(adattamento
dall’articolo
“Il
diritto di scegliere”
– pubblicato in:
“Il Pepeverde.
Letture e letterature giovanili”.
Roma, Valore Scuola. N. 12, 2021, p. 11-13)
Che
livello di libertà hanno i bambini e i ragazzi quando scelgono cosa
leggere? Quanto le loro scelte sono determinate dall’influenza
degli adulti che “suggeriscono” loro le letture? Come può e/o
deve l’adulto intervenire nel processo di questa scelta?
I
momenti in cui si promuovono letture, come le volte in cui si
accompagnano i bambini e i ragazzi in biblioteca o in libreria a
scegliere una lettura, sono momenti importanti e sempre delicati. Le
variabili che entrano in gioco sono molte e stanno tra loro in
equilibrio a volte precario. Come sempre, non si può generalizzare
e, tanto meno, fare un discorso unico per le diverse fasce d’età,
senza considerare, inoltre, che ci sono ragazzi che vanno aiutati a
scegliere e altri che sanno perfettamente quello che vogliono
leggere.
Creare
lettori significa rispettare le diverse passioni e le preferenze dei
ragazzi. Secondo Aidan Chambers,
l’adulto, insegnante o genitore che accompagna i bambini nel mondo
della lettura, deve essere disponibile a tenere in considerazione la
scelta autonoma dei giovani lettori come parte irrinunciabile
dell’attività di selezione dei testi e anche l’atteggiamento da
assumere di fronte ad un’eventuale scelta inadeguata, deve essere
ben studiato. Il consiglio di Chambers è quello di essere aperti e
onesti con i giovani lettori e intavolare con loro una discussione
costruttiva sul libro scelto, senza divieti o imposizioni. Il
confronto, infatti, può portare alla consapevolezza da parte del
bambino o del ragazzo dell’insignificanza del libro che ha scelto,
ma anche, all’opposto, alla presa d’atto da parte dell’adulto
del valore di una lettura che, forse non conoscendola, sottovalutava.

Già
Pennac nel suo “Come un romanzo”,
sosteneva che il gusto per la lettura si affina leggendo cose
diverse, anche scritti di dubbio valore letterario, “una
«letteratura industriale» che si limita a riprodurre all’infinito
gli stessi tipi di racconti, che fabbrica stereotipi a catena, fa
commercio di buoni sentimenti e sensazioni forti, prende al volo
tutti i pretesti offerti dall’attualità per sfornare una narrativa
di circostanza, effettua «studi di mercato» per piazzare secondo la
congiuntura un determinato tipo di «prodotto» che si ritiene debba
infiammare una determinata categoria di lettori”.
Sono questo tipo di libri di scarsa qualità, di solito, quelli che
si incontrano prima sulla strada della lettura. Sono libri facili,
letture accattivanti, opere che ammiccano al lettore in quanto,
spesso più gadget pubblicitari di film, serie TV o cartoni animati
che storie vere e proprie. Sono libri che i ragazzini si passano
perché di moda, che non possono non leggere se vogliono essere parte
del gruppo. Anche per Pennac, come per Chambers, è dato di fatto che
gli adulti devono accettare queste scelte dei ragazzini, senza
criticare o deridere. Secondo lui, sono letture da assecondare, per
avere poi il contesto giusto dove lasciare qualche “buon”
romanzo, qualche libro di qualità, senza proibire gli altri. Un
compromesso finalizzato a creare l’occasione per una buona
proposta, così, come continua Pennac, per un certo periodo i ragazzi
leggono, insieme, buoni e cattivi romanzi per scoprire, un bel
giorno, che sono quelli di qualità ad avere la meglio. Importante è
che la scelta non cada sempre e solo su materiali di poco valore.
Anche per i libri e le storie, come per il cibo, è importante
“assaggiare” un po’ di tutto per capire ciò che piace di più,
ciò che dà maggiore soddisfazione. Le imposizioni, al contrario,
possono sortire l’effetto opposto a quello desiderato.

Per
molto tempo la scelta dei libri che i bambini e i ragazzi leggevano è
stata fatta dagli adulti senza che loro potessero avere voce in
capitolo. I libri erano scelti in base a fini educativi o didattici,
le proposte erano letture adatte a insegnare qualcosa, censurando
quelle ritenute quasi pericolose per l’edificazione delle giovani
menti (salvo poi prendere atto che erano proprio queste letture
ritenute non adatte, quelle lette di nascosto e maggiormente
apprezzate dai bambini e dai ragazzi). Adesso, per fortuna, c’è
indubbiamente maggiore libertà di scelta, anche se, come sostiene
Silvia Blezza Picherle,
le scelte spesso sono solo apparentemente libere in quanto
condizionate dalla moda, dalla pubblicità, dal marketing editoriale.
E questo senza entrare nel merito delle letture proposte a scuola,
ancora troppo spesso legate alla didattica, all’educazione scelte
all’interno di un canone piuttosto classico, statico e limitato.
Sono, queste, considerazioni che meritano un discorso a sé. Come
sostiene Luigi Ballerini, infatti, a parte le
isole felici presenti sul territorio, “esiste una strana
resistenza a far entrare la narrativa contemporanea per i giovani
nella scuola italiana. Resistenza che cresce quanto più si sale di
ordine: dalla maggior facilità di ingresso nella scuola primaria
fino alla barriera quasi invalicabile dei licei. A essa vengono di
solito contrapposti, in antagonismo, i testi considerati classici”.
In realtà, la letteratura contemporanea per ragazzi, li avvicina
alla lettura, mettendo tra le pagine personaggi vicini a loro e
situazioni parallele alle esperienze che stanno vivendo e raccontate
con una lingua simile a quella da loro usata. Per Ballerini, spesso,
la mancata proposta a scuola di narrativa contemporanea è dovuta
alla scarsa conoscenza che ne hanno gli insegnanti. “È un dato
di fatto” - continua Ballerini - che per molti giovani
lettori i romanzi di oggi fanno da apripista: trovato il libro
giusto, ossia quello che parla all’esperienza e suscita pensieri e
riflessioni, altri ne verranno, di generi, autori, stili e anche
epoche diverse”.
Sbagliato è mettere in
contrapposizione netta ciò che gli adulti scelgono per i ragazzi da
leggere e ciò che i ragazzi scelgono da soli.
Quando
si parla di giovani lettori, permettere loro di leggere di tutto
significa lasciar loro leggere libri per ragazzi di qualità diversa,
ma anche libri che non sono stati specificatamente scritti per loro,
ma che possono suscitare il loro interesse, la loro sorpresa e
meraviglia, le loro riflessioni. Come scrive Martino Negri,
l’incontro tra i bambini e l’esperienza vera della lettura si
gioca anche nell’avvicinamento a opere della tradizione letteraria,
lavori con determinate caratteristiche di contenuto e di linguaggio
che, anche se non direttamente rivolti a loro, possono essere letti e
compresi dai più giovani e dare loro soddisfazione. Di fronte alla
complessità e alla fatica di certe pagine è il desiderio di
arrivare a scoprire il tesoro che questi testi nascono che ne fa
affrontare e portare a termine la lettura. Letture di questo tipo
“cadono” sul cammino dei giovani lettori in modo diverso, c’è
chi ha la fortuna di crescere in una famiglia dove si legge per cui
ad un certo punto diventa naturale andare a curiosare sugli scaffali
di mamma e papà, c’è chi vede un film e viene talmente preso
dalla storia che desidera leggere il libro da cui è stato tratto,
c’è chi gironzola tra gli scaffali delle librerie e delle
biblioteche (dove ce n’è una a portata di mano), c’è chi si
lascia attrarre da quello che apparentemente sembra fuori dalla
propria portata. Siamo di nuovo di fronte a quei ragazzini che
adottano l’esatto criterio di scelta opposto a quello di moltissimi
altri: il numero di pagine. Più i libri sono “grossi”, più
sembrano inavvicinabili, più sembrano rivolti ad un pubblico
diverso, più desiderano leggerli e spesso la sfida si trasforma,
come confermano anche le neuroscienze, in vera esperienza sensoriale,
cognitiva ed emotiva.
Detto
ciò, “sebbene la significatività di un’esperienza di lettura
possa anche prescindere dalla qualità dei testi letti, (…) la
responsabilità di offrire a bambini e ragazzi occasioni d’incontro
con testi caratterizzati da una piena dimensione letteraria ed
estetica è una responsabilità che insegnanti ed educatori sono
chiamati a sentire intimamente e alla quale non possono sottrarsi.”.
All’interrno di questo discorso, questo vale anche e soprattutto
per quei libri di letteratura per l’infanzia che ben si distinguono
dai libri più o meno ben congegnati ad uso dei bambini e dei
ragazzi, quei libri che non hanno intenzioni di ordine educativo, ma
offrono inedite possibilità di relazione tra linguaggio e
esperienza. Libri che fanno leva sulla curiosità dei giovani lettori
e sul loro bisogno di avventura. Libri frutto dell’intuizione,
dell’ispirazione della capacità narrativa, dell’originalità di
grandi autori, autori di buone storie che hanno il potere di
suscitare riflessione e meraviglia, senza morale, senza insegnamenti,
e che difficilmente si possono spiegare. Storie che toccano le corde
più profonde dei lettori suscitando domande senza ovvie risposte,
scritte in una lingua che li rispetta nel loro essere persone e non
bambini cui offrire solo testi semplici o semplificati. “La
lettura va scoperta, amata e scelta in piena autonomia. Gli adulti
che vogliono inculcare il piacere di leggere devono sapere che vanno
incontro a insuccessi sicuri. (…) al più gli adulti devono
allestire il «banco delle occasioni», favorire l’incontro dei
ragazzi con libri diversi, con approcci diversi e soprattutto
tutelare la libertà di scelta.”
Di questo era convinto anche Gianni Rodari che, precursore di tante
teorie e buone pratiche nel campo della promozione alla lettura, cita
il “non offrire una scelta sufficiente” tra i suoi “Nove
modi per insegnare ai ragazzi a odiare la lettura”.
L’accompagnamento
dei bambini e dei ragazzi verso i libri e la lettura non è una
scienza esatta. Non ci sono né regole, né ricette infallibili.
Molte sono le testimonianze di insuccesso, ma tante anche quelle di
successo. Importante è, senza dubbio, che bambini e ragazzi possano
avere libero accesso a tanti libri e a tante storie. Più contatti
con libri e storie diverse hanno, maggiori sono le probabilità che
incontrino i libri giusti e più sapranno, poi, ritrovare libri e
storie nel loro futuro, nel momento in cui ne sentiranno bisogno.
Coloro, che non hanno mai avuto la possibilità di un sano contatto
con la lettura o per i quali la lettura è sempre stata un problema,
una difficoltà, un puro dovere scolastico, invece, non ne sentiranno
mai bisogno, e questa assenza di bisogno sarà per loro un
impoverimento. Il bisogno di storie è stata ed è fondamentale per
l’umanità in ogni tempo e luogo. La lettura di letteratura è
mezzo diretto e intimo per accedere alla simbolizzazione delle
esperienze di vita, dei pensieri e del modo di percepire il mondo
degli altri. E’ importante lasciare che ognuno diventi il lettore o
il non-lettore che vuole, ma è fondamentale che a tutti sia permesso
l’incontro con letteratura, con i libri.
Con tanti libri.