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venerdì 2 giugno 2023

DOVE E' IL MIO POSTO?

Sentirsi a casa

Davide Calì con le illustrazioni di Sébastine Mourrain

Kite, 2023. 40 p.

Età: +12


La vita come viaggio è una metafora molto sfruttata e declinata in diversi modi nelle narrazioni per tutte le età. Quella offerta da Davide Calì nel testo di “Sentirsi a casa” è strettamente legata a due diversi stati d’animo che; spesso, sono motore del continuo muoversi, progredire, andare avanti, ma anche tornare indietro o ritrovarsi al punto di partenza: l’insoddisfazione e la nostalgia. L’insoddisfazione, intesa come senso di mancanza di qualcosa per sentirsi completi e la nostalgia per ciò che si è avuto fin dall’inizio e che non si ammette facilmente, quasi fosse inopportuna presa di coscienza, che ciò che si è e ciò che ha dipende da ciò che si è stati e ciò che si ha avuto. Il tutto in funzione del sentirsi bene con se stessi e con ciò che sta intorno. In ultima analisi si potrebbe dire che il “sentirsi a casa” del titolo altro non è che metafora, a sua volta, della felicità cui tutti aspirano. E tutti sappiamo che casa, come felicità, è un concetto che assume connotazioni diverse per ogni persona.

La storia racconta di un giovane uomo che, sentendosi troppo stretto nel posto dove vive, parte dalla sua piccola casa in un piccolo villaggio sul mare per cercare un luogo migliore, più grandi e più stimolante. Comincia così il suo giro del mondo alla ricerca di sempre nuove soddisfazioni personali in posti sempre più interessanti, senza, però, mai trovare il luogo che fa veramente per lui. Arriva così a pensare che forse questo posto non c’è e che la sua natura è quella di continuare a muoversi. Ma neanche questo è per sempre. Alla fine, infatti, stanco di girare, decide di comprare un’ultima casa in un posto tranquillo. La compra senza neanche vederla per poi rendersi conto che è quella da cui è partito tanti anni prima. Ed è per questo che, fatte tante esperienze diverse, alla fine ci torna molto volentieri perché congloba nello stesso posto il suo ultimo desiderio di pace e il suo bisogno di ritornare a qualcosa.

Un libro interessante anche per le illustrazioni di Sébastien Mourrain che accompagnano il testo alternando facciate scritte a facciate disegnate il tutto intervallato da doppie pagine a figura intera. Questo susseguirsi regolare di parole e figure scandisce bene il ritmo della narrazione e porta il lettore a utilizzare tempi diversi di lettura e di osservazione. 

Se letta velocemente, questa storia può sembrare banale, quasi ovvia. E’ solo attraverso una lettura più profonda, attenta e critica che se ne possono penetrare i livelli di significato mettendoli in relazione con il proprio vissuto attraverso una riflessione personale. Perciò, per la tematica principale, quella della realizzazione del proprio destino e del trovare un posto dove sentirsi liberi di essere sé stessi oltre la realtà inglobante di tutti i giorni, la narrazione risulta adatta per tutti a partire dai 12 anni o, forse, anche dopo. L’avventura del protagonista, infatti, si può ampliare nel concetto universale dell’individualità di ogni persona che fa (ha fatto) le sue scelte, prende (ha preso) le sue decisioni e cerca (ha cercato) la propria strada e la propria casa nel mondo. E questo è tipico a partire dall’età adolescenziale quando le ragazze e i ragazzi, a partire dal periodo della scuola secondaria di primo grado, si chiedono "Chi sono?", "Cosa mi piace?", "Cosa non mi piace?", "Cosa voglio?" e cominciano a fare le loro prime vere scelte di vita.


mercoledì 10 novembre 2021

LE EMOZIONI DI VIVERE

Un giorno una ragazza

Nic Cester con le illustrazioni di Richolly Rosazza

Kite, 2021. 32 p.

Consigliato da 7 anni

Un giorno una ragazza” (Kite Edizioni) è una storia senza tempo. Racconta della bambina fatta di tubi al neon e fili elettrici che salta la corda sul tetto di una vecchia fabbrica. Per tutti è simbolo di libertà e di luce, ma lei si sente prigioniera e sogna di essere come tutte le altre ragazze. Un giorno il suo sogno si avvera e, diventata una ragazza come le altre, si avventura nella vita reale. Vivere, però, è più difficile di quello che si era immaginata e nella sua tanto agognata libertà deve fare i conti con l’indifferenza delle persone, il dolore, la solitudine. Piano piano le sue aspettative si rapportano alle nuove esperienze e le emozioni che prova per la prima volta danno colore ai suoi giorni. La ragazza impara così che avere un cuore, un’anima, significa entrare in sintonia con le persone, riconoscere e affrontare i pensieri e i sentimenti propri e degli altri, mostrare empatia, essere resilienti, accettare impegni e farvi fronte, affrontare le sfide con atteggiamento positivo.

Questo nuovo lavoro proposto da Kite Edizioni è interessante per diversi aspetti.

Anche se dal punto di vista del contenuto l’argomento in generale della storia (senso della vita e libertà) è già stato oggetto di diversi libri, nuovo e originale è il pretesto narrativo per raccontarlo (l’insegna luminosa della bambina che, immobile nel suo saltare la corda, da sempre illumina le sere degli abitanti della città intorno alla fabbrica di aceto) e l’evoluzione che si verifica nella ragazzina che prende vita. E’ interessante, infatti, l’accostamento contrastante, e quindi inibitore, del triste bianco e nero della ragazza in carne ed ossa alla pienezza colorata della vita che la circonda. Ed è solo nel momento in cui lei prova per la prima volta un’emozione dopo l’altra e si commuove che inizia a ritrovare i suoi colori: l’empatia e la resilienza le ridanno il blu, la rabbia il rosso e la felicità il giallo. La sua triste figura bicolore acquista peso e rilevanza grazie al progressivo intervento dei colori che, in quanto corrispondenti alle varie emozioni, alla fine, la rendono “umana” come le altre persone che la circondano. Altro punto interessante è che la sua umanità si sviluppa prima grazie agli animali che incontra mentre solo alla fine ciò che ha imparato con loro (più immediati e spontanei delle persone) le permette di alzare lo sguardo e incrociare quello delle altre ragazze e altri ragazzi come lei.

Il testo, nato da un'idea di Nic Cester e poi arrangiato dall'editore, è curato e ricco dal punto di vista linguistico. Lessico e sintassi sostengono il significato intenso delle frasi e il testo acquisisce progressivamente sempre più peso. La scelta del passato remoto come tempo narrativo dona alla storia un’aurea quasi da mito, da leggenda e da essi, infatti, non si discosta molto per i contenuti e gli insegnamenti veicolati che, forse, se non esplicitamente espressi avrebbero reso il testo un po’ più leggero.

Altro punto di forza di questo lavoro e parte integrante della narrazione di questa storia sono le illustrazioni di Richolly Rosazza che ne ha saputo interpretare magistralmente sentimenti ed atmosfere. Il suo inconfondibile tratto, leggero nel segno come nei colori, dona alle figure un senso di evanescenza e alterità che non le strappa, però, dalla concretezza della situazione che stanno vivendo. La doppia tavola finale, sull’interno di copertina, con il sole all’orizzonte è simbolo di libertà e buon auspicio per le giornate positive che arriveranno dopo quelle difficili appena passate. Non c’è più, infatti, il cerchio luminoso al neon che si vede sull’altro interno di copertina, cerchio che obbligava la ragazza alla posizione di mera e fissa osservatrice.

Non può essere, infine, non notata l’auto-citazione dell’illustratore che, sul cartellone pubblicitario presente sull’autobus nelle prime pagine, riporta copertina e titolo di un altro albo da lui illustrato. Anche la posizione sul retro del bus che sta andando via non è sicuramente stata scelta a caso. “Legami” di Nadia Al Omari, infatti, racconta della complessità dei sentimenti e di come legarsi a qualcuno significhi anche volergli bene al punto da lasciare che si allontani, anche se ciò fa soffrire.

Il libro “Un giorno una ragazza” fa parte del progetto “The Skipping Girl” di Nic Cester, cantautore e musicista australiano di origini italiane, già cantante dei Jet e dei Jaded Hearts Club, che, attraverso questa storia, pensata per la sua bambina, ha voluto raccontare la visione che aveva della sua esistenza di uomo libero sì, ma condizionato da mille fili che gli impediscono vero movimento. La storia è accompagnata da un album di nove brani musicali originali dalle sonorità melanconiche che si possono sentire su YouTube inquadrando il Qrcode presente sul libro. Kite edizioni ha raccolto ed editato la storia e prodotto il libro con le illustrazioni di Richolly Rosazza. L’album è stato orchestrato da Enrico Gabrielli e suonato dall’Orchestra Italiana del Cinema negli studi Forum di Roma.

lunedì 13 settembre 2021

E SE SI ROMPE L’OROLOGIO?

Davide Calì con le illustrazioni di Isabella Labate

Un tempo per ogni cosa

Kite, 2020. 44 p.

Consigliato da 13 anni

Epifania, folgorazione, manifestazione. Un po’ come il signor Belluca nella novella di Pirandello “Il treno ha fischiato”, anche Edgar, il protagonista del libro illustrato “Un tempo per ogni cosa” (Kite, 2020), per un imprevisto, sperimenta un cambiamento tanto radicale quanto repentino della sua vita. Edgar da sempre vive seguendo una rigida routine senza mai sgarrare, senza mai cercare altro. La sua esistenza è scandita da una serie di orologi e sveglie che gli indicano il momento esatto in cui svegliarsi, mangiare, uscire, telefonare a sua madre, bere il tè del pomeriggio, cenare, controllare gli orologi, andare a dormire. Le giornate di Edgar si susseguono da sempre uguali e monotone, senza che lui, del resto, abbia mai fatto nulla per cambiarle. Ogni cosa che fa ogni giorno non solo la fa alla stessa ora, ma ci impiega sempre lo stesso tempo: 30 minuti per prepararsi al mattino, 10 per far colazione, 15 per leggere il giornale, … mai un minuto di più o di meno. La sua routine non muta mai e nemmeno le quattro frasi che scambia al telefono con sua madre per controllare che stia bene e abbia preso le medicine. A Edgar non piace neanche uscire. La passeggiata è un obbligo del medico per tenere in forma il cuore. Non gli interessa nulla di ciò che è fuori dalla sua casa e dai suoi schemi. Finchè “un giorno come gli altri accadde un fatto inatteso” e Edgar scopre “il mondo”. Edgar non immaginava che il mondo fosse così grande, che ci fosse così tanta gente là fuori, tanti odori, tanti rumori. Dapprima non vede l’ora di tornare alla sua vita inquadrata e regolare, poi, però, … e da quel momento tutto cambia tranne l’appuntamento fisso della telefonata con la mamma.

Quello che Davide Calì e Isabella Labate offrono in questo lavoro è un libro illustrato elegante e intenso. Destinato chiaramente ad un pubblico di lettori adulti, o quasi, affronta il tema della libertà dalle ossessioni, della gioia di vivere che si può (ri)trovare nel cambiamento, della paura di vivere e di come si può superarla scoprendo l’altro. A volte basta un elemento nuovo, un evento apparentemente insignificante, un imprevisto per rivoluzionare l’esistenza di una persona e farle realizzare che la vita può essere anche “altro” da ciò che per lei o per lui è sempre stato, e magari qualcosa “altro” di meglio. Uscire dalla propria comfort zone non è detto che sia per forza disagevole o faticoso. La routine dà sicurezza, ma può diventare anche una gabbia dalle sbarre strette. Prendere coscienza di queste sbarre e trovare la forza e il coraggio per forzarle è la chiave per dare una svolta alla propria vita. A volte, poi, le persone non si rendono neanche conto di quanto limitata e limitante sia l’esistenza che si sono create ed è proprio per questo che serve l’imprevisto. E, se l’imprevisto non accade, si deve trovare il confronto per farlo accadere, uscendo dalla consuetudine, dalla ripetitiva banalità, per vedere e guardare più lontano, oltre il proprio naso.

Le illustrazioni di Isabella Labate accompagnano la storia di Edgar con precisa realizzazione tecnica come artistiche fotografie d’epoca, di cui hanno i colori e le sfumature. Ricche di dettagli, in quella che sembra una serie di fotogrammi, le immagini a matita aprono alla meraviglia dell’osservazione. Insieme testo e illustrazioni, entrambi di una bellezza descrittiva molto curata, creano un tutt’uno carico di significati molto piacevole da leggere e da guardare.

Un’osservazione meritano anche gli interni di copertina: tanti orologi nel primo; palloni, dischi, pizza, volanti d’automobile, ciambelle, oblò di navi, mappamondi e il disco con i numeri di un telefono d’epoca in quello finale. Un’ultima sottolineatura della varietà di ciò che può arricchire la vita di una persona, trovando il tempo per ogni cosa e anche per chi si ama, perché le relazioni sono importanti e gli affetti non possono mancare.

 

Oltre all’implicita citazione pirandelliana del testo, troviamo anche nelle illustrazioni citazioni all’arte di Magritte, come per esempio, nello specifico, quella più evidente a “L’uomo con la bombetta” che il grande artista surrealista belga dipinse nel 1964.

Del rapporto dell’uomo con il tempo si sono occupati tanti filosofi, scrittori e artisti: un tema attuale in ogni epoca che ha suscitato innumerevoli riflessioni, teorie e ipotesi di interpretazione e che al giorno d’oggi assume un significato ancora maggiore, visto che il tempo, di cui le persone dispongono, sembra non bastare mai e per questo, al tempo e alla sua mancanza, a volte, finiscono col sacrificare emozioni, relazioni e esperienze profonde.

Un assaggio di questo libro si trova nel booktrailer di Onions at Lunch

domenica 4 luglio 2021

GIOCHIAMO CHE IO ERO ... E TU ERI ...?

Emma AdBåge con la traduzione di Samanta K. Milton Knowles

La buca

Camelozampa, 2020. 40 p.

Consigliato dai 6 anni


Emma Adbåge con la traduzione di Samanta K. Milton Knowles

Facciamo che Io ero un Supereroe!

Beisler Editore, 2021. 28 p.

Consigliato da 5 anni.

 

I giochi dei bambini, quando sono lasciati liberi di esprimersi, sono una fucina di fantasia. Basta uno straccio e questo si trasforma nel mantello di un supereroe, basta una buca e questa diventa la grotta di un orso o una pista di equilibristi che sul bordo organizzano il loro spettacolo, una normale stanza diventa un’isola misteriosa e un boschetto pieno di radici e di sassi è subito una foresta impenetrabile da perlustrare. Quando si scatena, è difficile fermare la fantasia nei giochi dei bambini. Nonostante tutte le possibilità che i bambini di oggi hanno per giocare in ambiente “controllato”, “a norma”, “omologato”, con giochi sicuri e certificati o con i più potenti dispositivi tecnologici, il gioco libero, quello del giochiamo a far finta che ero, nei luoghi più impensati, rimane uno dei preferiti.

Il gioco libero in cui la fantasia si scatena è al centro di due libri illustrati della giovane autrice e illustratrice svedese Emma AdBåge: “La buca” edito da Camelozampa nel 2020 e “Facciamo che io ero un supereroe!” pubblicato quest’anno da Beisler, entrambi con la traduzione di Samanta K. Milton Knowles.


Il primo racconta dei bambini che, dietro alla palestra della loro scuola, hanno uno spazio libero, un buca in cui inventare ogni tipo di gioco. Tra sassi, radici, sabbia e arbusti i piccoli giocano a mamma orsa, a capanna, a nascondersi, al negozio, …. Gli unici a non apprezzare quel posto sono gli insegnanti, che, temendo che i ragazzini possano farsi male, cosa in realtà lì mai successa, li obbligano a giocare a pallone e sulle altalene nello spazio “protetto” del piazzale della scuola. I bambini, però, attratti dalla buca, cominciano a giocare sul suo bordo, senza entrarci e, quindi, senza disobbedire. Sul bordo della buca è altrettanto interessante inventare giochi quanto dentro la buca: si possono scavare gallerie, fare gli equilibristi, far dondolare le gambe, inventare percorsi. Però, neanche il bordo della buca piace agli adulti e così, buca e bordo, durante il fine settimana spariscono sotto una piattaforma di cemento. La delusione dei bambini è grande, ma dura poco. Oltre il piazzale, infatti, dall’altra parte c’è un mucchio di ghiaia e sassi. Un posto perfetto per giocarci, più divertente della buca e del bordo messi insieme!

Nel secondo libro, invece, una mattina alla scuola dell’infanzia Nils e Pia, sono in attesa dei loro compagni. La situazione non sembra ideale. Nils vuole aspettare Jocke, il suoi amichetto con cui è solito giocare ai supereroi, mentre Pia insiste per cominciare a giocare tra loro. Nils cede, ma mette subito in chiaro: “tu, eri un gattino, perché IO ero Batman”. I giochi di fantasia, infatti, non hanno regole precise, ma di solito c’è sempre qualcuno che decide per tutti e conduce la storia. Pia accetta, ma non vuole essere un gattino normale, vuole essere un gattino che sa arrampicarsi da tutte le parti con i suoi artigli speciali. Ha inizio così un gioco di fantasia che potrebbe andare all’infinito. I due bambini, infatti, innescano un controbattersi che punta sempre più in alto, mentre la stanza dei giochi si trasforma nello spazio costellato di pianeti, in un’isola deserta, nella giungla fitta di liane, in una grotta … . In questi mondi meravigliosi si mangiano caramelle speciali, appaiono draghi, si scoprono tesori nascosti ... Ad un certo punto il gattino Pia muore, ma “resta morto” solo per poco, perché è noioso essere morti e così Pia resuscita grazie allo sciroppo magico che Nils accetta di darle. Le idee dei due bambini non hanno freno e sono un crescendo di avventura. Nils, però, non capisce come mai le idee migliori le abbia sempre Pia per prima e come mai il gioco adesso sembra condurlo lei. Così, alla fine, vuole fare lui il gattino e Pia, chiaramente, non ci sta. Ad un certo punto Jocke, l’amico di Nils, si affaccia alla porta e il gioco diventa a tre con, ovviamente, due gattini dagli artigli speciali e un solo Batman … .

Questi libri illustrati di Emma Adbåge sono un inno all’immaginazione. Grande la sua maestria nel rendere questi spaccati di “vita bambina” sia nel testo, sia nelle illustrazioni che lo arricchiscono di dettagli interessanti.

Ne “La buca” è tutto una questione di punti di vista: quello della giovane narratrice, l’”io” sul frontespizio, uguale a quello dei suoi bambini e quello degli adulti insegnanti. Dove gli uni vedono divertimento, gli altri vedono solo pericolo e, essendo i grandi, l’hanno vinta, almeno per un po’. In realtà, osservando bene nelle figure lo sguardo dei bambini, si vede che loro sanno andare oltre, trovare sempre nuovo sbocco per la loro voglia di libero divertimento, che diventa poi anche fonte di nuove esperienze. Impossibile mettere freno alla loro inventiva con limitazioni assurde e prive di fondamento.

In “Facciamo che io ero un supereroe”, con bonaria ironia e marcato senso del gioco, le parole tratteggiano un mondo in cui tutto è possibile, i ruoli si scambiano e lo scopo principale è divertirsi. L’evoluzione del testo non segue un filo narrativo preciso, ma segue una sua logica apparentemente sconclusionata come il gioco dei bambini. Le illustrazioni sono dettagliate e rappresentano con colorati particolari le scene immaginarie di cui i bambini sono protagonisti.

Questi due libri di sicuro hanno un effetto diverso sui bambini rispetto a ciò che possono indurre nei lettori adulti. I ragazzini di sicuro li apprezzeranno molto e immediatamente perché in essi si riconoscono, ritrovano i giochi di fantasia che loro stessi fanno e si divertono a pensarne altri di nuovi. Gli adulti, invece, per poterli ben apprezzare, sono obbligati ad accettare di spogliarsi delle loro sovrastrutture logiche e protettive e di farsi inglobare dalla bolla di fantasia e di puro divertimento che l’autrice riesce a creare.



sabato 8 febbraio 2020

UN POSTO PER GIOCARE

La buca

Emma AdBåge con la traduzione di Samanta K. Milton Knowles
Camelozampa, 2020. 40 p.

Basta poco per scatenare la fantasia dei bambini: basta lasciarli un po’ liberi e, senza tanti giocattoli né dispositivi vari, con niente riescono a divertirsi. Ma è sempre più raro che i bambini di oggi abbiano la possibilità di giocare senza vincoli, dando sfogo alla loro fantasia, in un luogo non controllato, non “a norma”, non omologato. Fortunati, dunque, i bambini protagonisti di La buca, l’albo illustrato premiato in Svezia nel 2019 come miglior *libro per bambini e appena pubblicato in Italia da Camelozampa.
Dietro alla palestra della loro scuola, questi bambini hanno uno spazio libero, un buca, appunto, in cui amano passare il tempo della ricreazione inventando giochi di ogni tipo.

Tra sassi, sabbia e arbusti, intorno alla grande radice i piccoli giocano a mamma orsa, a capanna, a nascondersi, al negozio, … . Gli unici a non apprezzare quel posto sono gli insegnanti, che, temendo che i ragazzini possano farsi male, li obbligano a giocare a pallone e sulle altalene nello spazio “protetto” del piazzale della scuola. La noia è assicurata!

I bambini, però, attratti dalla buca, cominciano a giocare sul suo bordo, senza entrarci e, quindi, senza disobbedire. Sul bordo della buca è altrettanto interessante giocare quanto dentro la buca: si possono scavare gallerie, fare gli equilibristi, far dondolare le gambe, inventare percorsi.

Neanche il bordo della buca piace agli adulti e così, buca e bordo, durante il fine settimana spariscono sotto una piattaforma di cemento. La delusione dei bambini è grande, ma dura poco. Oltre il piazzale, infatti, dall’altra parte c’è un mucchio di ghiaia e sassi. Un posto perfetto per giocarci, più divertente della buca e del bordo messi insieme!

Grande la maestria della giovane autrice e illustratrice di questa storia nel rendere questo spaccato di “vita bambina” sia nel testo, sia nelle illustrazioni. Tutto è basato su una questione di punti di vista: quello della giovane narratrice, l’”io” sul frontespizio, uguale a quello dei suoi amichetti e quello degli adulti insegnanti. Dove gli uni vedono divertimento, gli altri vedono solo pericolo e, essendo i grandi, l’hanno vinta, almeno per un po’.
In realtà, osservando bene nelle figure lo sguardo dei bambini, si vede che loro sanno andare oltre, trovare sempre nuovo sbocco per la loro voglia di libero divertimento, che diventa poi anche fonte di nuove esperienze. Impossibile mettere freno alla loro inventiva con limitazioni assurde e prive di fondo.

Tutto il libro è pervaso da un senso di ironia: la storia, infatti, si posiziona chiaramente dalla parte dei bambini, ma lancia messaggi chiari agli adulti. Più del testo sono le illustrazioni a trasmettere questo aspetto e lo si vede chiaramente quando si parla di “farsi male”: è, infatti, nelle situazioni “controllate” e sicure che, in realtà, i bambini cadono o si feriscono. Nei luoghi aperti e interessanti per i piccoli, invece, non capita nulla di male.

Delle figure molto dettagliate sono soprattutto la direzione degli sguardi e la posizione delle mani ad essere eloquenti e a far capire al lettore le varie emozioni provate dai personaggi: interesse, divertimento, noia, sconcerto, delusione, felicità e preoccupazione.

Questo libro illustrato è un perfetto inno alla resilienza dei bambini e alla loro voglia di scoperta e di gioco in piena libertà senza limiti. Un libro che piacerà sicuramente ai ragazzini perché potranno ritrovarsi nei giovani protagonisti. Un libro consigliato per la lettura autonoma dai 7 anni, ma ad alta voce può essere proposto anche ai bambini più piccoli.

La buca” ci fa pensare ad un altro libro da poco riedito da Rizzoli, “Lasciateli giocare con gli orsi”, in cui Peter B. Hoffmeister mostra ai genitori ansiosi come la natura sia per i bambini e i ragazzi uno strumento eccezionale per sviluppare la personalità e la fantasia. Non importa se nella natura i piccoli si sbucciano un ginocchio o sporcano i vestiti: la loro felicità vale di più. Giocare in libertà nella natura è un’opportunità che rende i bambini autonomi e li aiuta a crescere sani, forti e sicuri.
Un suggerimento di lettura per tutti quegli adulti timorosi che osservano in tensione le imprese “spericolate” dei figli.


La buca
Emma AdBåge con la traduzione di Samanta K. Milton Knowles
Camelozampa, 2020. 40 p. - € 15,00

Peter B. Hoffmeister
Lasciateli giocare con gli orsi!
Bur, 2018. 272 p. - € 14,00