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mercoledì 29 aprile 2020

CHE NOIA!

Niente da fare

Silvia Borando
Minibombo, 2020 – [44 p.]

Di una semplicità geniale, sorprendente e disarmante: queste potrebbero essere le parole da usare per descrivere i libri di Silvia Borando. Che abbiano le parole (poche di solito) o no, come “Niente da fare”, sono sempre una sorpresa. Il tratto grafico è inconfondibile, lineare, pulito, poveramente ricco di dettagli: nulla in più di quanto serve perché le figure siano chiare, facilmente leggibili, comunicative, ma non sciatte o banali. I pochi colori sono abilmente utilizzati “a macchia” per i particolari più interessanti, decisivi, però, per lo sviluppo della narrazione. Aspetto fondamentale della tecnica narrativa è, poi, il gioco con lo “spazio fisico” delle pagine, interpretato come spazio reale della storia. Elementi importanti sono quindi i bordi delle pagine, la rilegatura centrale e il movimento delle figure a cavallo di questi. Altrettanto importante per lo sviluppo coerente della storia è la perfetta padronanza della cosiddetta “grammatica” delle figure, per cui movimenti, azioni ed emozioni dei personaggi sono tutti resi attraverso piccoli segni grafici, la perfetta posizione delle figure nello spazio e la loro studiata direzionalità.
Le storie di Silvia Borando sono accattivanti, perché in poche pagine creano situazioni che sanno trattenere il lettore per vedere cosa succede e alla fine si risolvono sempre in modo ironico, divertente, intelligente.

 Questa descrizione generale calza a pennello a “Niente da fare”, libro senza parole pubblicato a febbraio da Minibombo. Il protagonista, infatti, si trova in mezzo al nulla della pagina bianca, niente e nessuno intorno a lui. Che noia! Non sa cosa fare. Improvvisamente, girando la pagina, davanti a lui compare un grande sasso: che bello, ci sale sopra e alza le braccia in segno di vittoria. La gioia, però, dura poco: il sasso non è un sasso, ma una tartaruga gigante che, sentendo il peso del bambino, si alza scocciata e se ne va, facendolo cadere. Di nuovo una pagina bianca davanti al bambino: che noia! Ma ecco sulla seguente un albero. Idea: che divertente aggrapparsi ai rami più bassi e dondolare! Non è d’accordo, però, l’alce che, spostandosi dall’albero, rivela che i rami in realtà sono le sue corna. Così il nostro protagonista è ancora solo sulla pagina bianca e via via, passando sulle pagine seguenti troverà altre cose interessanti: un fiore rosa, una pallina rossa, un cavallo e, infine, una porta scura. Tutto questo, però, si rivela essere qualcosa di diverso da ciò che il bambino pensa. Scoprire ciò che quegli oggetti sono veramente, è sempre più divertente, almeno per chi sta leggendo il libro. Non può mancare l’inaspettato ribaltamento finale di tutta la storia, perché quando in giro non c’è niente da fare … qualcosa da fare prima o poi salta fuori! 
 
Questa storia racconta una tipica situazione bambina: le pagine bianche sono paragonabili al tempo vuoto (di solito poco per i bambini dei nostri giorni, tranne che in questo periodo di emergenza Covid-19) di un ragazzino che, finiti i compiti o fatto tutto quello che poteva interessargli, non sa cosa fare e non ha nessuno con cui prendere nuove iniziative.
E’ noioso stare senza giocare, perciò, tipicamente bambino è anche l’uso della fantasia per trasformare oggetti quotidiani in interessanti giochi nuovi.
Capita a tutti, poi, grandi e bambini, di sbagliare e di confondere una cosa per un’altra: su questo scambio ruota tutta la storia del bambino con la maglietta a righe, già protagonista di “un altro libro senza parole di Silvia Borando, “Il libro tutto bianco”, pubblicato, sempre da Minibombo qualche anno fa.
Per concludere è interessante notare che il libr non ha frontespizio ma la storia inizia subito sugli interni di copertina e termina sulla quarta, come se la vicenda non finisse lì, ma avesse un possibile ulteriore sviluppo. Attenzione, infatti, alla pallina!

Silvia Borando
Niente da fare
Minibombo, 2020 – [44 p.] - € 12,90
consigliato da 3 anni