mercoledì 3 novembre 2021

APPARENZE

Giuliana Facchini

Ladra di jeans

Sinnos, 2021. 143 p.

Consigliato da 11 anni


L’amicizia può avere molte sfaccettature. Se le amiche sono due adolescenti, forse, ancora di più. La storia di Gemma e Padma, protagoniste di “Ladra di jeans” (Sinnos) ne può essere esempio. Gemma e Padma vanno a scuola insieme e diventano amiche, anche se non potrebbero essere più diverse tra loro sia fisicamente, sia culturalmente, sia mentalmente. Gemma è italiana, vive con i genitori e il fratello minore, è benestante, ha una corporatura robusta, non si piace e questo è per lei fonte di grande disagio che maschera abilmente col far finta che non le importi niente di niente. Padma è indiana e da poco vive in Italia con la sua famiglia, ha una sorella maggiore che già lavora, è brava a scuola, le piace leggere, ha un fisico meraviglioso. Di questo, però, lei non si cura: il suo impegno è tutto rivolto verso lo studio, la lettura e il riuscire a superare il panico che la assale ogni volta che si trova da sola in strada, soprattutto in zone affollate e dove non è mai stata.

Il legame tra le due nasce da un paio di jeans che la mamma di Padma prende dalla distribuzione di vestiti usati in parrocchia e che addosso a Padma sono perfetti. Quei jeans, però, appartenevano a Gemma la cui madre, a sua insaputa, ha riordinato l’armadio e eliminato i vestiti che non andavano più bene alla figlia.

La storia tra le due si sviluppa in un interessante gioco di relazione in cui elementi diversi continuano ad apparire o a sparire, scompigliando le ipotesi che il lettore progressivamente si fa nella mente su come la vicenda può svilupparsi.

Del tutto incomprensibili, all’inizio, sono le pagine con cui il libro si apre e che descrivono l’incendio di una cucina. Pian piano vengono poi presentati i personaggi e le situazioni che danno corpo alla storia, che qui, ovviamente, non vogliamo raccontare nel dettaglio.

Le protagoniste, Gemma e Padma, sono presentate in maniera esemplare. Sono due figure ben caratterizzate e che “prendono forma” con naturalezza nello sviluppo della storia che, a sua volta, è molto verosimile e non ha nulla di scontato.

Dal punto di vista formale, oltre a sottolineare l’utilizzo della font ad alta leggibilità, è molto interessante notare la suddivisione in capitoli, ciascuno dei quali associa un colore all’emozione che lo governa (es. Capitolo viola. Viola era la rabbia). In cinque parti, dal titolo “Gemma parte prima”, “Gemma parte seconda” …, la narrazione si sposta dalla terza alla prima persona e racconta i pensieri, le emozioni e i sentimenti di Gemma da dentro di lei, dal suo punto di vista.

E’ solo alla fine che tutti i pezzi del puzzle di questa storia vanno a posto e si chiariscono diversi aspetti: il tipo di amicizia tra le due ragazze, il secondo scopo di ogni agire di Gemma, l’incendio della cucina, chi era “la ladra di jeans”.

Il finale, però, è tutt’altro che chiaramente concluso. Anzi, si tratta di un finale molto aperto che il lettore può interpretare liberamente. Forse non è nemmeno un finale aperto a ogni possibilità, visto che si intravvede un epilogo un po’ inquietante, ma molto dipende dalle parti di chi prende il lettore, se quelle di Gemma o quelle di Padma. Di certo non si possono prendere le parti di entrambe e la discussione tra i lettori può svilupparsi in modo molto intenso con una ricchezza di temi e di considerazioni non indifferente.

Un libro sull’adolescenza, sul bisogno dei ragazzi e delle ragazze di trovare la propria identità, il proprio equilibrio, sull’accettazione della natura umana, sul rapporto con il proprio corpo e con il cibo, sull’amicizia, sui primi amori, sulle relazioni in casa, a scuola e tra compagni, sulla cattiveria che può svilupparsi tra i ragazzi che non è fine a se stessa, ma mira a colpire forte. Un libro duro in cui si sente anche l’odio.

Una notazione è doverosa anche per sottolineare come l’autrice sia riuscita ad inserire delle considerazioni molto interessanti riguardo all’uso della lingua italiana, alla sua evoluzione, al ruolo dei libri e delle storie per mantenere la lingua, per raccontare usi e costumi, e, allo stesso tempo, per accompagnarne lo sviluppo e il rinnovamento.

martedì 26 ottobre 2021

QUANTE SONO LE PAURE

Piccola mappa delle paure

Andrea Valente con le illustrazioni di Sonia Zucchini

Pelledoca, 2017. 96 p.

Consigliato da 10 anni

 

Quando si pensa alle storie di paura si pensa sempre a storie che raccontano di mostri, zombie, fantasmi, orchi o streghe. Nel periodo di Halloween, ancora di più, personaggi di questo tipo invadono la vita di grandi e bambini: film, cartoni animati, gadget pubblicitari, giochi, maschere, storie …

In realtà le vere paure che abbiamo tutti, bambini compresi, e che siamo chiamati ad affrontare sono altre. Alcune sono paure molto “concrete” come la paura del sangue, del temporale, degli animali, altre più “psicologiche” come la paura di crescere, del futuro e di sbagliare. Ci sono poi le paure “classiche” del vuoto, del buio, dei luoghi chiusi e della folla, e le paure “relazionali” come la paura di se stessi, di non essere accettati, di amare. Tante sono le paure che ogni persona sperimenta nel corso della sua vita. Alcune di queste sono narrate da Andrea Valente in “Piccola mappa delle paure” (Pelledoca), una sorta di catalogo, una raccolta di ventuno storie che, non solo si concentrano sulle varie paure, ma elaborano e presentano anche un possibile metodo per affrontarle. Così, per esempio, si può cercare di distrarsi con pensieri piacevoli per non pensare alla morte o considerare che se non si è mai vissuto altro che al buio, il buio non è nulla di così terrificante. Qualche volta, invece, il problema si risolve prima ancora che si sia affrontato e la paura di ricevere un no, svanisce davanti ad un sì pronunciato come risposta a una domanda nemmeno ancora posta.

Andrea Valente riesce a raccontare queste storie senza offrire morali o insegnamenti. Le storie in sé dicono che le paure vanno affrontate e che senza di loro non potremmo usare tutto il coraggio che, in realtà, abbiamo senza neanche saperlo. E’ di fronte al problema che riusciamo a trovare la soluzione, ma se dal problema scappiamo, mai sapremo che saremmo in grado di cavarcela.

Aver paura è naturale. Aver paura è salutare. E rendersi conto che tutti, prima o poi, chi più chi meno, di qualcosa ha o ha avuto paura, aiuta a scoprire che le paure si possono affrontare, che le paure rimpiccioliscono, che dubbi e domande possono trovare risposte e che si potrà tornare a guardare a tutto con maggiore serenità. A volte può capitare che le paure non vengano superate o non del tutto. Pazienza. Bisogna, però, almeno aver provato ad affrontarle.

Una volta c’era un tipo che di notte aveva paura del buio e di giorno paura della luce del Sole; aveva paura della folla e paura della solitudine; aveva paura di amare e paura di odiare; paura del vuoto e paura degli spazi chiusi; paura dell’acqua e paura del sangue … Talmene di tutto aveva paura, che evitando ogni cosa, alla fine non gli restò più niente di cui aver paura e provò per un attimo il brivido di non aver paura di nulla.” (p. 7)

La scrittura di Andrea Valente in queste storie è di alto livello linguistico. Sono storie che, sia dal punto di vista della lingua, sia da quello dell’argomento, sfidano il lettore ad entrarci e a trovarne il perché. Non tutte sono immediate, ma è anche in questo che sta il loro valore. Se una storia si legge velocemente e non richiede attenzione o non stimola particolarmente curiosità e interesse, difficilmente rimane impressa. Non è questo il caso: queste narrazioni si apprezzano lentamente come qualcosa di buono il cui sapore (anche se amaro) colpisce e rimane a lungo in bocca. Sono storie che si leggono e si rileggono, che girano in testa anche dopo aver chiuso il libro e a cui si torna ancora con il pensiero. Sono storie pensate per i bambini, ma che molto possono dire anche agli adulti.

Una nota di riguardo per le illustrazioni che accompagnano alcune delle storie. Si tratta di un’interpretazione grafica moderna, scattante e accattivante che riesce a sottolineare il valore del testo. La storia sul buio, per esempio, è tutta scritta su fondo nero squarciato da un unico segno giallo e bianco, una sorta di scarabocchio che l’accompagna in tutta la sua lunghezza. Stessa cosa per la storia sulla paura del vuoto rappresentato dal nero sfondo che rimanda alla vuota oscurità dell’universo. Più esplicite le figure di tombe e vecchie signore per la storia sulla paura della morte ed enigmatiche quelle per la storia della paura di se stessi in cui forbici e pettine danno nuova forma ai capelli di Valentina.

P. S. In alcuni libri, i mostri cui accennavo all’inizio del post, possono essere considerati metafora delle paure “reali” di ognuno di noi. Ma non è sempre detto. Spesso mostri e streghe sono fine a se stessi. Basta, infatti, considerare come la letteratura di genere possa presentare punte di eccellenza in un mare di opere di dubbio valore che rispondono troppo spesso soprattutto a mode del momento o a puri interessi commerciali.


martedì 19 ottobre 2021

CHE SORPRESA!

Silvia Vecchini- Sualzo

Quello nuovo

Il Castoro, 2021. p. 32

Consigliato da 3 anni

 

Sono tantissimi gli albi e i libri illustrati dedicati all’arrivo di un fratellino o di una sorellina. Sinceramente questo è il primo che mi capita di vedere che racconta l’evento dal punto di vista dei giocattoli.

Sono, infatti, i pupazzetti di un bambino a parlare in queste pagine. Cavallino arriva di corsa ad annunciare che “quello nuovo” è arrivato. I peluches sono sconcertati. Temono di non essere più di interesse per Bambino e, uno dopo l’altro, mettono in luce l’elemento che lo contraddistingue e che lo rende unico e, quindi, non comparabile con “quello nuovo”: non avrà mica le orecchie più lunghe di quelle di Coniglietto, o la coda più simpatica di quella di Maialino, non sarà più grosso di Elefantino né più colorato di Polpo, né più morbido di Pecorella. Ad un tratto Bambino arriva e fa qualcosa di inaspettato: prende tutti i pupazzetti (che temono di essere portati in soffitta o gettati nel bidone) e li mette tutti in giro al nuovo bebè che sorride felice nel suo lettino. Che sospiro di sollievo e che felicità. I giocattoli, d’ora in poi, non avranno un solo bambino da far felice, ma saranno ben due i piccoli che giocheranno con loro.

La delicatezza di queste pagine è opera della coppia Vecchini-Sualzo, famosa per i numerosi graphic novel di cui sono autori.

Una storia simpatica per accogliere un nuovo arrivato in famiglia. Un modo delicato per affrontare il tema della gelosia del fratello/della sorella maggiore all’arrivo di un fratellino o di una sorellina.

Una dolce storia da leggere insieme guardando le figure, senza dimenticare di fare attenzione ai versi di copertina, ma anche da ascoltare nella canzone di Sualzo che si trova su youtube inquadrando il Qrcode riportato nella prima pagina o cliccandola direttamente sul sito web dell’editore alla scheda di questo libro

lunedì 11 ottobre 2021

SACRIFICIO ALL'ETERNA GIOVINEZZA

Jack Meggit-Phllips con le illustrazioni di Isabelle Follath e la traduzione di Giulia De Biase

Bethany e la Bestia

Rizzoli 2021, p. 235 disponibile anche ebook

Consigliato da 9 anni.

Ai ragazzini piacciono le storie un po’ truculente, strampalate e intriganti in cui i bambini sono dispettosi e ingestibili e gli adulti cattivi oppure un po’ strani. Storie in cui non mancano i mostri e il lieto fine non è così scontato. Mescolando tutti questi elementi, Jack Meggit-Phillips ha creato “Bethany e la bestia” (Rizzoli, 2021. Consigliato da 9 anni), un romanzo unico, avvincente e spassoso.

Bethany è una bambina tremenda ospite di uno squallido orfanotrofio gestito dalla signora Fizzlewick. Un giorno Ebenezer Tweezer, uomo affascinante e terribile, la prende a vivere nella sua casa. L’idea dell’uomo, però, non è quella di offrire una dimora e una vita dignitosa a una piccola orfanella, bensì quella di darla in pasto alla Bestia, un essere con tre occhi e due lingue che vive nella soffitta della sua meravigliosa casa. Ebenezer ha cinquecentoundici anni e, come Dorian Gray, ha venduto la sua giovinezza alla bestia informe che, in cambio di ogni cosa da mangiare essa desideri, gli offre la pozione magica dell’eterna giovinezza. La Bestia è immorale e sfrenata e le sue richieste sempre più crudeli. Ed è così che Bethany sembra destinata a diventare il pranzo che permetterà a Ebenezer di compiere i cinquecentododici anni. Sarà così?

Leggendo queste pagine si ride, si piange, si trema di paura. La scrittura è veloce e diretta. Sulla scia di quanto ci ha regalato Roald Dahl, succede ciò che non ci si aspetta: davvero la Bestia mangerà il pappagallo? Davvero Ebenezer adotta Bethany per farla mangiare? Davvero si assiste alla morte di un bambino ingoiato da un mostro? Sembrerebbe proprio di sì: nonostante tutto, certe scene sembrano veramente arrivare a compimento.

In questo libro tutte le tradizionali leggi buoniste della letteratura per l’infanzia sembrano messe in discussione. Sembrano non esserci compromessi tra ciò che si racconta e ciò che di solito si fa leggere ai bambini. In realtà, la grande capacità narrativa dell’autore sta proprio nell’ironia e nella tensione con cui costruisce scene e dialoghi in un gioco di fraintendimenti e incomprensioni, con personaggi divertenti, ma anche cruenti e determinati nei loro intenti, per poi, però, virare velocemente e dare una direzione diversa alla storia. Essa, infatti, rispetta la legge fondamentale della letteratura per i bambini che prevede un finale positivo (non scontato) e, anche se nel suo svolgimento, di questo si arriva spesso a dubitare, alla fine il cerchio si chiude e si chiude per il meglio. Per fortuna, infatti, Bethany è troppo magra per la Bestia e, mentre si aspetta che ingrassi … .

Una lettura divertente e incalzante, ricca di pathos e dal finale inaspettato. Da non perdere.

venerdì 1 ottobre 2021

AMICI PER LA PELLE

Antonio Ferrara con le illustrazioni di Agnese Innocente

Cino e Tempesta. Un amico speciale

Il Castoro, 2021. 126 p.

Consigliato da 7 anni

Antonio Ferrara con le illustrazioni di Agnese Innocente

Cino e Tempesta. La gara di judo

Il Castoro, 2021. 113 p.

Consigliato da 7 anni

Continuano le avventure di Cino e Tempesta, la simpatica serie iniziata in primavera e pubblicata da Il Castoro per i bambini intorno ai 7-8 anni che leggono bene in autonomia. La scrive Antonio Ferrara e la illustra Agnese Innocente. I titoli dei primi due volumi sono “Cino e Tempesta. Un amico specialee “Cino e Tempesta. La gara di judo”. Si tratta delle spensierate avventure di un ragazzino vivace che ha tanti amici, un papà ferroviere e una mamma cassiera. Come tutti i bambini della sua età, Cino ha le giornate molto piene tra scuola, lezioni di judo, giretti al parco, compiti da fare. Ciò, però non gli impedisce di essere sempre pronto a nuove avventure. Nel primo episodio Cino conosce il secondo protagonista di questi libri: Tempesta, un cagnolino nero nato in una cucciolata venuta al mondo nel parco e che non appartiene a nessuno. Tra Tempesta e Cino è amore a prima vista, ma subito cominciano anche i guai. Nonostante i buoni propositi, Cino riesce a combinarne sempre una e adesso ha pure chi lo aiuta. Poco male, però, perché i due insieme trovano il modo, del resto senza neanche tanta difficoltà, per far sì che i genitori di Cino gli permettano di tenere con sé Tempesta. Nasce così una coppia inseparabile pronta a vivere le piccole e grandi avventure del quotidiano.

Nel secondo episodio, invece, Cino è alle prese con la preparazione della gara di judo. La cosa lo innervosisce molto per due motivi. Primo perché non ha ancora imparato la mossa più difficile e secondo perché ci sarà in palestra la sua amica Anna, davanti alla quale ci tiene particolarmente a fare bella figura. A complicare il tutto, Tommaso, il bulletto della scuola, lo ha preso di mira e non lo lascia stare. Per fortuna Tempesta gli è sempre vicino e, anche se non fa che combinare guai, in fondo lo aiuta ad uscire dalle situazioni più complicate.

Questi episodi di vita quotidiana sono raccontati con agile spontaneità in prima persona da Cino dal suo punto di vista tipicamente bambino, con le riflessioni, i pensieri e la logica lineare di un ragazzino di otto anni, i suoi problemi a casa e a scuola. Non manca la rassicurazione che tutte queste difficoltà si possono risolvere positivamente dai litigi tra i genitori, ai disastri nei bagni a scuola, alle arrabbiature della maestra. Cino è una specie di Gian Burrasca dei giorni nostri, perfetto personaggio in cui i bambini possono riconoscersi e con cui possono confrontarsi, ridendo anche fino alle lacrime.

La qualità linguistica di queste storie si riconosce subito: nella sua semplicità, infatti, non risparmia al lettore un testo molto curato senza sbavature e banalità. Episodi ben scritti, divertenti, con vari colpi di scena e invenzioni spiritose. Libri abbastanza lunghi, divisi in capitoli e ben sostenuti nella narrazione. Libri per piccoli “veri lettori”, che possono apprezzarli molto grazie anche alle tenere e irresistibili illustrazioni in bianco e nero di Agnese Innocente.

Doverosa è qui una nota in generale riguardo ai libri di Antonio Ferrara per i ragazzini più grandi. Si tratta di romanzi che, se pur con ironia e positività, affrontano dempre temi molto forti, storie anche drammatiche legate alla fascia adolescenziale che parlano ai ragazzi degli argomenti che li riguardano molto da vicino, dalle difficoltà di comunicazione con il mondo degli adulti, al bullismo, dalle problematiche scolastiche a quelle legate alla propria identità.

Un’altra nota ci starebbe qui riguardo alle “serie”. Tante sono le cose da dire che presto ci dedicheremo un intero post.

 

mercoledì 22 settembre 2021

LETTERE E NUMERI

ABC. Il mio primo alfabetiere

Chiara Carminati con le illustrazioni di Anna Laura Cantone

Lapis, 2021. 52 p.

Consigliato da 5 anni


 

Dieci maestri deliziosi

Ross Montgomery con le illustrazioni di Sarah Warbuton e la traduzione di Alessandra Valtieri

Lapis, 2021. 32 p.

Consigliato da 5 anni



E’ iniziata la scuola e lettere e numeri cominciano a diventare oggetto di interesse per tutti gli scolari, in modo particolare per i più piccoli. Sono soprattutto quelli che iniziano la loro avventura scolastica ad essere affascinati e incuriositi da questi strani segni che vedono sulla carta combinati in modi diversi. Imparare a riconoscerli e cercare di dare loro un senso non è impresa semplice. Molti fanno tanta fatica a imparare a leggere e a capire i numeri. E’ quindi interessante poter disporre di libri che possano dare loro un “divertente” aiutino.

Lettere e numeri sono, per esempio, i protagonisti di due libri illustrati appena pubblicati da Lapis: “Il mio primo alfabetiere” di Chiara Carminati con le immagini di Anna Laura Cantone e “Dieci maestri deliziosi” di Ross Montgomery con le illustrazioni di Sarah Warbuton e la traduzione di Alessandra Valtieri.

In “Il mio primo alfabetiere” Chiara Carminati gioca con le lettere dell’alfabeto e con i loro suoni. Dalla A di Anatra alla Z di Zanzara, 25 piccole filastrocche raccontano di un animale che ha a che fare con qualcosa da mangiare: Carlo il Castoro, per esempio, adora le Carote, mentre il Merlo Marcello aspetta che maturi il Mirtillo e Rudi il Ramarro bacia i rametti di Rosmarino …

Protagoniste sono le lettere combinate nel testo in un susseguirsi di ripetizioni e allitterazioni. 25 animali, 25 cibi e bevande per divertirsi con le rime e imparare, grazie anche alle simpatiche e inconfondibili illustrazioni di Anna Laura Cantone, a riconoscere in maniera giocosa la forma delle lettere e a distinguere i loro suoni.

In “Dieci maestri deliziosi”, invece, il gioco è con i numeri da 1 a 10 in senso inverso. Si tratta di una allegra filastrocca con il conto alla rovescia, dove dieci maestri, usciti stanchi da scuola, si rendono conto di aver perso l’ultimo autobus per tornare a casa. Decidono così di avventurarsi a piedi attraverso il bosco dove, però, vengono seguiti da una serie di mostri pronti a mangiarli. All’inizio non ci si aspetta che i mostri mangino effettivamente i maestri e solo alla fine si capisce che lo fanno davvero. Da qui la spiegazione dell’aggettivo “deliziosi” del titolo, aggettivo del resto piuttosto insolito per descrivere gli insegnanti.

Il libro è veramente divertente, soprattutto per i bambini. Oltre al simpatico testo in rima, al divertimento contribuiscono sicuramente le illustrazioni ricche di dettagli spiritosi e che rappresentano questi mostri come colorati e soffici peluches pronti ad afferrare e a divorare gli incauti insegnanti che per vari motivi si staccano dal gruppo. Ad un certo punto della storia arriva, però, la svolta e l’ultima parola, l’ultima risata inaspettatamente è per una maestra del gruppo. Per chi?

Questi sono due esempi di come la lettura di libri illustrati può essere un modo divertente per coinvolgere i bambini ed avvicinarli ai vari argomenti, anche se sappiamo bene e non smettiamo mai di sottolineare che i libri e gli albi illustrati non hanno come primo scopo quello di insegnare nulla, né sono medicine o bacchette magiche che possono risolvere problemi e difficoltà. Altrettanto bene sappiamo che non è opportuno voler anticipare i tempi e insegnare a leggere, scrivere e far di conto ai bambini prima del momento giusto. Altro discorso è, però, assecondare le curiosità dei bambini e il loro bisogno naturale di sapere, per cui libri come questi possono costituire un divertente mezzo da utilizzare.

In generale leggere libri con i bambini in età prescolare è prima di tutto un piacere, un divertimento, una coccola di voce, un tempo dedicato, un momento di stretta relazione. Gli aspetti positivi a livello cognitivo e linguistico, nonché informativo, che dalla lettura derivano ai piccoli, si palesano comunque, anche se in tempi più lunghi.

lunedì 13 settembre 2021

E SE SI ROMPE L’OROLOGIO?

Davide Calì con le illustrazioni di Isabella Labate

Un tempo per ogni cosa

Kite, 2020. 44 p.

Consigliato da 13 anni

Epifania, folgorazione, manifestazione. Un po’ come il signor Belluca nella novella di Pirandello “Il treno ha fischiato”, anche Edgar, il protagonista del libro illustrato “Un tempo per ogni cosa” (Kite, 2020), per un imprevisto, sperimenta un cambiamento tanto radicale quanto repentino della sua vita. Edgar da sempre vive seguendo una rigida routine senza mai sgarrare, senza mai cercare altro. La sua esistenza è scandita da una serie di orologi e sveglie che gli indicano il momento esatto in cui svegliarsi, mangiare, uscire, telefonare a sua madre, bere il tè del pomeriggio, cenare, controllare gli orologi, andare a dormire. Le giornate di Edgar si susseguono da sempre uguali e monotone, senza che lui, del resto, abbia mai fatto nulla per cambiarle. Ogni cosa che fa ogni giorno non solo la fa alla stessa ora, ma ci impiega sempre lo stesso tempo: 30 minuti per prepararsi al mattino, 10 per far colazione, 15 per leggere il giornale, … mai un minuto di più o di meno. La sua routine non muta mai e nemmeno le quattro frasi che scambia al telefono con sua madre per controllare che stia bene e abbia preso le medicine. A Edgar non piace neanche uscire. La passeggiata è un obbligo del medico per tenere in forma il cuore. Non gli interessa nulla di ciò che è fuori dalla sua casa e dai suoi schemi. Finchè “un giorno come gli altri accadde un fatto inatteso” e Edgar scopre “il mondo”. Edgar non immaginava che il mondo fosse così grande, che ci fosse così tanta gente là fuori, tanti odori, tanti rumori. Dapprima non vede l’ora di tornare alla sua vita inquadrata e regolare, poi, però, … e da quel momento tutto cambia tranne l’appuntamento fisso della telefonata con la mamma.

Quello che Davide Calì e Isabella Labate offrono in questo lavoro è un libro illustrato elegante e intenso. Destinato chiaramente ad un pubblico di lettori adulti, o quasi, affronta il tema della libertà dalle ossessioni, della gioia di vivere che si può (ri)trovare nel cambiamento, della paura di vivere e di come si può superarla scoprendo l’altro. A volte basta un elemento nuovo, un evento apparentemente insignificante, un imprevisto per rivoluzionare l’esistenza di una persona e farle realizzare che la vita può essere anche “altro” da ciò che per lei o per lui è sempre stato, e magari qualcosa “altro” di meglio. Uscire dalla propria comfort zone non è detto che sia per forza disagevole o faticoso. La routine dà sicurezza, ma può diventare anche una gabbia dalle sbarre strette. Prendere coscienza di queste sbarre e trovare la forza e il coraggio per forzarle è la chiave per dare una svolta alla propria vita. A volte, poi, le persone non si rendono neanche conto di quanto limitata e limitante sia l’esistenza che si sono create ed è proprio per questo che serve l’imprevisto. E, se l’imprevisto non accade, si deve trovare il confronto per farlo accadere, uscendo dalla consuetudine, dalla ripetitiva banalità, per vedere e guardare più lontano, oltre il proprio naso.

Le illustrazioni di Isabella Labate accompagnano la storia di Edgar con precisa realizzazione tecnica come artistiche fotografie d’epoca, di cui hanno i colori e le sfumature. Ricche di dettagli, in quella che sembra una serie di fotogrammi, le immagini a matita aprono alla meraviglia dell’osservazione. Insieme testo e illustrazioni, entrambi di una bellezza descrittiva molto curata, creano un tutt’uno carico di significati molto piacevole da leggere e da guardare.

Un’osservazione meritano anche gli interni di copertina: tanti orologi nel primo; palloni, dischi, pizza, volanti d’automobile, ciambelle, oblò di navi, mappamondi e il disco con i numeri di un telefono d’epoca in quello finale. Un’ultima sottolineatura della varietà di ciò che può arricchire la vita di una persona, trovando il tempo per ogni cosa e anche per chi si ama, perché le relazioni sono importanti e gli affetti non possono mancare.

 

Oltre all’implicita citazione pirandelliana del testo, troviamo anche nelle illustrazioni citazioni all’arte di Magritte, come per esempio, nello specifico, quella più evidente a “L’uomo con la bombetta” che il grande artista surrealista belga dipinse nel 1964.

Del rapporto dell’uomo con il tempo si sono occupati tanti filosofi, scrittori e artisti: un tema attuale in ogni epoca che ha suscitato innumerevoli riflessioni, teorie e ipotesi di interpretazione e che al giorno d’oggi assume un significato ancora maggiore, visto che il tempo, di cui le persone dispongono, sembra non bastare mai e per questo, al tempo e alla sua mancanza, a volte, finiscono col sacrificare emozioni, relazioni e esperienze profonde.

Un assaggio di questo libro si trova nel booktrailer di Onions at Lunch