mercoledì 24 novembre 2021

STORIA VERA DI UN RITORNO


Quattordici lupi

Catherine Barr con le illustrazioni di Jenni Desmond e la traduzione di Lucia Feoli

Editoriale Scienza, 2021,  48 p.

Età di riferimento per la lettura autonoma: 9 anni.

 

Un libro di divulgazione scientifica che si legge come un romanzo e appassiona come una storia d’avventura. Così si può definire “Quattordici lupi” scritto da Catherine Barr e illustrato da Jenni Desmond. Lo ha pubblicato Editoriale Scienza nella preziosa collana “A tutta scienza”.

Si tratta di una storia vera che racconta e spiega l’importanza della presenza dei grandi predatori, del lupo in questo caso specifico, per l’equilibrio dell’ecosistema di un territorio.

La storia inizia negli anni ‘30 del secolo scorso in America nel parco di Yellowstone, dove spariscono tutti i lupi, sterminati dai cacciatori per le pellicce e per difendere il bestiame. La loro dominante presenza costituiva il soggetto apice di un equilibrio naturale delicato e complesso e la loro scomparsa ne ha determinato un lento e progressivo cambiamento. Col passare del tempo, infatti, l’assenza di questo animale comincia ad avere delle conseguenze molto gravi sul territorio del parco. I waipiti, grandi cervi di quelle terre, senza il loro primo antagonista, hanno cominciato a diffondersi liberamente creando branchi sterminati che, brucando intensamente nuovi germogli e tutto ciò che trovavano sui loro passi, hanno fatto inaridire la terra e limitato la crescita degli alberi. La povertà, per non dire, l’assenza di vegetazione, ha condotto pian piano alla scomparsa di altri animali più o meno grandi, in un effetto a cascata che ha travolto uccelli, pesci, piccoli mammiferi e perfino orsi.

A distanza di anni, di fronte a questo disastro, l’uomo si è reso conto che bisognava ristabilire l’equilibrio naturale e lo ha fatto riportando nel 1995 i predatori nel parco. Dopo settanta anni e tante lotte burocratiche, i lupi sono tornati a casa, si sono insediati e adesso si vedono i risultati.

Questo libro racconta la storia dei primi lupi reintrodotti nel parco di Yellowstone e descrive il loro habitat, il loro modo di vivere, di riprodursi, di cacciare.

Protagonisti di questo libro non sono i lupi spaventosi delle fiabe, né i lupi positivamente ridicoli degli albi illustrati, sono i lupi veri, né buoni, né cattivi, animali selvatici predatori importanti per l’equilibrio naturale di un territorio. La storia di questi lupi è affascinante e scientificamente interessante e riesce a stupire il giovane lettore (ma anche il vecchio lettore) grazie alle tante informazioni e alla narrativa in cui sono presentate. Contribuiscono al valore di questo lavoro anche le raffinate e realistiche illustrazioni che accompagnano il testo.

Il fascino del lupo vero riempie le pagine con la magia selvaggia del suo essere forte, aggressivo e schivo e non si può non cogliere tutta la portata che ha la storia qui narrata, una storia che ai giorni nostri sempre più ci tocca da vicino.


I bambini lettori che hanno
amato “Lupinella. Vita di una lupa nei boschi delle Alpiscritto da Giuseppe Festa con il supporto scientifico del MUSE di Trento, pubblicato anch’esso da Editoriale Scienza, non potranno non apprezzare questo curato e intenso lavoro.

martedì 16 novembre 2021

REGIONE CHE VAI, MOSTRO CHE TROVI

Pico, Circe, i mostri di Bomarzo e altri esseri fantastici del Lazio

Giovanni Nucci con le illustrazioni di Andrea Calisi

Telos, 2021. 79 p.

Consigliato da 8 anni

Dopo i mostri di Liguria e Sicilia, la collana “147 mostro che parla! 7 mostri x 21 regioni italiane”, ideata e curata da Teresa Porcella per Telos Edizioni, si arricchisce di un nuovo volume dedicato ai mostri del Lazio. Lo ha scritto Giovanni Nucci e lo ha illustrato Andrea Calisi.

Il titolo “Pico, Circe, i mostri di Bomarzo e altri esseri fantastici del Lazio” campeggia su una bellissima copertina dai colori vividi e dal tratto originale che, aperta a doppia pagina in modo da vedere anche la quarta, rende subito al lettore l’idea dell’ambiente e dell’atmosfera delle storie che contiene.

Si tratta di sette storie dedicate a un mostro o a una creatura fantastica della regione Lazio, la cui leggenda viene attualizzata dalla narrazione attraverso il suo inserimento in una vicenda che riguarda un ragazzino dei giorni nostri che, in un modo o nell’altro, ci viene in contatto.

Queste storie, si basano su leggende e miti millenari, ma sono state completamente rielaborate e molto ben raccontate in chiave contemporanea con tono leggero e accattivante. In questo modo il loro contenuto “leggendario” entra nella vita dei personaggi attuali e mostra la sua universalità, diventando, allo stesso tempo, facilmente leggibile e comprensibile.

Le storie della maga Circe, del Serpente di Gaeta e di Beatrice Cenci, solo per indicarne alcune, risultano quindi particolarmente intriganti perché da una parte sono avvolte dal mistero che le leggende portano con sé e, dall’altra, entrano in diretta relazione con la normale “vita bambina” dei lettori fatta di gite scolastiche, di disparità in famiglia, di spiacevoli episodi di prepotenza a scuola e di notti insonni a casa dei nonni…

Contribuisce alla facilità di lettura la scelta della font ad alta leggibilità, la scrittura con colori diversi di parole più difficili o di interesse particolare per la narrazione e la disponibilità in rete della lettura della storia stessa ad alta voce da parte del suo autore, registrazione che si raggiunge facilmente attraverso il QR code presente in copertina.

Le illustrazioni di Andrea Calisi interpretano con tratto pesante e molto colorato la contemporaneità delle storie e donano concretezza alle figure. L’interpretazione iconica diventa veicolo di significato contribuendo a legare il mito, la leggenda alla quotidianità. Sono figure un po’ surreali, forse, ma che colpiscono l’occhio e attirano l’attenzione su dettagli importanti per la narrazione.

Al termine di ogni storia, una doppia pagina approfondisce in modo scherzoso la figura mostruosa o fantastica che ne è stata oggetto. La parte finale del libro invita poi i ragazzini a pensare a queste o a altre creature simili che conoscono e a inventare loro stessi una storia che le possa presentare.

Se vogliamo indicare un’età di lettura per i libri di questa collana, si può dire, con tutte le considerazioni che vanno fatte sull’età di proposta delle letture, che sono adatti per i bambini dai 7-8 anni e, in particolar modo sono rivolti, per (forse) maggior familiarità con le creature che ne sono protagoniste, ai bambini delle regioni di riferimento. Allo stesso modo, possono, però anche risultare interessanti per chi in quelle zone non vive e viene a scoprire nuove leggende, storie accattivanti e, soprattutto, nuovi mostri e crature misteriose

Per tutti queste storie possono costituire spunto per andare a visitare i posti citati e, chissà, incontrare di persona questi esseri.

Nella stessa collana sono stati pubblicati fino ad ora “Spirdi, spirdati, sirene e altri esseri fantastici della Sicilia” di Annamaria Piccione con le illustrazioni di Lucia Scuderi e “Barban, fate, tritoni e altri esseri fantastici della Liguria” di Anselmo Roveda con le illustrazioni di Giulia Pastorino, entrambi ascoltabili liberamente on-line partendo dal sito https://telosedizioni.it/ dell’editore Telos.


 

mercoledì 10 novembre 2021

LE EMOZIONI DI VIVERE

Un giorno una ragazza

Nic Cester con le illustrazioni di Richolly Rosazza

Kite, 2021. 32 p.

Consigliato da 7 anni

Un giorno una ragazza” (Kite Edizioni) è una storia senza tempo. Racconta della bambina fatta di tubi al neon e fili elettrici che salta la corda sul tetto di una vecchia fabbrica. Per tutti è simbolo di libertà e di luce, ma lei si sente prigioniera e sogna di essere come tutte le altre ragazze. Un giorno il suo sogno si avvera e, diventata una ragazza come le altre, si avventura nella vita reale. Vivere, però, è più difficile di quello che si era immaginata e nella sua tanto agognata libertà deve fare i conti con l’indifferenza delle persone, il dolore, la solitudine. Piano piano le sue aspettative si rapportano alle nuove esperienze e le emozioni che prova per la prima volta danno colore ai suoi giorni. La ragazza impara così che avere un cuore, un’anima, significa entrare in sintonia con le persone, riconoscere e affrontare i pensieri e i sentimenti propri e degli altri, mostrare empatia, essere resilienti, accettare impegni e farvi fronte, affrontare le sfide con atteggiamento positivo.

Questo nuovo lavoro proposto da Kite Edizioni è interessante per diversi aspetti.

Anche se dal punto di vista del contenuto l’argomento in generale della storia (senso della vita e libertà) è già stato oggetto di diversi libri, nuovo e originale è il pretesto narrativo per raccontarlo (l’insegna luminosa della bambina che, immobile nel suo saltare la corda, da sempre illumina le sere degli abitanti della città intorno alla fabbrica di aceto) e l’evoluzione che si verifica nella ragazzina che prende vita. E’ interessante, infatti, l’accostamento contrastante, e quindi inibitore, del triste bianco e nero della ragazza in carne ed ossa alla pienezza colorata della vita che la circonda. Ed è solo nel momento in cui lei prova per la prima volta un’emozione dopo l’altra e si commuove che inizia a ritrovare i suoi colori: l’empatia e la resilienza le ridanno il blu, la rabbia il rosso e la felicità il giallo. La sua triste figura bicolore acquista peso e rilevanza grazie al progressivo intervento dei colori che, in quanto corrispondenti alle varie emozioni, alla fine, la rendono “umana” come le altre persone che la circondano. Altro punto interessante è che la sua umanità si sviluppa prima grazie agli animali che incontra mentre solo alla fine ciò che ha imparato con loro (più immediati e spontanei delle persone) le permette di alzare lo sguardo e incrociare quello delle altre ragazze e altri ragazzi come lei.

Il testo, nato da un'idea di Nic Cester e poi arrangiato dall'editore, è curato e ricco dal punto di vista linguistico. Lessico e sintassi sostengono il significato intenso delle frasi e il testo acquisisce progressivamente sempre più peso. La scelta del passato remoto come tempo narrativo dona alla storia un’aurea quasi da mito, da leggenda e da essi, infatti, non si discosta molto per i contenuti e gli insegnamenti veicolati che, forse, se non esplicitamente espressi avrebbero reso il testo un po’ più leggero.

Altro punto di forza di questo lavoro e parte integrante della narrazione di questa storia sono le illustrazioni di Richolly Rosazza che ne ha saputo interpretare magistralmente sentimenti ed atmosfere. Il suo inconfondibile tratto, leggero nel segno come nei colori, dona alle figure un senso di evanescenza e alterità che non le strappa, però, dalla concretezza della situazione che stanno vivendo. La doppia tavola finale, sull’interno di copertina, con il sole all’orizzonte è simbolo di libertà e buon auspicio per le giornate positive che arriveranno dopo quelle difficili appena passate. Non c’è più, infatti, il cerchio luminoso al neon che si vede sull’altro interno di copertina, cerchio che obbligava la ragazza alla posizione di mera e fissa osservatrice.

Non può essere, infine, non notata l’auto-citazione dell’illustratore che, sul cartellone pubblicitario presente sull’autobus nelle prime pagine, riporta copertina e titolo di un altro albo da lui illustrato. Anche la posizione sul retro del bus che sta andando via non è sicuramente stata scelta a caso. “Legami” di Nadia Al Omari, infatti, racconta della complessità dei sentimenti e di come legarsi a qualcuno significhi anche volergli bene al punto da lasciare che si allontani, anche se ciò fa soffrire.

Il libro “Un giorno una ragazza” fa parte del progetto “The Skipping Girl” di Nic Cester, cantautore e musicista australiano di origini italiane, già cantante dei Jet e dei Jaded Hearts Club, che, attraverso questa storia, pensata per la sua bambina, ha voluto raccontare la visione che aveva della sua esistenza di uomo libero sì, ma condizionato da mille fili che gli impediscono vero movimento. La storia è accompagnata da un album di nove brani musicali originali dalle sonorità melanconiche che si possono sentire su YouTube inquadrando il Qrcode presente sul libro. Kite edizioni ha raccolto ed editato la storia e prodotto il libro con le illustrazioni di Richolly Rosazza. L’album è stato orchestrato da Enrico Gabrielli e suonato dall’Orchestra Italiana del Cinema negli studi Forum di Roma.

mercoledì 3 novembre 2021

APPARENZE

Giuliana Facchini

Ladra di jeans

Sinnos, 2021. 143 p.

Consigliato da 11 anni


L’amicizia può avere molte sfaccettature. Se le amiche sono due adolescenti, forse, ancora di più. La storia di Gemma e Padma, protagoniste di “Ladra di jeans” (Sinnos) ne può essere esempio. Gemma e Padma vanno a scuola insieme e diventano amiche, anche se non potrebbero essere più diverse tra loro sia fisicamente, sia culturalmente, sia mentalmente. Gemma è italiana, vive con i genitori e il fratello minore, è benestante, ha una corporatura robusta, non si piace e questo è per lei fonte di grande disagio che maschera abilmente col far finta che non le importi niente di niente. Padma è indiana e da poco vive in Italia con la sua famiglia, ha una sorella maggiore che già lavora, è brava a scuola, le piace leggere, ha un fisico meraviglioso. Di questo, però, lei non si cura: il suo impegno è tutto rivolto verso lo studio, la lettura e il riuscire a superare il panico che la assale ogni volta che si trova da sola in strada, soprattutto in zone affollate e dove non è mai stata.

Il legame tra le due nasce da un paio di jeans che la mamma di Padma prende dalla distribuzione di vestiti usati in parrocchia e che addosso a Padma sono perfetti. Quei jeans, però, appartenevano a Gemma la cui madre, a sua insaputa, ha riordinato l’armadio e eliminato i vestiti che non andavano più bene alla figlia.

La storia tra le due si sviluppa in un interessante gioco di relazione in cui elementi diversi continuano ad apparire o a sparire, scompigliando le ipotesi che il lettore progressivamente si fa nella mente su come la vicenda può svilupparsi.

Del tutto incomprensibili, all’inizio, sono le pagine con cui il libro si apre e che descrivono l’incendio di una cucina. Pian piano vengono poi presentati i personaggi e le situazioni che danno corpo alla storia, che qui, ovviamente, non vogliamo raccontare nel dettaglio.

Le protagoniste, Gemma e Padma, sono presentate in maniera esemplare. Sono due figure ben caratterizzate e che “prendono forma” con naturalezza nello sviluppo della storia che, a sua volta, è molto verosimile e non ha nulla di scontato.

Dal punto di vista formale, oltre a sottolineare l’utilizzo della font ad alta leggibilità, è molto interessante notare la suddivisione in capitoli, ciascuno dei quali associa un colore all’emozione che lo governa (es. Capitolo viola. Viola era la rabbia). In cinque parti, dal titolo “Gemma parte prima”, “Gemma parte seconda” …, la narrazione si sposta dalla terza alla prima persona e racconta i pensieri, le emozioni e i sentimenti di Gemma da dentro di lei, dal suo punto di vista.

E’ solo alla fine che tutti i pezzi del puzzle di questa storia vanno a posto e si chiariscono diversi aspetti: il tipo di amicizia tra le due ragazze, il secondo scopo di ogni agire di Gemma, l’incendio della cucina, chi era “la ladra di jeans”.

Il finale, però, è tutt’altro che chiaramente concluso. Anzi, si tratta di un finale molto aperto che il lettore può interpretare liberamente. Forse non è nemmeno un finale aperto a ogni possibilità, visto che si intravvede un epilogo un po’ inquietante, ma molto dipende dalle parti di chi prende il lettore, se quelle di Gemma o quelle di Padma. Di certo non si possono prendere le parti di entrambe e la discussione tra i lettori può svilupparsi in modo molto intenso con una ricchezza di temi e di considerazioni non indifferente.

Un libro sull’adolescenza, sul bisogno dei ragazzi e delle ragazze di trovare la propria identità, il proprio equilibrio, sull’accettazione della natura umana, sul rapporto con il proprio corpo e con il cibo, sull’amicizia, sui primi amori, sulle relazioni in casa, a scuola e tra compagni, sulla cattiveria che può svilupparsi tra i ragazzi che non è fine a se stessa, ma mira a colpire forte. Un libro duro in cui si sente anche l’odio.

Una notazione è doverosa anche per sottolineare come l’autrice sia riuscita ad inserire delle considerazioni molto interessanti riguardo all’uso della lingua italiana, alla sua evoluzione, al ruolo dei libri e delle storie per mantenere la lingua, per raccontare usi e costumi, e, allo stesso tempo, per accompagnarne lo sviluppo e il rinnovamento.