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giovedì 1 settembre 2022

UNA STORIA VERA


Mario Boccia con le illustrazioni di Sonia Maria Luce Possentini

La fioraia di Sarajevo

Orecchio Acerbo, 2021. 40p.

E8-99 anni

Le storie più importanti sono quelle che “senti dentro”, quelle che ti colpiscono come un treno in corsa, ti lasciano attonito, non permettono di allontanarti.

Pur sapendo dell’esistenza di questo albo illustrato, fino all’altro giorno non avevo ancora avuto occasione di “incontrare” “La fioraria di Sarajevo” di Mario Boccia con le illustrazioni di Sonia Maria Luce Possentini. Ho incontrato e conosciuto questa storia direttamente dalle parole di Sonia Maria Luce Possentini, durante una presentazione la scorsa settimana a Levico, in Trentino. E’ stato un incontro penetrante che, nella prima parte ha confermato e consolidato in me tante informazioni e impressioni che avevo riguardo al lavoro di un illustratore, soprattutto di un bravo illustratore, un artista che mette la sua arte “a servizio” di una storia, non per raccontarla uguale al testo ma per interpretarla in un altro modo o raccontarne un’altra parte. Le illustrazioni, come diceva il grande maestro Stěpán Zavřel , citato dalla Possentini, devono lavorare per la narrazione e non per la didascalia. Gli albi illustrati, sosteneva, invece Kveta Pacovska, illustratrice ceca, premio Andersen, citata anche lei dalla Possentini, sono la prima galleria d’arte che visita un bambino: la qualità è fondamentale. Fondamentali sono anche i contenuti e le parole. Ai bambini servono albi illustrati fantasiosi e divertenti, ma anche albi e storie su temi importanti (che nel pensare comune sono erroneamente considerati poco adatti per i più piccoli). Offrire anche storie “impegnative” è una forma di rispetto per i lettori di ogni età cui. Anche ai più piccoli, non si devono raccontare false verità, per non ferirli due volte, considerandoli prima incapaci di capire e poi, quando realizzano la bugia che gli è stata loro raccontata, farli sentire traditi. Non è facile raccontare queste storie, ed è anche rischioso per autori ed illustratori, che possono venir tacciati di essere “crudi”, “troppo realistici”, e, perciò, “disturbatori” dell’essere bambino che merita serenità. Essere etichettati (e le etichette sono molto facili in Italia) come “quella che fa le cose tristi”, secondo Sonia Luce Possentini, può anche significare non ricevere possibili offerte di lavoro. E’ chiaro che la scelta dei temi e la modalità con cui si propongono va calibrata sul pubblico cui ci si rivolge, ma non per censurare, edulcorare o manipolare, ma per comunicare tutto a tutti, con rispetto delle varie sensibilità. Il discorso sarebbe molto lungo e forse un giorno lo possiamo anche fare. Ma adesso, per tornare a noi, e continuare con la seconda parte del suo intervento, consideriamo che Maria Sonia Luce Possentini è stata molte volte interprete di queste dure verità che vanno raccontate ai bambini per prepararli anche a ciò che può far male. E per raccontare la verità con parole e illustrazioni ci si deve preparare, non si può inventare, si devono conoscere bene fatti, situazioni e luoghi. Le illustrazioni “storiche” toccano tutti, servono a tutti, per capire, per riflettere, e, forse, per poi non ripetere. Due esempi, tra i (tanti?) altri possibili: il suo lavoro “Il volo di Sara”, col testo di Lorenza Farina edito da Fatatrac, sul tema della Shoah, e questo, “La fioraia di Sarajevo”, che è uscito a giugno 2021 con quello che si potrebbe dire un tempismo tristemente perfetto, per far riflettere oggi sulla guerra in Ucraina attraverso ciò che è successo circa 30 anni fa nei Balcani.

La storia del fotoreporter di guerra free lance, Mario Boccia, racconta di quando lui un giorno del 1992 attraversa il mercato di Sarajevo. Il suo sguardo incontra quello di una donna che vende piccoli fiori fatti di carta: qualcosa di apparentemente inutile davanti a ciò che sta succedendo. Ma lei c’è. E’ tutti i giorni al suo posto per offrire un po’ di bellezza. Mario è colpito dagli occhi della donna e scambia con lei alcune parole offrendole un caffè. Qualche mese dopo il fotografo è di nuovo lì. Sarajevo è sotto assedio, ma la fioraia resiste. Il reporter le chiede la sua nazionalità e lei risponde “sono nata a Sarajevo”, allora, pensando di riuscire a capire la sua etnia dal nome, lui le chiede come si chiama. Lei scarabocchia qualcosa su un foglietto: "Fioraia". Nessun nome, nessuna etnia. 

 

 

Sono queste due lezioni che il fotografo, e il lettore con lui, imparano subito. Da allora, tornare a trovarla diventa per Mario un appuntamento fisso cui non mancare. Fino al giorno in cui al suo banco lei non c'è più.

Una storia di dignità e resistenza. Una storia di parole, di illustrazioni e di spazi bianchi. Una di quelle storie vere davanti alle quali non puoi tirarti indietro, non puoi girarti dall’altra e fare finta di non averle incontrate.

 A questo LINK la storia da cui è nata l’idea di questo albo illustrato e la fotografia della Fioraia scattata da Mario Boccia

mercoledì 6 novembre 2019

UN SOGNO NELLO STANZINO

(Internationale Jugendbibliothek - 3)

Durante la mia visita alla Internationale Jugendbibliothek (IJB) di Monaco lo scorso ottobre sono rimasta affascinata da una sorta di istallazione permanente nel sottotetto dell’ala del castello Schloss Blutenburg dove si trova la sala studio. E’ un piccolo spazio che profuma di legno e invita grandi e bambini a immergersi nella sognante arte delle illustrazioni di Binette Schroeder, le cui opere sono ormai entrate di diritto nel canone ufficiale della letteratura per l’infanzia a livello internazionale.

Lo stanzino di Binette Schroeder è un piccolo gioiello e 
raccoglie il suo vasto lavoro di illustrazione, per il quale ha 
ricevuto numerosi premi, la sua ampia raccolta 
internazionale di libri illustrati, le sue opere fotografiche e una ricca collezione 
di oggetti originali che si rifanno ai suoi libri. Tra questi famosi sono “Aurora”,
“Il principe ranocchio”, “Fior di lupino”, “Coccodrillo, coccodrillo”, “Ratatatam” e
 i “Viaggi meravigliosi e avventure di terra del Barone di Munchhausen da lui 
stesso narrati”, editi tutti in Italia da Nord Sud, tranne “Fior di lupino” che è stato 
pubblicato dalle edizioni La Strega. Tutti questi libri illustrati, purtroppo ormai 
difficilmente acquistabili in libreria, ma si trovano facilmente nelle biblioteche. 
Si tratta di libri con illustrazioni dolci e sognanti in cui la meraviglia va a braccetto
con la fantasia, facendo perdere lo sguardo di chi osserva in paesaggi magici pieni
di oggetti e figure tanto misteriosi quanto ammalianti.
In questa stanza, di particolare fascino è anche il design degli arredi ispirato al 
lavoro di Binette e progettato dall'architetto britannico Andrew Howcroft in 
collaborazione con lei stessa e Peter Nickl, suo marito e autore di alcuni dei libri 
da lei illustrati. Guadandosi in giro non si possono non notare i piedi degli armadi
a forma di scarpa o i visi che “emergono” dai coperchi e 
dalle pareti dei contenitori. Altra chicca che si nasconde 
dietro una porticina di legno è un teatrino meccanico
in cui, al suono di un carillon, si muovono, come sospesi, 
personaggi e oggetti presenti nelle figure dei libri.
Io sono entrata in questo stanzino e, dopo aver bussato 
alla porticina di legno sulla parete, l’ho aperta. Se volete vedere anche voi la meraviglia che nasconde, guardate questo video cliccando qui
Per avere un piccolo assaggio di tutto lo stanzino, invece, cliccate qui

Dalla fine di ottobre questa speciale stanzetta della IJB ospita anche, fino a fine marzo 2020, una mostra molto particolare con le buste illustrate da Binette Schroeder, inviate in tutto il mondo nel corso di decenni a amici, editori e colleghi. Buste per lettere che lei ha dipinto e disegnato con fantasia e ironia personalizzandole per i suoi contatti. La mostra di queste bellissime buste ha come titolo “Bezaubernd schön” (Incantevole bellezza) ed è proposta in occasione dell’ottantesimo compleanno dell’artista e sarà accompagnata da laboratori e attività per i bambini.




sabato 19 ottobre 2019

ILLUSTRAZIONI ALLA INTERNATIONALE JUGENDBIBLIOTHEK


(Internationale Jugendbibliothek - 2)

Durante il mio pomeriggio alla Internationale Jugendbibliothek a Monaco ho potuto godere anche della visita a due mostre temporanee, una con le illustrazioni contemporanee delle fiabe dei fratelli Grimm e una dedicata ai lavori dell’illustratrice Binette Schroeder.

Salire al piano sopra la sala di studio della biblioteca è stato come entrare nel paese delle fiabe. Già sulle scale alcune riproduzioni di grandi dimensioni delle illustrazioni de “Il lupo e i sette capretti” e di “Cappuccetto Rosso” mi hanno accompagnato verso la scoperta delle vetrinette di esposizione con i libri aperti sulle immagini più belle di alcuni illustratori contemporanei. Tra questi “Cappuccetto Rosso” di Fulvio Innocenti, di Arthur Leboeuf e di Eric Battut, “I musicanti di Brema” di Claudia Palmarucci, “ Hänsel e Gretel” di Sophia Martineck e “Biancaneve” di Ottavia Monaco. Esempi di come con originalità e fantasia gli illustratori di tutta Europa sanno giocare con le narrazioni tradizionali.

Le fiabe dei fratelli Grimm, infatti, sono oggetto di innumerevoli edizioni diverse in tutto il mondo, alcune, molto tradizionalmente illustrate, entrate nell’immaginario collettivo, altre più audacemente rivisitate. Si tratta di figure che rompono lo schema cui siamo abituati e ripropongono le fiabe con connotazioni sorprendenti. Impegno artistico, humor e libertà interpretativa caratterizzano queste nuove versioni per contribuire, se ancora possibile, ad un’ulteriore universalità di questi racconti senza tempo. 

La mostra era arricchita anche dalla riproduzione di alcune “scene” tratte dalle fiabe, come la vetrinetta con i sette lettini e i sette piattini dei sette nati, o quella con il lupo (vero e imbalsamato, prestito del Museo di Scienze Naturali) nel bosco e il mantellino rosso di Cappuccetto appeso a un ramo, o la casetta di marzapane di Hänsel e Gretel pronta per ospitare i bambini in visita. Abbastanza significativa sul basamento delle vetrinette la riproduzione degli interni di copertina di “Nel bosco” di Anthony Browne, un albo illustrato che metaforicamente rappresenta la funzione e il significato di ogni fiaba e implicitamente spiega come questi testi “lavorano dentro” ogni bambino attraverso un percorso ben definito. Percorso ragionato previsto anche dalla mostra stessa organizzata secondo le tappe dello sviluppo classico della fiaba come genere letterario: situazione iniziale e presentazione del protagonista, sviluppo della sua vicenda fino alla prova che deve affrontare (minaccia, tentazione, solitudine, paura), superamento del momento critico e finale positivo.
La mostra, coinvolgente e stimolante, piacevole da osservare per gli adulti, intrigante e divertente per i bambini, è stata ottimo spunto per le diverse attività di promozione alla lettura che la biblioteca ha proposto nel corso di tutto l’anno di apertura.
(2 - continua)