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venerdì 30 maggio 2025

E' LO STESSO LIBRO, MA NON SEMBREREBBE - Pinguino - Camelozampa. (Nuove edizioni, nuove traduzioni - 5)

Polly Dunbar

Pinguino

Camelozampa, 2021. [40] p. ill.

Età 3+


In questi giorni facendo delle ricerche bibliografiche per i vari progetti che sto seguendo, mi è capitato di leggere “Pinguino”, un albo di Polly Dunbar e nella mia mente è subito nata un’associazione con una storia che ricordavo simile. Incuriosita ho cercato di trovare l’altro libro e ho scoperto che questa stessa vicenda del bambino Ben che ha ricevuto un pinguino in regalo, era stata pubblicata da Mondadori nel 2008 con il titolo “Perchè non parli?”.

Confrontare le due versioni è stato per me inevitabile e mi ha dato modo di fare
alcune riflessioni sull’importanza del “vestito” di un libro (titolo e copertina) e la differenza che possono fare la traduzione e la forma linguistica in un libro.

La storia è la stessa: Ben è felice per aver ricevuto in regalo Pinguino. Pinguino, però, non dice una parola e rimane impassibile davanti a tutti i tentativi del bambino di farlo reagire: smorfie, balletti, la verticale, un lancio nello spazio … niente smuove Pinguino. Quando, però, Ben viene mangiato da un leone, Pinguino tira fuori la sua grinta, a modo suo, racconta tutto quello che è successo e la storia finisce con tutta la dolcezza di un abbraccio.

Procedendo al confronto, posso dire che, prima di tutto, il titolo “Perchè non parli?” fornisce fin da subito una linea di lettura con un’idea ben precisa da cui partire. Molto più aperto e neutro è l’approccio suggerito dal semplice “Pinguino” come titolo (che, tra il resto, è anche il titolo della versione originale inglese) che mette il lettore in piena libertà di avvicinarsi alla storia con le più ampie ipotesi su ciò che potrà trovare. La domanda, “Perchè non parli?”, inoltre, mette fin da subito in opposizione il bambino e l’uccello, come se quest’ultimo debba per forza comportarsi come Ben vuole, e, nello specifico, reagire come un essere umano. Questo atteggiamento, secondo me, è anche sottolineato dall’immagine in copertina che nella versione della Mondadori mostra Ben che, contrariato dal mutismo dell’animale, fa la linguaccia a Pinguino. Attonita, invece, l’espressione di Pinguino sulla copertina che ha scelto Camelozampa, la stessa dell’edizione inglese.


Anche nelle due traduzioni si trovano delle differenze che mettono in evidenza, a parer mio, una sorta di conduzione nell’interpretazione per quanto riguarda l’edizione del 2008, rispetto a quella più recente. La traduzione di Sara Saorin è più “pulita”, essenziale, senza i giri di parole, gli avverbi e i molti “ma” (congiunzione avversativa) che, in diversi punti, appesantiscono quella di Alessandra Orcese. Ed è soprattutto la presenza di questi elementi, apparentemente tanto superflui quanto fuorvianti, che, a mio parere, influenza il tono della narrazione, rendendolo didascalico, e forse anche svilente nei confronti del lettore.

Per esempio:

- “A che cosa giochiamo?” gli domandò subito dopo. Ma Pinguino non rispose.

vs.

- “A cosa giochiamo? disse Ben. Pinguino non disse niente.


- Che c’è, non sai parlare?” gli chiese Ben. Ma, di nuovo, Pinguino non disse nulla.

vs.

- “Non sai parlare?” disse Ben. Pinguino non disse niente.


- Ben perse la pazienza: prima diede uno spintone a Pinguino, poi gli fece una pernacchia. Ma Pinguino non fece una piega.

vs.

- Allora Ben spinse Pinguino e fece una pernacchia a Pinguino. Pinguino non disse niente.


- Andò a finire che il leone, infastidito da tutto quel chiasso, si mangiò Ben.

vs.

- Leone mangiò Ben perché faceva troppo rumore.

A dire il vero, non avendo sottomano la versione originale in inglese, non posso
dire quale traduzione sia più fedele (anche se scommetterei su quella di Camelozampa). Sta di fatto, comunque, che l’effetto della lettura dei due libri cambia e, a mio parere, non di poco.

Concludendo, “Pinguino” è un classico contemporaneo per bambini che, all’uscita nel 2007, Kirkus Review (autorevole rivista americana di recensioni) ha descritto così: "Visivamente, le contorsioni di Ben e l'aplomb del Leone rimandano al primo Sendak. Sebbene all'inizio non sia chiaro se l'immutabile Pinguino sia un peluche, un animale domestico o qualcosa di completamente diverso, i bambini sapranno, al più tardi alla fine della storia, che questo uccello è un amico".

Una storia di amicizia che racconta di come i bambini (e non solo) proiettano sugli altri ciò che si aspettano da loro e questo a volte crea conflitti e difficoltà nei rapporti.

Una storia che anche dopo tanti anni cattura ancora con la magia dell'immaginazione, fa sorridere e scalda il cuore e, in questa nuova traduzione, ancora di più. Perchè lo sappiamo, i libri belli non invecchiano e, anche se loro sono datati, i bambini, per fortuna, sono sempre nuovi.

Polly Dunbar

Pinguino

Camelozampa, 2021. [40] p. ill.

Età 3+


Polly Dunbar

Perchè non parli?

Mondadori, 2008. [40] p. ill.

Età 3+

 

domenica 11 maggio 2025

QUELLO CHE ABBIAMO GIA' - Verso - Kite


Amin Hassanzadeh Sharif

Verso

Kite, 2025. [32] p. ill.

Età 7+


In una non precisata località un gruppo di animali antropomorfi si lamenta della propria vita: c’è chi è stanco del lavoro, chi del traffico, chi del mangiare le stesse cose nello stesso ristorante, chi non sopporta più la burocrazia. Un giorno, proprio quando il sindaco sta per ricevere l’ennesima telefonata di lamentele, un’astronave atterra in città. Di colore rosso e accompagnata da una musica accattivante, la navicella invita tutti a salire a bordo per raggiungere un pianeta lontano. Carichi di aspettative per un’esistenza migliore e semplificata dalla tecnologia, gli animali salgono e si accomodano all’interno. Il viaggio dura alcuni giorni. Quando l’astronave si ferma, tutti si accalcano per vedere dove sono arrivati e, all’aprirsi delle porte, rimangono senza fiato. Quale realtà nuova li sta per accogliere? In realtà nessun nuovo pianeta, ma il loro stesso, come era una volta, più pulito, verde e rigoglioso. Non potevano aspettarsi niente di meglio.

Cosa possiamo leggere tra le righe di questa storia ricca di rimandi alle narrazioni orwelliane e al biblico episodio dell’Arca di Noé?

Possiamo leggerci la vita delle persone costretta da mille limitazioni, lo stress della quotidianità che molti, spesso, si autoimpongono, le routine noiose che inibiscono la libertà personale. Ma possiamo anche leggerci l’antidoto a tutto ciò, il ritorno ad una vita più semplice e tranquilla in stretto rapporto con la natura. Possiamo leggerci l’importanza del saper gestire il progresso e di non dimenticare la naturalità. Possiamo leggerci l’ottusità in cui le persone spesso si trovano a vivere senza rendersi conto che un’esistenza migliore è possibile: un mondo pulito e naturale c’è già, basta prendersene cura, rispettarlo, valorizzarlo e tornarci a viverlo in pienezza.

Una storia molto stimolante in perfetta linea con uno dei principali filoni che ha caratterizzato la Fiera Internazionale del Libro per Ragazzi di Bologna di quest’anno: il tema della sostenibilità, declinato su diversi focus tra cui, appunto, l’ambiente e la valorizzazione di una vita in armonia con sé e col creato.

Una storia dai vari livelli di lettura, ricca di metafore e simboli da riconoscere e da interpretare, e, perciò, adatta a lettori diversi.

Un libro ricco anche per le illustrazioni che attentamente completano il racconto creandone non solo l’ambientazione e l’atmosfera, ma contribuendo con colori e dettagli al contenuto stesso. Osservando gli animali e le loro espressioni si percepisce chiaramente l’evoluzione che subiscono nel passaggio dalla prima alla seconda parte della narrazione fino ad arrivare all’interessante ultima doppia pagina in cui ogni elemento che afferisce alla società umana è eliminato e le bestie corrono libere come puri animali in una foresta rigogliosa.

Per completare il quadro non dimentichiamoci di osservare anche copertina, quarta di copertina ed interni, che, come sempre negli albi illustrati di qualità, sono parte integrante, insieme con il titolo, della narrazione.

Di questo autore è da ricordare anche il bellissimo L’albero azzurroedito anch’esso da Kite e di cui ho scritto su Vita Trentina. 

Amin Hassanzadeh Sharif

Verso

Kite, 2025. [32] p. ill.

Età 7+



Amin Hassanzadeh Sharif

L’albero azzurro

Kite, 2015. [32] p. ill.

Età 6+

 

venerdì 21 marzo 2025

QUALCHE VOLTA SI CADE - Provaci ancora, cucciolo - Terre di Mezzo


Randall de Sève, Kate Gardiner (ill.), Gioia Sartori (trad.)

Provaci ancora, cucciolo.

Terre di Mezzo, 2025. 40 p.

Età 3+


Mamma orso è rannicchiata tra i rami di un albero e sgranocchia una succosa prugna viola. Dal basso, il piccolo la guarda con desiderio, preoccupato di graffiarsi le zampe e di urtare il naso; soprattutto, il piccolo ha paura di cadere a terra. Alla fine l'orsetto cade, “può capitare. E va bene lo stesso”.

Una sana verità di vita.

Il piccolo lettore che sente questa storia e osserva le illustrazioni, comprende rapidamente il gioco di alternanza, tra i tentennamenti dell’orsetto e le risposte incoraggianti di mamma orsa e indovina subito ogni passo successivo, ipotizzando, assieme al protagonista che la risposta della madre non varierà molto. E da questo entrambi i cuccioli (l’orso e il bambino) prendono coraggio.
Il testo, che si limita al dialogo tra mamma e cucciolo, non lo dice, ma le immagini mostrano che piccolo orso sta progressivamente superando le sue apprensioni e si avvicina sempre più alle prugne. E il frutto, descritto con aggettivi sempre più intensi (maturo, succoso, profumato, ...) ad ogni pagina appare più appetitoso.

Randall De Sève ritrae sapientemente mamma orsa come un'amorevole genitore che, con saggezza e incoraggiamento, guida il piccolo orso dall'alto, pur lasciandogli la libertà di commettere errori e di essere anche un po' maltrattato lungo il cammino. E ciò che segue è una gustosa ricompensa: il piccolo orso ottiene la sua prugna viola.

Le illustrazioni di Kate Gardiner rispecchiano la morbida eleganza del testo con una tavolozza tenue piena di violetto lavanda, marrone chiaro e marrone intenso. Gli orsi sono disegnati in modo semplice ma espressivo, come, per esempio, dove l’orsetto è ritratto con le orecchie all'indietro mentre inizia ad arrampicarsi.

Una bella storia di genitorialità e di infanzia, di come spianare la strada senza appianarla.

Un albo illustrato semplice ma estremamente efficace. La tranquilla sicurezza della mamma è contagiosa e non sorprende vedere il suo piccolo superare una paura dopo l'altra.

Un libro morbido e tenero per bambini piccoli, perché sì, crescere significa rischiare, affrontare le paure e superare i propri limiti. I piccoli lo fanno ogni giorno, anche se sanno che a volte si può cadere.

In chiusura una considerazione sulla traduzione del titolo che non vuole essere una sterile critica, ma uno spunto di riflessione.

Il titolo originale di questo libro è “Sometimes we fall” che viene offerto in italiano con Provaci ancora, cucciolo”. Questa versione, secondo me, cambia il punto di vista sulla narrazione. Nella versione inglese il focus è sulla possibilità che ognuno ha di cadere, di fallire, in quella italiana è sull’invito a tentare di nuovo. La narrazione assume, quindi, una portata diversa che nel titolo italiano mette in mano al cucciolo la possibilità di riuscirci, se continuerà a provare, mentre in quello inglese sembra esserci maggiore accettazione che si può anche fallire. Una sottigliezza? Forse.


Randall de Sève, Kate Gardiner (ill.), Gioia Sartori (trad.)

Provaci ancora, cucciolo.

Terre di Mezzo, 2025. 40 p.

Età 3+

giovedì 2 gennaio 2025

LA MAGIA DEI NONNI - Kate che voleva diventare un nonno - Sinnos

Kate, la bambina che voleva diventare un nonno

Signe Viska, Elina Braslina (ill.)

Sinnos, 2024. 36 p.

Età 5+

Si sa che il rapporto tra nonni e nipoti è sempre speciale. Il nonno è una figura affascinante che, raffrontato al genitore, di solito ha per il bambino un impatto diverso. Il nonno è permissivo, sa tante cose, racconta storie e nelle sue tasche c’è sempre qualcosa di speciale. Sono queste e molte altre le motivazioni che portano Kate a rispondere “il nonno” alla domanda “cosa vuoi fare da grande?”

Kate, bambina dal forte carattere, passionale e determinata, è la protagonista di questo albo illustrato interessante e originale. La sua ambizione è sostenuta da ciò che vede nel nonno, una persona tranquilla che vive una vita calma e pacifica. Il mondo del nonno è semplice e per questo attraente e Kate pensa che per entraci si debba assomigliare esteriormente al nonno. Così si ingegna per avere mani grandi, tasche capienti e capelli bianchi. Il nonno sta al gioco e fa sentire la bambina un “vero nonno”.


Il valore di questo libro, oltre che nell’originalità della storia, sta anche nella sua narrazione che risulta da un equilibrato rapporto tra immagini e parole. Il testo è divertente e incalzante, facile per la lettura autonoma, ma non semplicistico. Il font di grandi dimensioni e le caratteristiche
di alta leggibilità lo rendono adatto per i primi lettori impegnati nel complesso passaggio dall’ascoltare al leggere, dai libri con tante figure a quelli che progressivamente passano alla sola parola scritta. La caratterizzazione grafica di Kate, poi, è molto azzeccata nella sua unicità e vividezza. Anche la tecnica a matita colorata è interessante e rende le figure molto dinamiche, oltre che farle risultare una sorta di invito per i bambini a copiarle per far sì che questa storia entri ancora di più nel loro immaginario e la possano poi rielaborare in autonomia.


 

mercoledì 25 settembre 2024

C'E' MA NON SI VEDE - Ludwig e il rinoceronte

Ludwig e il rinoceronte

Noemi Schneider, Golden Cosmos (ill.), Lia Bruna (trad.)

Orecchio Acerbo, 2024. 40 p.

Età 7+


Capita molto più spesso di quanto si pensi di fare filosofia con i bambini. Molte volte, infatti, argomentare con loro su un qualsiasi argomento è un vero e proprio esercizio di analisi e di confutazione filosofica. Allo stesso modo i loro giochi di parole e di fantasia possono mettere alla prova la capacità di visione e di interpretazione di chi gli sta vicino, facendogli dubitare di ciò che vede o non vede. Non tutto ciò che non si vede, infatti, per esempio, non esiste. Come il rinoceronte protagonista di questa storia.

E’ sera e Ludwig è già in camera sua pronto per andare a dormire. Il suo papà sta per entrare nella stanza per augurargli buonanotte, quando sente che il bambino sta parlando con qualcuno. Entra e gli chiede con chi è che parla e Ludwig gli risponde che sta parlando con un rinoceronte. Il papà prima sostiene che è impossibile perché un rinoceronte sarebbe troppo grande per entrare nella cameretta. Poi, invitato dal figlio, guarda dappertutto, ma non lo vede, anche se il bambino gli indica dove si trova: dietro la porta, sotto il letto, nell’armadio … . Tra i due nasce così una discussione interessante su ciò che c’è ma non si vede, come è il caso, per esempio, della luna.


Tutto il contenuto di questo albo si gioca su ciò che il bambino immagina e vede con gli occhi della fantasia, ciò che il suo papà non vede, e ciò che il lettore può vedere da fuori.

Per chi è più afferrato in filosofia, il rimando a Ludwig Wittgestein è chiaro. Ma il valore di questa storia non presuppone nessuna competenza pregressa nel campo. Deduzione, logica, osservazione, dialettica ne sono gli elementi fondanti, che composti creano una narrazione che fa nascere molte domande, senza dare nessuna risposta definitiva e che, perciò, mette in moto pensieri e ragionamenti.

D’altra parte si può considerare questo libro anche esempio di come si possono usare le storie per spiegare le cose, o di come le storie in sé illustrino le cose, senza bisogno di tante spiegazioni teoriche. Chi racconta e spiega qualcosa a chi, in questa storia, è poi comunque da vedere. Anche se la punteggiatura orienta in un certo modo “tradizionale” indicando il piccolo come quello che non sa (le sue frasi, infatti sono quasi tutte domande) e l’adulto come quello che sa, o crede di sapere (le sue espressioni terminano tutte o quasi con il punto esclamativo). Che poi sia effettivamente così, è un altro discorso.

Molto interessanti, infine, anche le fantastiche illustrazioni dal sapore “espressionistico”: vigorose pennellate di colori molto forti e poco probabili come il giallo dei visi di Ludwig e del suo papà e l’azzurro del rinoceronte. Illustrazioni che giocano con il cambio di prospettiva focalizzando sul rinoceronte come fulcro dell’osservazione che si muove sulle pagine entrando ed uscendo dal campo visivo di chi sta sulle pagine, ma rimanendo sempre presente in quello del lettore.

Nel complesso questa è una bella storia che può catturare l’interesse e l’attenzione tanto dei piccoli quanto dei grandi.

 

Noemi Schneider, Golden Cosmos (ill.), Lia Bruna (trad.)

Ludwig e il rinoceronte

Orecchio Acerbo, 2024. 40 p.

Età 7+


 


 

martedì 30 luglio 2024

LA COSA NERA: GUARDARSI DENTRO PER GUARDARE FUORI

Kiyo Tanaka,

La cosa nera.

Topipittori, 2023. 72 p.

Età 4+

Si può fare amicizia con una “cosa nera” dagli occhi grandi e scuri, che compare all’improvviso sul muro e solo tu la puoi vedere? Certo. E se sei una bambina curiosa l’amicizia nasce subito. E’ questa, in fondo, la storia raccontata in questo albo illustrato. La “cosa” non parla, ma si fa capire benissimo e giorno dopo giorno, la bambina si fida sempre più di lei e la segue sotto una staccionata e dentro una casa a bere il tè e ad entrare in un armadio misterioso che le porta in un mondo fantastico fatto di natura, di giochi e di luci. Un posto segreto il cui accesso non può non far pensare all’incipit delle Cronache di Narnia. Ma, ovviamente, la storia non è la stessa.

Il testo è ridotto al minimo, e potrebbe anche non esserci: come in un silent book la narrazione regge benissimo anche solo con le immagini. Ma, d’altra parte, le poche parole sono preziose perché ci mettono direttamente in contatto con l’io della bambina (è, infatti, un racconto in prima persona dei pensieri della bambina) e ci fanno vivere con lei questa tanto strana quanto meravigliosa avventura.

Non è un libro inquietante, anzi. La cosa nera non fa paura, ma è accogliente e rassicurante, invita a fidarsi di lei e a seguirla. L’invito non è solo per la bambina, ma anche per il lettore che, incuriosito, divora con gli occhi le pagine una dopo l’altra e insieme a lei entra in questo mondo parallelo.

Un libro leggero nei tratti delle illustrazioni tutte in bianco e nero, nella fisionomia della bambina e della cosa, nelle poche parole scelte con cura, nell’evoluzione della narrazione. Una storia che è nel mondo reale, la bambina all’inizio va a scuola e alla fine incontra il suo papà, ma anche in quello onirico e immaginifico nel suo vedere e seguire la cosa nera. E il passaggio tra i due mondi che si intersecano, come viene rappresentato? Con il fiore che la cosa nera regala alla bimba prima di lasciarla e che lei tiene ancora in mano quando incontra il suo papà. Come un bizzarro amico immaginario, la cosa nera rappresenta la capacità dei bambini di vivere nella fantasia e di crearsi mondi personalissimi in cui giocare, divertirsi, ma, in fondo, anche confrontarsi con se stessi, capirsi, mettersi in gioco, abbandonarsi.

Non voglio qui dare un’interpretazione più specifica a questa cosa nera: ogni lettore, grande o piccolo, provi a mettersi nei panni della bimba e a pensare ciò che questo essere può rappresentare. Sicuramente ogni visione è quella giusta.

Un libro semplice, pulito, essenziale ma ricchissimo.

Questo libro ha ricevuto il Premio Andersen 2024 come miglior albo illustrato con questa motivazione: Per la non comune capacità narrativa di tavole limpide e precise. Per la capacità di rendere con cordiale misura lo sguardo magico dell’infanzia. Per l’incantevole misura con cui l’autrice ha saputo creare un mondo parallelo ricco di affabili e poetiche sorprese.

Se lo merita tutto.

lunedì 25 marzo 2024

ZAVORRA. COSA CI IMPEDISCE DI CAMBIARE?

Bas Rompa, Kaatje Vermeire (ill.)

Cosa su cosa

Kite, 2023. 32 p.

età 8+

E’ da un po’ di tempo che questo albo illustrato è sulla mia scrivania. Si tratta di “Cosa su cosa” di Bas Rompa e Kaatje Vermeire, edito da Kite. Quando l’ho ricevuto qualche mese fa, l’ho letto e osservato. Più volte sono tornata a guardarlo senza trovare una via di lettura che mi convincesse. Da un punto di vista estetico l’ho trovato subito affascinante. Le sue illustrazioni sono delicate e impattanti allo stesso tempo. Osservarle è un piacere via via rinnovato dai tanti dettagli che si continuano a scoprire. Non sono immagini precise e didascaliche, ma molto evocative e allusive, pur nella concretezza degli oggetti che raffigurano. Ma il resto? L’insieme di testo e illustrazioni mi lasciava, e mi lascia, tuttora perplessa. Si tratta di un libro sulla solitudine? Sulla nostalgia? Sulla morte? Sul lutto? Sulle manie? Sulla malattia da accumulo? Sulla serietà con cui si deve porre le basi per il proprio futuro? Sul desiderio di cambiare vita e andare via? Sulla costanza e la pazienza nel perseguire i propri desideri? Sui sogni che si possono realizzare? Sul lasciarsi andare e guardare oltre? Su cosa ci trattiene?

Oggi ne scrivo pensando che forse questa storia parla di tutto questo o forse di nulla di tutto ciò. Non importa, trovate voi l’interpretazione che più vi convince. Io intanto ve la racconto.

Filippo vive da solo con il suo cagnolino ai margini della foresta. Vicino alla sua casa si ammucchiano, formando un’alta montagna, tantissime cose, oggetti che le persone del paese non usano più e portano lì: scatole, libri, piatti, biciclette, ombrelli, lavatrici e radio. Ci sono anche decine di vecchie casette per uccelli che Filippo ha usato per costruire una sorta di condominio per volatili. Ogni tanto Filippo vorrebbe allontanarsi da lì, ma è come se tutta questa roba lo trattenesse. Un giorno qualcuno ha lasciato diverse valigie. Mentre Filippo le sposta, una si apre: è piena di foto. Filippo prende la valigia e la porta in casa dove, quella sera, comincia a guardare le fotografie. Sono immagini piuttosto insignificanti che non gli dicono nulla tranne una, quella di una ragazza su un’amaca tra due ulivi. Sul retro la ragazza ha scritto di essere in una terra lontana e meravigliosa e di sentirsi al settimo cielo. Filippo, che non ha mai desiderato viaggiare, si accorge di invidiarla un po’ e di voler andare anche lui in alto, tra le nuvole. Comincia così a costruire una pila di roba sempre più alta. Un giorno quando si sveglia la pila, che adesso è altissima, è coperta da uno strato di gelo: è arrivato l’inverno e tutti gli uccellini chiamano Filippo per portarlo via, a sud con loro, sollevandolo tra le nuvole.

Una storia malinconica che sfida il suo lettore, bambino o adulto che sia.

 

Bas Roma, Kaatie Vermeire (ill.)

Cosa su cosa

Kite, 2023. 32 p.

età 8+

lunedì 26 febbraio 2024

SCOPRIRE L'AMICIZIA

Davide Calì, Richolly Rosazza (ill.)

E’ primavera Signor Alce!

Kite, 2024. 32 p.

Età +5


Davide Calì, Richolly Rosazza (ill.)

Il Signor Alce

Kite, 2021. 36 p.

Età +5

 

Il Signor Alce è un tipo solitario e molto abitudinario. Lo abbiamo conosciuto qualche anno fa quando, nel prepararsi all’inverno, ha scoperto che le tarme avevano distrutto il suo maglione rosso. Non potendolo aggiustare, ha deciso con fatica di andare a comperarne un altro. Andare tra la gente, soprattutto chiacchierona e invadente, è per lui una vera tortura. Così, arrivato al negozio, si guarda velocemente in giro e compra un maglione identico a quello che aveva. Veloce torna a casa e, solo come sempre, torna alle sue occupazioni. Un giorno, mentre è nell’emporio per dei croccantini per la gatta, viene a sapere che il Signor Bruno, l’orso carpentiere, si è rotto una gamba ed è costretto a stare a casa. Per fortuna alcuni abitanti del villaggio si sono offerti di andarlo ad aiutare, e così anche il Signor Alce inizia a fargli visita. In realtà gli altri non vanno a casa di Bruno con grande assiduità, mentre Alce sì e, pian piano, tra loro nasce una timida amicizia.

Da allora il Signor Alce è un po’ meno solitario e la sua routine fatta di vita in casa con la gatta Morgana a occuparsi delle sue cose e mangiando torta di cipolle, biscotti, castagne, crostate, funghi e strudel, è solo un lontano ricordo.

Con il signor Bruno, infatti, sono diventati migliori amici e si fanno visita quotidianamente spartendo il tepore del focolare casalingo di uno o dell’altro, te e biscotti, qualche parola e molti silenzi. Alce e Bruno, infatti, non hanno molto da dirsi. La loro amicizia, però, è comunque sincera perché tra loro ogni cosa non ha bisogno di spiegazione e nasce dal cuore.

Nessuno dei due avrebbe mai detto, che dopo una vita in solitudine avrebbero scoperto la bellezza dell’amicizia.



Nel secondo libro appena pubblicato si racconta di Alce e di Bruno che in vista della bella stagione pensano di andare a pescare insieme. Alce ricorda di avere due canne da pesca nel suo magazzino, ma c’è troppo disordine e non riesce a trovarle. I due amici iniziano, così, a riordinare il capanno: c’è così tanta roba che non ci si muove. Pian piano tutto entra nelle scatole o viene buttato e, alla fine, ovviamente, le canne da pesca saltano fuori.

Le storie “Il Signor Alce” e “E’ primavera Signor Alce!” sono due storie lineari con una narrazione scorrevole accompagnata da illustrazioni dai colori tenui e caldi. L’atmosfera che si percepisce leggendo e osservando queste pagine è un’atmosfera di pace e tranquillità. La vita dei due scorre lenta e senza grandi scossoni, non si agitano, non perdono la pazienza. Anche l’ambiente dove vivono è pacifico. Difronte a tanta calma, i lettori non possono rimanerne staccati. Pagina dopo pagina, infatti, questo stato di quiete si trasmette anche a loro, a chi legge per sé, a chi legge ad alta voce per gli altri, a chi ascolta.

Anche la natura riflette in queste storie due momenti di particolare tranquillità nel corso dell’anno quali sono l’arrivo dell’autunno, nel primo libro, e quello della primavera nel secondo. Autunno e primavera, infatti, sono due stagioni di passaggio, dalle caratteristiche meno definite e impattanti della calda estate o del freddo inverno. Rappresentano rispettivamente un momento di abbandono verso il sonno e il riposo dell’inverno e il momento del risveglio verso l’estate. E la vita di Alce e di Bruno segue i ritmi lenti e cadenzati delle stagioni, rispecchiandone l’atmosfera.

Le illustrazioni di Richolly Rosazza con il suo tipico stile onirico e sognatore, sono perfette per queste narrazioni. L’uso delicato del colore è attento e studiato per sottolineare le sfumature delle stagioni, del carattere dei personaggi, delle relazioni tra di loro, delle loro emozioni. Un approccio ben diverso dalla standardizzazione dei colori delle emozioni e degli stati d’animo che si ritrovano in tanti libri tutti uguali per la gamma cromatica piatta troppo facilmente riconoscibile in tutti. Come l’uso dei colori, anche la realizzazione grafica di Rosazza è molto incisiva. Si tratta di figure suggestive, fantastiche e meravigliose che narrano col testo di situazioni reali e concrete. Figure bizzarre e inconsuete, curiose e attraenti, ricche di potenza comunicativa.

Quelle del Signor Alce sono due storie perfette per un momento di coccola, per una pausa dal caos della giornata, per avvicinarsi al momento della nanna.


lunedì 18 dicembre 2023

SFACCETTATURE DI CARATTERE

Marion Kadi con la traduzione di Eleonora Armaroli

Il riflesso di Hariett

Terre di Mezzo, 2022. 48 p.

Età 6+

Un vecchio leone muore sulla riva di un corso d’acqua. Rimasta sola, la sua immagine riflessa decide di allontanarsi: non vuole sentirsi inutile e abbandonata, vuole diventare il riflesso di qualcun altro. 

Nel suo cammino incontra Hariett, una ragazzina molto timida che non ama andare a scuola perché, per il suo carattere schivo, è sempre sola, nessuno la coinvolge nei giochi degli altri bambini. Il riflesso del leone si butta a capofitto in una pozzanghera davanti a Hariett e ne diventa il nuovo riflesso. Nel momento in cui Hariett si accorge di questo cambiamento, la sua timidezza si trasforma in esuberanza e coraggio, anche troppo, forse, visto che dopo un primo momento di piacevole stare a scuola divertendosi con gli altri, la maestra la sgrida e i bambini si allontanano di nuovo da lei. Hariett vorrebbe il suo vecchio riflesso, e lo trova in una scatolina sotto il letto. Da questo momento le due “anime” di Hariett convivono più o meno pacificamente e la bambina trova un suo nuovo equilibrio. “Il riflesso di Hariett” (Terre di Mezzo – età 6+) è un albo illustrato molto particolare sia nella sua realizzazione grafica, sia nella sua interpretazione di quello che significa riconoscere ed accettare i vari aspetti del carattere proprio e degli altri. Aspetti a volte anche molto contrastanti, che nei momenti di crescita entrano ancora di più in conflitto tra di loro, ma, se guidati e indirizzati, riescono a trovare un equilibrio e a far stare bene il bambino. E non solo. Il carattere di tutte le persone, grandi e piccoli, è un insieme di sfaccettature che entrano in gioco in momenti diversi, a volte al momento giusto, a volte no.

Questo libro, molto adatto ad una lettura condivisa uno a uno o in piccolo gruppo, mette in evidenza la “confusione” che si può creare nella mente e nel cuore dei bambini in crescita e la difficoltà a riconoscersi in questi cambiamenti anche molto repentini. Ritrovarsi, dunque, in una storia come questa o essendo preparati da una sua lettura fatta in “tempi non sospetti”, per i bambini è un aiuto a vivere in maniera più serena e consapevole il proprio cambiamento.

A commento delle potenti illustrazioni citiamo un estratto dalla motivazione della Giuria del Bologna Ragazzi Award, che questo libro ha vinto nel 2022 categoria opera prima:“Le illustrazioni sono così dinamiche e audaci che le figure sembrano abbandonare il loro posto sulla pagina per seguire il lettore mentre legge. In questa splendida «riflessione” sulla crescita personale, Marion Kadi emoziona il lettore e lo cattura».”

Marion Kadi con la traduzione di Eleonora Armaroli

Il riflesso di Hariett

Terre di Mezzo, 2022. 48 p.

Età 6+

domenica 12 novembre 2023

IL TEMPO DI UN UOVO

L'uovo felice.

Ruth Krauss, Crockett Johnson, 

Camelozampa, 2023. [40 p.]

Età +3


In internet, su Youtube, si trovano delle letture ad alta voce (in inglese, ma fa lo stesso) di “The Happy Egg”, “L’uovo felice”, che, almeno quelle che ho visto io, possono dare l’idea di quella che è una lettura “inappropriata” per un albo illustrato. Le lettrici, infatti, prendono in mano questo libro, lo aprono, leggono di seguito le parole e girano subito la pagina per leggere altro testo. In un minuto e mezzo, circa, la lettura è finita. E, non si vede nei video, ma molto probabilmente si passa ad un altro libro, ad un’altra storia.

Accade spesso così quando chi non ha la fortuna di conoscere gli albi illustrati, se ne trova in mano uno da leggere al proprio bambino o al proprio gruppo alla scuola dell’infanzia.

Lo apre e lo legge come qualsiasi altro libro senza tener conto di ciò che significa leggere un albo illustrato e di quali sono le sue caratteristiche.

Di questo ho già scritto in altri post qui , per esempio oppure qui . Ma, a distanza di tempo non fa male riprendere alcune considerazioni su questo particolare tipo di lettura.

Lo faccio alla luce di questo tanto (apparentemente) semplice quanto meraviglioso libro.

E’ frutto del lavoro della coppia Ruth Krauss e Crockett Johnson, che non solo lavorano insieme ma sono anche marito e moglie. Questa unione e conseguente sintonia è sicuramente fattore che ha influenzato la qualità dell’allbo. Gli albi illustrati, infatti, per la particolare relazione che implicano tra testo e illustrazioni, sono spesso realizzati o da una sola persona che scrive le parole e crea le immagini, oppure da un autore e un illustratore che, per motivi personali o professionali, sono sulla stessa lunghezza d’onda e lavorano insieme quasi contemporaneamente. Ricordiamo, per esempio, le famose accoppiate di John Klassen e Mac Burnett, Jean Willis e Tony Ross, Philip C. e Erin Stead, o, per fare almeno un esempio italiano, Simona Mulazzani e Giovanna Zoboli.

L’uovo felice”, inizia in maniera apparentemente molto semplice: le parole, infatti “C’era una volta un uccellino” entrano subito in relazione dialogica e altamente comunicativa con l’immagine sulla pagina a fianco: non un uccellino, ma un uovo. Il “corto circuito” che crea questa sequenza è primo indicatore di una complessità sottesa a questo libro che per essere letto ed ben esplorato, richiederà, molto probabilmente, più di novanta secondi.

D’altra parte, se si fa attenzione e si comincia a “leggere” partendo dal titolo e osservando la copertina, altra pratica importante nell’approccio agli albi illustrati, si focalizza che la storia non è quella di un uccellino, bensì quella di un uovo.

A questo punto si innesca il processo di lettura che implica guardare (non solo vedere) le figure e, allo stesso tempo, metterle in relazione con le parole che le accompagnano per svelarne tutti i significati possibili. Fare questo con un bambino o un gruppo di bambini, diventa un’esperienza ricca che sprigiona tutte le potenzialità narrative dell’albo. La lettura da testuale diventa (quasi) automaticamente dialogica e il tempo per il suo completamento si dilata moltissimo. Non c’è un tempo preciso e fisso da far passare prima di cambiare pagina, ma ogni lettore, piccolo e grande, trova il suo, che può anche cambiare nelle successive riletture. Perché anche questa è una caratteristica degli albi illustrati di qualità: una lettura sola non basta per coglierne tutto ciò che sa raccontare.

Tornando alla storia del nostro uovo, gli autori raccontano che l’uovo, in realtà, non sa fare nulla se non essere covato per il tempo necessario a far nascere un uccellino. Questo, poi, sì che saprà camminare, cantare e volare. Ma ognuno ha i suoi momenti giusti per “fare le cose” e, alla fine, l’uccellino saprà anche … covare altre uova. Raccontata così, ovviamente, questa storia non sembra avere nulla di eccezionale, perché il suo potenziale è tutto nella magica relazione delle parole e delle immagini che la raccontano, in una perfetta struttura narrativa circolare che da un uovo felice parte e ad altre uova felici ritorna.

Ciò che colpisce in queste pagine è la rappresentazione del tempo della crescita e dello sviluppo semplicemente attraverso il fiore che sta vicino all’uovo e che, se si guarda attentamente, cresce di pagina in pagina. C’è poi il tempo della lettura che, come si diceva, accelera o rallenta in funzione di chi legge. E c’è anche il tempo dell’uovo che, anch’esso, si sviluppa in modo autonomo nello svilupparsi della narrazione. Da non dimenticare il tempo del bambino stesso che lettore a 3, 4 o 5 anni, lettore sempre diverso è.

A proposito delle letture “veloci” ad alta voce di cui parlavo all’inizio, è ovvio e comprensibile che una lettura registrata e ripresa per un pubblico non fisicamente presente ha i suoi limiti, ma se, da una parte si può comunque affrontarla in maniera diversa, dall’altra anche la scelta di cosa leggere nelle diverse situazioni è un altro aspetto da considerare con attenzione.

e.v. 12/11/2023

L'uovo felice.

Ruth Krauss, Crockett Johnson, 

Camelozampa, 2023. [40 p.]

Età +3

 

 

lunedì 2 ottobre 2023

IL VIAGGIO DI KIRAN

Il viaggio di Kiran

Nicola Cinquetti con le illustrazioni di Maria Girón

Camelozampa, 2023. 32 p.

Età +6

Kiran è un bambino straniero, indiano si può presumere dal nome, e quella che sta per affrontare è l’ultima notte prima dell’inizio della sua nuova vita. E’ la notte prima del lungo viaggio che lo porterà nella sua nuova casa e a conoscere la sua nuova famiglia: Kiran è stato adottato. Per l’agitazione non riesce a dormire e guarda dalla finestra. Nel buio vede un cane che sembra salutarlo abbaiando, un gatto che miagola ad una piccola civetta sull’albero e poi un elefante che si muove piano lungo la strada scuotendo la sua proboscide lentamente di qua e di là. Kiran non crede ai suoi occhi, vorrebbe che i suoi amici si svegliassero per vedere il pachiderma, ma loro dormono troppo profondamente e non lo sentono. Il grande giorno arriva e Kiran è tanto felice quanto esausto. Sull’aereo si addormenta e sogna. Sogna un cane, sogna un gatto, sogna la civetta. Ma non l’elefante. Arrivato nella nuova casa, Kiran guarda dalla finestra e vede un cane che abbia, un gatto che miagola, una civetta che ripete il suo verso. E’ rassicurante per Kiran sentire che qui i versi degli animali sono uguali a quelli che sentiva nella sua “vecchia” vita. Frastornato dal viaggio e dalle tante novità Kiran, nella sua cameretta, piomba in un sonno profondo. Al risveglio è bello per lui sentire anche la voce di una mamma.

 

Il riassunto di questa storia risulta arido e non rende giustizia alla sua forza. Una forza lieve che sta nello sguardo bambino, nel sentire bambino, nel pensiero bambino che Nicola Cinquetti riesce a trasmettere con il suo testo. Un testo semplice e poetico, ma molto ricco. Un testo che vive delle immagini che crea con le parole e che Maria Girón rappresenta nelle illustrazioni. Come in ogni buon albo illustrato, però, testo e immagini non si ripetono, non sono uno lo specchio delle altre, né viceversa. Sono due modi di comunicare complementari che insieme creano la storia e, soprattutto, la sua atmosfera, il suo sotteso, il suo importante non detto. In questo albo illustrato le immagini hanno una valenza, se possibile, ancora più grande del solito. Ed è per questo che bisogna leggere il testo con grande attenzione e osservare le figure con altrettanta cura e curiosità per scoprire ciò che sta loro dietro, come dietro le parole. Il cane, il gatto, la civetta e, soprattutto, l’elefante sono chiaramente delle metafore e la loro lettura non è scontata. Come non è da sottovalutare la posizione delle loro figure sulla pagina in relazione al piccolo Kiran. Non dimentichiamo, poi, di osservare gli interni di copertina dove è visivamente riassunto il cuore della narrazione: da solo qual’era all’inizio della storia, Kiran alla fine guarda il suo futuro con la compagnia di cane, gatto e civetta e l’elefante con loro, ma un po’ più in là.

 

Sappiamo che il valore di una buona storia sta nella qualità della scrittura, nella bellezza delle immagini e nella sua indeterminatezza che, all’opposto delle storie didascaliche scontate, banali e noiose, si mette in relazione con il lettore per costruirne insieme il significato. E le metafore, come i simboli, nascondendo diversi significati, sono regine nel rafforzare pensieri, concetti e esprimere emozioni. Metafore nel testo e metafore nelle illustrazioni.

Siamo di fronte ad un bambino adottato che viene portato in un mondo completamente diverso da quello che ha conosciuto fino ad ora. La luna e i versi degli animali, uguali in ogni parte del mondo, sono per lui ancore di sicurezza nella nuova realtà fatta di cose, persone, parole e suoni completamente diversi da quelli conosciuti. Ma c’è anche l’elefante che rappresenta il grande ignoto che gli sta davanti. Un ignoto che, però, insieme attrae e incuriosisce e, almeno per adesso, grazie alla presenza di cane, gatto e civetta, non fa paura e deve essere scoperto e conosciuto.

 

Il viaggio di Kiran

Nicola Cinquetti con le illustrazioni di Maria Girón

Camelozampa, 2023. 32 p.

Età +6