Moni
Nilsson, Samanta K. Milton Knowles (trad.)
Tanto
amore non può morire
Uovonero,
2023 – 138 p.
Età:
11+
La
prima cosa che colpisce di questo libro è la copertina. Ci vuole
coraggio a mettere una bara, se pur tutta decorata, sulla copertina
di un libro per ragazzi. Non sulla copertina di una storia di paura o
un giallo, ma di una storia “seria”, una storia che potrebbe
benissimo essere vera. Ci viene da pensare che solo gli autori che
provengono dal profondo nord, di solito, hanno la capacità e la
forza di affrontare di petto gli argomenti più difficili nei libri
per i ragazzi e di farlo in modo quasi spiazzante per onestà e
diretta concretezza. Sicuramente è il caso di questo libro che parla
di morte, di distacco, di lutto. E sicuramente è un libro uscito
dalla penna di una scrittrice nordica, svedese per la precisione.
Però la copertina è un progetto grafico tedesco elaborato per la
sua traduzione. La copertina originale dell’edizione svedese,
invece, è quasi “anonima”, e comunque molto meno impattante di
questa. Interessante, però, il lavoro tedesco, come se il coraggio
di cui parlavo prima, in qualche modo cominciasse (giustamente) a
diffondersi.
Tutto
questo preambolo per dire che un libro per i ragazzi dagli 11 anni
può parlare anche di morte e della morte forse più dolorosa di
tutte, quella della mamma. E, se vuole rendere questo evento ancora
più doloroso, può raccontare passo passo come ci si avvia, passo
dopo passo, ad accompagnare la mamma verso quello che sarà il suo
ultimo viaggio. Ed è di ciò che ci racconta Lea, la ragazza al
centro, con il padre e il fratello, di questa storia. Una storia che
non risparmia nulla al lettore, come nulla risparmia ai suoi
protagonisti, a partire dal modo in cui la ragazza viene a sapere che
per la sua mamma non c’è più molto tempo: a scuola tutti lo
sanno, tranne lei che lo sente durante la ricreazione mentre qualcuno
ne parla ad alta voce.
Il
resto della sinossi si trova
facilmente in
rete, per esempio sul sito web dell’editore Uovonero,
qui mi
preme di più fare alcune considerazioni da una parte
sull’opportunità di libri diretti come questo per i ragazzini
della secondaria di primo
grado, dall’altra sul modo
in cui questa storia è raccontata.
Una
delle tante caratteristiche delle letture
di qualità, è quella di contenere la vita, e quindi anche quelle
situazioni difficili
e particolari.
Temi
“sensibili”
come
morte e
lutto possono
(devono)
essere raccontati nei
libri per ragazzi. In quelli “buoni”, quelli ispirati, quelli
veri, non in quelli di mestiere, scritti ad hoc su
commissione.
In
ogni caso, mentre da
una parte non si dovrebbero fare censure riguardo
a temi e tipologie,
dall’altra, però, è importante
conoscere
di prima persona ciò che si propone per la lettura per
non farsi sorprendere e trovarsi
a “Leggere
l’inatteso”
per
usare l’espressione titolo del libro di Irene Greco su questi
argomenti, o per
non rischiare di proporlo
in momenti forse non opportuni. Le tematiche, anche le più
sensibili, possono (devono) entrare nei libri per i più giovani, ciò
che, eventualmente, si può fare è valutare il momento in cui
proporle e prepararsi
ad
affrontarle insieme con loro.
Del resto, delle tematiche
forti
e
sensibili, come
la morte, appunto, tutti
i lettori hanno bisogno e le
cercano.
A
questo punto subentra il secondo punto della mia riflessione: tanto
più il tema è delicato, tanto più si deve prestare attenzione al
modo in cui il libro è scritto e a come la tematica è veicolata.
Moni
Nilsson riesce egregiamente a tener alta la qualità del suo scrivere
per i ragazzini di questa età che hanno ancora tanto bisogno di
essere educati alle emozioni, anche quelle più faticose da provare.
Tanto
amore non può morire è un romanzo che racconta come una cronaca
gli ultimi mesi di questa mamma e della sua famiglia, al contempo,
però, tocca punte di alta poesia nel costeggiare con delicata
attenzione gli alti e bassi emozionali che vivono i protagonisti.
La
qualità di questo romanzo sta nella totale assenza di didascalismi,
moralismi o artificiosità: è una storia che si sviluppa
spontaneamente nel racconto in prima persona di Lea. Storia e
personaggi sanno di autentico, tanto i dialoghi, quanto le
descrizioni sono sobri e composti, privi di esagerazioni fittizie.
Anche nei momenti più intensi, non compare mai la retorica, né
vengono trovate soluzioni narrative scontate.
I
personaggi vivono questi momenti, Lea li racconta e il lettore ne fa
esperienza con loro, emozionandosi, e, al contempo, potendosi sentire
dentro e fuori la storia, lasciandosi, cioè, coinvolgere tantissimo,
ma prendendo anche le giuste distanze permesse dalla lettura. Al
contrario, poi, può permettersi anche di immergersi in essa come in
uno specchio parallelo di ciò che vive, e quindi di provare senza
bisogno di nasconderle o di negarle, emozioni forti come la
tristezza, la rabbia e il dolore.
Quella
di Lea e della sua famiglia è una storia delicata e l’intuizione
narrativa di Moni Nilsson ne esalta l’intensità, evidenziandone,
come in un caleidoscopio, tutte le possibili reazioni, senza emettere
nessuna sentenza, senza mai esprimere giudizi. La
morte
fa
parte della vita e nulla, se non l’onestà del racconto, permette
di presentarla ai ragazzi. Quello di Moni Nilsson è un approccio
laico, ma che non esclude le voci diverse di tutti coloro che
gravitano intorno a questa famiglia. E’
una
storia dolorosa che nulla nasconde
del travaglio psicologico dei suoi protagonisti, di Lea in
particolare, ma che sa mantenere pagina dopo pagina un importante
equilibrio narrativo e che, alla fine, apre alla speranza, alla
solidarietà, alla vicinanza, al ricordo, alla vita. Lea e la sua
famiglia affrontano insieme e insieme a chi li circonda questo
triste momento, consapevoli però che poi la
vita, nonostante tutto, continua senza
dimenticare.
Moni
Nilsson, Samanta K. Milton Knowles (trad.)
Tanto
amore non può morire
Uovonero,
2023 – 138 p.
Età:
11+