sabato 4 maggio 2019

CIO’ CHE IL TESTO NON DICE, LO SUGGERISCE L’ILLUSTRAZIONE

(Albi illustrati - 5)
Una fra le più importanti caratteristiche degli albi illustrati di qualità è il perfetto rapporto tra testo e illustrazione. Le illustrazioni non ripetono ciò che è scritto nel testo, ma lo completano, aggiungono qualcosa e, come si diceva nel post precedente, lasciano che sia il lettore a colmare del tutto il vuoto, creando la sua storia. Secondo le teorie classiche della comunicazione, infatti, ogni testo presuppone un emittente e un ricevente e le specificità dei tre elementi (quattro nel caso degli albi illustrati) creano il messaggio. Ciò significa che ogni lettore legge e vive un testo e le sue immagini in maniera diversa, legandole, inconsciamente, al proprio vissuto, alla propria situazione in quel momento, e immagazzinandoli per il futuro, godendone sul momento e creandosi quel “bagaglio leggero” che gli sarà in seguito molto utile.
Gli albi illustrati di Anthony Browne sono un esempio perfetto di questa particolarità narrativa.
Consideriamo, per esempio:

Voci nel parco. Anthony Browne (Camelozampa, 2017)
Si tratta di una storia raccontata da quattro punti di vista, con quattro voci diverse, rese da quattro font tipografiche diverse. 
 Una storia semplice in sé, quella di due ragazzini che fanno amicizia un pomeriggio al parco. In realtà, la ricchezza di espedienti narrativi e di illustrazione con cui Anthony Browne ce la presenta, ne mette in luce la nascosta complessità.
La prima voce a parlare è quella di mamma Gorilla che, uscita con il suo piccolo Charles, dalla loro casa vittoriana, si dirige verso il parco. Qui siede fissa e impettita su una panchina con accanto il figlio che non ha il permesso di muoversi e guarda con invidia un cane che può correre libero. Approfittando di un attimo di distrazione Charles si allontana e va a parlare in fondo al viale con una ragazzina dall’aria trasandata, ma è prontamente ripescato dalla madre che lo riconduce a casa.
A questo punto inizia a raccontare un’altra voce, quella di un Gorilla maschio dall’aspetto non proprio attraente, che legge il giornale mentre la sua piccola Smudge e il loro cane Albert giocano nel parco. Subito il lettore collega la ragazzina a quella con cui parlava Charles nel racconto si sua madre e il cane al cucciolo che correva libero.
Segue, quindi, una terza versione della storia, quella di Charles, che si lamenta di non essere libero di giocare nel parco con la nuova amichetta Smudge, cui è lasciato l’onore di chiudere la narrazione con un punto di vista completamente diverso, più leggero, come se sussurrato con il sorriso sulle labbra.
Dalle quattro storie, dalle quattro font diverse e dalle illustrazioni che le accompagnano emergono chiaramente molti altri elementi: il carattere dei personaggi, il tempo che fa nel parco, la situazione economica e di vita dei due gruppetti familiari, l’aria opprimente e/o serena che si respira nelle loro rispettive case.
Un racconto polifonico armonioso e complesso che avvicina i due piccoli  e allontana i due adulti.
Questa, come le altre storie narrate per immagini e parole dal grande Browne, è piena di spazi lasciati vuoti che il lettore è invitato a riempire. Abile nel giocare con le parole, Browne è anche maestro nel mostrare e nascondere nelle illustrazioni. Come il testo suggerisce pensieri, così le illustrazioni stimolano la ricerca dei particolari e fanno ragionare su elementi mancanti che uno, invece, si aspetterebbe di trovare. Sospensioni linguistiche e assenze grafiche, che rendono i suoi albi sempre interessanti, sempre nuovi, sempre fonte di diverse interpretazioni. 
(5 - continua)