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mercoledì 12 febbraio 2025

PAROLE COME PEPITE D'ORO - La cura delle parole. Cristina Bellemo, Edizioni Messaggero


Cristina Bellemo

La cura delle parole

Edizioni Il Messaggero, 2023

 

ORMEGGIO

(…) Ho pensato a quanto è bella e delicata, la parola ormeggio, anche nel suono. Un ormeggio ti offre di stare al riparo, e di riposare, protegge la storia che porti senza vincolarti a rimanere: puoi ripartire quando lo desideri. Che sollievo potersi sentire al sicuro, deporre le armi, sostare e di nuovo andare, quando si è pronti.

Ecco, pensavo che forse quello che la gente di mare fa con gli ormeggi chi scrive cerca di farlo con le parole: accogliere una storia, qualunque essa sia quando arriva, tenerla al riparo, custodirla, desiderare che prenda il largo, lasciarla andare.” (p. 130)

Ho deciso di cominciare con un una citazione, difficilissimo è stato scegliere quale, la presentazione di questo libro speciale. Un libro dedicato alle parole, al valore delle parole, alla forze e alla fragilità delle parole. Un libro “accogliente” che si mette a servizio della parola, se ne prende cura, la conserva e la tiene pronta per essere usata. E, la parola, a sua volta, si mette al servizio di chi la cerca, la sceglie e la usa. “Aver cura delle parole nelle relazioni è un gesto di umanità, di responsabilità e partecipazione”. Una parola non vale l’altra. Scegliere bene quali parole usare contribuisce a cambiare il proprio mondo e il mondo in genere. “La cura delle parole può restituire parole che si prendono cura di noi, anche se la reciprocità non è così lineare e automatica” (p.11).

Da qui l’idea di base di questo libro: raccogliere parole come pepite d’oro che, intessute, custodite, avvicinate e combinate tra loro raccontano storie, le conservano e rendono presenti e vive le persone che le narrano. Le parole possono essere leggere e lievi o pesanti, taglienti, opprimenti. Le parole possono illuminare o gettare nel buio. Le parole possono essere misteriose e intriganti, o sciatte e banali. Sta a chi le usa porre attenzione nello sceglierle e abitarle.

Questo libro non è un saggio, non è neanche narrativa, non è poesia. E tutto questo insieme. Strutturato come un dizionario strettamente non in ordine alfabetico propone un’ottantina di parole attraverso storie, aneddoti, pensieri, esperienze personali, riflessioni, poesie, citazioni, voci diverse che danno loro vita, andando nel profondo del loro valore.

Un libro che si può leggere di seguito o “spizzicare” qua e là scegliendo il termine che più ci attira, con l’avvertenza che lette le pagine relative a una parola, non si può non leggerne altre e poi altre ancora, in un procedere quasi narrativo che avvolge e coinvolge.

Cristina Bellemo

La cura delle parole

Edizioni Il Messaggero, 2023

 

martedì 30 luglio 2024

LA COSA NERA: GUARDARSI DENTRO PER GUARDARE FUORI

Kiyo Tanaka,

La cosa nera.

Topipittori, 2023. 72 p.

Età 4+

Si può fare amicizia con una “cosa nera” dagli occhi grandi e scuri, che compare all’improvviso sul muro e solo tu la puoi vedere? Certo. E se sei una bambina curiosa l’amicizia nasce subito. E’ questa, in fondo, la storia raccontata in questo albo illustrato. La “cosa” non parla, ma si fa capire benissimo e giorno dopo giorno, la bambina si fida sempre più di lei e la segue sotto una staccionata e dentro una casa a bere il tè e ad entrare in un armadio misterioso che le porta in un mondo fantastico fatto di natura, di giochi e di luci. Un posto segreto il cui accesso non può non far pensare all’incipit delle Cronache di Narnia. Ma, ovviamente, la storia non è la stessa.

Il testo è ridotto al minimo, e potrebbe anche non esserci: come in un silent book la narrazione regge benissimo anche solo con le immagini. Ma, d’altra parte, le poche parole sono preziose perché ci mettono direttamente in contatto con l’io della bambina (è, infatti, un racconto in prima persona dei pensieri della bambina) e ci fanno vivere con lei questa tanto strana quanto meravigliosa avventura.

Non è un libro inquietante, anzi. La cosa nera non fa paura, ma è accogliente e rassicurante, invita a fidarsi di lei e a seguirla. L’invito non è solo per la bambina, ma anche per il lettore che, incuriosito, divora con gli occhi le pagine una dopo l’altra e insieme a lei entra in questo mondo parallelo.

Un libro leggero nei tratti delle illustrazioni tutte in bianco e nero, nella fisionomia della bambina e della cosa, nelle poche parole scelte con cura, nell’evoluzione della narrazione. Una storia che è nel mondo reale, la bambina all’inizio va a scuola e alla fine incontra il suo papà, ma anche in quello onirico e immaginifico nel suo vedere e seguire la cosa nera. E il passaggio tra i due mondi che si intersecano, come viene rappresentato? Con il fiore che la cosa nera regala alla bimba prima di lasciarla e che lei tiene ancora in mano quando incontra il suo papà. Come un bizzarro amico immaginario, la cosa nera rappresenta la capacità dei bambini di vivere nella fantasia e di crearsi mondi personalissimi in cui giocare, divertirsi, ma, in fondo, anche confrontarsi con se stessi, capirsi, mettersi in gioco, abbandonarsi.

Non voglio qui dare un’interpretazione più specifica a questa cosa nera: ogni lettore, grande o piccolo, provi a mettersi nei panni della bimba e a pensare ciò che questo essere può rappresentare. Sicuramente ogni visione è quella giusta.

Un libro semplice, pulito, essenziale ma ricchissimo.

Questo libro ha ricevuto il Premio Andersen 2024 come miglior albo illustrato con questa motivazione: Per la non comune capacità narrativa di tavole limpide e precise. Per la capacità di rendere con cordiale misura lo sguardo magico dell’infanzia. Per l’incantevole misura con cui l’autrice ha saputo creare un mondo parallelo ricco di affabili e poetiche sorprese.

Se lo merita tutto.

lunedì 25 marzo 2024

ZAVORRA. COSA CI IMPEDISCE DI CAMBIARE?

Bas Rompa, Kaatje Vermeire (ill.)

Cosa su cosa

Kite, 2023. 32 p.

età 8+

E’ da un po’ di tempo che questo albo illustrato è sulla mia scrivania. Si tratta di “Cosa su cosa” di Bas Rompa e Kaatje Vermeire, edito da Kite. Quando l’ho ricevuto qualche mese fa, l’ho letto e osservato. Più volte sono tornata a guardarlo senza trovare una via di lettura che mi convincesse. Da un punto di vista estetico l’ho trovato subito affascinante. Le sue illustrazioni sono delicate e impattanti allo stesso tempo. Osservarle è un piacere via via rinnovato dai tanti dettagli che si continuano a scoprire. Non sono immagini precise e didascaliche, ma molto evocative e allusive, pur nella concretezza degli oggetti che raffigurano. Ma il resto? L’insieme di testo e illustrazioni mi lasciava, e mi lascia, tuttora perplessa. Si tratta di un libro sulla solitudine? Sulla nostalgia? Sulla morte? Sul lutto? Sulle manie? Sulla malattia da accumulo? Sulla serietà con cui si deve porre le basi per il proprio futuro? Sul desiderio di cambiare vita e andare via? Sulla costanza e la pazienza nel perseguire i propri desideri? Sui sogni che si possono realizzare? Sul lasciarsi andare e guardare oltre? Su cosa ci trattiene?

Oggi ne scrivo pensando che forse questa storia parla di tutto questo o forse di nulla di tutto ciò. Non importa, trovate voi l’interpretazione che più vi convince. Io intanto ve la racconto.

Filippo vive da solo con il suo cagnolino ai margini della foresta. Vicino alla sua casa si ammucchiano, formando un’alta montagna, tantissime cose, oggetti che le persone del paese non usano più e portano lì: scatole, libri, piatti, biciclette, ombrelli, lavatrici e radio. Ci sono anche decine di vecchie casette per uccelli che Filippo ha usato per costruire una sorta di condominio per volatili. Ogni tanto Filippo vorrebbe allontanarsi da lì, ma è come se tutta questa roba lo trattenesse. Un giorno qualcuno ha lasciato diverse valigie. Mentre Filippo le sposta, una si apre: è piena di foto. Filippo prende la valigia e la porta in casa dove, quella sera, comincia a guardare le fotografie. Sono immagini piuttosto insignificanti che non gli dicono nulla tranne una, quella di una ragazza su un’amaca tra due ulivi. Sul retro la ragazza ha scritto di essere in una terra lontana e meravigliosa e di sentirsi al settimo cielo. Filippo, che non ha mai desiderato viaggiare, si accorge di invidiarla un po’ e di voler andare anche lui in alto, tra le nuvole. Comincia così a costruire una pila di roba sempre più alta. Un giorno quando si sveglia la pila, che adesso è altissima, è coperta da uno strato di gelo: è arrivato l’inverno e tutti gli uccellini chiamano Filippo per portarlo via, a sud con loro, sollevandolo tra le nuvole.

Una storia malinconica che sfida il suo lettore, bambino o adulto che sia.

 

Bas Roma, Kaatie Vermeire (ill.)

Cosa su cosa

Kite, 2023. 32 p.

età 8+

martedì 12 marzo 2024

TRA NONNI E NIPOTI: UN RAPPORTO UNICO

 Jordan Scott, Sydney Smith (ill.), Riccardo Duranti (trad.)

Il giardino di Babushka

Orecchio Acerbo, 2023. 44 p.

Età +7


Il legame tra un bambino e la sua nonna è sempre speciale. Di solito è fatto di complicità, di confidenze, di abbracci e di amore. Certamente speciale è quello tra il poeta Jordan Scott da bambino e la sua babushka, una nonna altrettanto speciale protagonista insieme con lui di questo albo illustrato.

Attraverso le sue parole e le immagini di Sydney Smith, Jordan Scott racconta il suo personale rapporto silenzioso con la nonna. Silenzioso perché la sua nonna era di origine polacca, emigrata in Canada dopo la fine della seconda guerra Mondiale, non ha mai imparato bene l’inglese. Il loro comunicare è fatto tutto di piccoli gesti, sguardi affettuosi e passeggiate insieme. Una comunicazione legata per lo più al cibo e alla cura del giardino, le principali occupazioni di questa donna che da piccola ha tanto patito la fame e non ammette che cada del cibo sul tavolo o che si sprechino la verdura e la frutta dell’orto. Rispetto per il cibo e amore per la terra sono per Babushka valori fondamentali, che lascia come eredità al suo nipotino.

Un ruolo interessante dal punto di vista simbolico in questa storia lo hanno poi anche i lombrichi che la nonna raccoglie per strada o nei campi ogni volta che piove e poi versa vicino alle sue piantine. Un’abitudine questa che rimane impressa nell’autore-bambino e che sempre continuerà a portare avanti anche quando la nonna non c’è più e, più tardi, insieme ai suoi figli.

Un libro molto commovente, ricco di suggestioni e di metafore. Un libro che fa riaffiorare nella mente del lettore ricordi più o meno lontani e più o meno dolci di ciò che è stato il suo legame con la nonna o il nonno, per tutti, o quasi, importanti figure di riferimento.

Un libro illustrato interessante per e con i lettori di tutte le età a partire da sette anni, sia per la storia che racconta, sia per i fatti che ci sono sottesi, sia per le illustrazioni che rappresentano entrambi. Sono immagini poetiche ed evocative in cui le figure dai toni decisi giocano con la luce creando effetti di massima espressione. Sul volto della nonna, per esempio, ben emergono le rughe che testimoniano la sua età e, soprattutto, il suo difficile passato. Si vede, però, molto bene anche la potenza del suo sorriso in cui si manifestano il grande amore per il nipote e la forte sensibilità nei confronti della natura e dei suoi frutti.

 

mercoledì 7 febbraio 2024

NON PENSARCI NEMMENO! - Storie di quotidiano bullismo (2)

Un altro romanzo intenso sulla ricerca della propria identità e sulla difficoltà e i prepotenti contro cui scontrarsi nell’affrontare i problemi che la vita, e la crescita, portano con sé è, “Alaska” (Feltrinelli).  Quando Parker scopre che Alaska, il suo amato cane che ha dovuto abbandonare per l’allergia di suo fratello, è diventato l’animale da terapia di quel bullo orribile di Sven, non può sopportarlo. Così una notte, di nascosto, decide di riprenderselo. Il piano, però, subisce una svolta imprevista e i due ragazzi finiscono per la prima volta faccia a faccia, senza protezioni. Ora sono costretti a parlarsi e a conoscersi veramente. E le certezze che avevano fino a quel momento, cominciano a sgretolarsi.

Lu, invece, è un lupacchiotto che si ritrova a frequentare una scuola di porcellini dove tutti lo additano come l’altro, il diverso. Un giorno, durante la ricreazione, un porcellino di nome Ciccio si avvicina a lui invitandolo a giocare. Dopo l’iniziale diffidenza del lupacchiotto, i due diventano amici inseparabili. Un mattino, però, Lu non si presenta a scuola. E nemmeno l’indomani e il giorno dopo ancora. Ciccio, preoccupato, decide di andare a trovarlo. La strada sarà più impegnativa del previsto, e alla fine Ciccio conoscerà il segreto del suo amico: ogni mattina deve subire angherie e scherzi pesanti da tre grossi porcelli che vivono in una fattoria vicino casa sua. “Il segreto di Lu” (Babalibri) recentemente ripubblicato nella collana Superbaba, è un libro perfetto per i ragazzini più piccoli per offrire loro una storia di amicizia, di diversità, di integrazione di prepotenza e di solidarietà, utilizzando come espediente narrativo che funziona molto bene con i bambini, la trasposizione di situazioni reali nel mondo immaginario degli animali, dove i protagonisti sono cuccioli che vivono le stesse cose dei bambini.

Seppur non costituisce il centro della storia, il bullismo è molto presente anche in “Hikikomori” (Einaudi Ragazzi), un romanzo per adolescenti dai 13 anni. E’ la storia di Luca, ragazzo di quasi 17 anni, che decide di non tornare a scuola dopo un bruttissimo tiro di cui è stato vittima nello spogliatoio della palestra, anche se lui stesso dice che non è per questo che ha deciso di non uscire più dalla sua stanza e di interagire col mondo solo attraverso il pc. Una sera Luca entra in contatto con una ragazza giapponese che, come lui, è appassionata di anime e manga, in particolare dei lavori di Miyazaki. Youkiko, questo è il suo nome, a Luca e al lettore l’immagine di sé come di una ragazza perfetta, vincente, prima in tutto. La sua famiglia è importante e la sostiene molto così come tutti i suoi amici. Ma la realtà è diversa e nel suo diario, libro nel libro, si scopre la vera Yukiko e ciò che le è veramente successo.

Tante storie diverse ma allo stesso tempo molto simili, in cui non mancano i momenti drammatici, ma nelle quali resta sempre una leggerezza di fondo, che le porta ad evolvere verso finali non scontati, positivi e di speranza come è obbligo che sia nelle letture per bambini e ragazzi.


Anna Wolz trad. Anna Patrucco Becchi

Alaska

Beisler, 2021

Età +11


Mario Ramos

Il segreto di Lu

Babalibri, 2021

Età +6


Ariela Rizzi, Fabrizio Silei, Elisabetta Stonich (ill.)

Hikikomori

Einaudi ragazzi, 2023

Età +13

martedì 6 febbraio 2024

NON PENSARCI NEMMENO! - Storie di quotidiano bullismo (1)

Non si deve pensarci solo il 7 febbraio, giornata internazionale del bullismo, ad attirare l’attenzione di ragazzi, bambini e adulti, sul fenomeno tanto complesso quanto allarmante del bullismo. Ogni giorno a scuola e fuori dalla scuola si registrano, infatti, episodi che coinvolgono bambini e ragazzi, sia maschi sia femmine, entrambi nel ruolo sia di bulli sia di vittime. I sondaggi rilevano che mediamente un adolescente su due in Italia viene coinvolto in episodi di questo tipo. Non si tratta di un fenomeno nuovo, ma che preoccupa sempre più per l’abbassamento dell’età: fino a qualche anno fa il bullo aveva dai 12-14 ai 16 anni; ora si inizia già tra i 7 e gli 8 anni, e in qualche caso anche prima. Vittima e bullo sono entrambi espressioni, uguali ma opposte, di un profondo disagio affettivo e relazionale e protagonisti del fenomeno non sono soltanto loro, ma anche chi vede, chi sa, tacce e non interviene. Il problema del bullismo non si risolve con un libro, con una storia. Un libro o una storia, però, possono aiutare a parlarne, a riflettere, a reagire. Ecco allora alcune proposte di lettura: sono storie per bambini e ragazzi di età diverse raccontate da punti di vista diversi. Letture serie, importanti, ma molto piacevoli e di qualità, che non sono medicine che promettono miracoli, ma che possono aprire la strada alla discussione.

La storia di Manuel, per esempio, racconta del suo ingresso in terza media in una nuova classe. Dalla scuola precedente l'hanno espulso perché protagonista di un atto di bullismo e per il suo comportamento strafottente. Ora la sua priorità è ricrearsi una reputazione, farsi ammirare e temere dai nuovi compagni. Questi, però, fin da subito lo trattano come se fosse invisibile, non sembrano interessati a lui. Allora Manuel li studia uno per uno, con l'intento di mortificarli e punirli, sfruttando i loro punti deboli. Ma l'impresa si rivela più difficile del previsto, tanto che ogni volta si ritrova, in circostanze rocambolesche, a essere lui la vittima. Comincia così a perdere fiducia in se stesso e le sue sicurezza iniziano a vacillare. “Uno contro tutti” (Einaudi Ragazzi - 11+) narrato con ironia e leggerezza dalla prospettiva del bullo stesso, è la storia di un ragazzo fragile e aggressivo che, grazie all'intelligenza e alla collaborazione dei suoi compagni di classe, riuscirà a cambiare, scoprendo il valore dell'amicizia.

E’ quasi sempre la differenza la causa scatenante degli atti di aggressione fisica o verbale. Lo sa bene Addie, protagonista di “Una specie di scintilla” (Uovonero -10+), la cui vita a scuola è molto dura. Ha undici anni ed è autistica e deve combattere ogni giorno contro l'ostilità, la diffidenza e la paura degli altri. Miss Murphy, la sua insegnante, non fa che umiliarla e anche quella che sembrava la sua unica amica ora le ha voltato le spalle. Un giorno Addie scopre che in passato, nel suo paesino della Scozia settentrionale, molte donne furono torturate e condannate a morte come "streghe". La notizia la sconvolge: capisce che a essere messa sotto accusa era la loro "diversità", la stessa che lei vive ogni giorno. Sente che per riscattarle deve convincere i suoi concittadini a dedicare un memoriale alle streghe uccise. La sua diventa una vera e propria missione in nome dell'uguaglianza e della verità. Una storia arguta e piena di empatia, ricca di grandi ideali, di coraggio e fiducia in sé stessi che nasce dalle esperienze dell'autrice, autistica come la protagonista.

Vincent, ragazzino solitario, invece, ha fatto del sopravvivere la sua specialità. Non ha avuto e non ha molta scelta: ogni giorno a scuola “deve” sopravvivere, da quando Dilan e il suo branco di bulli l’hanno preso di mira. L’esperienza del campo scuola, poi, sarà devastante, Vincent se lo aspetta e cerca di prepararsi. Un giorno, per fortuna, una nuova ragazzina molto vivace e anticonformista si unisce alla sua classe, e questo cambia tutto. Vincent è il protagonista di “Sono Vincent e non ho paura” (Camelozampa - 9+), un romanzo che descrive alla perfezione i meccanismi del bullismo e le sue conseguenze psicologiche su chi ne è vittima: la convinzione di meritarsi in qualche modo le angherie, la paura che condiziona ogni attimo delle giornate, la frustrazione di non poter essere diversi da quello che si è.

(continua)

 

Daniela Cologgi

Uno contro tutti

Einaudi Ragazzi, 2023

Età +11


Elle McNicoll trad. Sante Bandirali

Una specie di scintilla

Uovonero, 2021.

Età +10


Enne Koens trad. Olga Amagliani

Sono Vincent e non ho paura

Camelozampa, 2022

Età +9


venerdì 1 dicembre 2023

Strumenti del mestiere: Leggere “IO E PEPPER” alla luce di ALFABETO ALEMAGNA.


Hamelin (cur.)

Alfabeto Alemagna

Topipittori, 2023.


Beatrice Alemagna

Io e Pepper

Topipittori, 203. 48 p.

Età +7

 

Nella rubrica “Letto per voi” sul settimanale Vita Trentina ho presentato e commentato brevemente “Io e Pepper” di Beatrice Alemagna. Questo è il link.

Qui desidero tornare qui su alcuni aspetti di quel libro alla luce di “Alfabeto Alemagna”, interessante pubblicazione che Hamelin ha curato e Topipittori ha pubblicato per condividere l’esperienza che è stata la creazione della mostra “Le cose preziose. L’ostinata ricerca di Beatrice Alemagna”, realizzata in occasione di Bologna Children’s Book Fair e Boom! Crescere con i libri 2023. Una sorta di dizionario che offre in maniera alternativa una lettura dell’intera poetica di questa autrice e illustratrice, tenendo traccia dei fili visibili e invisibili che legano i suoi lavori.

In “Io e Pepper” si riconoscono chiaramente gli elementi narrativi e artistici corrispondenti ai seguenti lemmi di questo alfabeto tanto fantastico quanto reale.

ABBRACCIO. Iniziamo con un una parola che prende potenza nel finale di “Io e Pepper”. Qui non si tratta di un abbraccio tra persone, ma dell’abbraccio tra l’Io protagonista e la sua nuova amica cagnolina. Nella poetica di Beatrice Alemanga, come scrive Emilio Varrà, a proposito di questo lemma, l’abbraccio incarna la fisicità in un “contatto fisico, nel desiderio di far aderire il più possibile il corpo a quello dell’altro, di sentire la pressione e il calore dell’altro. Una sorta di tuffo o di stato immersivo, perché quella dell’abbraccio, più che un’azione, sembra una condizione: il ritorno a un pura fusionalità, a uno stato originario. (…) Più ancora che di un ritorno a casa dopo l’avventura, è il segnale del primo riconoscimento di una casa, dell’aver trovato il proprio posto” (p. 9). E qui l’Io bambina trova la sua nuova dimensione con la sua nuova amica cagnolina, Perlina. E’ un abbraccio che segna il punto di chiusura della storia di Io con Pepper e l’inizio di chissà quali nuove avventure.

ANIMALI. - “(…) gli animali popolano le tavole e le storie di Beatrice Alemagna fin dagli esordi, rappresentando un fil rouge persistente e profondo nella sua poetica. Ora sono protagonisti indiscussi del racconto, ora personaggi secondari che rappresentano tuttavia interlocutori fondamentali dei protagonisti, trampolini di lancio per improvvise prese di coscienza e vettori del cambiamento” (p. 15). L’arrivo della cagnolina Perlina segna per l’Io narrante il coronamento di un sogno e, allo stesso tempo, l’inizio di una nuova fase della sua giovane vita. Non per nulla il colore fluo della cagnolina è esattamente uguale a quello della crosta Pepper e dei capelli della bambina. Tre punti di un triangolo che trova completamento. Dal momento in cui la bambina era piccola e piangeva per essersi fatta male, alla bambina che si sente grande, o, almeno diversa da prima, perché adesso, finalmente, ha un cagnolino tutto suo.

DISGUSTO – “C’è tantissimo disgusto nei miei libri , sai che me ne sono accorta da poco? C’è sempre una persona disgustata ” (p. 61), scrive Beatrice Alemagna e così in “Io e Pepper”: “La crosta mi è venuta, ma non era mica bella. Sembrava cuocere lentamente sul mio ginocchio. Come un hamburger: ma non di quelli da mangiare”… . Ogni commento è superfluo.


ESTERNI/INTERNI
– “La dialettica tra spazi interni ed esterni è un elemento chiave nella poetica di Beatrice Alemagna” (p. 63), scrive Martino Negri (…) “Nei suoi albi gli spazi – siano essi interieurs domestici o esterni – non sono mai fondali, ma qualcosa di intimamente necessario alla logica del racconto, meditato a lungo e costruito con attenzione, veri e propri personaggi – potremmo dire – co-protagonisti del racconto”. (p. 64). Anche in “Io e Pepper” dentro e fuori, interno ed esterno hanno un ruolo fondamentale nella narrazione. Come di solito accade, anche qui il fuori è il luogo dell’avventura, dello sconosciuto, della scoperta e il dentro è il luogo della calma, della cura, del conosciuto che dà sicurezza (ma anche noia, talvolta). L’Io bambina si fa male fuori casa e dentro casa viene consolata e curata dal papà. Fuori, in città con la mamma, chiede quanto ci vorrà prima che la crosta si stacchi, ma è dentro, in casa, che la mamma mette la crema per velocizzare la guarigione. Fuori, al parco, la bambina litiga con la la crosta che non vuole cadere, dentro, a casa della nonna, aspetta di guarire …. Tutto il libro è una continua dialettica tra dentro e fuori, spazi che non sono in opposizione, ma si compenetrano dando completezza alla narrazione.

INFANZIA – In “Io e Pepper” troviamo un perfetto esempio di quella che Giordana Piccinini elenca come terza diramazione in cui si declina il termine infanzia nell’opera di Beatrice Alemagna, e cioè “l’infanzia che si incarna in personaggio e che traduce in azione quella che per una certa parte della produzione di Alemagna riusciva a porsi solo come domanda” (p. 87) La domanda è il titolo del suo famoso “Che cos’è un bambino?”. Di questa forma di infanzia è testimonianza Io e Pepper”, in cui, come in altre recenti pubblicazioni, la narrazione è in prima e non in terza persona, per cui la focalizzazione narrativa non è esterna, ma interna e così il punto di vista. In queste storie sono le e i protagonisti a prendere il timone e a governare i testi come le azioni, a fondere in un’unica soluzione il corpo e la voce, le parole e le figure” (p. 88).

POSTURE – In “Alfabeto Alemagna” il commento a questo lemma da pagina 114 a pagina -117 è completamente delegato a quattro tavole di schizzi tratti dallo Sketchbook 2019 e dallo Sketchbook 2016 dell’autrice. Le pagine in cui l’Io narratore di “Io e Pepper” osserva le croste degli altri bambini, paragonandole alla sua, “So bene che tutti i bambini hanno delle croste, anche molto strane, e brutte, ma la mia era la peggiore di tutti”, rimandano direttamente a questo tipo di analisi e realizzazione grafica. Allo stesso tempo tutte le posizioni che la bambina assume nel corso della narrazione, se messe insieme, rappresenterebbero il risultato finale di altri schizzi di prova. Certo è che l’abilità di Beatrice Alemagna di rappresentare i bambini e le posizioni tipiche che assumono è veramente profonda. Al vederle, i bambini ci si riconoscono, gli adulti le riconoscono, ricordano e sorridono.

TEXTURESNel libro stampato la materialità delle tecniche utilizzate – il suo spessore, la lucentezza, la grana – scompare dietro il processo di riproduzione che livella tutti i volumi o le irregolarità sullo stesso piano. Il libro offre una superficie piana, liscia, che appiattisce tutta la ricchezza plastica contenuta nella materia utilizzata dagli illustratori. Fra loro alcuni ritengonoche il vero originale sia il libro stampato e utilizzano le tecniche per avvicinarsi il più possibile a questo dato. Altri, al contrario, cercano, nonostante tutto, di trasmettere qualcosa della materialità del loro medium, forzando lo schermo piatto della pagina. Beatrice Alemagna è una di queste.” (p. 151). Così scrive Sophie Van der Linden nella descrizione di questo lemma e questo è ciò che chiaramente si osserva nei libri di Beatrice Alemagna, anche nella loro evoluzione. Anche in “Io e Pepper” si percepisce la texture materica delle sue immagini in cui pastelli e matita mantengono le caratteristiche del loro tratto: le illustrazioni risultano quindi ruvide, dal tratto irregolare, un po’ spezzettato. Aprendo le pagine l’impulso è quello di passare con le dita sulle figure, toccarle per coglierne direttamente col tatto la corposità, lo spessore, la consistenza. Se si guarda, per esempio, la doppia pagina che ritrae la nonna, l’idea chiaramente è quella di un golfino morbido, del fieno ruvido, del tetto freddo di lamiera. Tutto ha il suo peso, la sua definizione.

Leggendo e osservando i libri di Beatrice Alemagna in ordine di creazione e pubblicazione, si percepisce chiaramente l’evoluzione del suo stile, della sua poetica, della sua narrazione e si coglie il filo che li accomuna. Rimane ferma, però, in tutti, l’idea che il mondo bambino è un mondo a sé e così deve rimanere e in quanto tale deve essere rispettato. Di fronte a questo l’indubbio valore artistico dei suoi linguaggi e tutto ciò che se ne può dire, passa in secondo piano ed emerge la profonda sensibilità che l’autrice ha nel raccontare l’infanzia in tutte le sue sfaccettature.

e.v. 01.12.2023

Hamelin (cur.)

Alfabeto Alemagna

Topipittori, 2023.

 

Beatrice Alemagna

Io e Pepper

Topipittori, 203. 48 p.

Età +7

lunedì 20 novembre 2023

OSSERVANDO LE FARFALLE

Anna Lavatelli

Operazione Vanessa

Sinnos, 2023. 117 p.

Età +11

Chi l’ha detto che una vacanza a casa della zia sia una noia mortale?

Ne è convinto Giacomo, costretto dalla mamma a passare la convalescenza dopo una broncopolmonite a Corciago, frazione del comune di Nebbiuno in provincia di Novara. Dopo l’ultima visita di controllo, Giacomo si sente bene e, non l’avrebbe mai detto prima, ha voglia di tornare a scuola, alla sua routine, ai suoi amici. Il medico, però, ha suggerito un periodo di convalescenza e la casa della zia Maura nei piccolo paesino di montagna, sembra la soluzione migliore.

Giacomo è arrabbiato, non vuole andare, non conosce molto questa zia nubile che vive lì da sola e che sicuramente non gli farà usare liberamente il tablet, perché così ha detto la mamma. Sarà una noia mortale. Il soggiorno inizia sotto il peggiore degli auspici. Dopo poco, però, Giacomo deve ricredersi e mai avrebbe detto che quando la mamma torna per farlo tornare a casa, non vuole. Anzi, chiede di finire l’anno scolastico lì.

Cos’è successo? E’ successo che zia Maura non è poi così noiosa, che in giro per il paese si può passeggiare liberamente e scoprire varie cose, ma, soprattutto, è successo che la zia ha un’amica dell’età di Giacomo, Serena, che al momento è impegnata in un’appassionante ricerca e progetto di osservazione delle farfalle Vanessa. La simpatia e l’entusiasmo di Serena sono travolgenti e Giacomo non resiste. Prima che di rendersene conto, non solo è impegnato a “piacere” a Serena, ma si trova anche molto coinvolto dalla ricerca sulle farfalle.

Grazie a queste nuove esperienze Giacomo impara a conoscersi meglio, a capire e rispettare gli altri e, soprattutto, ad essere se stesso, impegnandosi in qualcosa che lo interessa veramente tanto.

Con la sua prosa lineare ma ricca e attenta, Anna Lavatelli ci regala una storia di crescita in cui è facile per i ragazzini ritrovarsi. Una storia semplice, ma non banale in cui sono presenti, senza ostentazione, tutti gli elementi di relazione e di (possibile) scontro tra adulti e pre-adolescenti in famiglia e fuori. Particolare attenzione è data all’importanza degli spazi propri che i ragazzi devono poter avere, all’autenticità del loro essere e dei loro rapporti con i pari quando si sentono liberi e alla spontaneità di relazione di cui sanno essere capaci. 

e.v. 20/11/2023

Anna Lavatelli

Operazione Vanessa

Sinnos, 2023. 117 p.

Età +11

domenica 12 novembre 2023

IL TEMPO DI UN UOVO

L'uovo felice.

Ruth Krauss, Crockett Johnson, 

Camelozampa, 2023. [40 p.]

Età +3


In internet, su Youtube, si trovano delle letture ad alta voce (in inglese, ma fa lo stesso) di “The Happy Egg”, “L’uovo felice”, che, almeno quelle che ho visto io, possono dare l’idea di quella che è una lettura “inappropriata” per un albo illustrato. Le lettrici, infatti, prendono in mano questo libro, lo aprono, leggono di seguito le parole e girano subito la pagina per leggere altro testo. In un minuto e mezzo, circa, la lettura è finita. E, non si vede nei video, ma molto probabilmente si passa ad un altro libro, ad un’altra storia.

Accade spesso così quando chi non ha la fortuna di conoscere gli albi illustrati, se ne trova in mano uno da leggere al proprio bambino o al proprio gruppo alla scuola dell’infanzia.

Lo apre e lo legge come qualsiasi altro libro senza tener conto di ciò che significa leggere un albo illustrato e di quali sono le sue caratteristiche.

Di questo ho già scritto in altri post qui , per esempio oppure qui . Ma, a distanza di tempo non fa male riprendere alcune considerazioni su questo particolare tipo di lettura.

Lo faccio alla luce di questo tanto (apparentemente) semplice quanto meraviglioso libro.

E’ frutto del lavoro della coppia Ruth Krauss e Crockett Johnson, che non solo lavorano insieme ma sono anche marito e moglie. Questa unione e conseguente sintonia è sicuramente fattore che ha influenzato la qualità dell’allbo. Gli albi illustrati, infatti, per la particolare relazione che implicano tra testo e illustrazioni, sono spesso realizzati o da una sola persona che scrive le parole e crea le immagini, oppure da un autore e un illustratore che, per motivi personali o professionali, sono sulla stessa lunghezza d’onda e lavorano insieme quasi contemporaneamente. Ricordiamo, per esempio, le famose accoppiate di John Klassen e Mac Burnett, Jean Willis e Tony Ross, Philip C. e Erin Stead, o, per fare almeno un esempio italiano, Simona Mulazzani e Giovanna Zoboli.

L’uovo felice”, inizia in maniera apparentemente molto semplice: le parole, infatti “C’era una volta un uccellino” entrano subito in relazione dialogica e altamente comunicativa con l’immagine sulla pagina a fianco: non un uccellino, ma un uovo. Il “corto circuito” che crea questa sequenza è primo indicatore di una complessità sottesa a questo libro che per essere letto ed ben esplorato, richiederà, molto probabilmente, più di novanta secondi.

D’altra parte, se si fa attenzione e si comincia a “leggere” partendo dal titolo e osservando la copertina, altra pratica importante nell’approccio agli albi illustrati, si focalizza che la storia non è quella di un uccellino, bensì quella di un uovo.

A questo punto si innesca il processo di lettura che implica guardare (non solo vedere) le figure e, allo stesso tempo, metterle in relazione con le parole che le accompagnano per svelarne tutti i significati possibili. Fare questo con un bambino o un gruppo di bambini, diventa un’esperienza ricca che sprigiona tutte le potenzialità narrative dell’albo. La lettura da testuale diventa (quasi) automaticamente dialogica e il tempo per il suo completamento si dilata moltissimo. Non c’è un tempo preciso e fisso da far passare prima di cambiare pagina, ma ogni lettore, piccolo e grande, trova il suo, che può anche cambiare nelle successive riletture. Perché anche questa è una caratteristica degli albi illustrati di qualità: una lettura sola non basta per coglierne tutto ciò che sa raccontare.

Tornando alla storia del nostro uovo, gli autori raccontano che l’uovo, in realtà, non sa fare nulla se non essere covato per il tempo necessario a far nascere un uccellino. Questo, poi, sì che saprà camminare, cantare e volare. Ma ognuno ha i suoi momenti giusti per “fare le cose” e, alla fine, l’uccellino saprà anche … covare altre uova. Raccontata così, ovviamente, questa storia non sembra avere nulla di eccezionale, perché il suo potenziale è tutto nella magica relazione delle parole e delle immagini che la raccontano, in una perfetta struttura narrativa circolare che da un uovo felice parte e ad altre uova felici ritorna.

Ciò che colpisce in queste pagine è la rappresentazione del tempo della crescita e dello sviluppo semplicemente attraverso il fiore che sta vicino all’uovo e che, se si guarda attentamente, cresce di pagina in pagina. C’è poi il tempo della lettura che, come si diceva, accelera o rallenta in funzione di chi legge. E c’è anche il tempo dell’uovo che, anch’esso, si sviluppa in modo autonomo nello svilupparsi della narrazione. Da non dimenticare il tempo del bambino stesso che lettore a 3, 4 o 5 anni, lettore sempre diverso è.

A proposito delle letture “veloci” ad alta voce di cui parlavo all’inizio, è ovvio e comprensibile che una lettura registrata e ripresa per un pubblico non fisicamente presente ha i suoi limiti, ma se, da una parte si può comunque affrontarla in maniera diversa, dall’altra anche la scelta di cosa leggere nelle diverse situazioni è un altro aspetto da considerare con attenzione.

e.v. 12/11/2023

L'uovo felice.

Ruth Krauss, Crockett Johnson, 

Camelozampa, 2023. [40 p.]

Età +3

 

 

giovedì 2 novembre 2023

Divagazioni: SEMPRE DI AMORE SI TRATTA

Ardore

Hyewon Kim

Kite, 2023. [32 p.]

per gli adulti

Ardore”, il silent book di Hyewon Kim è pubblicato nella collana “Voci” di Kite edizioni che sul proprio sito web così la descrive: “Collana di forte cifra autoriale, dove storie importanti affiancano illustrazioni sofisticate, destinata a un pubblico adulto”. E, infatti, indubbiamente di una storia importante e per adulti qui si tratta: una storia dedicata alla maternità, ma in modo molto diverso da quanto si è normalmente abituati a trovare.

Ritengo giustificata l’eccezione che faccio scrivendo di questo libro sul mio blog centrato sui libri per bambini e ragazzi e sulle tematiche relative all’educazione alla lettura, perché il tema della maternità spesso si intreccia con i contenuti dei libri per l’infanzia. Ma questo non è un libro per piccoli perché, della maternità, racconta quelle cose che sembra non si possano dire, e che una mamma, una donna, pur vivendole, preferisce di solito tenere per sè.

Essere mamma non è sempre facile. L’amore di una mamma è impegnativo, può essere totalizzante e, se non appropriatamente sostenuto, può diventare anche estenuante e distruttivo. Ed è di questo amore che si legge, o meglio si osserva, in “Ardore”.

Non c’è una trama precisa da raccontare. La protagonista è una mamma che viene “avvicinata” in vario modo da una fiamma e con questa fiamma si rapporta: la vede arrivare, ne viene strattonata, la segue all’esterno, la prende in braccio e sulla schiena, cerca di contenerla, ci litiga, le scappa … . Alla fine compare un bambino e il cerchio si chiude: il pensiero del lettore riempe i vuoti che, girando le pagine, si sono creati, e genera il suo significato. Trattandosi di un albo illustrato senza parole, l’interpretazione della narrazione è delegata al lettore e, quindi, diverse possono essere le letture: una mamma vi può vedere gli aspetti difficili della sua esperienza o, al contrario, fortunatamente, non riconoscersi affatto e, quindi, leggere il fuoco in chiave positiva. Un uomo o una donna che non è mamma, in quanto figli, possono vederci la loro mamma e, magari, capire cose che nessuno ha mai detto loro. Un marito e padre ci legge ancora qualcos’altro che può farlo considerare sotto una luce diversa la propria moglie, madre dei suoi figli… .

E’ un albo bellissimo e trovo che questo aggettivo, che dice tutto e niente allo stesso tempo, sia il più giusto per descriverlo, perché la sua intensità sta proprio nel suo grande potenziale di libera scoperta. Le sue illustrazioni sono cariche di energia comunicativa, soprattutto per il forte contrasto tra l’arancione delle fiamme e il marrone dello sfondo su cui si muovono. Gli oggetti casalinghi e i passanti in strada sembrano comparse di scena, fondamentali, però, per creare la narrazione. Mentre la donna, coprotagonista con il fuoco, rappresentata senza volto e quasi stilizzata, diventa simbolo di tutte le madri.

Un albo intenso, dolce ma anche violento, che penetra oltre il razionale del lettore e lo spinge verso le sue emozioni più profonde. Pagine che si aprono sul proprio vissuto o possono essere spunto per una riflessione profonda più generale e collettiva. Una riflessione su cosa significa essere mamma, su tutti gli aspetti di questo ruolo. Ma una riflessione anche sul ruolo delle donne in generale, in casa, sul lavoro e nella vita.

Un libro forte, che non si può “offrire” alla leggera a chiunque, un libro da maneggiare con cura.

 (e.v. 02/11/2023)

Ardore

Hyewon Kim

Kite, 2023. [32 p.]

per gli adulti