giovedì 7 marzo 2019
Riscopriamo: IL MIO MONDO A TESTA IN GIU'
domenica 23 febbraio 2020
POESIA
Dieci lezioni sulla poesia, l’amore e la vita.
mercoledì 15 dicembre 2021
DEL POTERE DELLE PAROLE SCRITTE
E’ dimostrato che dare espressione scritta ai propri pensieri ed emozioni rispetto a situazioni dolorose o traumatiche, ma anche piacevoli e appaganti, contribuisce al benessere delle persone. Come sostengono gli psicologi, per sua natura, la mente umana tenta costantemente di comprendere il mondo che la circonda e ciò che accade all’individuo. Due sistemi che efficacemente aiutano ad arrivare a questa comprensione sono la lettura e la scrittura. Leggere favorisce l’empatia e il riconoscimento delle emozioni, suggerisce possibili interpretazioni e reazioni alle situazioni e offre la possibilità di guardare “da fuori” una specifica realtà ed analizzarla, prendendo eventuali posizioni nei suoi confronti senza la necessità di essere direttamente coinvolti (facendosi, però, coinvolgere). Leggere è una sorta di “allenamento” alle emozioni e alla loro gestione. Allo stesso modo la scrittura è un aiuto a far chiarezza in se stessi e nei confronti delle situazioni vissute. Dare voce ai pensieri, tradurli in parole è un processo di elaborazione che obbliga la mente a razionalizzarli e quindi a dare loro un ordine. Un foglio e una penna possono venire in aiuto per uno sfogo, ma anche per un’interpretazione del proprio vissuto, delle situazioni difficili o piacevoli che si stanno vivendo.
Questo sulla scrittura è un po’ il punto focale della storia di Leigh Botts, il ragazzino protagonista di “Caro Mr. Henshaw” che, per compito, inizia una corrispondenza con l’autore del suo libro preferito e pian piano la trasforma in un diario personale, in cui si legge chi è, la sua crescita, le sue emozioni, il modo in cui ha affrontato i piccoli e grandi problemi della sua giovane esistenza.
Leigh è in prima media in una scuola nuova e vive con sua madre. Non è un bel momento per lui: si sente solo, è triste perché non vede quasi mai suo padre ed è anche arrabbiato perché un misterioso ladro gli ruba ogni giorno parte del pranzo. Non è molto convinto quando la professoressa gli assegna il compito di scrivere una lettera a un autore, ma non può esimersi e invia una lista di domande a Mr. Henwshaw, autore del suo libro preferito fin dalla quarta elementare. Leigh rimane sconcertato dalla risposta dell’autore piena, a sua volta, di altre domande alle quali l’uomo aspetta risposta. Rispondere a queste domande cambia molte cose nella vita del ragazzino, gli fa acquisire maggiore consapevolezza di sé, degli altri e delle situazioni in cui viene a trovarsi.
Nei testi del ragazzino ci sono sorrisi, lacrime, divertimenti, paure, sogni, amicizie, sconforto e soddisfazione, fiducia, speranza e illusione. Sono testi che crescono con lui e via via si fanno più curati e intensi, rimanendo, comunque, essenziali, senza elementi inutili. Accanto a questo, il romanzo offre molti spunti per scrivere bene e diventa una specie di vademecum per giovani scrittori, che, con leggerezza, mostra come si scrive, perché si scrive, cosa si scrive.
Una sorta di manuale di scrittura è anche “Come ho scritto un libro per caso” di Annet Huizing. “Show, don’t tell”, cioè, “mostra, non raccontare”, è, infatti, uno dei tanti consigli che la famosa scrittrice Lidwien dà a Katinka, la ragazzina protagonista. E Katinka, che vuole diventare scrittrice, impara a farlo benissimo. Katinka ha tredici anni e ha perso la mamma da piccola. Vive con suo fratello e suo padre. Katinka ama scrivere da sempre. E’ ricca di fantasia e la sua testa è piena di storie. Sogna di pubblicare un libro, ma, non sapendo da che parte cominciare, chiede aiuto all’anticonformista Lidwien, sua vicina di casa, una donna ricca di umanità, che riesce a trasmetterle le sue esperienze di narratrice e a darle utili indicazioni per scrivere bene. Nella vita di Katinka entra, intanto, anche Dirkje, una giovane donna di cui il padre si innamora. Per Katinka non è facile accoglierla: sono ancora troppo vivi in lei la memoria del passato e l’amore per sua madre. Nel corso del romanzo, però, Katinka, grazie alla passione per la scrittura e ai consigli di Lidwien, cresce e, lasciando tempo al tempo, pian piano ogni cosa per lei si sistema.
Al di là della qualità della storia e di come è scritta, la narrazione della vicenda di Katinka costituisce un vero e proprio manuale di scrittura creativa con idee, suggerimenti e consigli per scrivere un buon libro con tecniche narrative efficaci, dialoghi ben costruiti, cura nella scelta delle parole, presenza di diversi punti di vista e eliminazione del superfluo, accettando anche di mettere in discussione quanto scritto. Un buon libro che ben esplicita ciò che lo rende tale.
In queste due storie emerge bene il tema della scrittura come forma di conoscenza, di interpretazione e anche di svago, come mezzo in cui perdersi e ritrovarsi.
Due storie che rispettano i loro protagonisti in quanto bambini o adolescenti “veri”, rispettando contemporaneamente i loro lettori. Sono libri che parlano di queste età così come sono, senza ammaestramenti e istruzioni, presentando infanzia e adolescenza non come condizioni da migliorare, ma da accogliere e sostenere nei vari passaggi di crescita.
Legato
al tema della scrittura è anche " Dieci lezioni sulla poesia, l’amore e la vita ” di Bernard Friot, presentato qualche
tempo fa su questo blog. Si tratta di un’altra lettura molto
significativa sul potere della lettura, della scrittura, della
letteratura e delle parole, poesia nello specifico. Poesia intesa
come ricerca di parole, di ritmi, di suoni il cui accostamento crea
bellezza e, allo stesso tempo, comunica e interpreta stati d’animo,
pensieri, emozioni.
Beverly Cleary con la traduzione di Susanna Mattiangeli e le illustrazioni di Vittoria Dalla Torre
Caro Mr. Henshaw
Il Barbagianni, 2021.13 p.
dai 9 anni
Annet Huizing – traduzione di Anna Patrucco Becchi
Come ho scritto un libro per caso
La Nuova Frontiera Junior, 2018 – 155 p.
dai 12 anni
Bernard Friot
Dieci lezioni sulla poesia, l’amore e la vita.
Lapis, 2016 – 177 p.
dai 10 anni
domenica 27 dicembre 2020
SPECIALMENTE FRATELLI
Emma e Carlo sono fratelli. Sono molto uniti e la loro è una famiglia molto affiatata. Insieme affrontano ogni cosa, soprattutto le difficoltà di Carlo. Carlo non sente, Carlo vede solo da un occhio, e adesso anche la vista da quell’occhio è in pericolo. “Prima che sia notte” (Silvia Vecchini, Bompiani, 2020) racconta di questa famiglia, di Emma e Carlo in particolare, alla vigilia di una nuova impegnativa operazione per tentare di salvare Carlo dalla notte della cecità completa. Tante sono le sfide che questa famiglia ha dovuto superare e la prossima, che è dietro l’angolo, non sarà meno pericolosa delle altre. Anzi. Ma non c’è modo di non misurarsi anche con questo rischio e quindi “si fa e basta”. La determinazione di Emma, il suo amore per il fratello, la forza dell’unione della famiglia sono un buon punto di partenza. Il resto verrà da sé e sarà come deve essere. Emma e Carlo sono positivi. La forza della loro unione è energia vitale fondamentale per affrontare con speranza anche questa nuova difficoltà.
Emma e Carlo, però, non vivono in una bolla di vetro: come gli altri ragazzini vanno a scuola, hanno degli amici, Emma prova per la prima volta una “simpatia” speciale per un suo compagno. Il gruppo a scuola può essere cattivo e non sempre un insegnante di sostegno è a disposizione per Carlo. A volte si sentono stanchi o delusi. Tutto ciò, però, non fa di questo un romanzo melenso, melodrammatico, autocommiserativo, né buonista, bensì un racconto pregnante e diretto narrato dal punto di vista di Emma e di alcuni personaggi che, pur non direttamente presentati, hanno il loro ruolo, come il padre dei ragazzi, la bidella, gli amici.
Peculiarità
di questo lavoro, a parte l’ironia
e la
levità con cui viene raccontata questa storia impegnativa, è la sua
forma. Si tratta, infatti, di un polimetro, cioè di un lavoro
scritto in parte in poesia (le parti che Emma racconta in prima
persona, con le sue impressioni, le sue emozioni, i suoi pensieri) e
parte in prosa (le parti che, tramite la voce di altri personaggi,
spiegano le situazioni o fanno avanzare la storia). A questi
due linguaggi
si aggiuge la LIS, Lingua dei Segni Italiana, mezzo unico con cui
Carlo ha una relazione col mondo. Come
la prosa e la poesia,
tra le pagine del libro ci sono, quindi,
anche
i disegni delle mani che comunicano.
Ad un certo punto, poi, nel
momento in cui il ragazzino viene operato e per qualche giorno rimane
immerso nel buio più totale, le pagine si fanno nere con le scritte
in bianco e
proiettano i lettore, come i protagonisti, nella notte più
buia che
si vuole scongiurare con
l’operazione.
Momenti
intensi da vivere come da leggere, finché, per
fortuna, le pagine tornano bianche … .
Un lavoro importante per i ragazzi intorno ai 10-11 anni, ma non tanto per coloro che vivono situazioni familiari simili a quella di Emma e Carlo, ma più per coloro che, vivendo situazioni più “facili” possono andare oltre il preconcetto della malattia e della diversità, per aprirsi all’empatia e alla considerazione che non sempre le avversità portano solo difficoltà e dolore. Una storia di amore e amicizia tra fratelli e di positività nonostante tutto. Un po’ come “Wonder” (R.L. Palacio, Giunti, 2013)
Il fatto che questa storia sia narrata utilizzando anche la poesia, regala al lettore pagine di forte intensità. Spesso si è tentati di considerare la poesia come una forma anacronistica, magari perché il termine poesia rimanda a esperienze scolastiche ostiche e molto “didattiche”. Non si pensa, invece, che la poesia ci circonda: sono poesia i testi di molte canzoni, sono spesso poesia le citazioni che tutti condividono sui social sono poesia le frasi che accompagnano molte fotografie. Usare la poesia nei libri per ragazzi in adolescenza o preadolescenza è un modo per avvicinarsi con sensibilità al particolare momento che stanno vivendo, ricco di emozioni, di forti sentimenti e di difficoltà a comunicarli o, anche semplicemente, a riconoscerli e a considerarli parte del loro diventare grandi. Sono diverse le opere rivolte a questa fascia d’età che contengono poesia come parte della narrazione. Due esempi: “One” (Feltrinelli, 2017) di Sarah Crossan e “Dieci lezioni sulla poesia, l’amore e la vita” (Lapis, 2016) di Bernard Friot. Ne abbiamo scritto qui e qui.
Silvia Vecchini con le illustrazioni di Sualzo
Prima che sia notte
Bompiani, 2020. 126 p.
Consigliato da 10 anni
domenica 17 luglio 2022
RESPIRO
Antonio Ferrara
Respiro
Einaudi Ragazzi, 2022. 64 p.
Età +11 anni
Al centro di questo intenso romanzo breve ci sono la passione, l’amore, la poesia, il rapporto tra le generazioni, il valore delle parole per esprimere le proprie emozioni. E’ praticamente un condensato (non in senso negativo) di tutti i “grandi” temi della letteratura. I protagonisti principali sono Giulio, suo nonno e Agata. Ma ci sono anche Silvia e i genitori di Giulio, con un ruolo fondamentale, seppur meno presenti sulle pagine.
La parola “respiro”, che fa da titolo, entra a piè sospinto in tutta la vicenda. Giulio è asmatico e appena si stanca per un po’ di fatica gli viene a mancare il fiato. Il suo respiro si fa affannoso anche quando vive forti emozioni. In entrambi i casi torna a respirare normalmente solo quando si ferma, usa se necessario la bomboletta e si tranquillizza. “Respiro”, però, è anche la poesia, quell’insieme di parole accostate in modo particolare che fa scorrere gli occhi, apre il cuore e porta altrove. E “poesia” è l’altra parola chiave in questo libro. E’, infatti, una piccola poesia scritta su un foglietto caduto ad Agata, un’anziana signora che Giulio incontra al supermercato, a innescare l’intera storia. Agata e Giulio amano la poesia, la leggono e la scrivono, cosa non usuale, soprattutto, da parte dell’undicenne.
Alla parola “poesia” sembra fare da contraltare la parola “proverbio”. Il nonno di Giulio ha un proverbio per ogni situazione. Con un proverbio commenta ogni cosa che succede o che viene detta, con un proverbio chiude i discorsi quando non vuole più parlare. Giulio si diverte con questi proverbi, ma capisce anche che con i proverbi si può dire tutto e il contrario di tutto. Anche con la poesia si può dire tutto, ma è un modo diverso molto più intimo e personale per esprimersi, per parlare, per dire e non dire, per far capire. Nei proverbi le parole giocano allegramente sul loro significato più basilare, nella poesia le parole si fanno intense e amplificano il loro potenziale comunicativo.
Poi ci sono “Silvia” e “amore”, altre due parole importanti in questo romanzo e di cui si scrive poco, ma occupano, non viste, la parte centrale della storia, sono il motore di ciò che si narra in ogni pagina. Giulio è innamorato di Silvia, una sua compagna di scuola che, però, non lo vede nemmeno. Giulio affida alla poesia ciò che sente per lei, e alla poesia affida anche il compito di comunicarglielo. Non è facile, non è immediato, ma alla fine sarà potente.
Anche il nonno è (di nuovo) innamorato, ma, pur nella sincerità e profondità del suo sentimento, il suo atteggiamento di fronte a questo sentimento è diverso da quello di Giulio, ovviamente per età ed esperienza. Rispetto a ciò che sente e manifesta Giulio, l’amore che prova il nonno e il modo in cui lo vive sembra specchio di quell’uso dei proverbi che si oppone al leggere e scrivere poesia.
Il ritmo del cuore, il ritmo della poesia, il ritmo del respiro scandiscono il ritmo di ogni pagina dando vita ad un libro che si legge con il fiato sospeso, per vedere come va a finire. Un libro, che poi, però, chiama ad una rilettura con più calma e attenzione per cogliere tutte le sfumature di emozioni, di relazioni, di significati delle parole che ogni riga contiene.
Tutto ciò e molto altro in un “contenitore” fisico all’altezza del suo contenuto, dalla meravigliosa copertina di Alessandro Sanna, alla scelta del formato tascabile con copertina rigida. Un libro prezioso.
Leggendo queste pagine non ho potuto non pensare ad altri tre grandi romanzi per ragazzi sul tema della poesia e della scrittura e a una raccolta di poesie:
Bernard Friot, Dieci lezioni sulla poesia, l’amore e la vita. Lapis
Anet Huizing, Come ho scritto un libro per caso. La Nuova Frontiera
Beverly Cleary, Caro Mr. Henshaw. Il Barbagianni
Chiara Carminati, Viaggia verso. Poesie nelle tasche dei jeans. Bompiani
Concludo con le parole di Erri De Luca che, oltre ad essere un intenso manifesto del “parlare d’amore”, sono anche essenza di ciò che è la scrittura, soprattutto la scrittura di emozioni, sia in prosa sia in poesia.
“Fai come il lanciatore di coltelli, che tira intorno al corpo.
Scrivi di amore senza nominarlo, la precisione sta nell’evitare.
Distràiti dal vocabolario solenne, già abbuffato,
punta al bordo, costeggia,
il lanciatore di coltelli tocca da lontano,
l’errore è di raggiungere il bersaglio, la grazia è di mancarlo."
Nota: Ho trovato questa poesia di Erri de Luca per caso in rete. La si legge in numerosi siti diversi, in nessuno, almeno nei tanti che ho visitato io, c’è indicata la raccolta in cui è stata pubblicata. Cercherò ancora e quando (e se) la troverò, sarà mia doverosa cura scriverlo qui.