lunedì 30 settembre 2019

NON DI SOLE PAROLE

 (Albi illustrati - 6)
Non si può giudicare il valore di un albo illustrato considerando il testo più importante delle immagini o viceversa. Uno degli aspetti che caratterizzano gli albi di bassa qualità, infatti, è quello di offrire, per esempio, immagini di grande valore in contesti linguistici poveri, sciatti, banali senza nessuna ricerca linguistica o stilistica, oppure, viceversa, testi molto ricchi e attentamente studiati, accompagnati da illustrazioni di scarso valore.
In realtà un buon albo ha ragione di essere chiamato tale se entrambi, testo e illustrazione, sono di qualità e se sono ben disposti l’uno rispetto all’altro all’interno delle pagine.
Nel valutare gli albi illustrati è molto importante riflettere su quelli che sono i contenuti nel loro insieme di testo e di immagine. Il contenuto di un albo è l'insieme di tutte le sue componenti: qualità letteraria del testo e rilevanza artistica delle illustrazioni, entrambi, ovviamente, rapportati al target d’età di riferimento.

PICCOLE TIGRI. Jo Weaver, Zoolibri, 2019  

Scacciati dal loro attuale territorio dall’arrivo degli uomini, una tigre madre e i suoi cucioli cercano una nuova casa. Le belve, in parte antropomorfizzate (espriono emozioni e hanno il potere della parola ma altrimenti si comportano come vere tigri) considerano una serie di opzioni: una grotta dietro una cascata, che però è troppo umida, i rami di un albero, che però sono troppo alti, un buco in una pianta, che però è già abitato da un serpente. Sembra un’impresa impossibile finchè trovano il posto perfetto: un antico tempio nascosto dalla vegetazione. Il tono colloquiale e la trama narrata in modo familiare contrastano piacevolmente con la giungla fitta dove la storia è ambientata. Le illustrazioni a carboncino, colorate in digitale, sono deliziose: le calde sfumature di arancione esaltano i mantelli pelosi delle tigri e li mettono in contrasto con l’oscurità dei posti inospitali in cui si muovono.
Molto interessante il gioco di chiaro scuro che si crea sulla pagina tra illustrazioni e testo. Ciò che le parole non dicono, viene rappresentato dalle figure e ogni pagina nasconde molti significati da scoprire osservando e leggendo bene. Indizi sono lasciati dall’autore attraverso i tratti, i colori, e la font, con i caratteri che variano di misura e di peso in base a ciò che intendono sottolineare. Un albo illustrato di qualità. 
(Continua - 6)

lunedì 23 settembre 2019

LA VITA SUL SENTIERO

La signora Tasso, che è già piuttosto vecchia, ogni mattina esce dalla sua casetta nel bosco ai piedi del monte e si incammina per un sentiero per raggiungere la cima, da dove ama osservare il meraviglioso paesaggio. Lo fa sempre allo stesso modo, quasi con metodo incontrando i suoi amici animali, aiutandoli se hanno bisogno, e osservando la natura. Un giorno Lulù, un piccolo gattino, le chiede di accompagnarla. E’ piccolo e la strada è faticosa per le sue gambette, ma pian piano grazie all’incoraggiamento della signora Tasso, anche lui ce la fa e insieme arrivano in vetta. Che meraviglia! Il tempo passa e Lulù diventa sempre più grande e più forte mentre la signora Tasso non ce la fa più ad andare con lui. Il testimone simbolico passa così nelle mani del gattino che a sua volta, qualche tempo dopo, insegnerà ad un piccolo coniglio che sentiero prendere per arrivare sul monte. Prima il gattino e poi il coniglietto imparano, percorrendo il sentiero, le cose importanti della vita: quanto è prezioso l’aiuto degli amici, che è meglio ascoltare tanto e parlare poco, che bisogna saper prendere molte decisioni, quanto fa bene osservare la bellezza del creato e, soprattutto, che ognuno può essere artefice del suo destino.
Unica parola del titolo, è proprio “Il sentiero” (Orecchio acerbo, 2018) il vero protagonista di questo libro illustrato in cui narrazione e piccola osservazione naturalistica si compenetrano e, insieme, raccontano una bella storia. Il sentiero rappresenta ciò che ognuno vorrebbe fare nella sua vita e l’opportunità che ha di farlo. Così, al centro del racconto si trova lo scorrere del tempo, il ciclo della vita, il ricambio generazionale. Temi importanti presentati in modo lieve e naturale, ma soprattutto ottimistico, senza recriminazioni.
Le dolci illustrazioni dai colori pastello accompagnano un testo che, seppur essenziale, si fa leggere ed ascoltare con attenzione, riaffiorando nella memoria anche dopo aver chiuso il libro. Un testo che distingue graficamente due piani di lettura: il dialogo tra gli animaletti protagonisti e lo svilupparsi della storia, come se un narratore esterno si fermasse qui e lì per lasciar spazio alle loro voci.
Un libro da leggere lentamente con i bambini osservando le illustrazioni che, nella loro semplicità, sono ricche di dettagli eloquenti, non ripetizioni del testo, ma nuovi elementi che lo impreziosiscono. Un libro che è storia, che è natura, che è poesia.

Marianne Dubuc – traduzione di Paolo Cesari
Il sentiero
Orecchio acerbo, 2018 – [66 p.] - € 17,50
Età di lettura: da 5 anni

sabato 4 maggio 2019

CIO’ CHE IL TESTO NON DICE, LO SUGGERISCE L’ILLUSTRAZIONE

(Albi illustrati - 5)
Una fra le più importanti caratteristiche degli albi illustrati di qualità è il perfetto rapporto tra testo e illustrazione. Le illustrazioni non ripetono ciò che è scritto nel testo, ma lo completano, aggiungono qualcosa e, come si diceva nel post precedente, lasciano che sia il lettore a colmare del tutto il vuoto, creando la sua storia. Secondo le teorie classiche della comunicazione, infatti, ogni testo presuppone un emittente e un ricevente e le specificità dei tre elementi (quattro nel caso degli albi illustrati) creano il messaggio. Ciò significa che ogni lettore legge e vive un testo e le sue immagini in maniera diversa, legandole, inconsciamente, al proprio vissuto, alla propria situazione in quel momento, e immagazzinandoli per il futuro, godendone sul momento e creandosi quel “bagaglio leggero” che gli sarà in seguito molto utile.
Gli albi illustrati di Anthony Browne sono un esempio perfetto di questa particolarità narrativa.
Consideriamo, per esempio:

Voci nel parco. Anthony Browne (Camelozampa, 2017)
Si tratta di una storia raccontata da quattro punti di vista, con quattro voci diverse, rese da quattro font tipografiche diverse. 
 Una storia semplice in sé, quella di due ragazzini che fanno amicizia un pomeriggio al parco. In realtà, la ricchezza di espedienti narrativi e di illustrazione con cui Anthony Browne ce la presenta, ne mette in luce la nascosta complessità.
La prima voce a parlare è quella di mamma Gorilla che, uscita con il suo piccolo Charles, dalla loro casa vittoriana, si dirige verso il parco. Qui siede fissa e impettita su una panchina con accanto il figlio che non ha il permesso di muoversi e guarda con invidia un cane che può correre libero. Approfittando di un attimo di distrazione Charles si allontana e va a parlare in fondo al viale con una ragazzina dall’aria trasandata, ma è prontamente ripescato dalla madre che lo riconduce a casa.
A questo punto inizia a raccontare un’altra voce, quella di un Gorilla maschio dall’aspetto non proprio attraente, che legge il giornale mentre la sua piccola Smudge e il loro cane Albert giocano nel parco. Subito il lettore collega la ragazzina a quella con cui parlava Charles nel racconto si sua madre e il cane al cucciolo che correva libero.
Segue, quindi, una terza versione della storia, quella di Charles, che si lamenta di non essere libero di giocare nel parco con la nuova amichetta Smudge, cui è lasciato l’onore di chiudere la narrazione con un punto di vista completamente diverso, più leggero, come se sussurrato con il sorriso sulle labbra.
Dalle quattro storie, dalle quattro font diverse e dalle illustrazioni che le accompagnano emergono chiaramente molti altri elementi: il carattere dei personaggi, il tempo che fa nel parco, la situazione economica e di vita dei due gruppetti familiari, l’aria opprimente e/o serena che si respira nelle loro rispettive case.
Un racconto polifonico armonioso e complesso che avvicina i due piccoli  e allontana i due adulti.
Questa, come le altre storie narrate per immagini e parole dal grande Browne, è piena di spazi lasciati vuoti che il lettore è invitato a riempire. Abile nel giocare con le parole, Browne è anche maestro nel mostrare e nascondere nelle illustrazioni. Come il testo suggerisce pensieri, così le illustrazioni stimolano la ricerca dei particolari e fanno ragionare su elementi mancanti che uno, invece, si aspetterebbe di trovare. Sospensioni linguistiche e assenze grafiche, che rendono i suoi albi sempre interessanti, sempre nuovi, sempre fonte di diverse interpretazioni. 
(5 - continua) 

martedì 16 aprile 2019

LEGGERE E GUARDARE. GUARDARE E LEGGERE

(Albi illustrati - 4)
Leggere. Guardare. Guardare e leggere. Leggere e guardare. 
Guardare è leggere.
Con i picture book non si può prescindere dal testo e/o dalle illustrazioni. L'interazione su una pagina fra parole e figure crea un linguaggio terzo diverso che non è quello delle parole e non è quello delle figure. Le due narrazioni ne creano una terza, nella piena consapevolezza dell'autore e libertà del lettore
Spesso i migliori albi sono quelli in cui autore del testo e delle illustrazioni sono la stessa persona, oppure sono persone che sono perfettamente in sintonia tra di loro, lavorano parallelamente, hanno grande “esperienza” uno del linguaggio dell'altro. “Coppie famose” in questo senso sono, per esempio, John Klassen e Mac Burnett, Jean Willis e Tony Ross, Philip C. e Erin Stead, ...

Il Filo magico” di Klassen e Burnett (Terre di Mezzo, 2016) è uno dei tanti esempi di questa sintonia tra autore del testo e illustratore. La storia narra della magia del dono e della condivisione. Una bambina trova una scatola con dentro un filo che lei subito usa per fare dei maglioni per sé e per tutti gli abitanti del suo paesino, animali compresi. Come per magia il filo sembra non finire mai e con addosso i maglioni colorati tutto cambia intorno alla bambini. L’atmosfera si fa più festosa, le persone si parlano, nascono amicizie. Finchè la scatola non finisce in mano ad un cattivo arciduca che egoisticamente vuole tutto il filo per sé, ma, si sa che chi tutto vuole, nulla stringe e alla fine, filo e scatola tornano alla bambina.  
Una storia apparentemente semplice, quasi banale a una veloce lettura, ma in realtà densa di significati comunicati con linguaggio lieve e illustrazioni delicate. Perchè non è il dono in sé che rende meno grigio il paese, ma l’attenzione, la cura, il pensiero per gli altri. 
Un bellissimo albo in cui testo e illustrazioni dialogano con profondo rispetto uno degli spazi dell’altro per rendere al massimo l’atmosfera del racconto. L’ironia delle illustrazioni completano la narrazione del testo che, progressivamente si riduce sempre più per lasciare la parola alle figure, ma anche queste si ritirano per cedere spazio al lettore: solo lui può riempire del tutto la storia.
(4 - continua)

giovedì 4 aprile 2019

Strumenti del mestiere: A SCUOLA CON GLI ALBI

 A scuola con gli albi. Insegnare con la bellezza delle parole e delle immagini. Antonella Capetti. Topipittori, 2018. 242 p. (I topi saggi; 1) €20,00


Lì dove le parole e le immagini concorrono a creare storie, ispirate alla realtà o fantastiche, il bambino e l’adulto possono cercare e trovare bellezza, risposte e senso alle grandi domande che caratterizzano la crescita (…) L’albo illustrato diventa non solo mezzo attraverso cui insegnare e imparare, ma un compagno con cui i bambini acquistano col tempo sempre maggior dimestichezza, praticando prima l’ascolto, poi la lettura autonoma, acquisendo quella capacità di leggere parole e immagini che tanta parte avrà nella costruzione di competenze elevate, come osservare e interpretare la realtà che ci circonda nelle sue molteplici forme e manifestazioni, costruire un pensiero originale e critico, capace di confrontarsi costantemente con l’altro da sè

Partendo da questo presupposto l’autrice conduce il lettore all’interno dei percorsi didattici da lei creati per le sue classi e descritti anche in forma di diario scolastico nel suo blog APEdario , offrendo occasioni di riflessione, ma soprattutto tanti spunti di lavoro per gli insegnanti della scuola primaria.

Non è un libro sulla promozione alla lettura nel senso comune del termine, ma sulla promozione alla lettura come competenza e strumento da cui partire per affrontare le diverse situazioni didattiche mettendo al centro il bambino e dando valore all’esperienza prima che ai suoi risultati.

Consigliato a tutti gli insegnanti che amano i libri, le storie, le parole e la loro bellezza.

mercoledì 20 marzo 2019

GIRARE LE PAGINE

 (Albi illustrati - 3)
Girare le pagine di un albo illustrato non è come girare le pagine di un altro libro. Si girano ovviamente per vedere come la storia va avanti, ma a ogni giro di pagina, nel passare da una doppia a quella successiva, l'albo pone delle domande, costruisce suspense, rivela un significato, mostra il senso del tempo che scorre oppure cambia repentinamente lo sviluppo della storia: dall'altra parte ci si può aspettare qualsiasi cosa.
Nelle vecchie fiabe sonore c'era un campanello che indicava all'ascoltatore quando girare pagina. L'albo illustrato è come se avesse dentro dei campanelli propri che suonano: l'atto di girare pagina fa parte del rapporto fra immagine, testo e narrazione. La sospensione creata nel girare la pagina è il piacere dell'essere tra due stati che genera senso di scoperta, di viaggio, di infinite possibilità. Il voltar pagina si visualizza come una delle unità del tempo che regolano lo scorrimento dell'albo. Un tempo soggettivo che dura quanto il lettore lo vuole far durare. Girare le pagine è come essere dentro il libro: è un continuo rimescolamento delle carte e funziona come il montaggio di un film: il bello è che è chi legge che lo fa.
Le partizioni temporali di un albo illustrato si legano alla componente ritmica della narrazione che, come le altre sue componenti è legata all’armoniosa convivenza e alla perfetta combinazione di grafica, immagine, parola, formato. Le pagine e il loro susseguirsi funzionare come un metronomo che ben scandisce tempo e ritmo. Possiamo trovare un esempio in Il coccodrillo che non amava l'acqua (Merino, Ed. Valentina)
Il piccolo coccodrillo protagonista di questa storia non adora l'acqua come i suoi fratelli e i suoi tentativi di assomigliare loro non fanno altro che mostrargli quanto sia diverso. Rimasto solo perchè tutti impegnati nel corso di nuoto, il piccolo pensa bene di investire i suoi soldini in un salvagente. Buona l'idea, ma inutile: col salvagente non riesce a giocare a palla, a nuotare agilmente e tanto meno ad andare sott'acqua. L'acqua poi, per lui è troppo fredda, troppo bagnata... Finchè, qualcosa di imprevedibile succede: un formicolio nel naso, uno starnuto e ... dalla sua bocca esce una vampata di fuoco. Il piccolo è un un drago, non un coccodrillo! Ecco perchè non è fatto per nuotare.
Questa semplice storia è arricchita dalle bellissime illustrazioni che, per la loro ben studiata posizione sulle pagine, duettano con il testo e scandiscono il ritmo del racconto: lento, veloce, più veloce, e a ogni giro di pagina una sorpresa. Le illustrazioni completano la storia e aiutano a leggerla, regalano, inoltre, nel primo risguardo di copertina un indizio per la soluzione della vicenda e nell'ultimo un possibile modo per continuare a raccontare.(3 - continua)

giovedì 7 marzo 2019

Riscopriamo: IL MIO MONDO A TESTA IN GIU'


Non si possono raccontare le storie di Friot, bisogna assaggiarle, leggerle, ancora meglio ad alta voce. Sono veloci, ribelli, divertenti. Raccontano di maestri che finiscono negli acquari, di perfidi scherzi telefonici, di orchi cannibali. È il mondo adattato ai bisogni dei ragazzi, alle loro paure, alle loro conquiste. Racconti brevi, ironici, irriverenti, a volte cinici e cattivi, che trasformano le ansie e la rabbia dei bambini in storie esilaranti. Sì, perché le storie di Friot nascono dai ragazzi, da tutto il materiale che lui ha raccolto durante la sua carriera di insegnante ascoltando le piccole grandi avventure e disavventure quotidiane dei suoi alunni. E ancora adesso, che non insegna più, Friot è regolarmente in contatto coi suoi giovani lettori per ritrovare in se stesso le emozioni e le immagini da cui far nascere le storie.
Amatissimo da ragazzi e insegnanti di tutta la Francia, Friot “scrive ad alta voce”, come dice lui, facendo grande attenzione ai ritmi, alle sonorità delle parole e delle frasi. In questo libro, con le divertenti illustrazioni di Silvia Bonanni, le storie sono condensate in rapide paginette che, alla fretta di raccontare, uniscono immediatezza e humour con l’immancabile tocco surreale e a ribelle che rende unici tutti suoi racconti.
Una lunga esperienza con le difficoltà di lettura dei ragazzi ha permesso all’autore di sviluppare uno stile singolare che ricorda la geniale trasgressione di Roald Dahl. Le sue storie sono tanto brevi quanto avvincenti, tanto rapide quanto profonde. Perché il suo scopo è quello di offrire ai “lettori reticenti” il più velocemente possibile un’emozione, un sorriso, una sorpresa.
 
Bernard Friot – Silvia Bonanni (ill.)
Il mio mondo a testa in giù
Collana: Bambini e ragazzi
Milano, Il Castoro, 2008 - 98 p.