Emma AdBåge con la traduzione di Samanta K. Milton Knowles
La buca
Camelozampa, 2020. 40 p.
Consigliato dai 6 anni
Emma Adbåge con la traduzione di Samanta K. Milton Knowles
Facciamo che Io ero un Supereroe!
Beisler Editore, 2021. 28 p.
Consigliato da 5 anni.
I
giochi dei bambini, quando sono lasciati liberi di esprimersi, sono
una fucina di fantasia. Basta uno straccio e questo si trasforma nel
mantello di un supereroe, basta una buca e questa diventa la grotta
di un orso o una pista di equilibristi che sul bordo organizzano il
loro spettacolo, una normale stanza diventa un’isola misteriosa e
un boschetto pieno di radici e di sassi è subito una foresta
impenetrabile da perlustrare. Quando si scatena, è difficile fermare
la fantasia nei giochi dei bambini. Nonostante tutte le possibilità
che i bambini di oggi hanno per giocare in ambiente “controllato”,
“a norma”, “omologato”, con giochi sicuri e certificati o con
i più potenti dispositivi tecnologici, il gioco libero, quello del
giochiamo a far finta che ero,
nei luoghi più impensati,
rimane uno dei preferiti.
Il gioco libero in cui la fantasia si scatena è al centro di due libri illustrati della giovane autrice e illustratrice svedese Emma AdBåge: “La buca” edito da Camelozampa nel 2020 e “Facciamo che io ero un supereroe!” pubblicato quest’anno da Beisler, entrambi con la traduzione di Samanta K. Milton Knowles.
Il
primo racconta dei bambini che, dietro alla palestra della loro
scuola, hanno uno spazio libero, un buca in cui inventare ogni tipo
di gioco. Tra sassi, radici, sabbia e arbusti i piccoli giocano a
mamma orsa, a capanna, a nascondersi, al negozio, …. Gli unici a
non apprezzare quel posto sono gli insegnanti, che, temendo che i
ragazzini possano farsi male, cosa in realtà lì mai successa, li
obbligano a giocare a pallone e sulle altalene nello spazio
“protetto” del piazzale della scuola. I bambini, però, attratti
dalla buca, cominciano a giocare sul suo bordo, senza entrarci e,
quindi, senza disobbedire. Sul bordo della buca è altrettanto
interessante inventare giochi quanto dentro la buca: si possono
scavare gallerie, fare gli equilibristi, far dondolare le gambe,
inventare percorsi. Però, neanche il bordo della buca piace agli
adulti e così, buca e bordo, durante il fine settimana spariscono
sotto una piattaforma di cemento. La delusione dei bambini è grande,
ma dura poco. Oltre il piazzale, infatti, dall’altra parte c’è
un mucchio di ghiaia e sassi. Un posto perfetto per giocarci, più
divertente della buca e del bordo messi insieme!
Nel
secondo libro,
invece, una mattina alla scuola dell’infanzia Nils e Pia, sono in
attesa dei loro compagni. La situazione non sembra ideale. Nils vuole
aspettare Jocke, il suoi amichetto con cui è solito giocare ai
supereroi, mentre Pia insiste per cominciare a giocare tra loro. Nils
cede, ma mette subito in chiaro: “tu, eri un gattino,
perché IO ero Batman”. I
giochi di fantasia, infatti, non hanno regole precise, ma di solito
c’è sempre qualcuno che decide per tutti e conduce la storia. Pia
accetta, ma non vuole
essere un gattino normale,
vuole essere un gattino che
sa arrampicarsi da tutte le parti con i suoi artigli speciali. Ha
inizio così un gioco di fantasia che potrebbe andare all’infinito.
I due bambini, infatti, innescano un controbattersi che punta sempre
più in alto, mentre la stanza dei giochi si trasforma nello spazio
costellato di pianeti, in un’isola deserta, nella giungla fitta di
liane, in una grotta … . In questi mondi meravigliosi si mangiano
caramelle speciali, appaiono draghi, si scoprono tesori nascosti ...
Ad un certo punto il gattino Pia muore, ma “resta morto” solo per
poco, perché è noioso essere morti e così Pia resuscita grazie
allo sciroppo magico che Nils accetta di darle. Le idee dei due
bambini non hanno freno e sono un crescendo di avventura. Nils, però,
non capisce come mai le idee migliori le abbia sempre Pia per prima e
come mai il gioco adesso sembra condurlo lei. Così, alla fine, vuole
fare lui il gattino e
Pia, chiaramente,
non ci sta. Ad un certo punto Jocke, l’amico di Nils, si affaccia
alla porta e il gioco diventa a tre con, ovviamente, due gattini
dagli artigli speciali e un solo
Batman … .
Questi libri illustrati di Emma
Adbåge sono un inno all’immaginazione. Grande la sua maestria nel
rendere questi spaccati di “vita bambina” sia nel testo, sia
nelle illustrazioni che lo arricchiscono di dettagli interessanti.
Ne “La buca” è tutto una questione di punti di vista: quello della giovane narratrice, l’”io” sul frontespizio, uguale a quello dei suoi bambini e quello degli adulti insegnanti. Dove gli uni vedono divertimento, gli altri vedono solo pericolo e, essendo i grandi, l’hanno vinta, almeno per un po’. In realtà, osservando bene nelle figure lo sguardo dei bambini, si vede che loro sanno andare oltre, trovare sempre nuovo sbocco per la loro voglia di libero divertimento, che diventa poi anche fonte di nuove esperienze. Impossibile mettere freno alla loro inventiva con limitazioni assurde e prive di fondamento.
In “Facciamo che io ero un supereroe”, con bonaria ironia e marcato senso del gioco, le parole tratteggiano un mondo in cui tutto è possibile, i ruoli si scambiano e lo scopo principale è divertirsi. L’evoluzione del testo non segue un filo narrativo preciso, ma segue una sua logica apparentemente sconclusionata come il gioco dei bambini. Le illustrazioni sono dettagliate e rappresentano con colorati particolari le scene immaginarie di cui i bambini sono protagonisti.
Questi due libri di sicuro hanno un effetto diverso sui bambini rispetto a ciò che possono indurre nei lettori adulti. I ragazzini di sicuro li apprezzeranno molto e immediatamente perché in essi si riconoscono, ritrovano i giochi di fantasia che loro stessi fanno e si divertono a pensarne altri di nuovi. Gli adulti, invece, per poterli ben apprezzare, sono obbligati ad accettare di spogliarsi delle loro sovrastrutture logiche e protettive e di farsi inglobare dalla bolla di fantasia e di puro divertimento che l’autrice riesce a creare.