lunedì 27 gennaio 2020

UN PONTE DI LIBRI

Un ponte di libri

Jella Lepman
Sinnos, 2018 – 204 p.

La Giornata della Memoria ci offre l’occasione per ricordare la storia di Jella Lepman, giornalista tedesca di origine ebrea, fondatrice della Biblioteca Internazionale di Letteratura per l’infanzia di Monaco (Internationale Jugedbibliothek).
Jella Lepman racconta la sua esperienza nel libro Un ponte di libri, pubblicato in nuova traduzione nel 2018 da Sinnos.
Jella apparteneva a una famiglia ebrea liberale costretta nel 1936, per sfuggire alle persecuzioni naziste a emigrare da Stoccarda in Gran Bretagna, dove lavorò come giornalista. Alla fine della guerra, Jella venne invitata a tornare in Germania dalla Forza d’occupazione Americana, in qualità di Specialist Adviser for Women’s and Youth Affairs. Non del tutto convinta, accettò l’incarico e si mise al lavoro. Presto si rese conto che il compito più urgente era quello di dare a donne e a bambini non solo pane e vestiti, ma anche “cibo per la mente”. Bisognava ridare speranza ai bambini e mostrare loro che esistevano altre realtà diverse da quella disperatamente triste in cui stavano vivendo: realtà di pace, di gioco, di amicizia. Superato ogni dubbio, iniziò la sua opera con grande entusiasmo e impegno, affrontando le più disparate difficoltà con ottimismo, caparbietà e anche un po’ di faccia tosta. Grazie al sostegno dei vertici militari americani, che non sapevano dirle di no, di molti intellettuali, librai e bibliotecari tedeschi, di vari editori, di Eleanor Roosvelt in persona e della Fondazione Rockefeller, Jella cominciò organizzando una mostra internazionale di libri per bambini e ragazzi chiedendo a 20 paesi in Europa e in America l’invio dei loro libri migliori per esporli in varie città tedesche tra detriti e macerie in spazi espositivi di fortuna, creati quasi sul momento.
E’ commovente leggere nel suo libro come i bambini, e non solo, desolatamente abbandonati al vuoto monocorde del totalitarismo, abbiano accolto con entusiasmo i libri in mostra, fermandosi ore a guardarli e a leggerli, affamati di belle illustrazioni, belle parole, belle storie, belle idee. Una piccola berlinese, visitata la mostra, esclamò; “Questa sì che è pace”. Un’affermazione spontanea che riassume il significato dell’intero lavoro della Lepman.
La sua convinzione era che si doveva ripartire dai bambini per mettere ordine nel mondo postbellico e che la lettura e la letteratura possono salvare la vita. Quattro anni dopo, nel 1949, finito il giro delle principali città tedesche per raggiungere il maggior numero di bambini, la mostra è diventata a Monaco il fondo base della prima grande biblioteca internazionale di libri per ragazzi.
Da allora la biblioteca continua la sua missione di diffusione della cultura del libro tra i più giovani come mezzo per aprire le menti, per trovare contatti con le altre culture, per stabilire ponti tra le nazioni. E, come allora, alla base del lavoro di questa biblioteca sta la raccolta dei migliori libri, dono ogni anno dei vari paesi perché vengano conservati, ma anche e soprattutto, letti e utilizzati, dai suoi piccoli e grandi utenti.

La storia di Jella Lepman, ricordata in occasione del 27 gennaio, Giorno della memoria, ha al giorno d’oggi un significato particolare, visto che viviamo in un tempo in cui la società rischia di chiudersi su se stessa per il crescente individualismo e la dilagante paura dell’altro. Muri e barriere continuano ad essere eretti tra persone, popoli e nazioni, dimenticando l’importanza delle relazioni. Di fronte alla drammaticità della cultura dell’odio, ma anche alla diffusa povertà educativa, è fondamentale offrire strumenti per aprire nuovi orizzonti, conoscere il diverso e non averne paura. E questo si può fare con i libri, con le storie: la lettura, infatti, permette di conoscere, di mettersi nei panni degli altri, aiuta a sviluppare l’empatia.
L’opera di Jella Lepman rivela come attraverso i libri si può contribuire ad avvicinare i popoli: leggere è viaggiare, è vedere, è confrontare, è capire. I libri sono veicolo di bellezza, di idee, di condivisione. I libri e lettura sono importanti per la crescita di un paese. Se tanto hanno potuto fare nella devastazione della guerra, tanto possono fare ancora nelle realtà difficili del nostro tempo e moltissimo possono fare per prevenire situazioni problematiche dove, per fortuna, non esistono.

I bambini non hanno colpa di questa guera, pertanto i Suoi libri saranno i primi messaggeri di pace! (…) Per superare le barriere linguistiche La preghiamo di inviarci soprattutto albi e libri illustrati. Ma anche la buona narrativa potrà essere fatta conoscere ai bambini in lavori di gruppo. Ci auguriamo che gli editori tedeschi possano acquisire i diritti di traduzione di molte di queste opere.” (Dalla lettera che Jella Lepman ha inviato nel 1945 a 20 paesi del mondo per richiedere i libri per la mostra riportata in Un ponte di libri, J. Lepman, Sinnos, 2018, p. 52-53)

Consigliato a insegnanti, bibliotecari, genitori, educatori e a tutte le persone che hanno a cuore i bambini, le storie, i libri.

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