mercoledì 13 maggio 2020

STA FERMO!

SEI MAI STATO UN BABBUINO?
Loredana Baldinucci con le illustrazioni di Fabio Sardo
Il Castoro, 2019 – [24 p.]

Capita a volte, ed è capitato soprattutto in questi giorni di chiusura per quarantena da Coronavirus, che i bambini diventino ingestibili. L’impressione che i genitori hanno è quella di aver a che fare con delle piccole scimmiette (in senso buono) simpatiche, ma anche dispettose, che saltano di qua e di là da mattina a sera, fanno di tutto e non fanno niente, si stufano subito ad ogni proposta e finiscono col far perdere la pazienza a chi è in casa con loro. Proviamo, però, per un attimo a metterci noi adulti dalla loro parte: mica facile. E ben se ne è resa conto Loredana Baldinucci quando, dopo una giornata un po’ difficile, l’anno scorso, in tempi ancora non sospetti, ha scritto “Sei mai stato un babbuino?” (Il Castoro).
Il protagonista di questo albo illustrato è un bambino che un mattino si sveglia e scopre di avere le sembianze di un babbuino. Subito capisce che lo aspetterà una giornata difficile, ma non può farci nulla e da babbuino la affronta: difficile vestirsi, complicato allacciarsi le scarpe e della coda che si fa? La routine giornaliera è scombussolata da questa sua insolita veste: impossibile mangiare latte e biscotti a colazione senza fare un disastro, (anche perché le banane gli piacciono di più), problematico restare seduti a scuola, tranne durante l’ora delle storie e molto deludente cercare di farsi degli amici, se non si trova qualcuno simile a te. Il rientro a casa, poi, un altro match da affrontare: bagno, verdura a cena, incomprensioni e alla fine sgridata e musi scuri. Ma, per fortuna, non tutti i giorni sono così, passerà. E del resto anche i grandi, a volte … .
Il finale ha un tono ironico, giusta conclusione per ridare equilibrio alla giornata del protagonista e rimettere le cose a posto facendo ricordare agli adulti che anche loro sono stati piccoli.

Si tratta di un libro per bambini molto divertente sia nel testo, sia nelle illustrazioni che l’accompagnano con brio e vivacità, mettendo in risalto i disastri e i disagi del piccolo scimmiotto, ma anche la sua incapacità, quel giorno, di fare diversamente. Un atteggiamento perfettamente rappresentato dalla figura in quarta di copertina: il piccolo babbuino con le spalle curve e gli occhioni imploranti.
Come in molti albi illustrati, anche in questo copertina e versi di copertina sono parte integrante del contenuto: camminare svogliatamente, dondolare sul lampadario, guardare le nuvole, saltare a quattro zampe, appendersi a testa in giù, infilarsi le dita nel naso, spaparazzarsi a terra e scivolare sul monopattino sono tutti esempi della vivacità e inventiva del piccolo babbuino, anticipazione della sua giornata “movimentata”. Esilarante, infine, il particolare della coda infilata nei pantaloni che esce da una gamba all’altezza della caviglia …


Parlando di bambini vivaci, però, non si deve far confusione: i bambini vivaci e apparentemente “impossibili” da controllare come questo, non sono i bambini “iperattivi”, affetti da deficit d’attenzione, un disturbo dell’età evolutiva caratterizzato da difficoltà di attenzione, di concentrazione e di controllo degli impulsi. Una vera e propria sindrome da diagnosticare attentamente, ad opera di esperti, per poter offrire loro il miglior approccio possibile e il trattamento adeguato. Un disturbo complesso da non sottovalutare, ma nemmeno da attribuire a bambini semplicemente “vivaci”.
E’ normale che i bambini tra i 3 e gli 11 anni siano pieni di energia, sempre in movimento e curiosi del mondo. Tutto li attira e li interessa, i luoghi e le persone, gli adulti e i coetanei. Offrire loro stimoli diversi e incanalare “positivamente” questa loro energia è fondamentale per sfruttare questo loro periodo di grande apprendimento soprattutto esperienziale. A volte, però, questa loro vivacità è espressione anche del loro bisogno di attenzione da parte dei genitori o degli insegnanti, la cui esperienza educativa e capacità empatico-relazionale diventano fondamentali per aiutare i piccoli a essere meno inquieti e a diminuire i capricci.

Un libro adatto dai 4 anni e dedicato a tutti i bambini che fanno fatica a stare fermi e ai loro genitori.

Loredana Baldinucci con le illustrazioni di Fabio Sardo
SEI MAI STATO UN BABBUINO?
Il Castoro, 2019 – [24 p.] -€ 13,50
Consigliato da 4 anni

mercoledì 6 maggio 2020

PREMIO STREGA RAGAZZE E RAGAZZI 2020

Oggi pomeriggio, 6 maggio 2020, sono stati proclamati in diretta on-line i vincitori del Premio Strega Ragazze e Ragazzi 2020. Per la categoria +6 il titolo più votato è stato “Nebbia” ed. Il Castoro, di Marta Palazzesi (ne abbiamo scritto qui lo scorso ottobre). Per la categoria +11 vince “Una per i Murphy” di Lynda Mullay Hunt ed. Uovonero.

lunedì 4 maggio 2020

DI SPADA E DI PAROLA

HAI LA MIA PAROLA

Patrizia Rinaldi
Sinnos, 2020. 218 p. - € 14,00


Avventura e fiaba si mescolano in “Hai la mia parola” l’ultimo lavoro di Patrizia Rinaldi edito da Sinnos nella collana Zona Franca ad alta leggibilità. Avventura, perché la storia di Nera e Mariagabriela è intrisa di perfidi inganni, fughe rocambolesche, incontri inaspettati e fuorvianti travestimenti. Fiaba, perché fiabesco è il tempo e il luogo lontano in cui tutto si svolge, perché ci sono due sorelle che si vogliono bene, una avida matrigna che le vuole dividere, un ricco signorotto crudele e tante buone persone pronte ad aiutare le ragazze nel superare la prova loro imposta. Non poteva, poi, mancare un lieto fine ricco di speranza.
Mariagabriela e Nera sono due sorelle molto diverse tra loro: una bella e dolce, l’altra zoppa e ribelle. La bellezza mancata di Nera è compensata dalla sua capacità di usare le parole, di leggere, scrivere e raccontare. La sventura colpisce la bella Mariagabriela che viene praticamente comprata dal lussurioso Visconte padrone del castello del borgo. Nera non può accettare il destino dell’amata sorella venduta dalla matrigna, e quando le viene fatto credere che Mariagabriela è riuscita a fuggire, anche lei parte di nascosto per cercarla con l’aiuto del fidato amico Michelino. La storia è lunga e complessa, piena di colpi di scena, ingiustizie e ritorsioni. Ma anche di coraggio, di amore, di speranza, di rispetto e di amicizia.
Anche se alla fine le due sorelle si riuniscono, l’evoluzione di questo romanzo e il suo finale non sono scontati. Lasciamo al lettore il piacere di arrivare in fondo a questa vicenda in cui spada e parole feriscono e difendono allo stesso modo e insieme rimettono in ordine il mondo.
Divisa in tre parti formate rispettivamente da ventuno brevi capitoli, uno per ogni lettera dell’alfabeto cui corrisponde una parola significativa, la storia, ambientata nella Sardegna del ‘700, ha un ritmo ben sostenuto dall’inizio alla fine e si distingue per un vocabolario ricco e ricercato. Diversamente non poteva essere, visto che uno dei temi principali che emergono è quello del potere consolatorio, ma anche del potere di attacco e di difesa, delle parole e della narrazione di storie: imparare a leggere e a scrivere, conoscere molte parole e saperle usare bene, diventa base per l’emancipazione di Nera, dei bambini cui fa da maestra, e per esteso, di ogni persona.
Il punto di vista del romanzo è quello di Nera che racconta a Mariagabriela, a vicenda finita, ciò che è successo dopo che il Visconte l’ha voluta a palazzo. Molti ed espliciti sono i riferimenti valoriali alla rettitudine delle persone, al rispetto della vita degli altri, al diritto che ognuno ha di riscattare la propria esistenza, alla bontà che ripaga di ogni angheria.
Mi mi convince un po’ meno la scelta di una scrittura prevalentemente paratattica, fatta di molte frasi brevi. La bellezza della lingua italiana sta anche nella sua complessità che, senza cadere nell’esercizio di stile o in un incomprensibile insieme contorto, si manifesta, quando ben sostenuta, in belle frasi scorrevoli lunghe e articolate. E’ vero che la lingua evolve, che la nostra è molto influenzata dal contesto in cui viviamo e che adesso si tende ad un italiano più più veloce e più semplice. Senza essere puristi, però, bisogna considerare che lingua scritta e lingua parlata non sono la stessa cosa. Credo che il valore di un bel libro, di una bella storia, sia dato anche dall’adesione alle caratteristiche della lingua con cui è raccontata e che questo contribuisca a fare la differenza quando si parla di letteratura.

Ciò non toglie che “Hai la mia parola” sia un libro che molto può dire ai suoi lettori, a vari livelli.

Patrizia Rinaldi
HAI LA MIA PAROLA
Sinnos, 2020. 218 p. - € 14,00
consigliato da 12 anni

mercoledì 29 aprile 2020

CHE NOIA!

Niente da fare

Silvia Borando
Minibombo, 2020 – [44 p.]

Di una semplicità geniale, sorprendente e disarmante: queste potrebbero essere le parole da usare per descrivere i libri di Silvia Borando. Che abbiano le parole (poche di solito) o no, come “Niente da fare”, sono sempre una sorpresa. Il tratto grafico è inconfondibile, lineare, pulito, poveramente ricco di dettagli: nulla in più di quanto serve perché le figure siano chiare, facilmente leggibili, comunicative, ma non sciatte o banali. I pochi colori sono abilmente utilizzati “a macchia” per i particolari più interessanti, decisivi, però, per lo sviluppo della narrazione. Aspetto fondamentale della tecnica narrativa è, poi, il gioco con lo “spazio fisico” delle pagine, interpretato come spazio reale della storia. Elementi importanti sono quindi i bordi delle pagine, la rilegatura centrale e il movimento delle figure a cavallo di questi. Altrettanto importante per lo sviluppo coerente della storia è la perfetta padronanza della cosiddetta “grammatica” delle figure, per cui movimenti, azioni ed emozioni dei personaggi sono tutti resi attraverso piccoli segni grafici, la perfetta posizione delle figure nello spazio e la loro studiata direzionalità.
Le storie di Silvia Borando sono accattivanti, perché in poche pagine creano situazioni che sanno trattenere il lettore per vedere cosa succede e alla fine si risolvono sempre in modo ironico, divertente, intelligente.

 Questa descrizione generale calza a pennello a “Niente da fare”, libro senza parole pubblicato a febbraio da Minibombo. Il protagonista, infatti, si trova in mezzo al nulla della pagina bianca, niente e nessuno intorno a lui. Che noia! Non sa cosa fare. Improvvisamente, girando la pagina, davanti a lui compare un grande sasso: che bello, ci sale sopra e alza le braccia in segno di vittoria. La gioia, però, dura poco: il sasso non è un sasso, ma una tartaruga gigante che, sentendo il peso del bambino, si alza scocciata e se ne va, facendolo cadere. Di nuovo una pagina bianca davanti al bambino: che noia! Ma ecco sulla seguente un albero. Idea: che divertente aggrapparsi ai rami più bassi e dondolare! Non è d’accordo, però, l’alce che, spostandosi dall’albero, rivela che i rami in realtà sono le sue corna. Così il nostro protagonista è ancora solo sulla pagina bianca e via via, passando sulle pagine seguenti troverà altre cose interessanti: un fiore rosa, una pallina rossa, un cavallo e, infine, una porta scura. Tutto questo, però, si rivela essere qualcosa di diverso da ciò che il bambino pensa. Scoprire ciò che quegli oggetti sono veramente, è sempre più divertente, almeno per chi sta leggendo il libro. Non può mancare l’inaspettato ribaltamento finale di tutta la storia, perché quando in giro non c’è niente da fare … qualcosa da fare prima o poi salta fuori! 
 
Questa storia racconta una tipica situazione bambina: le pagine bianche sono paragonabili al tempo vuoto (di solito poco per i bambini dei nostri giorni, tranne che in questo periodo di emergenza Covid-19) di un ragazzino che, finiti i compiti o fatto tutto quello che poteva interessargli, non sa cosa fare e non ha nessuno con cui prendere nuove iniziative.
E’ noioso stare senza giocare, perciò, tipicamente bambino è anche l’uso della fantasia per trasformare oggetti quotidiani in interessanti giochi nuovi.
Capita a tutti, poi, grandi e bambini, di sbagliare e di confondere una cosa per un’altra: su questo scambio ruota tutta la storia del bambino con la maglietta a righe, già protagonista di “un altro libro senza parole di Silvia Borando, “Il libro tutto bianco”, pubblicato, sempre da Minibombo qualche anno fa.
Per concludere è interessante notare che il libr non ha frontespizio ma la storia inizia subito sugli interni di copertina e termina sulla quarta, come se la vicenda non finisse lì, ma avesse un possibile ulteriore sviluppo. Attenzione, infatti, alla pallina!

Silvia Borando
Niente da fare
Minibombo, 2020 – [44 p.] - € 12,90
consigliato da 3 anni

domenica 26 aprile 2020

PAGINE SILENTI

Gli albi illustrati senza parole: un'avventura meravigliosa
proposta di formazione per insegnanti, educatori, genitori ed adulti curiosi


Gli albi illustrati senza parole (wordless picture books) più comunemente conosciuti come “silent books” sono un particolare tipo di pubblicazione la cui particolarità sta nel fatto che si basano su una storia con una precisa evoluzione, ma non ci sono le parole per raccontarla. La narrazione è completamente affidata alle immagini. Un po’ come un film, questi libri sono basati su una sceneggiatura attentamente studiata che, pur permettendo libertà di interpretazione, in realtà non lascia nulla al caso e conduce esattamente verso un finale logico e strutturato. Se pur di diverso livello, alcune facili, altre meno, quelle dei libri senza parole non sono narrazioni semplicistiche, anzi, spesso ruotano intorno ad una brillante e solida idea originaria e si sviluppano nella sua progressiva epifania.

I silent book sono ideali per coinvolgere la sfera cognitiva (l’intelletto, il pensiero, la memoria), quella linguistica e quella affettiva. Permettono ai bambini e agli adulti che li accompagnano di osservare le illustrazioni, prestare attenzione ai dettagli, anche a quelli più piccoli. Un libro senza parole non ha un solo modo di essere letto, ma ogni lettore crea il suo e impara a raccontare ciò che vede. Questi libri possono costituire una particolare forma di educazione all’immagine, combinando osservazione e narrazione. La lettura dei libri senza parole, se fatta in piccoli gruppi, favorisce il confronto, il dialogo e la condivisione. Spunto per innumerevoli attività, questi albi sono interessanti in ogni ambito educativo.
Il percorso prevede la presentazione di albi illustrati senza parole e la loro analisi con spunti di lavoro per la loro utilizzazione.
La fascia d'età per la scelta dei libri è concordata con i soggetti interessati.

Visita la pagina  Formazione per vedere le altre proposte

sabato 18 aprile 2020

AD OGNI DOMANDA LA GIUSTA RISPOSTA

Storia di cristallo di neve … non di cavoli, né di cicogne

Francesca Fiorentino, Erica Lucchi (ill.)
Valentina Edizioni, 2015. [34 p.]

Leggendo in questi giorni sui quotidiani la notizia che, causa il Coronavirus, sono stati sospesi anche i trattamenti per la fecondazione assistita e che, considerando questo stop, tra marzo e maggio si stimano nel 2020 circa 4500 nascite in meno, mi sono ricordata di “Storia di cristallo di neve … non di cavoli, né di cicogne” (Valentina Edizioni), un libro per bambini sul tema della PMA, la procreazione medico assistita.
Qualcuno potrebbe considerare questo un argomento non adatto ad una pubblicazione per i piccoli, in realtà, come gli altri libri di educazione sentimentale e sessuale, un libro su questo tema ha, invece, un suo ruolo e non solo per raccontare ai bambini nati grazie a questo tipo di intervento medico, la loro storia, ma anche per gli altri bambini che “fanno domande”, perché anche questa come la procreazione naturale e il percorso dell’adozione, è una storia d’amore bella da raccontare.
La storia è stata scritta dalla psicologa Francesca Fiorentino per raccontare alla sua bambina come è arrivata nella loro famiglia. L’editore Valentina, poi, ha accolto il suo progetto e l’ha pubblicato mettendolo a disposizione di tutti.

Si tratta di una narrazione in rima che, con levità di parole e di immagini, racconta di una mamma e un papà che desideravano avere un bambino. I giorni passavano, ma nessun piccolo si faceva vedere in casa loro. Così mamma e papà hanno cominciato a parlare con amici e vicini e tutti avevano la loro idea su come fare per avere un bambino: chi parlava di cavoli, chi di cicogne, ma bambini non ne arrivavano. Finchè un giorno mamma e papà hanno incontrato Lucia e le hanno raccontato del loro desiderio di diventare genitori. Lucia, quasi come una fata, ha indicato loro il posto dove poter trovare il loro bambino. I due genitori si sono precipitati e con l’aereo hanno raggiunto il paese
dove sta il Mago Gelo,
che aiuta ogni mamma a rendere
il proprio sogno … vero!
E’ con scienza e magia che Mago Gelo sa trasformare
un cristallo di neve in un bimbo da abbracciare.
Lui mette la scienza e mamma il suo amore
e Cristallo di Neve si lega per sempre al suo cuore”.


Usando le parole giuste e raccontando una bella storia si possono spiegare ai bambini tutte le “cose” del mondo.
Le storie aiutano i genitori a chiarire e i bambini a capire ciò che stimola la loro curiosità, il loro desiderio di sapere. Rispondere alle domande dei figli è un obbligo ed è fondamentale dare risposte misurate alle loro esigenze di conoscenza, calibrando sul bambino che chiede, livello di linguaggio e approfondimento del tema, senza ricorrere a termini scientifici e spiegazioni incomprensibili.
Una storia semplice, dolce e piacevole da leggere come questa, può essere sufficiente per i bambini anche piccoli, ma può anche fungere da base da cui partire per entrare un po’ di più nell’argomento con i bambini più grandi. E’ quello che dovrebbe succedere quando ogni figlio pone ai genitori la domanda su come è nato. La risposta è una narrazione facile e comprensibile con i concetti biologici semplificati in base all’età del piccolo, al suo grado di comprensione e al tipo di domanda che ha formulato. Col tempo poi si può completare la stessa storia con elementi più specifici, maggiori dettagli e altri concetti. E, se le domande non vengono, si può, allo stesso modo, offrire risposte a bisogni non espressi, muovendosi con cautela, rispettando le sensibilità.
La “Storia di Cristallo di Neve” è preceduta dalla bellissima e poetica introduzione del prof. Turchi (docente di psicologia delle differenze culturali presso l’Università degli studi di Padova) che offre ai genitori una riflessione sul valore delle storie. Nelle ultime pagine, invece, si trova l’utile consulenza della dottoressa Silvia De Aloe, per trovare in questa storia spunti per un dialogo con i bambini.
Non so sociologicamente e culturalmente come sia oggi recepita la fecondazione eterologa, né come lo sarà in futuro. Certo è che oggi in Italia sono circa 1500 al mese i bambini che nascono con il supporto dei centri di PMA, e che, come detto, alle domande dei bambini si deve rispondere e dovrebbe essere naturale raccontare loro che i bimbi li porta la cicogna, nascono sotto il cavolo… o ci pensa Mago Gelo! Storie accompagnate da tutte le spiegazioni del caso.
Un ultimo consiglio, banale, ma forse spesso dimenticato: visto che non è possibile determinare l’argomento di un libro per bambini leggendo solo il titolo e guardando velocemente la copertina, è opportuno leggerlo prima di proporlo a loro. Nei libri per i piccoli vengono affrontati, come è noto, tanti argomenti diversi. Essere consapevoli di ciò che si va a leggere ai bambini è importante, non tanto per far censura (anzi, questo deve essere l’ultimo dei motivi), quanto per essere preparati a rispondere ad eventuali domande “scomode” o perchè forse non è il momento adatto per il bambino che abbiamo davanti, per affrontare una storia “speciale” su un argomento che non gli interessa in quel momento o che potrebbe in qualche modo turbarlo.
Le storie sono un mezzo bellissimo e meraviglioso dalla forza più grande di quanto si pensi. Le storie raccontano un qualcosa che si interseca con ciò che vive o ha vissuto chi le legge o le ascolta. Le storie non sono mai “neutre” o uguali per tutti. Le storie sono un luogo dove trovare le chiavi per costruire la propria realtà e per darle un ordine. Ognuno ha diritto di incrociare le “sue” storie al momento giusto e trovare le chiavi per le “sue porte”.

Francesca Fiorentino, Erica Lucchi (ill.)
Storia di cristallo di neve … non di cavoli, né di cicogne
Valentina Edizioni, 2015. [34 p.] - € 11,90
Consigliato da 4 anni

venerdì 17 aprile 2020

Strumenti del mestiere: LETTORE, VIENI A CASA. IL CERVELLO CHE LEGGE IN UN MONDO DIGITALE

Lettore, vieni a casa. Il cervello che legge in un mondo digitale. - Maryanne Wolf, Vita e pensiero, 2018 – 221 p.

Una riflessione sui cambiamenti indotti nella lettura dall’immersione nel mondo digitale da parte di Maryanne Wolf, che dell’analisi dei meccanismi della lettura ha fatto l’oggetto della sua attività di neuroscienziata e la passione della sua vita. Sotto forma di lettere, si rivolge al ‘Lettore’ come a un amico, cercando la semplicità nelle spiegazioni scientifiche, la vicinanza del racconto personale, il calore dell’invito a riprendere il proprio posto nella casa confortevole e insieme avventurosa della lettura, dove ritrovare se stessi e gli altri. La sua analisi mostra, grazie ai progressi delle neuroscienze, il modo in cui quel capolavoro di adattabilità che è il cervello risponde agli stimoli del mondo digitale: alterando le connessioni neuronali che aveva magistralmente costruito per la lettura su carta, profonda e intensa, e sviluppandone altre più adatte a fronteggiare la continua ed esuberante offerta di contenuti da parte degli strumenti digitali. Si guadagna di certo quanto ad aumento dell’informazione ma si possono perdere qualità umane fondamentali come il pensiero critico, l’immaginazione creativa, l’introspezione, l’empatia, cioè la capacità di assumere la prospettiva e le emozioni degli altri. Tutte qualità stimolate proprio dall’apprendimento della lettura profonda e che, se ci pensiamo, hanno un impatto civile e politico fortissimo. Si tratta allora non di guardare con nostalgia al passato, ma di creare le condizioni per una nuova mente – quella dei nostri figli e dei figli dei nostri figli, il cui cervello impara a leggere proprio in quest’ambiente profondamente mutato – capace di integrare la preziosa eredità della cultura analogica con l’innovazione digitale.