mercoledì 21 agosto 2024

QUANDO NON HO TEMPO, LO VADO A COMPRARE

Luca Cognolato, Marco Pachetta (ill.)

L’uomo che vendeva il tempo.

Terre di Mezzo, 2024. 32 p.

Età 6+

 

Il tempo è probabilmente il bene più prezioso che abbiamo. Tutti, o quasi, non fanno che ripetere: “non ho tempo”, e il tono è di rammarico o, a volte, persino di disperazione. Oggi nessuno ha più tempo per sé, per gli altri, per fare ciò che gli piace, per fare nulla o per fare tutto. Siamo nell’era del “fare” e non fare niente fa quasi sentire in colpa, dà l'impressione di perdere tempo.

Come si può, dunque, avere di più di questo bene intangibile e molto ricercato?

Lo si va a comprare!

E dove?

Nel Grande Negozio Temperia di Vettore, L’uomo che vendeva il tempo.

Lì se ne trova sempre e il venditore, ne ha per tutti. Non lo distribuisce, però, a casaccio. Lui sa perfettamente quanto tempo serve a ciascuno dei suoi clienti e non gliene vende nemmeno un attimo di più o di meno: cinque minuti al fornaio per dormire un po’ di più al mattino, dieci al marinaio per baciare la sua fidanzata prima di ripartire, sei ore alla giovane manager per fare le sue 1200 telefonate e inviare 800 messaggi … .

Vettore ha tempo per tutti, anche quando gli avventori ne chiedono un po’ di più, perché la consueta quantità non gli basta più.

L’unica cosa per cui il negoziante non ha tempo è per la sua casa che, trascurata, sta cadendo a pezzi.

Un giorno la fornitura consueta di tempo non arriva al negozio e, dato che il tempo è esaurito, il commerciante deve mandare via i suoi clienti a mani vuote. Poi, come se non bastasse, si scatena una forte tempesta di pioggia e vento che distrugge la casa malmessa di Vettore.

Come può fare l’uomo per sistemarla? Dovrebbe avere tempo. Così ne cerca affannato dappertutto in casa, nei cassetti, in cantina, sotto il letto. Ma non ce n’è.

Ecco allora che suonano alla porta. Sono tutti i suoi clienti che portano un po’ del loro tempo e, insieme, riparano la casa. E, alla fine, tutti a fare festa, pechè né è avanzato anche un po’.

L’uso che si fa del tempo e la percezione che se ne ha sono aspetti personalissimi di ogni persona. Per qualcuno il tempo è dilatato, per altri si restringe sempre di più. Dieci minuti per qualcuno possono essere tanti (soprattutto per i bambini), per altri pochissimi.

La cosa difficile è capire perché per tutti il tempo sia sempre


così poco.

Con questo libro illustrato Luca Cognolato e Marco Paschetta rendono “concreto” e cedibile fisicamente questo bene immateriale. Un bene che non si può comprare, ma che si può risparmiare e regalare (a sé o agli altri). Riflettere su questo, fa bene a tutti, grandi e piccoli.

Un testo piacevole e scorrevole, accurato nella scelta delle parole e mai banale nella loro composizione. Interessanti anche le illustrazioni che rimandano ad altri tempi, con scene dall’aria vintage e dai colori quasi sbiaditi come le vecchie fotografie. Le fotografie di un tempo, appunto, quando tutto forse non era così veloce come oggi.

Un'altra riflessione sul tempo ce l'hanno proposta Davide Calì e Isabella Labate in Un tempo per ogni cosa

martedì 30 luglio 2024

LA COSA NERA: GUARDARSI DENTRO PER GUARDARE FUORI

Kiyo Tanaka,

La cosa nera.

Topipittori, 2023. 72 p.

Età 4+

Si può fare amicizia con una “cosa nera” dagli occhi grandi e scuri, che compare all’improvviso sul muro e solo tu la puoi vedere? Certo. E se sei una bambina curiosa l’amicizia nasce subito. E’ questa, in fondo, la storia raccontata in questo albo illustrato. La “cosa” non parla, ma si fa capire benissimo e giorno dopo giorno, la bambina si fida sempre più di lei e la segue sotto una staccionata e dentro una casa a bere il tè e ad entrare in un armadio misterioso che le porta in un mondo fantastico fatto di natura, di giochi e di luci. Un posto segreto il cui accesso non può non far pensare all’incipit delle Cronache di Narnia. Ma, ovviamente, la storia non è la stessa.

Il testo è ridotto al minimo, e potrebbe anche non esserci: come in un silent book la narrazione regge benissimo anche solo con le immagini. Ma, d’altra parte, le poche parole sono preziose perché ci mettono direttamente in contatto con l’io della bambina (è, infatti, un racconto in prima persona dei pensieri della bambina) e ci fanno vivere con lei questa tanto strana quanto meravigliosa avventura.

Non è un libro inquietante, anzi. La cosa nera non fa paura, ma è accogliente e rassicurante, invita a fidarsi di lei e a seguirla. L’invito non è solo per la bambina, ma anche per il lettore che, incuriosito, divora con gli occhi le pagine una dopo l’altra e insieme a lei entra in questo mondo parallelo.

Un libro leggero nei tratti delle illustrazioni tutte in bianco e nero, nella fisionomia della bambina e della cosa, nelle poche parole scelte con cura, nell’evoluzione della narrazione. Una storia che è nel mondo reale, la bambina all’inizio va a scuola e alla fine incontra il suo papà, ma anche in quello onirico e immaginifico nel suo vedere e seguire la cosa nera. E il passaggio tra i due mondi che si intersecano, come viene rappresentato? Con il fiore che la cosa nera regala alla bimba prima di lasciarla e che lei tiene ancora in mano quando incontra il suo papà. Come un bizzarro amico immaginario, la cosa nera rappresenta la capacità dei bambini di vivere nella fantasia e di crearsi mondi personalissimi in cui giocare, divertirsi, ma, in fondo, anche confrontarsi con se stessi, capirsi, mettersi in gioco, abbandonarsi.

Non voglio qui dare un’interpretazione più specifica a questa cosa nera: ogni lettore, grande o piccolo, provi a mettersi nei panni della bimba e a pensare ciò che questo essere può rappresentare. Sicuramente ogni visione è quella giusta.

Un libro semplice, pulito, essenziale ma ricchissimo.

Questo libro ha ricevuto il Premio Andersen 2024 come miglior albo illustrato con questa motivazione: Per la non comune capacità narrativa di tavole limpide e precise. Per la capacità di rendere con cordiale misura lo sguardo magico dell’infanzia. Per l’incantevole misura con cui l’autrice ha saputo creare un mondo parallelo ricco di affabili e poetiche sorprese.

Se lo merita tutto.

mercoledì 10 luglio 2024

DIVERTENTE IL PROF. TATSU NAGATA!



Thierry Dedieu, Francesca Giulia La Rosa (trad.)

La biblioteca degli animali di Tatsu Nagata. La giraffa.

Nomos, 2024. 26 p.

Età 3+


Nomos Edizioni ha portato in Italia i libri già famosi a livello internazionale di Thierry Dedieu, noti come “Les sciences naturelles de Tatsu Nagata”. Come si legge sul verso di copertina, Tatsu Nagata è uno scienziato giappo-francese, grande osservatore della natura fin da giovane è diventato negli anni uno scienziato di fama internazionale. Inutile cercarlo in Internet, perché, se qualcuno non lo avesse capito, è il protagonista inventato della serie di volumi dedicati agli animali ciascuno ad uno diverso, un po’ l’alter ego dello scrittore e illustratore Thierry Dedieu, che da giovane era molto interessato alle scienze naturali che ha anche cominciato a studiare all’università, ma che poi per motivi diversi, ha abbandonato per dedicarsi ad altro.

In Francia i titoli pubblicati di questa serie sono già più di quaranta. In Italia, i primi usciti sono “La farfalla”, “La giraffa”, “La tartaruga” e “L’ape”. Gli altri (vedremo quanti) seguiranno nei prossimi mesi.


Cosa hanno di particolare questi libri di divulgazione scientifica di qualità adatti ai più piccoli?

- raccontano alcune particolari caratteristiche degli animali all’interno di una divertente cornice narrativa che si ripete simile in ogni libro e di cui è protagonista il simpatico e un po’ goffo professor Tatsu Nagata

- sono dedicati ciascuno ad un animali diverso

- descrivono le informazioni “base” che interessano i bambini (l’aspetto fisico degli animali, dove vivono, cosa mangiano, dove dormono, come nascono, di chi sono preda e chi sono i loro predatori)

- sanno essere semplici e chiari evitando banalità

- ogni doppia pagina racconta un concetto

- le grandi illustrazioni sono colorate, pulite e di facile lettura

- i testi, come le illustrazioni, hanno una vena umoristica gentile e di facile comprensione che ben si affianca alle informazioni più scientifiche (elementi che li rendono interessanti anche ai bambini un po’ più grandi)

- le scelte lessicali sono curate e precise, con anche qualche termine specifico il cui significato si può dedurre dal contesto o attraverso una lettura interattiva

- sono scritti in stampato maiuscolo ad alta leggibilità, per cui possono essere affrontati in autonomia dai bambini che stanno imparando a leggere

- si prestano a interazioni e letture giocose e come spunto per piccoli laboratori manuali


Thierry Dedieu, Francesca Giulia La Rosa (trad.)

La biblioteca degli animali di Tatsu Nagata.

Nomos, 2024. 26 p.

Età 3+

Titoli attualmente disponibili: La giraffa. La farfalla. L’ape. La tartaruga

 

 

 

giovedì 6 giugno 2024

Strumenti del mestiere. LA PORTA SEGRETA

 


Mac Barnett, Sara Ragusa (trad.)

La porta segreta. Perchè i libri per bambini sono una cosa seria.

Terre di Mezzo, 2024. p. 101

 

Anche se Mac Barnett ha raccolto l’invito di Terre di Mezzo a scrivere un libro sui libri per bambini con la sua solita ironia e il suo sguardo disincantato e un po’ scanzonato, è triste dover leggere la difesa di qualsiasi persona del proprio lavoro per la scarsa considerazione da parte di chi invece questo lavoro dovrebbe apprezzarlo e sostenerlo. In questo caso, gli adulti. Gli adulti sono coloro che esercitano un fortissimo potere su cosa leggono i bambini: i libri destinati ai giovani lettori, infatti, sono scritti, pubblicati e comprati dagli adulti, e per tanto tempo sono gli adulti che glieli leggono ad alta voce.

Per Mac Barnett, i bambini sono il pubblico più intelligente, avventuroso e onesto che uno scrittore potrebbe sperare di avere e scrivere per loro non deve essere considerato uno sminuire il lavoro di uno scrittore tout court. Quello dei bambini, però, è un pubblico che con i libri ha per lungo tempo un approccio mediato e, non sempre, da qualcuno di attento e competente. Quello che Mac Barnett fa in questo libro è una disamina seria e, allo stesso tempo, ironica dei motivi per cui la letteratura per bambini e ragazzi viene spesso considerata una letteratura di serie B, mentre gode di piena dignità.

Tanti sono i libri che possono catturare l’attenzione, l’interesse e la passione dei giovani lettori. Libri scritti pensando a loro, ispirati da un “bambino” o un “ragazzo” ancora attivo nell’animo dell’autore e, perciò, vicino al proprio pubblico. Lo snodo problematico, però, ha duplice faccia: da una parte spesso manca l’occasione perché questi bei e buoni libri incontrino il loro pubblico, e, dall’altra, la diffusa idea che “basta che leggano qualcosa” o che “ci sono tanti bei libretti (vecchi) a casa o a scuola, perché si dovrebbero accompagnare i bambini in biblioteca o in libreria a prenderne di nuovi?”

Questo libro di Mac Barnett non racconta molto di nuovo agli addetti ai lavori che da tempo si occupano di libri per l’infanzia, è, però, una lettura interessante e importante per chi a questo mondo inizia ad avvicinarsi, anche da non professionista. Una riflessione che fa bene a chi di libri per bambini si occupa come genitore o come insegnante, agli adulti curiosi, e, soprattutto, a chi si fa governare da pregiudizi e false credenze riguardo alle letture per i piccoli, la cui creazione non è meno facile della stesura di libri per gli adulti, anzi. Barnett, infatti, racconta la sua esperienza di lettore bambino e di come, da educatore, è poi passato ad occuparsi di lettori bambini. La sua frequentazione del mondo infantile lo ha portato ad elaborare una visione attenta e convincente di come dovrebbero essere i libri per i piccoli e di come gli adulti gli si dovrebbero avvicinare, senza intenti educativo-moralistici, senza volerli “usare” per altri scopi che non sia il piacere della lettura, senza volerli controllare per edulcorarli, semplificarli o in qualche modo manometterli.

Tanto la “Teoria delle tre zie” sulla letteratura per l’infanzia (p. 36-40) è tristemente vera, altrettanto concretamente vero e disarmante è l’assioma presentato a pagina 13 “Un libro per bambini è scritto per bambini”. E questo è il punto di partenza dal quale non si può prescindere quando si ha a che fare con libri e bambini.

Mac Barnett, Sara Ragusa (trad.)

La porta segreta. Perchè i libri per bambini sono una cosa seria.

Terre di Mezzo, 2024. p. 101


 

lunedì 25 marzo 2024

ZAVORRA. COSA CI IMPEDISCE DI CAMBIARE?

Bas Rompa, Kaatje Vermeire (ill.)

Cosa su cosa

Kite, 2023. 32 p.

età 8+

E’ da un po’ di tempo che questo albo illustrato è sulla mia scrivania. Si tratta di “Cosa su cosa” di Bas Rompa e Kaatje Vermeire, edito da Kite. Quando l’ho ricevuto qualche mese fa, l’ho letto e osservato. Più volte sono tornata a guardarlo senza trovare una via di lettura che mi convincesse. Da un punto di vista estetico l’ho trovato subito affascinante. Le sue illustrazioni sono delicate e impattanti allo stesso tempo. Osservarle è un piacere via via rinnovato dai tanti dettagli che si continuano a scoprire. Non sono immagini precise e didascaliche, ma molto evocative e allusive, pur nella concretezza degli oggetti che raffigurano. Ma il resto? L’insieme di testo e illustrazioni mi lasciava, e mi lascia, tuttora perplessa. Si tratta di un libro sulla solitudine? Sulla nostalgia? Sulla morte? Sul lutto? Sulle manie? Sulla malattia da accumulo? Sulla serietà con cui si deve porre le basi per il proprio futuro? Sul desiderio di cambiare vita e andare via? Sulla costanza e la pazienza nel perseguire i propri desideri? Sui sogni che si possono realizzare? Sul lasciarsi andare e guardare oltre? Su cosa ci trattiene?

Oggi ne scrivo pensando che forse questa storia parla di tutto questo o forse di nulla di tutto ciò. Non importa, trovate voi l’interpretazione che più vi convince. Io intanto ve la racconto.

Filippo vive da solo con il suo cagnolino ai margini della foresta. Vicino alla sua casa si ammucchiano, formando un’alta montagna, tantissime cose, oggetti che le persone del paese non usano più e portano lì: scatole, libri, piatti, biciclette, ombrelli, lavatrici e radio. Ci sono anche decine di vecchie casette per uccelli che Filippo ha usato per costruire una sorta di condominio per volatili. Ogni tanto Filippo vorrebbe allontanarsi da lì, ma è come se tutta questa roba lo trattenesse. Un giorno qualcuno ha lasciato diverse valigie. Mentre Filippo le sposta, una si apre: è piena di foto. Filippo prende la valigia e la porta in casa dove, quella sera, comincia a guardare le fotografie. Sono immagini piuttosto insignificanti che non gli dicono nulla tranne una, quella di una ragazza su un’amaca tra due ulivi. Sul retro la ragazza ha scritto di essere in una terra lontana e meravigliosa e di sentirsi al settimo cielo. Filippo, che non ha mai desiderato viaggiare, si accorge di invidiarla un po’ e di voler andare anche lui in alto, tra le nuvole. Comincia così a costruire una pila di roba sempre più alta. Un giorno quando si sveglia la pila, che adesso è altissima, è coperta da uno strato di gelo: è arrivato l’inverno e tutti gli uccellini chiamano Filippo per portarlo via, a sud con loro, sollevandolo tra le nuvole.

Una storia malinconica che sfida il suo lettore, bambino o adulto che sia.

 

Bas Roma, Kaatie Vermeire (ill.)

Cosa su cosa

Kite, 2023. 32 p.

età 8+

martedì 12 marzo 2024

TRA NONNI E NIPOTI: UN RAPPORTO UNICO

 Jordan Scott, Sydney Smith (ill.), Riccardo Duranti (trad.)

Il giardino di Babushka

Orecchio Acerbo, 2023. 44 p.

Età +7


Il legame tra un bambino e la sua nonna è sempre speciale. Di solito è fatto di complicità, di confidenze, di abbracci e di amore. Certamente speciale è quello tra il poeta Jordan Scott da bambino e la sua babushka, una nonna altrettanto speciale protagonista insieme con lui di questo albo illustrato.

Attraverso le sue parole e le immagini di Sydney Smith, Jordan Scott racconta il suo personale rapporto silenzioso con la nonna. Silenzioso perché la sua nonna era di origine polacca, emigrata in Canada dopo la fine della seconda guerra Mondiale, non ha mai imparato bene l’inglese. Il loro comunicare è fatto tutto di piccoli gesti, sguardi affettuosi e passeggiate insieme. Una comunicazione legata per lo più al cibo e alla cura del giardino, le principali occupazioni di questa donna che da piccola ha tanto patito la fame e non ammette che cada del cibo sul tavolo o che si sprechino la verdura e la frutta dell’orto. Rispetto per il cibo e amore per la terra sono per Babushka valori fondamentali, che lascia come eredità al suo nipotino.

Un ruolo interessante dal punto di vista simbolico in questa storia lo hanno poi anche i lombrichi che la nonna raccoglie per strada o nei campi ogni volta che piove e poi versa vicino alle sue piantine. Un’abitudine questa che rimane impressa nell’autore-bambino e che sempre continuerà a portare avanti anche quando la nonna non c’è più e, più tardi, insieme ai suoi figli.

Un libro molto commovente, ricco di suggestioni e di metafore. Un libro che fa riaffiorare nella mente del lettore ricordi più o meno lontani e più o meno dolci di ciò che è stato il suo legame con la nonna o il nonno, per tutti, o quasi, importanti figure di riferimento.

Un libro illustrato interessante per e con i lettori di tutte le età a partire da sette anni, sia per la storia che racconta, sia per i fatti che ci sono sottesi, sia per le illustrazioni che rappresentano entrambi. Sono immagini poetiche ed evocative in cui le figure dai toni decisi giocano con la luce creando effetti di massima espressione. Sul volto della nonna, per esempio, ben emergono le rughe che testimoniano la sua età e, soprattutto, il suo difficile passato. Si vede, però, molto bene anche la potenza del suo sorriso in cui si manifestano il grande amore per il nipote e la forte sensibilità nei confronti della natura e dei suoi frutti.