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lunedì 3 gennaio 2022

MEGLIO DA SOLI, IN DUE O IN TRE?

Giorgio Volpe con le illustrazioni di Paolo Proietti

Uno due tre

Kite, 2021.32 p.

dai 3 anni

 L’equilibrio delle interazioni tra i bambini che giocano insieme è delicato. Tanti sono gli elementi che concorrono al suo mantenimento, alla sua possibile rottura e alla sua eventuale ricomposizione.

I bambini giocano insieme e giocando imparano a relazionarsi, a contrattare, a gestire emozioni e reazioni. Non tutti ci riescono, non tutti allo stesso modo e allo stesso momento, ma genitori ed educatori sanno che il tempo di gioco è fondamentale per la loro crescita, per la loro maturazione, per le loro relazioni future. La fantasia dei bambini si libera e il gioco diventa magicamente una realtà parallela vissuta intensamente e con serietà. La stessa serietà con cui i piccoli vivono le loro amicizie. I bambini hanno, di solito, un migliore amico con cui fanno tutto, a cui dicono tutto, che per loro è tutto. Questo rapporto di quasi esclusività è talmente intenso che il timore di rovinarlo è sempre dietro l’angolo. Accade così agli animaletti protagonisti di “Uno due tre” (Kite, 2021). La piccola volpe Rosso e il ghiro Quik sono inseparabili. Solo d’inverno, quando il ghiro va in letargo, Rosso rimane solo a passare i lunghi mesi senza l’amico. Quest’inverno la piccola volpe conosce Bas, un piccolo tasso e con lui fa amicizia. Alla fine dell’inverno Rosso non sa come dire a Quik del suo nuovo amico. Ha paura che i due non si piacciano, o che, ancora peggio, a Bas Quik piaccia più di lui. Rosso cerca quindi di mantenere i rapporti con entrambi senza farli mai incontrare, ma ciò stride col suo solito modo di comportarsi. Quik e Bas lo seguono, allora, di nascosto per scoprire alla fine tutti insieme che ci si può divertire molto anche in tre.

In questo libro si legge una bella storia di amicizia, una delle relazioni più forti tra le persone, ma anche quella che forse maggiormente teme il distacco, il disaccordo per motivi più o meno futili. L’arrivo di nuove conoscenze può minare la sua solidità, ma può anche, al contrario, rafforzarla introducendo nuova linfa al rapporto. Il tema del gioco, dell’amicizia a due, della gelosia verso i nuovi amici degli amici, fa parte del mondo bambino e ne è elemento di grande portata. E’ piacevole, quindi, leggerne con i piccoli in libri come questo.

In “Uno due tre” le illustrazioni di Paolo Proietti sono dolci e intense e il testo di Giorgio Volpe è poetico e curato. Il ritmo narrativo di entrambi rende la gioia del ritrovarsi degli amici al risveglio dal letargo, come, qualche pagina dopo, il dubbio del far incontrare il ghiro e il tasso, è sottolineato dal rallentare di questo ritmo che sembra diventare titubante, per poi ritrovare vigore nelle tavole finali.

Questa storia di vita bambina che fa pensare a “Sulla collina” (Giralangolo) un albo illustrato di qualche anno fa in cui la grande amicizia di Uto e Leo sembra minata dall’arrivo di Samu che chiede di giocare con loro sulla collina, dove con le loro scatole di cartone i due fanno i pirati, i re, i cavalieri, gli astronauti... L’arrivo del terzo bambino rompe il loro “ritmo a due” dell’amicizia di Uto e Leo e Uto non accetta questa intrusione. Ma Leo ama il suo amico, non vuole perderlo. Lo conosce bene e insieme a Samu è capace di riavvicinarsi a lui facendo leva su ciò che più gli piace. Insieme scoprono così che anche il “ritmo a tre” può essere divertente.

Del valore del gioco per lo sviluppo delle relazioni e la capacità di affrontare situazioni diverse si legge anche in “Facciamo che io ero un supereroe” (Beisler) e di cui ho scritto qui





domenica 4 luglio 2021

GIOCHIAMO CHE IO ERO ... E TU ERI ...?

Emma AdBåge con la traduzione di Samanta K. Milton Knowles

La buca

Camelozampa, 2020. 40 p.

Consigliato dai 6 anni


Emma Adbåge con la traduzione di Samanta K. Milton Knowles

Facciamo che Io ero un Supereroe!

Beisler Editore, 2021. 28 p.

Consigliato da 5 anni.

 

I giochi dei bambini, quando sono lasciati liberi di esprimersi, sono una fucina di fantasia. Basta uno straccio e questo si trasforma nel mantello di un supereroe, basta una buca e questa diventa la grotta di un orso o una pista di equilibristi che sul bordo organizzano il loro spettacolo, una normale stanza diventa un’isola misteriosa e un boschetto pieno di radici e di sassi è subito una foresta impenetrabile da perlustrare. Quando si scatena, è difficile fermare la fantasia nei giochi dei bambini. Nonostante tutte le possibilità che i bambini di oggi hanno per giocare in ambiente “controllato”, “a norma”, “omologato”, con giochi sicuri e certificati o con i più potenti dispositivi tecnologici, il gioco libero, quello del giochiamo a far finta che ero, nei luoghi più impensati, rimane uno dei preferiti.

Il gioco libero in cui la fantasia si scatena è al centro di due libri illustrati della giovane autrice e illustratrice svedese Emma AdBåge: “La buca” edito da Camelozampa nel 2020 e “Facciamo che io ero un supereroe!” pubblicato quest’anno da Beisler, entrambi con la traduzione di Samanta K. Milton Knowles.


Il primo racconta dei bambini che, dietro alla palestra della loro scuola, hanno uno spazio libero, un buca in cui inventare ogni tipo di gioco. Tra sassi, radici, sabbia e arbusti i piccoli giocano a mamma orsa, a capanna, a nascondersi, al negozio, …. Gli unici a non apprezzare quel posto sono gli insegnanti, che, temendo che i ragazzini possano farsi male, cosa in realtà lì mai successa, li obbligano a giocare a pallone e sulle altalene nello spazio “protetto” del piazzale della scuola. I bambini, però, attratti dalla buca, cominciano a giocare sul suo bordo, senza entrarci e, quindi, senza disobbedire. Sul bordo della buca è altrettanto interessante inventare giochi quanto dentro la buca: si possono scavare gallerie, fare gli equilibristi, far dondolare le gambe, inventare percorsi. Però, neanche il bordo della buca piace agli adulti e così, buca e bordo, durante il fine settimana spariscono sotto una piattaforma di cemento. La delusione dei bambini è grande, ma dura poco. Oltre il piazzale, infatti, dall’altra parte c’è un mucchio di ghiaia e sassi. Un posto perfetto per giocarci, più divertente della buca e del bordo messi insieme!

Nel secondo libro, invece, una mattina alla scuola dell’infanzia Nils e Pia, sono in attesa dei loro compagni. La situazione non sembra ideale. Nils vuole aspettare Jocke, il suoi amichetto con cui è solito giocare ai supereroi, mentre Pia insiste per cominciare a giocare tra loro. Nils cede, ma mette subito in chiaro: “tu, eri un gattino, perché IO ero Batman”. I giochi di fantasia, infatti, non hanno regole precise, ma di solito c’è sempre qualcuno che decide per tutti e conduce la storia. Pia accetta, ma non vuole essere un gattino normale, vuole essere un gattino che sa arrampicarsi da tutte le parti con i suoi artigli speciali. Ha inizio così un gioco di fantasia che potrebbe andare all’infinito. I due bambini, infatti, innescano un controbattersi che punta sempre più in alto, mentre la stanza dei giochi si trasforma nello spazio costellato di pianeti, in un’isola deserta, nella giungla fitta di liane, in una grotta … . In questi mondi meravigliosi si mangiano caramelle speciali, appaiono draghi, si scoprono tesori nascosti ... Ad un certo punto il gattino Pia muore, ma “resta morto” solo per poco, perché è noioso essere morti e così Pia resuscita grazie allo sciroppo magico che Nils accetta di darle. Le idee dei due bambini non hanno freno e sono un crescendo di avventura. Nils, però, non capisce come mai le idee migliori le abbia sempre Pia per prima e come mai il gioco adesso sembra condurlo lei. Così, alla fine, vuole fare lui il gattino e Pia, chiaramente, non ci sta. Ad un certo punto Jocke, l’amico di Nils, si affaccia alla porta e il gioco diventa a tre con, ovviamente, due gattini dagli artigli speciali e un solo Batman … .

Questi libri illustrati di Emma Adbåge sono un inno all’immaginazione. Grande la sua maestria nel rendere questi spaccati di “vita bambina” sia nel testo, sia nelle illustrazioni che lo arricchiscono di dettagli interessanti.

Ne “La buca” è tutto una questione di punti di vista: quello della giovane narratrice, l’”io” sul frontespizio, uguale a quello dei suoi bambini e quello degli adulti insegnanti. Dove gli uni vedono divertimento, gli altri vedono solo pericolo e, essendo i grandi, l’hanno vinta, almeno per un po’. In realtà, osservando bene nelle figure lo sguardo dei bambini, si vede che loro sanno andare oltre, trovare sempre nuovo sbocco per la loro voglia di libero divertimento, che diventa poi anche fonte di nuove esperienze. Impossibile mettere freno alla loro inventiva con limitazioni assurde e prive di fondamento.

In “Facciamo che io ero un supereroe”, con bonaria ironia e marcato senso del gioco, le parole tratteggiano un mondo in cui tutto è possibile, i ruoli si scambiano e lo scopo principale è divertirsi. L’evoluzione del testo non segue un filo narrativo preciso, ma segue una sua logica apparentemente sconclusionata come il gioco dei bambini. Le illustrazioni sono dettagliate e rappresentano con colorati particolari le scene immaginarie di cui i bambini sono protagonisti.

Questi due libri di sicuro hanno un effetto diverso sui bambini rispetto a ciò che possono indurre nei lettori adulti. I ragazzini di sicuro li apprezzeranno molto e immediatamente perché in essi si riconoscono, ritrovano i giochi di fantasia che loro stessi fanno e si divertono a pensarne altri di nuovi. Gli adulti, invece, per poterli ben apprezzare, sono obbligati ad accettare di spogliarsi delle loro sovrastrutture logiche e protettive e di farsi inglobare dalla bolla di fantasia e di puro divertimento che l’autrice riesce a creare.



mercoledì 16 settembre 2020

INNO ALLA LIBERTA' E ALLA FANTASIA


STORIA FUNAMBOLA

Chiara Ingrao – ill. Davide Aurilia

Edizioni Corsare, 2020. 52 p. - € 14,00

consigliato da 8 anni

Non si dovrebbe mai mettere una briglia ai sogni. Ne è convinta Eva, la zia di Stella. Ed è per questo che quando alla piccola viene l’idea di diventare una funambola, non fa commenti, come avrebbero fatto mamma e papà (ognuno per le proprie ragioni sarebbe stato contrario a questa aspirazione), ma le regala una scatola di lego senza figure da copiare sul coperchio. Così la fantasia di Stella si sprigiona: la piccola si mette al lavoro e costruisce una casa funambola, un palazzo altissimo tutto colorato senza scale ma pieno di funi con trapezi per spostarsi da un piano all’altro.

Questo è l’inizio della “Storia funambola” (Ed. Corsare) di Chiara Ingrao. Una storia “divergente”, libera da limiti e contro stereotipi e pregiudizi, ma anche contro le imposizioni insensate che a volte i genitori hanno sul futuro dei figli (che non vuole essere mancanza di rispetto per il loro ruolo).

Dalla costruzione di questa casa di lego, infatti, prende vita tutta una realtà “altra” nella quale, giocando, Stella realizza il suo sogno e diventa parte del suo gioco. La fantasia è libera di volare e attorno alla casa funambola succede di tutto. Da una scena all’altra, Stella entra in un modo magico popolato di personaggi particolari come la pastora, il vecchio della montagna, l’aquila reale. Ciò che le succede è una rocambolesca avventura che la porta persino a bordo di una nave di pirati. Il gioco, nel quale è immersa la ragazzina, diventa pretesto per sognare, per immaginare di essere, per provare a diventare tutto ciò che le passa per la testa: un volo con la fantasia, una passeggiata su una fune che porta verso il futuro.

La “Storia funambola” è una storia fatta di tanti “quadri” che si susseguono legati da un filo logico molto sottile, il filo del gioco delle associazioni su cui si basa l’impianto ludico inventato da Stella. La storia sembra strampalata, ma in realtà la sequenza delle situazioni ha un suo perché.

E’ una storia originale e, anche se il suo ritmo narrativo, qua e là presenta qualche calo facendole perdere un po’ in spontaneità, è una buona lettura. L’idea alla base di questo libro, infatti, è chiara e molto attuale nel dibattito sulle tematiche nei libri per i bambini. Una proposta da consigliare alle bambine e ai bambini che hanno da poco cominciato a leggere da soli con una certa facilità. Per questa “fase” di lettura, infatti, il mercato non offre molte pubblicazioni originali e di qualità ed è, quindi, importante segnalarne il più possibile per offrire alternative ai prodotti più commerciali.

Le illustrazioni di Davide Aurilia sono un altro punto di forza di questo libro. Si tratta di tavole che accompagnano la storia mettendone in evidenza una visione “altra” e completandone l’appeal che può avere sul lettore. Da segnalare in particolar modo il quadro iniziale con il funambolo sulla città, quello con il muro di mattoni davanti a cui si trova Stella quando “entra” nel gioco, e quello con la belva nel bosco nero, che altro non è che uno dei vecchi pupazzetti rotti e abbandonati da Stella.

Tra gli spunti che sottendono al sogno di Stella di diventare funambola, si può mettere in evidenza il tema dell’importanza del gioco “libero” per la crescita dei bambini. Il giocare a “far finta che ero”, il costruire cose con i lego o con qualsiasi altro materiale, anche di recupero, senza seguire uno schema imposto, l’usare oggetti o giocattoli predisposti per uno scopo, come se fossero qualcosa di completamente diverso, ma funzionale al gioco del momento, sono tutti processi mentali che stimolando la fantasia, assorbono completamente i bambini. In questo il gioco, come la lettura, sono palestre di situazioni e di emozioni: permettono ai piccoli di vivere esperienze, di entrare nei panni degli altri, di provare a risolvere momenti e circostanze dando loro un’evoluzione più o meno complessa.

Interessante, poi, anche se solo accennata, la figura della zia Eva che capisce al volo Stella e la asseconda, facendo da contrappunto alla rigidità dei suoi genitori. E’ importante che i ragazzini trovino tra gli adulti delle persone che stanno dalla loro parte incondizionatamente e sanno guidarli senza forzarli.

Appena accennati anche altri temi in questa storia sono quelli della “bambina ribelle” e della “vendetta dei giocattoli” rotti e abbandonati, temi più comuni e quindi più facili da riscontrare nelle pubblicazioni per i bambini.