Giuliana Facchini
Ladra
di jeans
Sinnos,
2021. 143 p.
Consigliato
da 11 anni
L’amicizia
può avere molte sfaccettature. Se le amiche sono due adolescenti,
forse, ancora di più. La storia di Gemma e Padma, protagoniste di
“Ladra di jeans” (Sinnos) ne può essere esempio. Gemma e Padma
vanno a scuola insieme e diventano amiche, anche se non potrebbero
essere più diverse tra loro sia fisicamente, sia culturalmente, sia
mentalmente. Gemma è italiana, vive con i genitori e il fratello
minore, è benestante, ha una corporatura robusta, non si piace e
questo è per lei fonte di grande disagio che maschera abilmente col
far finta che non le importi niente di niente. Padma è indiana e da
poco vive in Italia con la sua famiglia, ha una sorella maggiore che
già lavora, è brava a scuola, le piace leggere, ha un fisico
meraviglioso. Di questo, però, lei non si cura: il suo impegno è
tutto rivolto verso lo studio, la lettura e il riuscire a superare il
panico che la assale ogni volta che si trova da sola in strada,
soprattutto in zone affollate e dove non è mai stata.
Il
legame tra le due nasce da un paio di jeans che la mamma di Padma
prende dalla distribuzione di vestiti usati in parrocchia e che
addosso a Padma sono perfetti. Quei jeans, però, appartenevano a
Gemma la cui madre, a sua insaputa, ha riordinato l’armadio e
eliminato i vestiti che non andavano più bene alla figlia.
La
storia tra le due si sviluppa in un interessante gioco di relazione
in cui elementi diversi continuano ad apparire o a sparire,
scompigliando le ipotesi che il lettore progressivamente si fa nella
mente su come la vicenda può svilupparsi.
Del
tutto incomprensibili, all’inizio, sono le pagine con cui il libro
si apre e che descrivono l’incendio di una cucina. Pian piano
vengono poi presentati i personaggi e le situazioni che danno corpo
alla storia, che qui, ovviamente, non vogliamo raccontare nel
dettaglio.
Le
protagoniste, Gemma e Padma, sono presentate in maniera esemplare.
Sono due figure ben caratterizzate e che “prendono forma” con
naturalezza nello sviluppo della storia che, a sua volta, è molto
verosimile e non ha nulla di scontato.
Dal
punto di vista formale, oltre a sottolineare l’utilizzo della font
ad alta leggibilità, è molto interessante notare la suddivisione in
capitoli, ciascuno dei quali associa un colore all’emozione che lo
governa (es. Capitolo viola. Viola era la rabbia). In cinque parti,
dal titolo “Gemma parte prima”, “Gemma parte seconda” …, la
narrazione si sposta dalla terza alla prima persona e racconta i
pensieri, le emozioni e i sentimenti di Gemma da dentro di lei, dal
suo punto di vista.
E’
solo alla fine che tutti i pezzi del puzzle di questa storia vanno a
posto e si chiariscono diversi aspetti: il tipo di amicizia tra le
due ragazze, il secondo scopo di ogni agire di Gemma, l’incendio
della cucina, chi era “la ladra di jeans”.
Il
finale, però, è tutt’altro che chiaramente concluso. Anzi, si
tratta di un finale molto aperto che il lettore può interpretare
liberamente. Forse non è nemmeno un finale aperto a ogni
possibilità, visto che si intravvede un epilogo un po’
inquietante, ma molto dipende dalle parti di chi prende il lettore,
se quelle di Gemma o quelle di Padma. Di certo non si possono
prendere le parti di entrambe e la discussione tra i lettori può
svilupparsi in modo molto intenso con una ricchezza di temi e di
considerazioni non indifferente.
Un
libro sull’adolescenza, sul bisogno dei ragazzi e delle ragazze di
trovare la propria identità, il proprio equilibrio,
sull’accettazione della natura umana, sul rapporto con il proprio
corpo e con il cibo, sull’amicizia, sui primi amori, sulle
relazioni in casa, a scuola e tra compagni, sulla cattiveria che può
svilupparsi tra i ragazzi che non è fine a se stessa, ma mira a
colpire forte. Un libro duro in cui si sente anche l’odio.
Una
notazione è doverosa anche per sottolineare come l’autrice sia
riuscita ad inserire delle considerazioni molto interessanti riguardo
all’uso della lingua italiana, alla sua evoluzione, al ruolo dei
libri e delle storie per mantenere la lingua, per raccontare usi e
costumi, e, allo stesso tempo, per accompagnarne lo sviluppo e il
rinnovamento.