Alessandra Lazzarin
Un gioco da ragazze
Orecchio Acerbo, 2020. 36 p.
Consigliato da 4 anni
Tanto si legge e si sente riguardo il gioco, il gioco libero, il gioco all’aperto e l’importanza della fantasia in questa “attività bambina”. Giocare a “far finta che ero”, immedesimarsi in personaggi diversi da se stessi, interpretare situazioni e dialoghi, interagire con altri bambini e risolvere insieme le più diverse questioni, sono i punti cardine del gioco “buono” che fa crescere, il gioco che non conosce limiti e imposizioni di regole o contesti strutturati. Gli adulti di oggi hanno nostalgia di questo tipo di gioco e l’impressione è che i bambini adesso non abbiano più così tante occasioni di dedicarvisi, impegnati come sono in mille altre attività che riempiono gran parte del loro tempo. Per fortuna non è così, o, almeno, per molti bambini non lo è: la grande risorsa dell’infanzia è quella di riuscire a cogliere anche i minimi momenti, anche gli input più sottili per creare un mondo, per liberare l’immaginazione. Forse i bambini non possono fare questo sempre, forse non possono farlo a lungo, forse rischiano di perdere questa loro grande e importante capacità perché non opportunamente sostenuta e incentivata. Certo è che per crescere bene è fondamentale poter giocare e farlo bene.
Giocare in libertà non è un problema per le tre bambine protagoniste di “Un gioco da ragazze” di Alessandra Lazzarin pubblicato da Orecchio Acerbo. Si tratta di due gemelline e una cuginetta che hanno la fortuna non solo di avere una nonna da andare a trovare, ma di avere una nonna con un grande giardino dove possono giocare liberamente. Sulle pagine di questo albo di grandi dimensioni prende vita il mondo fantastico che le tre bimbe riescono a creare in autunno e in estate: un bosco pieno di animali selvatici, un mare da solcare a bordo di una barca a vela, la pista di un circo, la giungla rigogliosa regno di tigri e serpenti, una pista da go-kart e la schiena di una balena in mezzo all’oceano. Questi mondi fantastici sono frutto della loro immaginazione e nella realtà corrispondono a un prato pieno di foglie gialle dell’autunno, allo stenditoio con le lenzuola stese ad asciugare nel vento, all’erba dove fare le capriole, alle siepi fitte di arbusti intorno al giardino, alla stradina percorsa in bici e alle tinozze da bucato piene di acqua. I mondi fantastici si alternano sulle pagine agli ambienti reali in un gioco intrecciato di realtà e fantasia dove non c’è posto per la noia. E’ come se fossero necessari due livelli per sviluppare la narrazione, per far convergere sullo stesso piano ciò che gli adulti vedono e ciò che, invece, crea la fantasia delle bambine.
Uno sviluppo naturale di mondi che si intrecciano tra loro dal momento in cui le piccole scendono dalla macchina al momento in cui ci risalgono per tornare a casa. Nemmeno in macchina, però, la realtà ha il sopravvento al cento per cento e segno ne è la lunga coda a righe che sbuca dal finestrino.
“Quando si fa sera, si torna a casa” sono le ultime tra le pochissime parole che troviamo in questo libro e il saluto “Ciao nonna!”, una chiosa che sembra mettere fine alla storia (che storia veramente non è). Sembra. Perchè bisogna girare anche l’ultima pagina per scoprire che “… quello dell’immaginazione, non è un gioco da ragazzi!”Scopo di questo albo illustrato leggero ed evocativo come la tecnica dell’acquerello utilizzata dall’autrice, non è certo opporre la capacità immaginativa delle bambine a quella dei bambini. Alessandra Lazzarin ha qui dipinto le sue due bambine, la loro cuginetta e il loro vivere con fantasia il giardino della nonna: un mondo d’infanzia al femminile dolce e affettuoso che, fissato sulla carta, non rischia di venir dimenticato.
Questa proposta di Orecchio Acerbo è un albo illustrato da guardare con i bambini perché è divertente scoprire insieme ciò che le bambine riescono a immaginare, ed è interessante lasciare loro interpretare le due immagini presenti in copertina. Ma è anche un libro per i grandi, da sfogliare da soli per ricordare con nostalgia la spensieratezza e il divertimento di un pomeriggio di libertà in un giardino all’aperto.
Impossibile, a questo punto, non ricordare un altro bellissimo lavoro dedicato al gioco, all’immaginazione, a un pomeriggio apparentemente “vuoto” perché non organizzato: Un grande giorno di niente di Beatrice Alemagna, pubblicato da Topipittori nel 2016. Ne ho scritto qui
Beatrice Alemagna
Un grande giorno di niente
Topipittori, 2016 – 48 p.
Consigliato da 5 anni
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