lunedì 28 settembre 2020

SEMPLICE E FELICE


Jean-François Sénéchal con la traduzione di Claudine Turla

Semplice la felicità

Edt Giralangolo 2020, 264 p., € 14,00 e-book € 9,99

consigliato da 13 anni

Una nuova storia “fuori dal coro” nella collana di narrativa di Giralango: “SEMPLICE LA FELICITA’” di Jean-François Sénéchal, autore canadese che, praticamente nato tra i libri dei suoi genitori insegnanti, dopo gli studi in antropologia, si è dedicato alla letteratura.

Quella che racconta in questo libro è la storia di Chris, un ragazzo “in ritardo” come si definisce lui, che il giorno del suo diciottesimo compleanno si sveglia nel suo appartamento perfettamente in ordine, ma vuoto: sua mamma se ne è andata, come se, arrivata fin lì, il suo compito fosse finito. Suo padre se ne era andato alla sua nascita e Chris, adesso solo, si ritrova a inventarsi una routine fatta quotidianità, di amicizie e di piccoli lavoretti manuali, che gli inquilini del suo palazzo gli commissionano, dopo che l’anziana padrona l’ha nominato custode. La sua “semplicità” lo porta a raccontare tutto ciò che gli succede a sua madre in un dialogo immaginario che continua a condurre con lei nella sua testa. Le parla delle persone che incontra, dei suoi lavori, di come è (sarebbe) bello avere una ragazza, della morte del padre di una sua amica, della difficoltà a farsi accettare fuori dalla sua cerchia … della sua vita, che passo passo, va verso un’autonomia sempre più grande, nonostante intoppi e problemi. Ed è questa, per Chris, la felicità: poter vivere una vita semplice e normale nel piccolo universo di umanità che è il boulevard vicino a casa sua con il mercato, la sala da bowling, la strada con le macchine. Alla fine Chris, con la sua ingenuità, trova un suo equilibrio. Spera sempre nel ritorno della mamma, ma ha riempito la sua vita di tante altre persone e quindi può dire con sicurezza “(…) non preoccuparti per me, mamma. Perchè anche se non tornerai, anche se non tornerai mai, io sarò felice lo stesso.”.

La storia che ci viene proposta è commovente, dura e tenera, divertente e tragica. E' raccontata in un linbuaggio essenziale, conciso, diretto, eppure di incontestabile bellezza, e saprà catturare i lettori più sensibili. Punto di forza è che la narrazione non scade nel patetico, né nell’auto commiserazione, ma coinvolge il lettore e lo fa sentire parte del mondo di Chris, per questo stupisce come l’autore sia riuscito a mettersi, con grande sensibilità, nei panni e nella testa di un ragazzo di 18 anni con un ritardo mentale.

Il tema dell'autonomia delle persone disabili non è esattamente quello che si può pensare un tema da libri per ragazzi, eppure la realtà è ciò che essi cercano nelle storie, soprattutto nel periodo dell'adolescenza. Un periodo che sappiamo pieno di contraddizioni, ma che richiede punti fissi di riferimento. Ritrovarsi nelle storie che si leggono è fondamentale e le situaizioni di difficile quotidianità sono più frequenti nella vita dei ragazzi di quanto si possa immaginare. 

Alcuni di loro ne hanno anche scritto, come Gaya Raineri che nel suo "Pulce non c'è" (Einaudi) racconta con intelligente ironia della sua sorellina "speciale", Pulce, una bambina autistica allegra che abbraccia forte tutti, anche gli sconosciuti, oppure Giacomo Mazzariol che nel suo “Mio fratello rincorre i dinosauri” (Einaudi) narra del fratellino Giovanni affetto dalla sindrome di Down e di cui lui all’inizio si vergognava, per poi, invece, farsi travolgere dalla sua vitalità e scoprire che, a modo suo, era (ed è) un supereroe.

Leggendo la storia di Chris non si può non ricordare, poi, anche il romanzo “Mio fratello Simple” (Giunti), la storia di Bernabè, un ragazzo disabile, che suo fratello decide di tirar fuori dall’ospedale psichiatrico dove sua madre l’aveva messo, e prendersene cura. L’ha scritto Marie-Aude Murail, apprezzata autrice francese che ha composto con elegante e seria leggerezza diversi romanzi sulle tematiche forti che interessano i ragazzi come la disabilità, l’omosessualità, il razzismo.

Mi piace ricordare qui che quest’anno la collana di narrativa di Giralangolo ha vinto il Premio Andersen come miglior collana di narrativa “per un progetto coeso e coerente, capace di restituire la voce forte e allos tesso tempo fragile dell’adolescenza, attraverso storie mai scontate, che spaziano tra i generi. Per una collezione di sguardi autentici con cui confrontarsi anche grazie all’ottimo lavoro di traduzione. Per aver cucito con un filo rosso una pluralità di autori internazionali dagli stili differenti, accomunati però dalla capacità di non sottovalutare ami i propri lettori”.

Una motivazione importante che rende onore a questi romanzi, a chi li scrive, a chi li sceglie per pubblicarli e ai ragazzi che li leggono.

Nel tempo ho avuto modo di scrivere di diverse di queste storie segnalandole per la loro qualità: FERMA COSI'di Nina Lacour,LE VARIAZIONI DI LUCY , TRACCE di Wendy Mills, FUGA IN SOFFITTAdi Coline Pierré, OPHELIA di Charlotte Gingras , LA SECONDA AVVENTURA di Simone Saccucci , LA SCELTA DI RUDI di Françoise Dargent BUIO di Patrick Bard e UN'ESTATE QUASI PERFETTA di Anne Percin.


mercoledì 16 settembre 2020

INNO ALLA LIBERTA' E ALLA FANTASIA


STORIA FUNAMBOLA

Chiara Ingrao – ill. Davide Aurilia

Edizioni Corsare, 2020. 52 p. - € 14,00

consigliato da 8 anni

Non si dovrebbe mai mettere una briglia ai sogni. Ne è convinta Eva, la zia di Stella. Ed è per questo che quando alla piccola viene l’idea di diventare una funambola, non fa commenti, come avrebbero fatto mamma e papà (ognuno per le proprie ragioni sarebbe stato contrario a questa aspirazione), ma le regala una scatola di lego senza figure da copiare sul coperchio. Così la fantasia di Stella si sprigiona: la piccola si mette al lavoro e costruisce una casa funambola, un palazzo altissimo tutto colorato senza scale ma pieno di funi con trapezi per spostarsi da un piano all’altro.

Questo è l’inizio della “Storia funambola” (Ed. Corsare) di Chiara Ingrao. Una storia “divergente”, libera da limiti e contro stereotipi e pregiudizi, ma anche contro le imposizioni insensate che a volte i genitori hanno sul futuro dei figli (che non vuole essere mancanza di rispetto per il loro ruolo).

Dalla costruzione di questa casa di lego, infatti, prende vita tutta una realtà “altra” nella quale, giocando, Stella realizza il suo sogno e diventa parte del suo gioco. La fantasia è libera di volare e attorno alla casa funambola succede di tutto. Da una scena all’altra, Stella entra in un modo magico popolato di personaggi particolari come la pastora, il vecchio della montagna, l’aquila reale. Ciò che le succede è una rocambolesca avventura che la porta persino a bordo di una nave di pirati. Il gioco, nel quale è immersa la ragazzina, diventa pretesto per sognare, per immaginare di essere, per provare a diventare tutto ciò che le passa per la testa: un volo con la fantasia, una passeggiata su una fune che porta verso il futuro.

La “Storia funambola” è una storia fatta di tanti “quadri” che si susseguono legati da un filo logico molto sottile, il filo del gioco delle associazioni su cui si basa l’impianto ludico inventato da Stella. La storia sembra strampalata, ma in realtà la sequenza delle situazioni ha un suo perché.

E’ una storia originale e, anche se il suo ritmo narrativo, qua e là presenta qualche calo facendole perdere un po’ in spontaneità, è una buona lettura. L’idea alla base di questo libro, infatti, è chiara e molto attuale nel dibattito sulle tematiche nei libri per i bambini. Una proposta da consigliare alle bambine e ai bambini che hanno da poco cominciato a leggere da soli con una certa facilità. Per questa “fase” di lettura, infatti, il mercato non offre molte pubblicazioni originali e di qualità ed è, quindi, importante segnalarne il più possibile per offrire alternative ai prodotti più commerciali.

Le illustrazioni di Davide Aurilia sono un altro punto di forza di questo libro. Si tratta di tavole che accompagnano la storia mettendone in evidenza una visione “altra” e completandone l’appeal che può avere sul lettore. Da segnalare in particolar modo il quadro iniziale con il funambolo sulla città, quello con il muro di mattoni davanti a cui si trova Stella quando “entra” nel gioco, e quello con la belva nel bosco nero, che altro non è che uno dei vecchi pupazzetti rotti e abbandonati da Stella.

Tra gli spunti che sottendono al sogno di Stella di diventare funambola, si può mettere in evidenza il tema dell’importanza del gioco “libero” per la crescita dei bambini. Il giocare a “far finta che ero”, il costruire cose con i lego o con qualsiasi altro materiale, anche di recupero, senza seguire uno schema imposto, l’usare oggetti o giocattoli predisposti per uno scopo, come se fossero qualcosa di completamente diverso, ma funzionale al gioco del momento, sono tutti processi mentali che stimolando la fantasia, assorbono completamente i bambini. In questo il gioco, come la lettura, sono palestre di situazioni e di emozioni: permettono ai piccoli di vivere esperienze, di entrare nei panni degli altri, di provare a risolvere momenti e circostanze dando loro un’evoluzione più o meno complessa.

Interessante, poi, anche se solo accennata, la figura della zia Eva che capisce al volo Stella e la asseconda, facendo da contrappunto alla rigidità dei suoi genitori. E’ importante che i ragazzini trovino tra gli adulti delle persone che stanno dalla loro parte incondizionatamente e sanno guidarli senza forzarli.

Appena accennati anche altri temi in questa storia sono quelli della “bambina ribelle” e della “vendetta dei giocattoli” rotti e abbandonati, temi più comuni e quindi più facili da riscontrare nelle pubblicazioni per i bambini.

mercoledì 9 settembre 2020

L'AMICIZIA DI ROCCO E ALFONSINO: UNA STORIA PER CHI?

Rocco l’allocco e Alfonsino il topino amici per la pelle

Robo & Mömo

Graphe.it, 2020 - 28 p. - € 11,90

consigliato da 4 anni

E’ una piccola storia di amicizia, quella di Rocco l’allocco e Alfonsino il topino: una storia dolce in cui si narra una semplice quotidianità fatta di giochi, di momenti di riposo a guardare il cielo, di merende insieme. Nessun evento rocambolesco, né effetti speciali.

Per questo è una storia adatta ai bambini più piccoli che amano trovare nei libri elementi che conoscono, momenti in cui ritrovano le loro esperienze.

Nel sito Libri e bambini, dietro cui ci sono gli stessi due autori (Robo, pseudonimo di Roberto Russo, e Mömo, Anna Fogarolo) e l’editore (Graphe.it), si può leggere come è nato questo libro. Anna Fogarolo scrive: “Dietro un libro c’è, o per lo meno dovrebbe esserci, sempre un progetto. (...). Stampare un libro è un rischio d’impresa, in questo caso dell’editore. Difficilmente il prodotto che teniamo tra le mani è nato “per sbaglio” o per “ispirazione divina”. Si parte da un’idea, ma riuscire a realizzarla è una faccenda molto complicata I libri per l’infanzia sottolineano ulteriormente questo processo. Se un romanzo deve la sua realizzazione principalmente all’autore, i libri per bambini sono dei veri e propri progetti a più mani, valutati, ponderati e adattati al loro giovane, ma non meno esigente, pubblico”.

Dopo anni di esperienza e centinaia di libri per bambini e albi illustrati visti, letti e commentati, posso tranquillamente affermare che è vero che lampo di genio e ispirazione (non divina) sono alla base e costituiscono gran parte delle migliori opere, anche di quelle per i piccoli. Ed è solo dopo che subentra lo studio e il progetto per la loro realizzazione, che, a sua volta, necessita di abilità artistica, sia letteraria sia di illustrazione e di grafica, e che non può prescindere dalla conoscenza profonda dei bambini nel target d’età di riferimento e del loro mondo, delle loro competenze, per rispettarli come lettori.

A questo proposito vi rimando ai vari post dedicati agli albi illustrati in questo blog a cominciare da "Una bella giornata inizia con una storia"

Rocco l’allocco e Alfonsino il topino amici per la pelle” non è un albo illustrato, ma un libro con le figure. Figure che solo in parte vengono incontro alle capacità di lettura dei bambini più piccoli che hanno bisogno di immagini ben definite, con poche (o meglio niente) sfumature e elementi molto chiari. Il fondo bianco e i contorni leggermente più scuri aiutano, ma solo alcune delle tavole che accompagnano la storia di Rocco e Alfonsino corrispondono in pieno a queste caratteristiche.

 

L’idea della carta ruvida per dare la possibilità ai bambini di “personalizzare” le pagine con i propri disegni (come si legge sulla copertina “un libro da sfogliare, leggere e scarabocchiare”), mi dà occasione anche per un’altra riflessione sulle pubblicazioni per bambini. Quando si compra un libro si dovrebbe essere convinti di comprare un libro: non un gioco, né un album da colorare e disegnare. L’offerta di prodotti “ibridi” in commercio è molto varia. Ciò, però, secondo me, toglie valore all’oggetto libro in sé: come se “solo” un libro non bastasse, e può veicolare un messaggio confuso a riguardo.

Certo questo libro potrà, però, dare soddisfazione ai bambini più grandini che cominciano a leggere da soli grazie alla scrittura in stampatello maiuscolo e ai caratteri molto grandi, nonché alle figure che li accompagnano e che, fino a quando le capacità di lettura non sono ben consolidate, sono molto importanti per alleggerire la fatica di leggere e farla diventare piacere di leggere.