento. Ritrovarsi nelle storie che si leggono è fondamentale e le situaizioni di difficile quotidianità sono più frequenti nella vita dei ragazzi di quanto si possa immaginare. 

Alcuni di loro ne hanno anche scritto, come Gaya Raineri che nel suo "Pulce non c'è" (Einaudi) racconta con intelligente ironia della sua sorellina "speciale", Pulce, una bambina autistica allegra che abbraccia forte tutti, anche gli sconosciuti, oppure Giacomo Mazzariol che nel suo “Mio fratello rincorre i dinosauri” (Einaudi) narra del fratellino Giovanni affetto dalla sindrome di Down e di cui lui all’inizio si vergognava, per poi, invece, farsi travolgere dalla sua vitalità e scoprire che, a modo suo, era (ed è) un supereroe.

Leggendo la storia di Chris non si può non ricordare, poi, anche il romanzo “Mio fratello Simple” (Giunti), la storia di Bernabè, un ragazzo disabile, che suo fratello decide di tirar fuori dall’ospedale psichiatrico dove sua madre l’aveva messo, e prendersene cura. L’ha scritto Marie-Aude Murail, apprezzata autrice francese che ha composto con elegante e seria leggerezza diversi romanzi sulle tematiche forti che interessano i ragazzi come la disabilità, l’omosessualità, il razzismo.

Mi piace ricordare qui che quest’anno la collana di narrativa di Giralangolo ha vinto il Premio Andersen come miglior collana di narrativa “per un progetto coeso e coerente, capace di restituire la voce forte e allos tesso tempo fragile dell’adolescenza, attraverso storie mai scontate, che spaziano tra i generi. Per una collezione di sguardi autentici con cui confrontarsi anche grazie all’ottimo lavoro di traduzione. Per aver cucito con un filo rosso una pluralità di autori internazionali dagli stili differenti, accomunati però dalla capacità di non sottovalutare ami i propri lettori”.

Una motivazione importante che rende onore a questi romanzi, a chi li scrive, a chi li sceglie per pubblicarli e ai ragazzi che li leggono.

Nel tempo ho avuto modo di scrivere di diverse di queste storie segnalandole per la loro qualità: FERMA COSI'di Nina Lacour,LE VARIAZIONI DI LUCY , TRACCE di Wendy Mills, FUGA IN SOFFITTAdi Coline Pierré, OPHELIA di Charlotte Gingras , LA SECONDA AVVENTURA di Simone Saccucci , LA SCELTA DI RUDI di Françoise Dargent BUIO di Patrick Bard e UN'ESTATE QUASI PERFETTA di Anne Percin.


mercoledì 16 settembre 2020

INNO ALLA LIBERTA' E ALLA FANTASIA


STORIA FUNAMBOLA

Chiara Ingrao – ill. Davide Aurilia

Edizioni Corsare, 2020. 52 p. - € 14,00

consigliato da 8 anni

Non si dovrebbe mai mettere una briglia ai sogni. Ne è convinta Eva, la zia di Stella. Ed è per questo che quando alla piccola viene l’idea di diventare una funambola, non fa commenti, come avrebbero fatto mamma e papà (ognuno per le proprie ragioni sarebbe stato contrario a questa aspirazione), ma le regala una scatola di lego senza figure da copiare sul coperchio. Così la fantasia di Stella si sprigiona: la piccola si mette al lavoro e costruisce una casa funambola, un palazzo altissimo tutto colorato senza scale ma pieno di funi con trapezi per spostarsi da un piano all’altro.

Questo è l’inizio della “Storia funambola” (Ed. Corsare) di Chiara Ingrao. Una storia “divergente”, libera da limiti e contro stereotipi e pregiudizi, ma anche contro le imposizioni insensate che a volte i genitori hanno sul futuro dei figli (che non vuole essere mancanza di rispetto per il loro ruolo).

Dalla costruzione di questa casa di lego, infatti, prende vita tutta una realtà “altra” nella quale, giocando, Stella realizza il suo sogno e diventa parte del suo gioco. La fantasia è libera di volare e attorno alla casa funambola succede di tutto. Da una scena all’altra, Stella entra in un modo magico popolato di personaggi particolari come la pastora, il vecchio della montagna, l’aquila reale. Ciò che le succede è una rocambolesca avventura che la porta persino a bordo di una nave di pirati. Il gioco, nel quale è immersa la ragazzina, diventa pretesto per sognare, per immaginare di essere, per provare a diventare tutto ciò che le passa per la testa: un volo con la fantasia, una passeggiata su una fune che porta verso il futuro.

La “Storia funambola” è una storia fatta di tanti “quadri” che si susseguono legati da un filo logico molto sottile, il filo del gioco delle associazioni su cui si basa l’impianto ludico inventato da Stella. La storia sembra strampalata, ma in realtà la sequenza delle situazioni ha un suo perché.

E’ una storia originale e, anche se il suo ritmo narrativo, qua e là presenta qualche calo facendole perdere un po’ in spontaneità, è una buona lettura. L’idea alla base di questo libro, infatti, è chiara e molto attuale nel dibattito sulle tematiche nei libri per i bambini. Una proposta da consigliare alle bambine e ai bambini che hanno da poco cominciato a leggere da soli con una certa facilità. Per questa “fase” di lettura, infatti, il mercato non offre molte pubblicazioni originali e di qualità ed è, quindi, importante segnalarne il più possibile per offrire alternative ai prodotti più commerciali.

Le illustrazioni di Davide Aurilia sono un altro punto di forza di questo libro. Si tratta di tavole che accompagnano la storia mettendone in evidenza una visione “altra” e completandone l’appeal che può avere sul lettore. Da segnalare in particolar modo il quadro iniziale con il funambolo sulla città, quello con il muro di mattoni davanti a cui si trova Stella quando “entra” nel gioco, e quello con la belva nel bosco nero, che altro non è che uno dei vecchi pupazzetti rotti e abbandonati da Stella.

Tra gli spunti che sottendono al sogno di Stella di diventare funambola, si può mettere in evidenza il tema dell’importanza del gioco “libero” per la crescita dei bambini. Il giocare a “far finta che ero”, il costruire cose con i lego o con qualsiasi altro materiale, anche di recupero, senza seguire uno schema imposto, l’usare oggetti o giocattoli predisposti per uno scopo, come se fossero qualcosa di completamente diverso, ma funzionale al gioco del momento, sono tutti processi mentali che stimolando la fantasia, assorbono completamente i bambini. In questo il gioco, come la lettura, sono palestre di situazioni e di emozioni: permettono ai piccoli di vivere esperienze, di entrare nei panni degli altri, di provare a risolvere momenti e circostanze dando loro un’evoluzione più o meno complessa.

Interessante, poi, anche se solo accennata, la figura della zia Eva che capisce al volo Stella e la asseconda, facendo da contrappunto alla rigidità dei suoi genitori. E’ importante che i ragazzini trovino tra gli adulti delle persone che stanno dalla loro parte incondizionatamente e sanno guidarli senza forzarli.

Appena accennati anche altri temi in questa storia sono quelli della “bambina ribelle” e della “vendetta dei giocattoli” rotti e abbandonati, temi più comuni e quindi più facili da riscontrare nelle pubblicazioni per i bambini.

mercoledì 9 settembre 2020

L'AMICIZIA DI ROCCO E ALFONSINO: UNA STORIA PER CHI?

Rocco l’allocco e Alfonsino il topino amici per la pelle

Robo & Mömo

Graphe.it, 2020 - 28 p. - € 11,90

consigliato da 4 anni

E’ una piccola storia di amicizia, quella di Rocco l’allocco e Alfonsino il topino: una storia dolce in cui si narra una semplice quotidianità fatta di giochi, di momenti di riposo a guardare il cielo, di merende insieme. Nessun evento rocambolesco, né effetti speciali.

Per questo è una storia adatta ai bambini più piccoli che amano trovare nei libri elementi che conoscono, momenti in cui ritrovano le loro esperienze.

Nel sito Libri e bambini, dietro cui ci sono gli stessi due autori (Robo, pseudonimo di Roberto Russo, e Mömo, Anna Fogarolo) e l’editore (Graphe.it), si può leggere come è nato questo libro. Anna Fogarolo scrive: “Dietro un libro c’è, o per lo meno dovrebbe esserci, sempre un progetto. (...). Stampare un libro è un rischio d’impresa, in questo caso dell’editore. Difficilmente il prodotto che teniamo tra le mani è nato “per sbaglio” o per “ispirazione divina”. Si parte da un’idea, ma riuscire a realizzarla è una faccenda molto complicata I libri per l’infanzia sottolineano ulteriormente questo processo. Se un romanzo deve la sua realizzazione principalmente all’autore, i libri per bambini sono dei veri e propri progetti a più mani, valutati, ponderati e adattati al loro giovane, ma non meno esigente, pubblico”.

Dopo anni di esperienza e centinaia di libri per bambini e albi illustrati visti, letti e commentati, posso tranquillamente affermare che è vero che lampo di genio e ispirazione (non divina) sono alla base e costituiscono gran parte delle migliori opere, anche di quelle per i piccoli. Ed è solo dopo che subentra lo studio e il progetto per la loro realizzazione, che, a sua volta, necessita di abilità artistica, sia letteraria sia di illustrazione e di grafica, e che non può prescindere dalla conoscenza profonda dei bambini nel target d’età di riferimento e del loro mondo, delle loro competenze, per rispettarli come lettori.

A questo proposito vi rimando ai vari post dedicati agli albi illustrati in questo blog a cominciare da "Una bella giornata inizia con una storia"

Rocco l’allocco e Alfonsino il topino amici per la pelle” non è un albo illustrato, ma un libro con le figure. Figure che solo in parte vengono incontro alle capacità di lettura dei bambini più piccoli che hanno bisogno di immagini ben definite, con poche (o meglio niente) sfumature e elementi molto chiari. Il fondo bianco e i contorni leggermente più scuri aiutano, ma solo alcune delle tavole che accompagnano la storia di Rocco e Alfonsino corrispondono in pieno a queste caratteristiche.

 

L’idea della carta ruvida per dare la possibilità ai bambini di “personalizzare” le pagine con i propri disegni (come si legge sulla copertina “un libro da sfogliare, leggere e scarabocchiare”), mi dà occasione anche per un’altra riflessione sulle pubblicazioni per bambini. Quando si compra un libro si dovrebbe essere convinti di comprare un libro: non un gioco, né un album da colorare e disegnare. L’offerta di prodotti “ibridi” in commercio è molto varia. Ciò, però, secondo me, toglie valore all’oggetto libro in sé: come se “solo” un libro non bastasse, e può veicolare un messaggio confuso a riguardo.

Certo questo libro potrà, però, dare soddisfazione ai bambini più grandini che cominciano a leggere da soli grazie alla scrittura in stampatello maiuscolo e ai caratteri molto grandi, nonché alle figure che li accompagnano e che, fino a quando le capacità di lettura non sono ben consolidate, sono molto importanti per alleggerire la fatica di leggere e farla diventare piacere di leggere.