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martedì 26 ottobre 2021

QUANTE SONO LE PAURE

Piccola mappa delle paure

Andrea Valente con le illustrazioni di Sonia Zucchini

Pelledoca, 2017. 96 p.

Consigliato da 10 anni

 

Quando si pensa alle storie di paura si pensa sempre a storie che raccontano di mostri, zombie, fantasmi, orchi o streghe. Nel periodo di Halloween, ancora di più, personaggi di questo tipo invadono la vita di grandi e bambini: film, cartoni animati, gadget pubblicitari, giochi, maschere, storie …

In realtà le vere paure che abbiamo tutti, bambini compresi, e che siamo chiamati ad affrontare sono altre. Alcune sono paure molto “concrete” come la paura del sangue, del temporale, degli animali, altre più “psicologiche” come la paura di crescere, del futuro e di sbagliare. Ci sono poi le paure “classiche” del vuoto, del buio, dei luoghi chiusi e della folla, e le paure “relazionali” come la paura di se stessi, di non essere accettati, di amare. Tante sono le paure che ogni persona sperimenta nel corso della sua vita. Alcune di queste sono narrate da Andrea Valente in “Piccola mappa delle paure” (Pelledoca), una sorta di catalogo, una raccolta di ventuno storie che, non solo si concentrano sulle varie paure, ma elaborano e presentano anche un possibile metodo per affrontarle. Così, per esempio, si può cercare di distrarsi con pensieri piacevoli per non pensare alla morte o considerare che se non si è mai vissuto altro che al buio, il buio non è nulla di così terrificante. Qualche volta, invece, il problema si risolve prima ancora che si sia affrontato e la paura di ricevere un no, svanisce davanti ad un sì pronunciato come risposta a una domanda nemmeno ancora posta.

Andrea Valente riesce a raccontare queste storie senza offrire morali o insegnamenti. Le storie in sé dicono che le paure vanno affrontate e che senza di loro non potremmo usare tutto il coraggio che, in realtà, abbiamo senza neanche saperlo. E’ di fronte al problema che riusciamo a trovare la soluzione, ma se dal problema scappiamo, mai sapremo che saremmo in grado di cavarcela.

Aver paura è naturale. Aver paura è salutare. E rendersi conto che tutti, prima o poi, chi più chi meno, di qualcosa ha o ha avuto paura, aiuta a scoprire che le paure si possono affrontare, che le paure rimpiccioliscono, che dubbi e domande possono trovare risposte e che si potrà tornare a guardare a tutto con maggiore serenità. A volte può capitare che le paure non vengano superate o non del tutto. Pazienza. Bisogna, però, almeno aver provato ad affrontarle.

Una volta c’era un tipo che di notte aveva paura del buio e di giorno paura della luce del Sole; aveva paura della folla e paura della solitudine; aveva paura di amare e paura di odiare; paura del vuoto e paura degli spazi chiusi; paura dell’acqua e paura del sangue … Talmene di tutto aveva paura, che evitando ogni cosa, alla fine non gli restò più niente di cui aver paura e provò per un attimo il brivido di non aver paura di nulla.” (p. 7)

La scrittura di Andrea Valente in queste storie è di alto livello linguistico. Sono storie che, sia dal punto di vista della lingua, sia da quello dell’argomento, sfidano il lettore ad entrarci e a trovarne il perché. Non tutte sono immediate, ma è anche in questo che sta il loro valore. Se una storia si legge velocemente e non richiede attenzione o non stimola particolarmente curiosità e interesse, difficilmente rimane impressa. Non è questo il caso: queste narrazioni si apprezzano lentamente come qualcosa di buono il cui sapore (anche se amaro) colpisce e rimane a lungo in bocca. Sono storie che si leggono e si rileggono, che girano in testa anche dopo aver chiuso il libro e a cui si torna ancora con il pensiero. Sono storie pensate per i bambini, ma che molto possono dire anche agli adulti.

Una nota di riguardo per le illustrazioni che accompagnano alcune delle storie. Si tratta di un’interpretazione grafica moderna, scattante e accattivante che riesce a sottolineare il valore del testo. La storia sul buio, per esempio, è tutta scritta su fondo nero squarciato da un unico segno giallo e bianco, una sorta di scarabocchio che l’accompagna in tutta la sua lunghezza. Stessa cosa per la storia sulla paura del vuoto rappresentato dal nero sfondo che rimanda alla vuota oscurità dell’universo. Più esplicite le figure di tombe e vecchie signore per la storia sulla paura della morte ed enigmatiche quelle per la storia della paura di se stessi in cui forbici e pettine danno nuova forma ai capelli di Valentina.

P. S. In alcuni libri, i mostri cui accennavo all’inizio del post, possono essere considerati metafora delle paure “reali” di ognuno di noi. Ma non è sempre detto. Spesso mostri e streghe sono fine a se stessi. Basta, infatti, considerare come la letteratura di genere possa presentare punte di eccellenza in un mare di opere di dubbio valore che rispondono troppo spesso soprattutto a mode del momento o a puri interessi commerciali.


lunedì 11 ottobre 2021

SACRIFICIO ALL'ETERNA GIOVINEZZA

Jack Meggit-Phllips con le illustrazioni di Isabelle Follath e la traduzione di Giulia De Biase

Bethany e la Bestia

Rizzoli 2021, p. 235 disponibile anche ebook

Consigliato da 9 anni.

Ai ragazzini piacciono le storie un po’ truculente, strampalate e intriganti in cui i bambini sono dispettosi e ingestibili e gli adulti cattivi oppure un po’ strani. Storie in cui non mancano i mostri e il lieto fine non è così scontato. Mescolando tutti questi elementi, Jack Meggit-Phillips ha creato “Bethany e la bestia” (Rizzoli, 2021. Consigliato da 9 anni), un romanzo unico, avvincente e spassoso.

Bethany è una bambina tremenda ospite di uno squallido orfanotrofio gestito dalla signora Fizzlewick. Un giorno Ebenezer Tweezer, uomo affascinante e terribile, la prende a vivere nella sua casa. L’idea dell’uomo, però, non è quella di offrire una dimora e una vita dignitosa a una piccola orfanella, bensì quella di darla in pasto alla Bestia, un essere con tre occhi e due lingue che vive nella soffitta della sua meravigliosa casa. Ebenezer ha cinquecentoundici anni e, come Dorian Gray, ha venduto la sua giovinezza alla bestia informe che, in cambio di ogni cosa da mangiare essa desideri, gli offre la pozione magica dell’eterna giovinezza. La Bestia è immorale e sfrenata e le sue richieste sempre più crudeli. Ed è così che Bethany sembra destinata a diventare il pranzo che permetterà a Ebenezer di compiere i cinquecentododici anni. Sarà così?

Leggendo queste pagine si ride, si piange, si trema di paura. La scrittura è veloce e diretta. Sulla scia di quanto ci ha regalato Roald Dahl, succede ciò che non ci si aspetta: davvero la Bestia mangerà il pappagallo? Davvero Ebenezer adotta Bethany per farla mangiare? Davvero si assiste alla morte di un bambino ingoiato da un mostro? Sembrerebbe proprio di sì: nonostante tutto, certe scene sembrano veramente arrivare a compimento.

In questo libro tutte le tradizionali leggi buoniste della letteratura per l’infanzia sembrano messe in discussione. Sembrano non esserci compromessi tra ciò che si racconta e ciò che di solito si fa leggere ai bambini. In realtà, la grande capacità narrativa dell’autore sta proprio nell’ironia e nella tensione con cui costruisce scene e dialoghi in un gioco di fraintendimenti e incomprensioni, con personaggi divertenti, ma anche cruenti e determinati nei loro intenti, per poi, però, virare velocemente e dare una direzione diversa alla storia. Essa, infatti, rispetta la legge fondamentale della letteratura per i bambini che prevede un finale positivo (non scontato) e, anche se nel suo svolgimento, di questo si arriva spesso a dubitare, alla fine il cerchio si chiude e si chiude per il meglio. Per fortuna, infatti, Bethany è troppo magra per la Bestia e, mentre si aspetta che ingrassi … .

Una lettura divertente e incalzante, ricca di pathos e dal finale inaspettato. Da non perdere.

martedì 7 aprile 2020

LE FORME DELLA PAURA

CANE NERO

Levi Pinfold
Milano: Terre di mezzo, 2013 – [26] p.

C’è un “Cane nero” (Terre di Mezzo) fuori dalla porta! E fa paura. E’ questa minacciosa presenza che dà il via alla storia raccontata da Levi Pinfold in questo interessante albo illustrato dalle grandi dimensioni. La famiglia Hope, mamma, papà e tre bambini, si sta preparando per la giornata, ognuno in una stanza diversa. Fuori gira un cane nero e feroce che diventa sempre più grande man mano che i componenti del gruppo si accorgono di lui. L'unica ad avere il coraggio di uscire, però, è la piccola Small. Il cane, sorpreso, l'annusa e poi incomincia a seguirla lungo un percorso che lei, astutamente guida attraverso passaggi sempre più stretti, finchè la bestiaccia rimpicciolisce e le sue dimensioni diventano normali. A questo punto il cane non fa più paura e viene ammesso in casa … attraverso la gattaiola.

 Il cane di questa storia – che, al di là di ogni interpretazione che le si voglia dare, è una bella storia - diventa spunto per parlare della paura, di come essa può diventare sempre più grande, perchè è una di quelle emozioni che si alimenta di se stessa. La paura, come anche la rabbia, è un’emozione che si rinforza con il pensiero e la condivisione negativa. Ciò significa che più ci si ostina a pensare di aver paura, più se ne ha e più se ne parla con gli altri in maniera sbagliata, più diventa grande perché all’emozione personale si somma quella dell’altra persona in un crescendo che rischia di essere incontrollabile. 

 
La paura va affrontata, con gli strumenti e gli aiuti giusti, e riportata alle giuste dimensioni. La paura addomesticata è un animale buono, anche utile, che ci dà conferma della nostra forza e ci ricorda i nostri limiti. La paura è parte di noi, sempre. Ed è un bene. Basta, però, non permetterle di prendere il sopravvento.
Molte sono le storie per bambini “sulla paura”, poche riescono a darne una chiave di lettura e di soluzione profonda e efficace come questa. Lontana dall’essere una storia cupa o banale, quella che ci racconta Levi Pinfold è una storia di fiducia e di speranza, una storia che ci racconta come a volte i mostri sono solo ombre, i fantasmi solo impressioni e su come molti timori (purtroppo non tutti) si possono sciogliere con un sorriso.
La realizzazione di questo albo, destinato ai bambini, ma di valore anche per i grandi, è caratterizzata da un interessante gioco tra testo e tavole illustrate, alcune di grandi dimensioni, altre con piccoli riquadri che anticipano e/o completano ciò che è detto con le parole. Una tecnica di illustrazione dal sapore un po’ retrò, ricca di particolari interessanti da guardare attentamente.

Levi Pinfold
Cane nero
Milano: Terre di mezzo, 2013 – [26] p. - € 15,00
Età di lettura: da 5 anni

venerdì 3 gennaio 2020

IL RUMORE DEL SILENZIO

Casapelledoca

Beatrice Masini con le illustrazioni di Lorenzo Conti
Pelledoca, 2019 - 77 p.
consigliato dai 10 anni

Riccardo si è appena trasferito dalla città in campagna: i suoi genitori volevano staccare dalla vita frenetica che conducevano e l’eredità della casa di una vecchia zia della mamma è stata l’occasione per andare via.
Riccardo, però, non è molto convinto. La nuova casa è fuori dal paese, in mezzo al bosco e, per di più, essendo abbastanza vecchia è piena di rumori strani difficili da decifrare. Il silenzio, poi, che avvolge tutto e sempre, rende quei rumori ancora più inquietanti.
Il racconto di Riccardo (il libro è scritto in prima persona) descrive i primi sei mesi nella nuova casa, periodo in cui succedono diverse cose misteriose e anche quando ogni mistero sembra risolto, ecco un altro rumore che, come una nuova minaccia, assale il ragazzo. In questi mesi, molte delle cose strane che succedono in quella casa trovano una spiegazione, altre no e Riccardo non può mai abbassare la guardia.
Romanzo breve o racconto lungo per bambini coraggiosi, “Casapelledoca” è una storia di Beatrice Masini dal ritmo narrativo sostenuto dalla prima all’ultima riga e coinvolge il lettore in una sorta di vortice da cui difficilmente si allontana prima di aver girato l’ultima pagina.
La tensione che si percepisce nelle parole scelte con cura e organizzate in frasi veloci e sferzanti, è rispecchiata anche dalle illustrazioni di Lorenzo Conti. Precise nel tratto e ricche di particolari, sono caratterizzate da tonalità scure di verde, nero e marrone su cui spiccano dettagli chiari, bianchi o gialli, che catalizzano l’attenzione di chi le guarda, veicolando un senso profondo di inquietudine.
Parole e figure che sanno fare presa sulle emozioni dei lettori.
Punto di forza di questa storia è la soluzione del mistero che avvolge questa casa: una soluzione, però, solo apparente e momentanea, perché là fuori, nell’oscurità, qualcos’altro si nasconde e un rumore nuovo ne annuncia la presenza.
Quando si parla di narrativa per ragazzi di qualità, uno degli elementi che si sottolineano è il finale che deve essere positivo, senza scadere nello scontato. E così è il finale di questa storia, perché la narrazione non finisce con le ultime parole, ma con l’ultima illustrazione che, diversamente dalle altre, è chiara e luminosa. Riccardo non è più così solo, c’è Jet con lui.

Rispetto alla prima edizione del 2001 nella collana “Gatti bianchi” di Messagero, questo romanzo breve, ha lo stesso titolo ed è solo leggermente rivisto nel testo, ma ha dimensioni e una veste grafica completamente differenti, che lo rendono un libro diverso e interessante per una fascia d’età più ampia.

Incipit:
"Vivo qui soltanto da sei mesi e una cosa posso dire di avere imparato: il silenzio non sta zitto. Mai."