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giovedì 15 dicembre 2022

UNA FAVOLA NEL BOSCO DELLE FIABE

Eva Montanari

Più veloce di tutti

Kite Edizioni, 2022 – 36 p.

età 5+

La favola della lepre e della tartaruga la conoscono tutti. Forse qualcuno meno conosce il paradosso di Zenone. Sono due narrazioni cui non si può non pensare leggendo “Più veloce di tutti” di Eva Montanari pubblicato da Kite Edizioni. E’ la storia di una lepre che desidera dimostrare di essere l’essere vivente più veloce al mondo. Gareggiare senza avversari e senza nessuno che possa guardare la sfida, però, non le dà soddisfazione, né dimostra la sua capacità. Inutilmente cerca qualcuno alla sua altezza, ma solo una vecchia tartaruga accetta di correre con lei fino al limite del bosco. Pur convinta che si tratterà di vincere facile, la lepre inizia la sua corsa contro la tartaruga, ma lungo il cammino incontra diversi personaggi che la distraggono prima dicendo che vogliono anche loro accettare la sfida, e poi fermandosi poco più avanti, attirati da qualcosa che li interessa di più. Si tratta di un ranocchio, di un gatto, di un lupo, di due fratellini, di tre orsi e di una principessa. Quest’ultima, toccando un oggetto appuntito, cade addormentata e con lei tutti gli altri. Sentendosi stanca, anche la lepre decide di fare una pennichella, solo pochi minuti… . Nel frattempo, però, la tartaruga continua a camminare. E’ l’unica ad aver preso seriamente la gara e, soprattutto, ad essersi presa il tempo di osservare, andando piano, tutto ciò che succede in quel bosco. Inutile dire che, alla fine, è lei a vincere la competizione, mentre un principe che ha percorso pian piano tutte le pagine nascondendosi tra i disegni, dà la svolta finale a tutta la storia. Una storia nella storia.

Questo libro di Eva Montanari è geniale nel suo contenuto e perfetto nella sua realizzazione. Parole e illustrazioni si accompagnano in rara sintonia. Le parole sono dolci, delicate, attentamente scelte e organizzate sulla pagina, così come i disegni sono deliziosi, ricchi di particolari, tenui e sinuosi. Insieme portano il lettore nel magico mondo delle fiabe. Tra queste pagine chi già le conosce, può ritrovare, tra gli altri Cappuccetto Rosso, Hansel e Gretel, La Bella Addormentata nel Bosco, Il gatto con gli stivali … . Chi, invece, non conosce ancora le loro storie, fa con loro il primo approccio e incuriosito andrà sicuramente a leggersele (o a farsele leggere) per assaporarne la bellezza. Bellezza di cui, la lepre, non riesce a godere. Correndo tanto velocemente, infatti, non si accorge di ciò che succede intorno a lei e si perde tante occasioni.

Non penso di esagerare nell’interpretazione se dico che è come se l’autrice volesse suggerire che non incontrare le fiabe nel corso della vita significa perdere qualcosa di importante, di potente, di fondamentale. Le fiabe, sappiamo, rappresentano la vita. “Sono la vita”, diceva Calvino. Nelle fiabe, nella loro versione originale, troviamo l’essenza dell’esistenza umana, tanto nei suoi aspetti più dolci e piacevoli, tanto in quelli più truci, cruenti e dolorosi. E i bambini hanno bisogno di affrontare queste narrazioni, di trovare in esse strumenti per preparasi a diventare grandi. Le fiabe sono contenitori di vita, di emozioni, di situazioni, sono occasione di crescita. E’ per questo che piacciono sempre ai bambini (anche se spesso gli adulti gliele negano, soprattutto nelle versioni più vicine all’originale, o le snaturano modificandole …) ed è per questo che le parti per loro più interessanti, sia nei testi che nelle illustrazioni, sono sempre quelle più “forti”.

Più veloce di tutti” risulta essere, quindi, un albo illustrato di valore che, mentre da una parte riprende la morale della favola della lepre e della tartaruga, metafora dell’arrivismo e della velocità che caratterizza i nostri tempi, a scapito della scoperta di tanti tesori che solo andando piano si possono incontrare, catapulta in modo molto originale i lettori nel bosco delle fiabe, nel mondo fantastico di queste narrazioni ancestrali e del loro potere catartico.

Una lettura piacevole e molto arricchente che cattura ad ogni rilettura con nuovi particolari visivi e di significato di testo, spingendo a leggere e a rileggere queste pagine, abbandonandosi ogni volta alla meravigliosa esperienza di entrare e uscire dalle storie.

Eva Montanari ha più volte lavorato intorno alle fiabe come, per esempio, realizzando qualche anno fa “Indovina chi viene a cena?”, anch’esso pubblicato da Kite e di cui ho scritto qui.

 

sabato 19 febbraio 2022

ADDIO BIANCANEVE

Beatrice Alemagna

Addio Biancaneve

Topipittori, 2021. 96 p.

da 10 anni

Aprire il libro “Addio Biancaneve” di Beatrice Alemagna è come fare un doppio viaggio. Un viaggio all’interno della (presunta) nota fiaba di Biancaneve e un viaggio in una mostra d’arte contemporanea. In entrambi i casi un’esperienza estetica che prima incuriosisce, poi sconcerta e, infine, affascina. Uscire dalle piste del conosciuto, del normale, del politically correct è sempre una sfida per chi la fa, per chi la accoglie, per chi ci viene coinvolto suo malgrado. E il risultato può essere appagante, ma anche devastante.

 Prima di tutto descriviamo questo lavoro. Si tratta di un libro illustrato di grandi dimensioni rilegato a filo, tecnica che permette l’apertura completa delle pagine e quindi una visione delle tavole senza interruzioni, pieghe o parti seminascoste. Le grandi tavole dipinte ad olio si alternano alle pagine con il testo, nel rapporto uno a quattro: una doppia pagina di testo, quattro doppie pagine di tavole. Tra testo e immagini c’è una stretta relazione che, però, va scoperta memorizzando bene le parole prima di osservare le figure che le seguono. Come scrive chiaramente nell’introduzione l’autrice, l’idea è quella di raccontare la vera, violenta e crudele storia di Biancaneve, in prima persona dal punto di vista della regina cattiva, la matrigna, per entrare in profondità nella fiaba e scoprire la verità di chi fosse vittima e chi carnefice in quella vicenda.

La prima considerazione da fare è che questo libro illustrato non è per bambini o, perlomeno, per bambini troppo piccoli. Secondo punto: la fiaba di Biancaneve non è quella edulcorata di Walt Disney. Terzo: il punto di vista da cui è raccontata cambia una storia, a volte anche sostanzialmente.

Nonostante siano sempre proposte ai bambini, si sa che le fiabe non sono testi pensati per loro se considerati nella loro versione originale. Trasposizioni, adattamenti, riduzioni non sono le fiabe ed è per questo che vengono proposte ai piccoli. Beatrice Alemagna ci offre la fiaba di Biancaneve, se pur, come vedremo tra un po’, da un punto di vista diverso, nella versione originale come l’hanno raccolta e scritta i fratelli Grimm. Non troviamo, perciò, né simpatici nanetti, né bellissimi principi, né risvegli con baci, né matrigne costrette a vivere da streghe per il resto dei loro giorni. C’è una matrigna cattiva, c’è una ragazza che scappa nel bosco, ci sono dei nani lavoratori che se la ritrovano in casa e non sono all’inizio del tutto convinti della sua presenza. C’è una ragazza giovane più ingenua che buona, ci sono dei calzari di ferro roventi ai piedi della matrigna che la fanno morire tra le pene più terribili. Tutto questo narrato a parole e ripreso dalle tavole. Tavole intense, scure, violente e crudeli in cui nulla, o quasi, del malvagio è lasciato all’immaginazione. Violento anche il contrasto tra i colori scuri che le pervadono quasi tutte e quasi completamente e il colore arancione o fuxia fluo di alcuni particolari. Colori fluo che sono segno caratteristico degli ultimi lavori di Beatrice Alemagna, ma che non sono fine a se stessi nella composizione artistica. Servono a evidenziare il contrasto bene/male che pervade la fiaba, o a contrassegnare le contraddizioni di letture diverse dei singoli eventi, o a segnalare la presenza salvifica di elementi esterni “osservanti” che interpretano ciò che vedono. Sia i testi sia le tavole presentano una ricerca profonda di significati e di modi per esprimerli. 

 

 La riscrittura della fiaba dal punto di vista della matrigna, della regina gelosa della gioventù e della bellezza di Biancaneve, ha significato per l’Alemagna scandagliare l’idea di bene e di male che la fiaba contiene, evidenziare le paure, le inquietudini e il dramma che racconta insieme alla fantasia e alla magia con cui le racconta. Solo in questo modo si può comprendere o almeno dare un’interpretazione alla ferocia, all’animalesco, al terribile che l’animo umano può nasconderne. Facendo esperienza (diretta o di lettura) di questo aspetto scuro, si cresce. Ed è questo che le fiabe riescono a far fare. Le fiabe nella loro versione originale sono dense di terrore, crudeltà, paure e incubi. Ma, allo stesso modo, a tempo debito, offrono aiuto e vie di fuga. Cambiarle, semplificarle, alleggerirle non ha senso. Si devono proporle ai ragazzini in tutta la loro complessa e crudele verità.

 Per entrare meglio in questo lavoro di Beatrice Alemagna, vi consiglio la lettura dell’intervista sul blog dell’editore Topipittori, in cui l’artista racconta l’origine e lo sviluppo di questo suo libro. Leggendola si capiscono molte cose e molte cose si vedono con occhi diversi.


venerdì 9 luglio 2021

UN LIBRO DOUBLE FACE

Sandro Natalini

I tre porcellini

Giralangolo, 2021. 26 p.

Consigliato da 4 anni





Possiamo definire “I tre porcellini” di Sandro Natalini, pubblicato a giugno da Girlangolo, un libro double face: un leporello con la nota storia a parole da una parte e la sua versione in pittogrammi dall’altra.

Rosa e nero sono i due colori che raccontano con le figure l’avventura dei tre fratelli alle prese con l’attacco del lupo alle loro casette. Si tratta di una storia da seguire con gli occhi e con le dita lungo una lunga strada nera, seguendo la quale si vengono a conoscere pensieri (nei fumetti) e azioni dei maialini, fino alla brutta fine del lupo nel pentolone. Una frase all’inizio “C’era una volta ...”, tre onomatopee per i rumori nei punti fondamentali della narrazione “gnam-gnam”, “swoosh, swoosh” e “pluff”, e una frase alla fine “e vissero felici e contenti”. Il resto della storia è affidato al piccolo lettore che, facendosi letteralmente circondare dalle pagine del libro, trova infiniti dettagli da decifrare, interessanti disegni da osservare e simpatiche espressioni da esaminare. In questo è facilitato da una grafica pulita e essenziale che, pur implicando una buona capacità di osservazione, è, allo stesso tempo, molto efficace.

Sul retro, invece, un testo, apparentemente in disordine, racconta brevemente l’avventura dei tre porcellini utilizzando una bella font rotonda a dimensioni diverse per tante parole scelte con cura e con altrettanta attenzione posizionate sul foglio.

Un lavoro interessante dal punto di vista grafico, piacevole da leggere e da guardare con i bambini, sorprendente nel suo insieme. La rivisitazione della fiaba risulta qui fresca e moderna. L’assenza delle parole non la rende “muta”, anzi rafforza l’ironia contenuta nelle figure e segna un nuovo punto a favore dell’inesauribile fonte di stimoli narrativi ed emotivi che sono le fiabe. L’uso dei pittogrammi, invece, la rende fruibile trasversalmente dai bambini che ancora non sanno leggere e dai bambini più grandi con difficoltà di lettura, ma che riescono a narrare la storia partendo dalle immagini.

Dopo “Cappuccetto Rosso”, uscito nella versione leporello a pittogrammi, sempre per Giralangolo nel 2019 e vincitore quell’anno del Premio Andersen per il “miglior libro fatto ad arte”, quale sarà la nuova fiaba che Girlangolo ci proporrà nel progetto di Sandro Natalini “Le fiabe in pittogrammi”? La attendiamo con impazienza.

sabato 10 aprile 2021

Rivisitazioni: IL BERRETTO ROSSO

Agostino Traini

Il berretto rosso

Il Castoro, 2021 – 56 p.

Consigliato da 4 anni

 

 

 

 

Giocare con le storie, rivisitare le fiabe, soprattutto quelle classiche, è un’attività molto comune nei percorsi di promozione alla lettura. Attività suggerita dall’intuizione di grandi maestri come fu, per esempio, Gianni Rodari, ma anche da tanti autori e illustratori per bambini che, giocando con le narrazioni più famose, creano dei racconti nuovi, divertenti, ironici, a volte spiazzanti, a volte irriverenti. 

 

Una tra le fiabe più “rielaborate”, “modificate”, “reinventate” è Cappuccetto Rosso. La storia è famosissima e i suoi personaggi si prestano bene a diventare o caricature di se stessi, o protagonisti di storie diverse che, però, contengono una miriade di rimandi più o meno espliciti alla versione originale. Non tutte le rivisitazioni riescono sempre bene, alcune, però, sono dei piccoli gioielli, come, per esempio, “Il berretto rosso” di Agostino Traini. Lo ha da poco ripubblicato Il Castoro che in realtà, lo aveva già avuto in passato nel suo catalogo.

Si tratta di una storia divertente, ricca di umorismo e ben congegnata. Tra le sue pagine ci sono tutti gli elementi della nota fiaba: un bosco, una nonna, un lupo, una bambina, un cappello/cappuccio rosso. Ciò che Agostino Traini ne ha fatto con le parole e le immagini, però, è una storia completamente diversa da quella che ci si aspetta: la nonna è una persona sportivissima che non riesce a stare ferma, finché un giorno volando con il parapendio non è finita in un laghetto e si è presa un forte raffreddore che l’ha costretta a letto. La sua nipotina, che in queste pagine si chiama Gelsomina, la va a trovare indossando il suo amatissimo berretto rosso che non toglie mai, neanche sotto la doccia. Il lupo è innamorato di una lupa-principessa e, per fare colpo su di lei, segue il consiglio di una cornacchia che gli ha suggerito di vestirsi bene e di indossare un bel cappello. Vedendo passare Gelsomina nel bosco, il lupo pensa che il suo berretto rosso possa essere perfetto, e, furbo com’è, riesce a venirne in possesso, anche se Gelsomina non si lascia ingannare facilmente. E’ così che …

Non raccontiamo il finale. Lasciamo la sorpresa a chi vorrà andare a leggersi questo bel libro illustrato ironico e fantasioso che racconta una storia “diversa” di una bambina, una nonna, un lupo e un berretto rosso. Anche la tecnica di narrazione è “alternativa”: tanti piccoli riquadri illustrati ad acquerello accompagnati dal testo posto sotto di loro come una didascalia, così che le pagine ricordano un po’ quelle dei fumetti o dei graphic novel e riproducono il loro particolare ritmo narrativo.

 

domenica 24 gennaio 2021

Nuove edizioni, nuove traduzioni (4): ATTENTI ALLE RAGAZZE


 Attenti alle ragazze

Tony Blundell con la traduzione di Laura Bernaschi

Barbagianni Editore, 2020. 40 p. - (prima edizione italiana Emme 2002, traduzione di Laura Pelaschiar)

Consigliato da 4 anni

Attenti alle ragazze” è un libro perfetto per la lettura ad alta voce. Diverte chi legge, ma soprattutto chi ascolta.

E’ la storia di un lupo affamato che bussa alla porta di una bambina pensando di mangiarsela in un boccone. La ragazzina, invece, è molto più furba di quanto lui pensi e si prende gioco di lui facendolo ritornare più volte (e sempre più stanco e affamato) alla sua porta con richieste diverse e la promessa che, una volta soddisfatte, sarebbe stato ammesso in casa. Ciò, ovviamente, non succede, anzi … e se si alzano gli occhi al cielo in una notte di luna piena è forse ancora possibile vedere quel lupo che vola attaccato per la coda ad un fascio di palloncini.




Due sono le caratteristiche principali di questo albo illustrato, classico moderno nelle proposte per i piccoli. Da una parte è una delle tante reinterpretazioni della fiaba di “Cappuccetto Rosso”. Qui l’ironia e l’irriverente comicità dell’autore trasformano la bambina in una pestifera ragazzina che con la sua furbizia mette a dura prova la pazienza del lupo finché lo scredita completamente agli occhi dei piccoli lettori. Le situazioni della fiaba tradizionale sono completamente ribaltate e attaccano gli stereotipi del lupo furbo e cattivo e della bambina ingenua.

Dall’altra tecnicamente si tratta di un albo illustrato costruito con perfetto equlibrio narrativo tra testo e illustrazioni. Il ritmo della storia è scandito dalla disposizione delle illustrazioni sulla pagina con il susseguirsi delle varie situazioni e delle varie azioni che il lupo spasmodicamente cerca di mettere in atto per arrivare a mangiare la bambina.

Questo albo illustrato è stato ripubblicato da Il Barbagianni nel 2020 con una nuova traduzione a cura di Laura Bernaschi. Rinnovata, ma non stravolta, nel testo, questa nuova edizione ha mantenuto intatte le illustrazioni che pian piano stanno acquisendo un tono un po’ rétro ma non per questo sono meno efficaci e divertenti. Con i loro tantissimi dettagli sanno interpretare con ironia tutto ciò che il testo non dice. E’ come se rappresentassero la parte “non verbale” della comunicazione: attraverso le illustrazioni il lettore percepisce la rabbia, la delusione e l’esasperazione del lupo, la preoccupazione quasi isterica del cagnolino Rexi e la flemmatica sicurezza della ragazzina.

Il titolo originale è Beware of Girls.


Tony Blundell con la traduzione di Laura Bernaschi

Attenti alle ragazze

Barbagianni Editore, 2020. 40 p. - (prima edizione italiana Emme 2002)

Consigliato da 4 anni

lunedì 4 maggio 2020

DI SPADA E DI PAROLA

HAI LA MIA PAROLA

Patrizia Rinaldi
Sinnos, 2020. 218 p. - € 14,00


Avventura e fiaba si mescolano in “Hai la mia parola” l’ultimo lavoro di Patrizia Rinaldi edito da Sinnos nella collana Zona Franca ad alta leggibilità. Avventura, perché la storia di Nera e Mariagabriela è intrisa di perfidi inganni, fughe rocambolesche, incontri inaspettati e fuorvianti travestimenti. Fiaba, perché fiabesco è il tempo e il luogo lontano in cui tutto si svolge, perché ci sono due sorelle che si vogliono bene, una avida matrigna che le vuole dividere, un ricco signorotto crudele e tante buone persone pronte ad aiutare le ragazze nel superare la prova loro imposta. Non poteva, poi, mancare un lieto fine ricco di speranza.
Mariagabriela e Nera sono due sorelle molto diverse tra loro: una bella e dolce, l’altra zoppa e ribelle. La bellezza mancata di Nera è compensata dalla sua capacità di usare le parole, di leggere, scrivere e raccontare. La sventura colpisce la bella Mariagabriela che viene praticamente comprata dal lussurioso Visconte padrone del castello del borgo. Nera non può accettare il destino dell’amata sorella venduta dalla matrigna, e quando le viene fatto credere che Mariagabriela è riuscita a fuggire, anche lei parte di nascosto per cercarla con l’aiuto del fidato amico Michelino. La storia è lunga e complessa, piena di colpi di scena, ingiustizie e ritorsioni. Ma anche di coraggio, di amore, di speranza, di rispetto e di amicizia.
Anche se alla fine le due sorelle si riuniscono, l’evoluzione di questo romanzo e il suo finale non sono scontati. Lasciamo al lettore il piacere di arrivare in fondo a questa vicenda in cui spada e parole feriscono e difendono allo stesso modo e insieme rimettono in ordine il mondo.
Divisa in tre parti formate rispettivamente da ventuno brevi capitoli, uno per ogni lettera dell’alfabeto cui corrisponde una parola significativa, la storia, ambientata nella Sardegna del ‘700, ha un ritmo ben sostenuto dall’inizio alla fine e si distingue per un vocabolario ricco e ricercato. Diversamente non poteva essere, visto che uno dei temi principali che emergono è quello del potere consolatorio, ma anche del potere di attacco e di difesa, delle parole e della narrazione di storie: imparare a leggere e a scrivere, conoscere molte parole e saperle usare bene, diventa base per l’emancipazione di Nera, dei bambini cui fa da maestra, e per esteso, di ogni persona.
Il punto di vista del romanzo è quello di Nera che racconta a Mariagabriela, a vicenda finita, ciò che è successo dopo che il Visconte l’ha voluta a palazzo. Molti ed espliciti sono i riferimenti valoriali alla rettitudine delle persone, al rispetto della vita degli altri, al diritto che ognuno ha di riscattare la propria esistenza, alla bontà che ripaga di ogni angheria.
Mi mi convince un po’ meno la scelta di una scrittura prevalentemente paratattica, fatta di molte frasi brevi. La bellezza della lingua italiana sta anche nella sua complessità che, senza cadere nell’esercizio di stile o in un incomprensibile insieme contorto, si manifesta, quando ben sostenuta, in belle frasi scorrevoli lunghe e articolate. E’ vero che la lingua evolve, che la nostra è molto influenzata dal contesto in cui viviamo e che adesso si tende ad un italiano più più veloce e più semplice. Senza essere puristi, però, bisogna considerare che lingua scritta e lingua parlata non sono la stessa cosa. Credo che il valore di un bel libro, di una bella storia, sia dato anche dall’adesione alle caratteristiche della lingua con cui è raccontata e che questo contribuisca a fare la differenza quando si parla di letteratura.

Ciò non toglie che “Hai la mia parola” sia un libro che molto può dire ai suoi lettori, a vari livelli.

Patrizia Rinaldi
HAI LA MIA PAROLA
Sinnos, 2020. 218 p. - € 14,00
consigliato da 12 anni