Jon Klassen, Greta Poli (trad.)
Il teschio.
Zoolibri, 2023. 105 p.
Età 8+
Gli occhi dei personaggi di Jon Klassen sono inconfondibili: bucano la pagina e comunicano direttamente con il pensiero del lettore. Non solo quelli dei suoi meravigliosi albi, ma anche quelli dei protagonisti di questo libro di narrativa illustrata rivolto ai bambini dagli otto anni che leggono da soli e desiderano leggere qualcosa “di paura”.
“Il teschio” racconta una storia inquietante che si rifà ad un’antica narrazione popolare tirolese e che Klassen ha rivisitato a modo suo a distanza di tempo da quando l’ha letta per caso in una biblioteca in Alaska.
Come
un narratore che racconta ciò che ricorda di quanto sentito e lo
ripropone con le sue personali variazioni, Klassen ci presenta
Otilla, una bambina coraggiosa che, in fuga da qualcosa di non ben
definito, si perde in una foresta fitta e scura. Dopo aver pianto per
la paura, tra gli alberi Otilla vede una casa grande, vecchia, buia e
isolata. Non ha alternative: si avvicina e bussa. Scopre che ci vive
un teschio. Anche lui sta fuggendo e si nasconde da qualcosa e il suo
fuggire, a causa di una maledizione, si ripete ogni notte. Da cosa
scappa la bambina? E il teschio? Non si viene a sapere il perché
Otilla si sia persa nel bosco, la storia, però, racconta che il
teschio non vuol farsi prendere da uno scheletro (il suo) che lo
rincorre e Otilla si offre di aiutarlo a disfarsene. Insieme ci
riescono e la bambina decide di rimanere nella casa con lui.
Questa storia possiede tutti gli elementi delle storie di paura e tutto il sapore di una fiaba che sa anche di racconto horror. Ci troviamo il buio, il silenzio, un bosco fitto, una casa abbandonata, un pozzo senza fondo, una bambina che scappa e un teschio. Ci sono emozioni forti e reazioni inaspettate. C’è una situazione difficile da affrontare, c’è un crescendo di tensione e una soluzione raggiunta grazie all’intervento di un aiuto. C’è la cura, c’è la vendetta, c’è la crudeltà, c’è la spietatezza, c’è l’amicizia (forse amore), c’è la generosità e c’è l’accoglienza. C’è anche un finale alla “vissero felici e contenti”, perché, insieme i due protagonisti hanno affrontata e vinto le loro paure.
Semplificando molto, si tratta di una storia cupa di avventura e di mistero, di paura e di coraggio. Non ci si faccia quindi ingannare quando, prendendo in mano questo libro e leggendo il nome dell’autore, ci si aspetta una storia misteriosa sì, ma ironica e, a modo suo, divertente.
Come sappiamo la qualità delle storie si valuta sì nel loro contenuto, ma soprattutto nel modo in cui questo contenuto viene proposto. Klassen con questo libro mostra ancora una volta la sua bravura nel raccontare, nel creare narrazioni che funzionano. In questo libro ha, infatti, saputo ben calibrare la narrazione dandole un ritmo preciso, suddividendola in cinque parti ognuna introdotta da un elenco di ciò che contiene. L’interruzione tra i capitoli crea uno spazio vuoto, una pagina bianca, un silenzio che fa rallentare il lettore, il quale, focalizzando su ciò che ha appena letto, si prepara a ciò che sarà nelle pagine seguenti. Queste interruzioni, questi silenzi, creano degli spazi indefiniti che non esplicitano tutto ciò che testo e illustrazioni raccontano, ma lasciano libera interpretazione (e anticipazione) al lettore.
“Il teschio” è un libro per bambini che li diverte e li coinvolge, ma che per queste sue caratteristiche tecniche, li allena anche a diventare veri lettori che sanno come affrontare libri complessi e a porsi in maniera attiva e costruttiva davanti a ciò che le pagine propongono loro.
Si potrebbe continuare l’analisi di questo libro offrendo un’interpretazione della storia che non può che essere in chiave psicanalitica.
Si potrebbe analizzare nel dettaglio la relazione tra la bambina e il teschio, facendo grande attenzione al rapporto testo/immagini.
Si potrebbe osservare come fiaba/leggenda e realtà, vita e emozioni, si compenetrano e si mescolano.
Si potrebbe … .
Lascio tutti questi spunti a chi non ha ancora letto il libro per sé e/o per proporlo ai bambini, perché è anche in un approccio libero e personale ai testi che stanno il piacere e il valore della lettura.
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