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venerdì 1 dicembre 2023

Strumenti del mestiere: Leggere “IO E PEPPER” alla luce di ALFABETO ALEMAGNA.


Hamelin (cur.)

Alfabeto Alemagna

Topipittori, 2023.


Beatrice Alemagna

Io e Pepper

Topipittori, 203. 48 p.

Età +7

 

Nella rubrica “Letto per voi” sul settimanale Vita Trentina ho presentato e commentato brevemente “Io e Pepper” di Beatrice Alemagna. Questo è il link.

Qui desidero tornare qui su alcuni aspetti di quel libro alla luce di “Alfabeto Alemagna”, interessante pubblicazione che Hamelin ha curato e Topipittori ha pubblicato per condividere l’esperienza che è stata la creazione della mostra “Le cose preziose. L’ostinata ricerca di Beatrice Alemagna”, realizzata in occasione di Bologna Children’s Book Fair e Boom! Crescere con i libri 2023. Una sorta di dizionario che offre in maniera alternativa una lettura dell’intera poetica di questa autrice e illustratrice, tenendo traccia dei fili visibili e invisibili che legano i suoi lavori.

In “Io e Pepper” si riconoscono chiaramente gli elementi narrativi e artistici corrispondenti ai seguenti lemmi di questo alfabeto tanto fantastico quanto reale.

ABBRACCIO. Iniziamo con un una parola che prende potenza nel finale di “Io e Pepper”. Qui non si tratta di un abbraccio tra persone, ma dell’abbraccio tra l’Io protagonista e la sua nuova amica cagnolina. Nella poetica di Beatrice Alemanga, come scrive Emilio Varrà, a proposito di questo lemma, l’abbraccio incarna la fisicità in un “contatto fisico, nel desiderio di far aderire il più possibile il corpo a quello dell’altro, di sentire la pressione e il calore dell’altro. Una sorta di tuffo o di stato immersivo, perché quella dell’abbraccio, più che un’azione, sembra una condizione: il ritorno a un pura fusionalità, a uno stato originario. (…) Più ancora che di un ritorno a casa dopo l’avventura, è il segnale del primo riconoscimento di una casa, dell’aver trovato il proprio posto” (p. 9). E qui l’Io bambina trova la sua nuova dimensione con la sua nuova amica cagnolina, Perlina. E’ un abbraccio che segna il punto di chiusura della storia di Io con Pepper e l’inizio di chissà quali nuove avventure.

ANIMALI. - “(…) gli animali popolano le tavole e le storie di Beatrice Alemagna fin dagli esordi, rappresentando un fil rouge persistente e profondo nella sua poetica. Ora sono protagonisti indiscussi del racconto, ora personaggi secondari che rappresentano tuttavia interlocutori fondamentali dei protagonisti, trampolini di lancio per improvvise prese di coscienza e vettori del cambiamento” (p. 15). L’arrivo della cagnolina Perlina segna per l’Io narrante il coronamento di un sogno e, allo stesso tempo, l’inizio di una nuova fase della sua giovane vita. Non per nulla il colore fluo della cagnolina è esattamente uguale a quello della crosta Pepper e dei capelli della bambina. Tre punti di un triangolo che trova completamento. Dal momento in cui la bambina era piccola e piangeva per essersi fatta male, alla bambina che si sente grande, o, almeno diversa da prima, perché adesso, finalmente, ha un cagnolino tutto suo.

DISGUSTO – “C’è tantissimo disgusto nei miei libri , sai che me ne sono accorta da poco? C’è sempre una persona disgustata ” (p. 61), scrive Beatrice Alemagna e così in “Io e Pepper”: “La crosta mi è venuta, ma non era mica bella. Sembrava cuocere lentamente sul mio ginocchio. Come un hamburger: ma non di quelli da mangiare”… . Ogni commento è superfluo.


ESTERNI/INTERNI
– “La dialettica tra spazi interni ed esterni è un elemento chiave nella poetica di Beatrice Alemagna” (p. 63), scrive Martino Negri (…) “Nei suoi albi gli spazi – siano essi interieurs domestici o esterni – non sono mai fondali, ma qualcosa di intimamente necessario alla logica del racconto, meditato a lungo e costruito con attenzione, veri e propri personaggi – potremmo dire – co-protagonisti del racconto”. (p. 64). Anche in “Io e Pepper” dentro e fuori, interno ed esterno hanno un ruolo fondamentale nella narrazione. Come di solito accade, anche qui il fuori è il luogo dell’avventura, dello sconosciuto, della scoperta e il dentro è il luogo della calma, della cura, del conosciuto che dà sicurezza (ma anche noia, talvolta). L’Io bambina si fa male fuori casa e dentro casa viene consolata e curata dal papà. Fuori, in città con la mamma, chiede quanto ci vorrà prima che la crosta si stacchi, ma è dentro, in casa, che la mamma mette la crema per velocizzare la guarigione. Fuori, al parco, la bambina litiga con la la crosta che non vuole cadere, dentro, a casa della nonna, aspetta di guarire …. Tutto il libro è una continua dialettica tra dentro e fuori, spazi che non sono in opposizione, ma si compenetrano dando completezza alla narrazione.

INFANZIA – In “Io e Pepper” troviamo un perfetto esempio di quella che Giordana Piccinini elenca come terza diramazione in cui si declina il termine infanzia nell’opera di Beatrice Alemagna, e cioè “l’infanzia che si incarna in personaggio e che traduce in azione quella che per una certa parte della produzione di Alemagna riusciva a porsi solo come domanda” (p. 87) La domanda è il titolo del suo famoso “Che cos’è un bambino?”. Di questa forma di infanzia è testimonianza Io e Pepper”, in cui, come in altre recenti pubblicazioni, la narrazione è in prima e non in terza persona, per cui la focalizzazione narrativa non è esterna, ma interna e così il punto di vista. In queste storie sono le e i protagonisti a prendere il timone e a governare i testi come le azioni, a fondere in un’unica soluzione il corpo e la voce, le parole e le figure” (p. 88).

POSTURE – In “Alfabeto Alemagna” il commento a questo lemma da pagina 114 a pagina -117 è completamente delegato a quattro tavole di schizzi tratti dallo Sketchbook 2019 e dallo Sketchbook 2016 dell’autrice. Le pagine in cui l’Io narratore di “Io e Pepper” osserva le croste degli altri bambini, paragonandole alla sua, “So bene che tutti i bambini hanno delle croste, anche molto strane, e brutte, ma la mia era la peggiore di tutti”, rimandano direttamente a questo tipo di analisi e realizzazione grafica. Allo stesso tempo tutte le posizioni che la bambina assume nel corso della narrazione, se messe insieme, rappresenterebbero il risultato finale di altri schizzi di prova. Certo è che l’abilità di Beatrice Alemagna di rappresentare i bambini e le posizioni tipiche che assumono è veramente profonda. Al vederle, i bambini ci si riconoscono, gli adulti le riconoscono, ricordano e sorridono.

TEXTURESNel libro stampato la materialità delle tecniche utilizzate – il suo spessore, la lucentezza, la grana – scompare dietro il processo di riproduzione che livella tutti i volumi o le irregolarità sullo stesso piano. Il libro offre una superficie piana, liscia, che appiattisce tutta la ricchezza plastica contenuta nella materia utilizzata dagli illustratori. Fra loro alcuni ritengonoche il vero originale sia il libro stampato e utilizzano le tecniche per avvicinarsi il più possibile a questo dato. Altri, al contrario, cercano, nonostante tutto, di trasmettere qualcosa della materialità del loro medium, forzando lo schermo piatto della pagina. Beatrice Alemagna è una di queste.” (p. 151). Così scrive Sophie Van der Linden nella descrizione di questo lemma e questo è ciò che chiaramente si osserva nei libri di Beatrice Alemagna, anche nella loro evoluzione. Anche in “Io e Pepper” si percepisce la texture materica delle sue immagini in cui pastelli e matita mantengono le caratteristiche del loro tratto: le illustrazioni risultano quindi ruvide, dal tratto irregolare, un po’ spezzettato. Aprendo le pagine l’impulso è quello di passare con le dita sulle figure, toccarle per coglierne direttamente col tatto la corposità, lo spessore, la consistenza. Se si guarda, per esempio, la doppia pagina che ritrae la nonna, l’idea chiaramente è quella di un golfino morbido, del fieno ruvido, del tetto freddo di lamiera. Tutto ha il suo peso, la sua definizione.

Leggendo e osservando i libri di Beatrice Alemagna in ordine di creazione e pubblicazione, si percepisce chiaramente l’evoluzione del suo stile, della sua poetica, della sua narrazione e si coglie il filo che li accomuna. Rimane ferma, però, in tutti, l’idea che il mondo bambino è un mondo a sé e così deve rimanere e in quanto tale deve essere rispettato. Di fronte a questo l’indubbio valore artistico dei suoi linguaggi e tutto ciò che se ne può dire, passa in secondo piano ed emerge la profonda sensibilità che l’autrice ha nel raccontare l’infanzia in tutte le sue sfaccettature.

e.v. 01.12.2023

Hamelin (cur.)

Alfabeto Alemagna

Topipittori, 2023.

 

Beatrice Alemagna

Io e Pepper

Topipittori, 203. 48 p.

Età +7

giovedì 23 febbraio 2023

DELLA VITA E DELLA MORTE

Piangi cuore, ma …

Glenn Ringtved e Charlotte Pardi (ill.) con la traduzione di Claudia Valeria Letizia

Orecchio Acerbo, 2023 -

Età: 7+

I grandi temi sono presenti nei libri per i bambini. Da sempre. Ogni tanto in opere edulcorate, fuorvianti e riduttive, sia del testo sia dei lettori, a volte in opere didascaliche e molto pragmatiche ad uso soprattutto degli adulti che vogliono un libro su un tema specifico per “trattarlo” con i bambini, altre volte, per fortuna, in opere ispirate e “centrate” capaci di entrare nell’argomento difficile senza falsità, senza pretesa di spiegazioni a tutti i costi, ma presentando, mostrando, avvicinando con onestà il tema attraverso di solito una storia di qualità piacevole da leggere.

E’ questo il caso di “Piangi cuore, ma …” di Glenn Ringtved e Charlotte Pardi.

La storia racconta di quattro bambini seduti a tavola con una figura lugubre dal mantello nero, mentre di sopra nel suo letto, la loro nonna sta male. La figura scura è la morte ed è venuta a prendere la nonna. Pensando che la morte debba andarsene prima del giorno, i bambini la trattengono in cucina con del caffè perché si faccia tardi e debba scappare senza portarsi via la nonna. La morte capisce l’intento dei piccoli e con una storia lieve e delicata spiega loro come e perché la morte fa parte della vita e il perché è importante che assieme alla gioia e alla felicità, le persone provino anche il dolore e la tristezza. I bambini capiscono in modo diverso la storia raccontata dalla morte, ma tutti sono convinti che abbia ragione. Così la figura scura si allontana dalla finestra con l’anima della nonna lasciando un vento leggero che muove la tenda. Adesso ogni volta che le tende si muovono per l’aria che entra i piccoli sentono la carezza della nonna e ricordano la consolazione che la morte ha in fondo dato loro prima di andarsene sussurrando le parole “piangi cuore, ma non ti spezzare”. 

 

 

Leggendo queste pagine, non si può non pensare al bellissimo “I pani d’oro della vecchina” pubblicato nel 2012 da Topipittori, scritto da Annamaria Gozzi e illustrato da Violeta Lopiz. Un’altra storia che affronta il tema della morte, oggi quasi tabù quando si parla di materiali per bambini. Lo fa in modo poetico, senza dramma: la morte arriva perché deve arrivare, naturalmente e senza portare alcuna paura. Un giorno alla porta di una vecchina bussa un’ospite inattesa: un’ombra scura che vorrebbe portarsela via. Ma, non è il momento: la vecchietta, abile pasticcera deve preparare i dolci di Natale, che nessuno sa fare meglio di lei. L’ombra si indispettisce, poi però ne mette in bocca uno, poi un altro... e si accorge di non aver mai assaggiato niente di simile. Così la protagonista non fugge al suo destino, semplicemente allunga un po’ il tempo per arrivare al momento giusto per andare. Qualcosa di più qui: I pani d'oro della vecchina

 

Piangi cuore, ma …

Glenn Ringtved e Charlotte Pardi (ill.) con la traduzione di Claudia Valeria Letizia

Orecchio Acerbo, 2023 -

Età: 7+


I pani d’oro della vecchina

Annamaria Gozzi e Violeta Lopiz (ill.)

Topipittori, 2012 – 32 p.

Età: 7+


giovedì 19 gennaio 2023

STELLE PER NON DIMENTICARE

Il ladro di stelle

Sebastiano Ruiz Mignone con le illustrazioni di Giulia Rosa Cardia

Valentina Edizioni, 2019. 40 p.

Età 7+

E’ giocato sull’innocenza, la sincerità e l’entusiasmo dei bambini il libro illustrato “Il ladro di stelle” di Sebastiano Ruiz Mignone Ed. Valentina. Una storia di amicizia tra due ragazzini che si vogliono bene e che un destino crudele finirà con unire per sempre.

Andrea e David vanno a scuola insieme e amano disegnare cieli stellati. Sono sicuri che un giorno diventeranno “studiosi” di stelle e andranno a vederle in cielo da vicino. Andrea è figlio di un industriale tedesco ed ha tutto quello che può volere un ragazzino della sua età. David viene da una famiglia di modeste possibilità, ma non per questo è meno felice del suo amico. La loro storia diventa drammatica il giorno in cui cominciano a comparire sul petto di molte persone (non di tutte) stelle di stoffa cucite con ago e filo. Anche David ne ha una, Andrea, invece, no: ha solo quelle che disegna lui che, se pur bellissime, sono “solo” di carta. Nessuno gli spiega perché lui non può averne una di stoffa. Un giorno, pur consapevole di fare qualcosa di sbagliato, Andrea strappa dal cappotto di David la stella e se la appunta sul suo. Non si rende conto che così facendo non cambia il destino di David, ma cambierà profondamente il suo.

Una storia triste con un finale che arriva diritto al cuore e colpisce come un

pugno. Una storia che con levità narra ai bambini ciò che è stato durante il Nazismo senza nasconderne la crudeltà. Sebastiano Ruiz Mignone ha saputo trovare le parole giuste per raccontarla senza edulcorare troppo i fatti., così come efficaci sono le illustrazioni di Giulia Rosa Cardia che le accompagnano. Ai bambini non si deve negare la verità, né la realtà. Si deve cercare di offrirgliela nel modo più adatto possibile.

Tanti gli elementi nel testo e nelle illustrazioni di questa storia che la rendono adatta per parlare dell’Olocausto anche con i ragazzini più grandi: si accenna, per esempoio, alle fabbriche tedesche molto attive in tempo di guerra, ai discorsi del Führer, alle radio economiche costruite perché in ogni casa arrivassero questi discorsi, gli indottrinamenti a scuola.

Una storia che racconta il peso della Storia e la difficoltà per i bambini (ma non solo) a capire ciò che stava succedendo e, soprattutto, perché.

Una storia importante come tutte quelle che raccontano il dramma della Shoha in un periodo, come il nostro dove assistiamo quotidianamente a episodi di violenza, di odio, di provocazioni attraverso parole e immagini che dalla TV e dai social in Internet bombardano tutti, bambini e ragazzi compresi. E’ dovere di tutti e per tutti cercare di far emergere, invece, fatti e parole di gentilezza e di rispetto, perché tutti possano capire e ricordare. Solo così tante cose, forse, possono non accadere più.

La Memoria è l’unico vaccino contro l’indifferenza(Liliana Segre)

Un’unica nota, puntigliosa, a quella che forse è una svista nella stesura della storia. Il nome del protagonista, Andrea, ragazzino tedesco. In realtà Andrea nei paesi germanici è un nome femminile. Forse la scelta poteva cadere diversamente.

 

mercoledì 23 marzo 2022

ACCONTENTARSI


Davide Calì – Sébastien Mourrain ill.

Top Car. L’oggetto del desiderio

Kite Edizioni, 2022 – 40 p.

Età: +7


Forza della pubblicità, voglia di avere sempre qualcosa di più, illusione del facile guadagno, superiorità dell’apparire rispetto all’essere, sacrificio del proprio tempo e del proprio io sull’altare di un capriccio.

Sono questi i temi principali che emergono dalla lettura dell’albo illustrato “Top Car” di Davide Calì con le illustrazioni di Sébastien Mourrain recentemente pubblicato da Kite. Un albo particolare che coglie con chirurgica perfezione sia di testo sia di immagini uno degli aspetti forse più negativi che caratterizzano parte della nostra società: l’insoddisfazione materiale.

In poche parole è la storia di Jacques che guida da anni una semplice utilitaria, piccola, economica, che lo porta dappertutto. Sulla strada verso il lavoro, però, vede ogni giorno la pubblicità dell’auto “Venus” il top tra le auto del momento. Un mezzo veloce, elegante, appariscente, che piace alle ragazze. Jacques se la sogna anche di notte, ma per comprarla col suo stipendio dovrebbe pagare rate fino a 93 anni. Così incomincia a pensare come fare per avere più soldi a disposizione: giocare? no. Scommettere? no. Rubare? no. Un doppio lavoro potrebbe essere la soluzione. Costruire modellini a casa nel tempo libero gli sembra un’ottima idea. Ed è così che Jacques mette da parte il denaro che gli serve per l’auto, sacrificando tutto il suo tempo, le sue energie, la sua vita. Finalmente la Venus è sua, ma uscendo dalla concessionaria … .

Questo albo illustrato è caratterizzato da una linea molto pulita che dà corpo alle figure e tratteggia il testo in una font ampia e leggera, perfettamente in equilibrio con la narrazione lineare che si sviluppa senza strepiti o sussurri. La sequenzialità di ragionamento e di azione di Jacques per raggiungere il suo obiettivo è disarmante, così come “ossessivo” è il suo rimurginare sull’oggetto del suo desiderio che riempie i suoi pensieri e i suoi sogni.

Interessante, infine, la scelta di non identificare il costo delle auto di lusso con una valuta precisa. Il loro valore è espresso in “zup”, ovviamente non a cifra tonda, probabile simbolo universale di tutto ciò con cui gli spot pubblicitari allettano le persone, creando falsi bisogni.

Come in molti albi illustrati di qualità, anche per questo, è fondamentale non fermare la lettura all’ultima pagina, ma osservare anche la copertina. La quarta di copertina nello specifico, dove l’illustratore, sicuramente d’accordo con l’autore, scocca il colpo finale per creare il senso completo della storia dando al lettore la possibilità di chiudere il ragionamento. Jcaques si allontana fischiettando felice in bicicletta portando nel cestino il fedele gattino che è stato testimone di tutta la vicenda.

Un albo per bambini dai 7-8 anni e per tutti i grandi insoddisfatti che desiderano sempre di più.

 

domenica 23 gennaio 2022

I BAMBINI E LE STORIE, INSIEME CON LA BELLEZZA, SALVERANNO IL MONDO

Stinson Katy con le illustrazioni di Lafrance Marie e la traduzione di Alessandro Perrone Capuano

La Signora dei libri. Una storia ispirata allo straordinario lavoro di Jella Lepman

Lapis, 2022. 32.p.

da 7 anni

Quella di Jella Lepman è una storia che ha dello straordinario. Ciò che ha fatto per i bambini tedeschi del secondo dopoguerra e a cascata per tutti i bambini del mondo è stato di una portata immensa. Jella ha capito che a loro non bastava il pane, avevano bisogno anche di cibo per la mente e su questo ha basato il suo lavoro quando nel 1945 è rientrata in Germania (in quanto di origine ebraica era fuggita in Inghilterra all’inizio della guerra) ed è stata incaricata di assistere i bambini tedeschi nella costruzione del loro futuro. Il nocciolo della storia di Jella Lepman costituisce la trama di “La Signora dei libri” (Lapis). Racconta di due fratellini, Anneliese e Peter, che in giro per la città di Monaco ridotta in macerie dalla guerra, stanno cercando qualcosa da mangiare quando vedono una fila di persone fuori da un edificio. Nella desolazione delle strade con le case distrutte e la disperazione delle persone che hanno perso tutto, immaginano che tutti fossero lì in coda per la distribuzione di qualcosa e si mettono anche loro ad aspettare il loro turno. Arrivati alla porta entrano in un grande salone pieno di bambini, di adulti e, soprattutto, di tanti bei libri illustrati scritti in tante lingue diverse e pieni di figure colorate. Per fortuna per guardare le figure non serve capire le parole e i piccoli si lasciano affascinare da ciò che vedono, immaginando storie magnifiche. Alla piccola Anneliese ritornano in mente le storie che prima della guerra suo papà le leggeva e i libri che andavano a prendere in biblioteca. Adesso non ci sono più né papà né la biblioteca. Peter è attratto in modo particolare da un libro con la storia di un elefante con la cravatta. E’ Babar, ma lui non lo sa ancora. Vorrebbe che sua sorella gli leggesse la storia, ma lei non ne è capace, perché non sa leggere in francese, la lingua in cui è scritto. Tutti i libri, infatti, sono in lingua originale perché Jella Lepmann ha chiesto agli editori di libri per ragazzi di tutto il mondo di mandare qualche libro per realizzare non solo una mostra, ma un progetto di sostegno per i bambini. In questa sala una signora parla con altri adulti e legge le storie ai bambini traducendole direttamente in tedesco: è lei, è Jella. Anneliese e Peter non vorrebbero più allontanarsi e quando tutti sono andati via, vorrebbero almeno portare un libro con sé. Ma non si può, i libri sono solo in mostra. … Le storie, però, girano a lungo nella testa e nei sogni dei piccoli: Heidi, Pippi Calzelunghe, Il toro Ferdinand, … . 

Parole chiare precise, dolci, pacate e avvolgenti come le eleganti figure che le accompagnano per una storia che molto ha da dire ai bambini, ma anche agli adulti. Grazie alle note in fondo al libro, i grandi possono riflettere su quanto devastante sia stata la guerra sulle menti e sui cuori dei bambini, su come Jella Lepmann abbia saputo smuovere mezzo mondo per creare la mostra dei libri per bambini con opere da diversi paesi, su ciò che le storie possono rappresentare per i piccoli di ogni tempo, sul potere e il valore delle storie, della fantasia, dell’immaginazione, della bellezza, su … . La seconda guerra mondiale è appena finita, dure sono le sue conseguenze su tutti. In questa storia, però, la tragedia rimane sullo sfondo e l’attenzione è focalizzata sul pensiero positivo della rinascita a partire dai bambini e dai libri. Un libro pieno di speranza nei bambini, negli adulti che pensano a loro (e ce ne sono tanti), nelle storie come importante diversivo e fonte di svago, ma anche come fonte di pensiero, arricchimento per la mente. Parole per far pensiero, per creare linguaggio, per esprimere idee ed emozioni. Storie per vivere esperienze nuove, per affrontare la dura quotidianità.

Da questa mostra internazionale itinerante di libri per bambini, nel secondo dopoguerra è nata a Monaco la Internationale Jugendbibliothek, la più importante biblioteca internazionale per ragazzi. Jella Lepmann è stata anche la fondatrice di IBBY (International Board on Books for Young People) associazione che promuove la conoscenza del libro di qualità per i più giovani.

Cominciamo dai bambini a rimettere a posto questo mondo tutto sottosopra. Saranno loro a indicare agli adulti la via da percorrere.” (Jella Lepman - 1945)

Della Internationale Jugendbibliothek ho scritto quiqui 

La storia di Jella Lapman è raccontata agli adulti in “Un ponte di libri” (Sinnos), di cui ho scritto qui

mercoledì 10 novembre 2021

LE EMOZIONI DI VIVERE

Un giorno una ragazza

Nic Cester con le illustrazioni di Richolly Rosazza

Kite, 2021. 32 p.

Consigliato da 7 anni

Un giorno una ragazza” (Kite Edizioni) è una storia senza tempo. Racconta della bambina fatta di tubi al neon e fili elettrici che salta la corda sul tetto di una vecchia fabbrica. Per tutti è simbolo di libertà e di luce, ma lei si sente prigioniera e sogna di essere come tutte le altre ragazze. Un giorno il suo sogno si avvera e, diventata una ragazza come le altre, si avventura nella vita reale. Vivere, però, è più difficile di quello che si era immaginata e nella sua tanto agognata libertà deve fare i conti con l’indifferenza delle persone, il dolore, la solitudine. Piano piano le sue aspettative si rapportano alle nuove esperienze e le emozioni che prova per la prima volta danno colore ai suoi giorni. La ragazza impara così che avere un cuore, un’anima, significa entrare in sintonia con le persone, riconoscere e affrontare i pensieri e i sentimenti propri e degli altri, mostrare empatia, essere resilienti, accettare impegni e farvi fronte, affrontare le sfide con atteggiamento positivo.

Questo nuovo lavoro proposto da Kite Edizioni è interessante per diversi aspetti.

Anche se dal punto di vista del contenuto l’argomento in generale della storia (senso della vita e libertà) è già stato oggetto di diversi libri, nuovo e originale è il pretesto narrativo per raccontarlo (l’insegna luminosa della bambina che, immobile nel suo saltare la corda, da sempre illumina le sere degli abitanti della città intorno alla fabbrica di aceto) e l’evoluzione che si verifica nella ragazzina che prende vita. E’ interessante, infatti, l’accostamento contrastante, e quindi inibitore, del triste bianco e nero della ragazza in carne ed ossa alla pienezza colorata della vita che la circonda. Ed è solo nel momento in cui lei prova per la prima volta un’emozione dopo l’altra e si commuove che inizia a ritrovare i suoi colori: l’empatia e la resilienza le ridanno il blu, la rabbia il rosso e la felicità il giallo. La sua triste figura bicolore acquista peso e rilevanza grazie al progressivo intervento dei colori che, in quanto corrispondenti alle varie emozioni, alla fine, la rendono “umana” come le altre persone che la circondano. Altro punto interessante è che la sua umanità si sviluppa prima grazie agli animali che incontra mentre solo alla fine ciò che ha imparato con loro (più immediati e spontanei delle persone) le permette di alzare lo sguardo e incrociare quello delle altre ragazze e altri ragazzi come lei.

Il testo, nato da un'idea di Nic Cester e poi arrangiato dall'editore, è curato e ricco dal punto di vista linguistico. Lessico e sintassi sostengono il significato intenso delle frasi e il testo acquisisce progressivamente sempre più peso. La scelta del passato remoto come tempo narrativo dona alla storia un’aurea quasi da mito, da leggenda e da essi, infatti, non si discosta molto per i contenuti e gli insegnamenti veicolati che, forse, se non esplicitamente espressi avrebbero reso il testo un po’ più leggero.

Altro punto di forza di questo lavoro e parte integrante della narrazione di questa storia sono le illustrazioni di Richolly Rosazza che ne ha saputo interpretare magistralmente sentimenti ed atmosfere. Il suo inconfondibile tratto, leggero nel segno come nei colori, dona alle figure un senso di evanescenza e alterità che non le strappa, però, dalla concretezza della situazione che stanno vivendo. La doppia tavola finale, sull’interno di copertina, con il sole all’orizzonte è simbolo di libertà e buon auspicio per le giornate positive che arriveranno dopo quelle difficili appena passate. Non c’è più, infatti, il cerchio luminoso al neon che si vede sull’altro interno di copertina, cerchio che obbligava la ragazza alla posizione di mera e fissa osservatrice.

Non può essere, infine, non notata l’auto-citazione dell’illustratore che, sul cartellone pubblicitario presente sull’autobus nelle prime pagine, riporta copertina e titolo di un altro albo da lui illustrato. Anche la posizione sul retro del bus che sta andando via non è sicuramente stata scelta a caso. “Legami” di Nadia Al Omari, infatti, racconta della complessità dei sentimenti e di come legarsi a qualcuno significhi anche volergli bene al punto da lasciare che si allontani, anche se ciò fa soffrire.

Il libro “Un giorno una ragazza” fa parte del progetto “The Skipping Girl” di Nic Cester, cantautore e musicista australiano di origini italiane, già cantante dei Jet e dei Jaded Hearts Club, che, attraverso questa storia, pensata per la sua bambina, ha voluto raccontare la visione che aveva della sua esistenza di uomo libero sì, ma condizionato da mille fili che gli impediscono vero movimento. La storia è accompagnata da un album di nove brani musicali originali dalle sonorità melanconiche che si possono sentire su YouTube inquadrando il Qrcode presente sul libro. Kite edizioni ha raccolto ed editato la storia e prodotto il libro con le illustrazioni di Richolly Rosazza. L’album è stato orchestrato da Enrico Gabrielli e suonato dall’Orchestra Italiana del Cinema negli studi Forum di Roma.