Hamelin (cur.)
Alfabeto
Alemagna
Topipittori,
2023.
Beatrice
Alemagna
Io
e Pepper
Topipittori,
203. 48 p.
Età
+7
Nella
rubrica “Letto per voi” sul settimanale Vita Trentina ho
presentato e commentato brevemente “Io e Pepper” di
Beatrice Alemagna. Questo è il link.
Qui
desidero tornare qui su alcuni aspetti di quel libro alla luce di
“Alfabeto Alemagna”, interessante pubblicazione che
Hamelin ha curato e Topipittori ha pubblicato per condividere
l’esperienza che è stata la creazione della mostra “Le cose
preziose. L’ostinata ricerca di Beatrice Alemagna”,
realizzata in occasione di Bologna Children’s Book Fair e Boom!
Crescere con i libri 2023. Una sorta di dizionario che offre in
maniera alternativa una lettura dell’intera poetica di questa
autrice e illustratrice, tenendo traccia dei fili visibili e
invisibili che legano i suoi lavori.
In
“Io e Pepper” si riconoscono chiaramente gli
elementi narrativi e artistici corrispondenti ai seguenti lemmi di
questo alfabeto tanto fantastico quanto reale.
ABBRACCIO.
Iniziamo con un una parola che prende potenza nel finale di “Io
e Pepper”. Qui non si tratta di un abbraccio tra persone,
ma dell’abbraccio tra l’Io protagonista e la sua nuova amica
cagnolina. Nella poetica di Beatrice Alemanga, come scrive Emilio
Varrà, a proposito di questo lemma, l’abbraccio incarna la
fisicità in un “contatto fisico, nel desiderio di far aderire
il più possibile il corpo a quello dell’altro, di sentire la
pressione e il calore dell’altro. Una sorta di tuffo o di stato
immersivo, perché quella dell’abbraccio, più che un’azione,
sembra una condizione: il ritorno a un pura fusionalità, a uno stato
originario. (…) Più ancora che di un ritorno a casa dopo
l’avventura, è il segnale del primo riconoscimento di una casa,
dell’aver trovato il proprio posto” (p. 9). E qui l’Io
bambina trova la sua nuova dimensione con la sua nuova amica
cagnolina, Perlina. E’ un abbraccio che segna il punto di chiusura
della storia di Io con Pepper e l’inizio di chissà quali nuove
avventure.
ANIMALI.
- “(…) gli animali popolano le tavole e le storie di Beatrice
Alemagna fin dagli esordi, rappresentando un fil rouge persistente e
profondo nella sua poetica. Ora sono protagonisti indiscussi del
racconto, ora personaggi secondari che rappresentano tuttavia
interlocutori fondamentali dei protagonisti, trampolini di lancio per
improvvise prese di coscienza e vettori del cambiamento” (p.
15). L’arrivo della cagnolina Perlina segna per l’Io narrante il
coronamento di un sogno e, allo stesso tempo, l’inizio di una nuova
fase della sua giovane vita. Non per nulla il colore fluo della
cagnolina è esattamente uguale a quello della crosta Pepper e dei
capelli della bambina. Tre punti di un triangolo che trova
completamento. Dal momento in cui la bambina era piccola e piangeva
per essersi fatta male, alla bambina che si sente grande, o, almeno
diversa da prima, perché adesso, finalmente, ha un cagnolino tutto
suo.
DISGUSTO
– “C’è tantissimo disgusto nei miei libri , sai che
me ne sono accorta da poco? C’è sempre una persona disgustata …”
(p. 61), scrive Beatrice Alemagna e così in “Io e Pepper”:
“La crosta mi è venuta, ma non era mica bella. Sembrava cuocere
lentamente sul mio ginocchio. Come un hamburger: ma non di quelli da
mangiare”… . Ogni commento è superfluo.

ESTERNI/INTERNI
– “La dialettica tra spazi interni ed esterni è un elemento
chiave nella poetica di Beatrice Alemagna” (p. 63), scrive
Martino Negri (…) “Nei suoi albi gli spazi – siano essi
interieurs domestici o esterni – non sono mai fondali, ma qualcosa
di intimamente necessario alla logica del racconto, meditato a lungo
e costruito con attenzione, veri e propri personaggi – potremmo
dire – co-protagonisti del racconto”. (p. 64). Anche in “Io
e Pepper” dentro e fuori, interno ed esterno hanno un ruolo
fondamentale nella narrazione. Come di solito accade, anche qui il
fuori è il luogo dell’avventura, dello sconosciuto, della scoperta
e il dentro è il luogo della calma, della cura, del conosciuto che
dà sicurezza (ma anche noia, talvolta). L’Io bambina si fa male
fuori casa e dentro casa viene consolata e curata dal papà. Fuori,
in città con la mamma, chiede quanto ci vorrà prima che la crosta
si stacchi, ma è dentro, in casa, che la mamma mette la crema per
velocizzare la guarigione. Fuori, al parco, la bambina litiga con la
la crosta che non vuole cadere, dentro, a casa della nonna, aspetta
di guarire …. Tutto il libro è una continua dialettica tra dentro
e fuori, spazi che non sono in opposizione, ma si compenetrano dando
completezza alla narrazione.
INFANZIA
– In
“Io e Pepper”
troviamo un perfetto esempio di quella che Giordana Piccinini elenca
come terza diramazione in cui si declina il termine infanzia
nell’opera di Beatrice Alemagna, e cioè “l’infanzia
che si incarna in personaggio e che traduce in azione quella che per
una certa parte della produzione di Alemagna riusciva a porsi solo
come domanda” (p. 87)
La domanda è il titolo del suo famoso “Che
cos’è un bambino?”.
Di questa
forma di infanzia è
testimonianza “Io
e Pepper”, in
cui, come
in altre recenti pubblicazioni, la narrazione è in prima e non in
terza persona, per cui la focalizzazione narrativa non è esterna, ma
interna e così il punto di vista. In
queste storie “sono
le e i protagonisti a prendere il timone e a governare i testi come
le azioni, a fondere in un’unica soluzione il corpo e la voce, le
parole e le figure”
(p. 88).
POSTURE
– In “Alfabeto Alemagna” il commento a questo
lemma da pagina 114 a pagina -117 è completamente delegato a quattro
tavole di schizzi tratti dallo Sketchbook 2019 e dallo Sketchbook
2016 dell’autrice. Le pagine in cui l’Io narratore di “Io
e Pepper” osserva le croste degli altri bambini,
paragonandole alla sua, “So bene che tutti i bambini hanno delle
croste, anche molto strane, e brutte, ma la mia era la peggiore di
tutti”, rimandano direttamente a questo tipo di analisi e
realizzazione grafica. Allo stesso tempo tutte le posizioni che la
bambina assume nel corso della narrazione, se messe insieme,
rappresenterebbero il risultato finale di altri schizzi di prova.
Certo è che l’abilità di Beatrice Alemagna di rappresentare i
bambini e le posizioni tipiche che assumono è veramente profonda. Al
vederle, i bambini ci si riconoscono, gli adulti le riconoscono,
ricordano e sorridono.

TEXTURES
– “Nel libro stampato la materialità delle tecniche
utilizzate – il suo spessore, la lucentezza, la grana – scompare
dietro il processo di riproduzione che livella tutti i volumi o le
irregolarità sullo stesso piano. Il libro offre una superficie
piana, liscia, che appiattisce tutta la ricchezza plastica contenuta
nella materia utilizzata dagli illustratori. Fra loro alcuni
ritengonoche il vero originale sia il libro stampato e utilizzano le
tecniche per avvicinarsi il più possibile a questo dato. Altri, al
contrario, cercano, nonostante tutto, di trasmettere qualcosa della
materialità del loro medium, forzando lo schermo piatto della
pagina. Beatrice Alemagna è una di queste.” (p. 151). Così
scrive Sophie Van der Linden nella descrizione di questo lemma e
questo è ciò che chiaramente si osserva nei libri di Beatrice
Alemagna, anche nella loro evoluzione. Anche in “Io e Pepper”
si percepisce la texture materica delle sue immagini in cui pastelli
e matita mantengono le caratteristiche del loro tratto: le
illustrazioni risultano quindi ruvide, dal tratto irregolare, un po’
spezzettato. Aprendo le pagine l’impulso è quello di passare con
le dita sulle figure, toccarle per coglierne direttamente col tatto
la corposità, lo spessore, la consistenza. Se si guarda, per
esempio, la doppia pagina che ritrae la nonna, l’idea chiaramente è
quella di un golfino morbido, del fieno ruvido, del tetto freddo di
lamiera. Tutto ha il suo peso, la sua definizione.
Leggendo
e osservando i libri di Beatrice Alemagna in ordine di creazione e
pubblicazione, si percepisce chiaramente l’evoluzione del suo
stile, della sua poetica, della sua narrazione e si coglie il filo
che li accomuna. Rimane ferma, però, in tutti, l’idea che il mondo
bambino è un mondo a sé e così deve rimanere e in quanto tale deve
essere rispettato. Di fronte a questo l’indubbio valore artistico
dei suoi linguaggi e tutto ciò che se ne può dire, passa in secondo
piano ed emerge la profonda sensibilità che l’autrice ha nel
raccontare l’infanzia in tutte le sue sfaccettature.
e.v. 01.12.2023
Hamelin
(cur.)
Alfabeto
Alemagna
Topipittori,
2023.
Beatrice
Alemagna
Io
e Pepper
Topipittori,
203. 48 p.
Età
+7