Silvia Vecchini, Sualzo (ill.)
I bambini si rompono facilmente
Bompiani, 2023. 92 p.
per gli adulti
I bambini vivono spesso situazioni più grandi di loro. A volte sono gli adulti stessi che li mettono, consapevolmente o meno, in situazioni difficili. Altre volte, invece, c’è chi pensa, considera e tratta i bambini come degli adulti in miniatura, sia nel bene che nel male. E, come tali (anche se tali non sono) i bambini si trovano costretti a reagire, a fare esperienze, a prendere decisioni.
I bambini non sono sempre (anzi quasi mai) i bambini felici delle famiglie della pubblicità e Silvia Vecchini nelle storie contenute nel suo “I bambini si rompono facilmente” (Bompiani) ce lo mette davanti con levità e schiettezza. Nella prima di queste storie, come in una sorta di dichiarazioni d’intenti, la Vecchini dice che ha “voluto scrivere dei bambini che si rompono, dei bambini rotti che si rialzano e che ha conosciuto, incontrato, ascoltato a lungo o di sfuggita per momenti così intensi che restano eterni”. Per lei tutti i bambini hanno un angelo custode che li segue e li aiuta, a volte però, “nemmeno un angelo è capace di portare a termine il suo compito e infinite luci si spengono”. Ma anche se non sono queste le storie che ha scritto in questo libro, sono, comunque, storie difficili impregnate di dolore. E il dolore di questi bambini si nasconde tra le parole, tra le lettere delle parole, sulle pagine e trasuda man mano che l’occhio le legge e il cervello le elabora.
Si tratta di venti brevi storie che terminano con dei versi, come se la poesia fissasse ciò che la prosa racconta e gli desse ulteriore voce.
In continuo rimando tra prosa e poesia, queste narrazioni tratteggiano le situazioni e i bambini che ci sono dentro, vittime innocenti degli adulti ignari ed incoscienti che ce li hanno messi. Storie profonde e dirette che colpiscono come pugni nello stomaco e che fanno riflettere, ma anche arrabbiare. Come si legge sul risvolto di copertina, sono le storie di una bambina con una coda di sirena che stupisce la spiaggia per le ragioni sbagliate; una bambina che non parla e che i grandi cercano di estrarre dal suo silenzio ricattandola con mille tentazioni; un bambino che pesca nel lago, aspettando con pazienza di catturare il pesce più bello di tutti, che forse pesce non è; un bambino agitato dall’arrivo di un fratellino nella nuova famiglia del padre e poi capace di comporre una nuova serenità, se solo fosse vero; un bambino che si ostina a voler trovare rifugio in cima a un armadio, in ricordo di una traversata in cui qualcuno l’ha issato in alto perché la calca degli adulti compressi dentro la stiva non lo schiacciasse. E già così, riassunte, in poche parole, queste storie ci danno l’idea del dolore che contengono. Un dolore psicologico che fa male più di quello fisico e che è più difficile da curare. Perchè i bambini che si “rompono” dentro, sono difficili da “aggiustare”. Qualche volta hanno dentro di loro delle risorse per aggiustarsi da soli e, magari, per aggiustare anche i grandi e a crescere nonostante i grandi. Il rischio è, comunque, molto alto. Non è vero che i bambini sono forti, più forti i quanto pensiamo: spesso ce lo fanno credere per buona pace di tutti, ma poi restano schiacciati da questi pesi.
E poi ci sono i grandi, gli adulti, anche loro protagonisti, anche se in modo diverso, di questi racconti. Adulti fragili, incapaci di prendersi cura dei loro bambini. Adulti persi nella vita che stanno vivendo come in una foresta intricata piena di impegni, di fretta, di superficialità, di lavoro, di ossessioni, di ansia e di egocentrismo.
Un libro doloroso e delicato da leggere e far leggere a tutti gli adulti che amano i bambini, vivono con loro, lavorano con loro, e anche a quelli che sembrano dimenticare i bambini che hanno intorno. Un libro che sfida il lettore a continuare a girare le pagine, perché molti potrebbero essere i motivi (da codardi) che spingono a fermare la lettura, come la sensibilità che può sentirsi ferita, o la cecità che non riconosce ciò che le si propone: gli stessi atteggiamenti adulti che nelle storie sono descritti.
Tecnicamente la prosa e la poesia di Silvia Vecchini rispecchiano ancora una volta la capacità di rispetto per i bambini e i lettori che lei sempre mette nei suoi testi, una levità che non è, però, superficialità. Al contrario, è proprio la leggerezza con cui scrive che mette ancora più forza in ciò che scrive e in ciò che non scrive, ma che emerge da ogni riga.
Al contempo, il tratto delle illustrazioni di Sualzo che accompagnano queste storie è contemporaneamente deciso e delicato e fa da controcanto alla forza delle storie e alla fragilità dei bambini che ne sono protagonisti. Disegni da osservare e mettere attentamente in relazione a ciò che si sta leggendo per sprigionarne ulteriori significati e rimandi.
Essendo storie che riflettono situazioni reali in cui i bambini possono trovarsi, situazioni difficili e dolorose descritte molto direttamente, lascio ad ogni lettore adulto valutare se, come e quando proporne la lettura ai bambini o ai ragazzi, facendo molta attenzione al potere che hanno le storie, al valore della lettura come esperienza e come specchio dell’esperienza, al lavoro che la parola scritta fa “dentro” ogni lettore.
Nota: casualmente ho letto questo libro appena finito di leggere “Mi limitavo ad amare te” di Rossella Postorino (Feltrinelli 2023) una storia di bambini costretti a crescere nonostante gli adulti e a farlo anche in fretta. Una storia che Gad Lerner ha definito “un libro sulla forza della maternità, sulla sua assenza, ma anche sulla su essenza potente”, e le riflessioni che ho fatto di rimando fra i due testi sono state molto forti. E’ stato come se le storie di uno si riflettessero nelle storie dell’altro, aumentandosi a vicenda la potenza con cui colpiscono.
Silvia Vecchini, Sualzo (ill.)
I bambini si rompono facilmente
Bompiani, 2023 – 92 p.
Per gli adulti