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domenica 27 giugno 2021

DOPO LA PIOGGIA TORNA IL SERENO

Senza lampo né maltempo 

Éléonore Douspis – traduzione di Anselmo Roveda 

 Giralangolo, 2021 – 28 p.  

Consigliato da 6 anni 

 A casa di Pauline e Louis piove, piove in ogni stanza e in soggiorno comincia a formarsi anche una pozzanghera, ma non si capisce da dove viene quest’acqua. Tutta la famiglia è impegnata nella ricerca della falla, ma non ci sono buchi nel tetto, non ci sono crepe nel soffitto, “l’acqua sgorga da nessun luogo”. Così ci si adatta a vivere in casa con ombrello, stivali e impermeabile, mentre fuori c’è il sole e tutto sembra procedere come sempre: i bambini, compagni di Pauline e Lousi, giocano felici e vanno a scuola. Loro, però, sono turbati e rimangono in disparte imbacuccati nell’impermeabile col cappuccio. La situazione che hanno a casa li mette in imbarazzo e non osano mischiarsi agli altri bambini. Intanto, a casa, dove le gocce d’acqua cadono in tutte le stanze mettendo a repentaglio l’equilibrio della famiglia, i genitori cercano di capire perché questo succede proprio da loro. L’umidità della pioggia misteriosa crea muffa e macchie su mobili, pareti e pavimento. Tra le fessure del parquet nasce perfino un germoglio che pian piano diventa albero. Tra i suoi rami compaiono panda, scimmiette ed uccelli, mentre la pozza per terra è diventata un lago con tanto di rane e di ippopotami. Da fuori si capisce che qualcosa non va in quella casa e i bambini cominciano a sbirciare dalle finestre, finché il papà non apre la porta e li fa entrare. In casa, adesso, l’ambiente è diverso: lo stupore iniziale si trasforma in entusiasmo di fronte ad un parco giochi in cui si può nuotare e dondolarsi dai rami dell’albero cresciuto in soggiorno e i cui rami continuano a crescere uscendo dai buchi che loro stessi creano nel tetto e nei muri, facendo,finalmente, entrare di nuovo il sole in casa. 

 Non è facilissimo “Senza lampo né maltempo”, il libro di Éléonore Douspis da poco uscito per Giralangolo con la traduzione di Anselmo Roveda. Si tratta di una storia che va letta con attenzione per sciogliere bene la metafora che la pervade. Ma una volta colto il senso, il lettore non può che immergersi nella narrazione e riconoscere con emozione e commozione le corde importanti che riesce a toccare.  

Questa storia, infatti, spiega come nelle case e nelle famiglie ci siano dei momenti tristi e come possono essere superati per tornare a sorridere anche quando tutto sembra irreparabile. I bambini, spesso, hanno difficoltà a comprendere le situazioni famigliari problematiche più grandi di loro e tendono a chiudersi in se stessi per non far capire agli altri il loro disagio. E’ questo che rappresenta l’impermeabile che indossano i piccoli protagonisti di questa storia: una protezione che diventa doppia a difenderli dalle gocce di pioggia in casa e dagli sguardi curiosi dei loro compagni fuori e, come l’acqua, anche le emozioni di Louis e Pauline rimangono imprigionate dall’impermeabile. Dalle difficoltà, però, spesso nascono cose buone e, superato il momento buio, si può ricominciare una nuova esperienza. Così, il piccolo germoglio che nasce dal pavimento e diventa albero, rappresenta un nuovo inizio illuminato dai raggi del sole. Come dice il proverbio, infatti, “dopo la pioggia, torna il sereno”, ma Éléonore Douspis non è scontata nella sua interpretazione di questo detto: con grande attenzione, infatti, rappresenta i suoi personaggi come ricchi di gioia interiore e quindi intrinsecamente dotati della forza per superare il loro dolore con modestia, senza sensazionalismi né clamore.  

Il maltempo che incombe in questa casa è quindi chiaramente più psicologico che meteorologico. La famiglia era in difficoltà e l'acqua era lì solo per permettere loro , letteralmente, di “lavare i panni sporchi in casa”, tanto per citare un altro proverbio, senza che nessuno fuori sapesse del loro problema, per poi, superato il momento critico, aprire di nuovo la porta agli altri. In realtà, l’autrice non fornisce alcuna chiave per comprendere origine e significato delle gocce di pioggia, né per interpretare l’intera narrazione: spetta al lettore leggere il testo, osservare le figure e trarre le proprie conclusioni. Le illustrazioni,semplici e chiare, dai colori in forte contrasto, sono esteticamente armoniose e rivelano un perfetto stile grafico, un po’ asettico, forse, in relazione alla forte carica emotiva della storia, ma comunque, d’effetto, anche perché l’ambientazione di design offerta dall’arredo della casa si oppone alla dolcezza degli sguardi e delle posture dei protagonisti e alla rigogliosa ricchezza delle fronde dell’albero che libera la casa dal problema che l’affliggeva, facendo entrare il sole e esaltando le emozioni dei bambini finalmente liberi di essere di nuovo felici.


domenica 28 marzo 2021

LASCIATEMI DORMIRE

Pieter Gaudesaboos e Lorraine Francis

Il bell'addormentato

Sinnos, 2017 - 40 p.

Consigliato da 5 anni
 

Perchè un bambino dovrebbe voler dormire sempre? Forse perché è stanco? Forse perché non trova niente di meglio da fare? Forse perché rifiuta tutto ciò che i grandi gli propongono solo per “riempirgli” la vita? Può darsi. Queste e simili domande con queste e simili spiegazioni girano in testa al lettore adulto che apre l’albo illustrato “Il bell’addormentato” di Pieter Gaudesaboos con i testi di Lorraine Francis. E’ la storia di Walter che dorme in piscina, dorme alla sua festa di compleanno, dorme mentre gioca a tennis, dorme mentre dipinge, dorme mentre è in visita all’acquario, dorme … Walter dorme tantissimo e a nulla servono i tentativi di svegliarlo da parte di mamma, papà e nonna. Disperati si rivolgono a vari specialisti, ma invano: né punturine, né pozioni magiche, né il solletico di un robot specializzato riescono a svegliare il piccolo Walter. Il suo sonno è talmente forte che neanche la sirena dei pompieri o un’orchestra di 75 elementi lo disturbano. Finchè in casa spunta un cagnolino. Non si sa da dove salta fuori, ma ecco che Walter finalmente si sveglia e non vorrebbe dormire mai più.

Leggere questo albo con i bambini significa entrare nel magnifico universo pieno di dettagli curiosi di Pieter Gaudesaboos. Leggendolo con loro una seconda, una terza e un’altra volta ancora ne emergono altri che aumentano le informazioni e il divertimento. Il testo di Lorraine Francis contribuisce allo humour suscitato dalle immagini e guida il lettore nella loro osservazione. Insieme testo e illustrazioni compongono l’intera storia che arriva direttamente ai bambini, prima che ai grandi. In queste pagine, infatti, il “mondo bambino” è di casa e gli adulti, con i loro tentativi di svegliare Walter, fanno una magra figura entrando nel panico davanti al problema del piccolo e non riuscendo a capire che si tratta di noia e che è di un amico che Walter ha bisogno. 

La noia fa parte della vita dei bambini: arriva anche se hanno mille giocattoli, anche se possono fare mille giochi, anche se mille sono le loro possibilità di intrattenimento e divertimento. E i genitori si spaventano, non sanno più che cosa fare per loro. In realtà i genitori non devono fare nulla: è questa l’indicazione che questo albo sottilmente suggerisce. La noia da sola e improvvisamente, come è arrivata, se ne va, o perché i bambini scoprono in loro e nel loro ambiente un’interessante potenzialità o perché qualcosa di piacevole si affaccia alla loro stanza, magari un amico, anche a quattro zampe, una compagnia. Basta poco e l’impasse è superata.

Avevamo già avuto occasione di apprezzare lo stile curioso e ironico di questo artista in “Una scatola gialla, un altro albo dai tanti particolari nascosti nelle immagini fatte di figure geometriche, linee nitide e azzardati accostamenti di colore.

Due albi preziosi dalle caratteristiche inconfondibili e molto apprezzati.

 Pieter Gaudesaboos

Una scatola gialla

Sinnos, 2014 - 40 p.

Consigliato da 4 anni

 

 


sabato 6 marzo 2021

ACCETTARE NOVITA' E CAMBIAMENTI

L'ospite

Nadia Al Omari con le illustrazioni di Richolly Rosazza

Kite 2020.

Consigliato da 5 anni


E’ indubbiamente una copertina che attira e incuriosisce quella del libro illustrato “L’ospite” pubblicato da Kite lo scorso ottobre: fermo sulla strada c’è uno strano mezzo di trasporto, metà uccello e metà carrozza. Del suo conducente si vede solo il braccio. I passeggeri sono pesci e uccelli. Da questa strana macchina scende un esserino ibrido non ben definito: orecchie lunghe, pelliccia marroncina, portamento antropomorfo, un muso che non è un muso ma che non è neanche un viso, mani, piedi e coda. E’ l’ospite che arriva inatteso a scombussolare la vita del protagonista, anche lui una sorta di animaletto non ben identificato. La sua vita scorreva lieve e tranquilla tra casa, giochi e amici. All’arrivo dell’ospite, lui ha provato a tenerlo fuori da casa sua, a non farlo entrare, a ignorare la sua presenza fissa fuori dalla porta e sempre con lui ovunque andasse. Tutto inutile. Per sfinimento, dopo infinita insistenza, lo ha lasciato entrare e niente è stato più come prima: la casa sottosopra e la vita più difficile, anche perché gli altri, i suoi amici, hanno cominciato a guardarlo storto. Come fare?

Nessuna alternativa: solo la rassegnazione alla convivenza per scoprire che anche in questa novità, tanto inattesa quanto fastidiosa, qualcosa di buono si poteva trovare.

Non è certamente un libro facile quello proposto da Kite. Non basta una lettura per entrarci veramente, come, allo stesso modo, di diversi sguardi hanno bisogno le illustrazioni per poter essere lette nella loro completezza e apprezzate nella loro bellezza.

D’altra parte, non cerchiamo le cose facili: che gusto c’è a trovarsi tra le mani oggetti-libri scontati, prevedibili, di dubbia qualità e senza spunti per riflettere, per giocare con la fantasia e l’immaginazione.

I libri di qualità sono quelli che hanno livelli di lettura diversi. Questo ne molti: c’è il primo livello della storia nella sua semplice evoluzione narrativa; c’è un secondo livello che impegna per la particolarità degli esseri ibridi che ne sono protagonisti; c’è un ulteriore livello che spinge ad andare oltre il reale di ciò che si vede e si legge per scoprire il mondo che veramente racconta; c’è il livello del puro piacere di guardare le ricchissime immagini perfettamente in equilibrio tra realtà e fantasia, tra naturale e costruito, tra animale e umano, tra ordine e disordine; c’è il livello in cui tutto ciò che sembra assurdo trova una sua logica e un suo significato; c’è il livello che … La lista può continuare. A ogni nuova lettura (o per ogni nuovo lettore) un particolare diverso che si fa notare e una interpretazione un po’ diversa della storia che parla di novità e di cambiamento. In questo ultimo anno difficile abbiamo tutti dovuto fare i conti con il cambiamento, rinunciare ad abitudini consolidate, rinnovare le modalità di relazione con gli altri, accettare l’inaspettato e provare a conviverci. Ciò, però, non significa che il cambiamento sia stato per forza sempre e solo in peggio. Ed è questo che, riassumendo, “L’ospite” ci fa vedere: se cambia qualcosa, in noi o negli altri o nel nostro ambiente, è naturale provare paura e spavento, ma è inutile cercare di opporvisi. E’ meglio trovare un modo per mettersi in relazione positiva con la novità e ricominciare a “giocare” in maniera diversa, facendo tesoro di vecchie e nuove esperienze.

Un’altra chiave di lettura di questo libro molto originale potrebbe essere l’accettazione del diverso e l’accoglienza di chi bussa alla porta alla ricerca di compagnia, aiuto, ascolto, amicizia, amore. Anche in questo caso l’atteggiamento di apertura del protagonista che, seppur dopo un po’ di opposizione, accoglie l’ospite, è esempio senza stereotipi di onestà: non è facile far entrare gli altri, i diversi, nel proprio spazio vitale, non si apre la porta subito a tutti. Diffidenza e fastidio sono atteggiamenti umani legittimi, ma superabili. E non si tratta di buonismo.

martedì 20 ottobre 2020

LA MAGIA DEL GIOCO


Alessandra Lazzarin

Un gioco da ragazze

Orecchio Acerbo, 2020. 36 p.

Consigliato da 4 anni

Tanto si legge e si sente riguardo il gioco, il gioco libero, il gioco all’aperto e l’importanza della fantasia in questa “attività bambina”. Giocare a “far finta che ero”, immedesimarsi in personaggi diversi da se stessi, interpretare situazioni e dialoghi, interagire con altri bambini e risolvere insieme le più diverse questioni, sono i punti cardine del gioco “buono” che fa crescere, il gioco che non conosce limiti e imposizioni di regole o contesti strutturati. Gli adulti di oggi hanno nostalgia di questo tipo di gioco e l’impressione è che i bambini adesso non abbiano più così tante occasioni di dedicarvisi, impegnati come sono in mille altre attività che riempiono gran parte del loro tempo. Per fortuna non è così, o, almeno, per molti bambini non lo è: la grande risorsa dell’infanzia è quella di riuscire a cogliere anche i minimi momenti, anche gli input più sottili per creare un mondo, per liberare l’immaginazione. Forse i bambini non possono fare questo sempre, forse non possono farlo a lungo, forse rischiano di perdere questa loro grande e importante capacità perché non opportunamente sostenuta e incentivata. Certo è che per crescere bene è fondamentale poter giocare e farlo bene.

Giocare in libertà non è un problema per le tre bambine protagoniste di “Un gioco da ragazze” di Alessandra Lazzarin pubblicato da Orecchio Acerbo. Si tratta di due gemelline e una cuginetta che hanno la fortuna non solo di avere una nonna da andare a trovare, ma di avere una nonna con un grande giardino dove possono giocare liberamente. Sulle pagine di questo albo di grandi dimensioni prende vita il mondo fantastico che le tre bimbe riescono a creare in autunno e in estate: un bosco pieno di animali selvatici, un mare da solcare a bordo di una barca a vela, la pista di un circo, la giungla rigogliosa regno di tigri e serpenti, una pista da go-kart e la schiena di una balena in mezzo all’oceano. Questi mondi fantastici sono frutto della loro immaginazione e nella realtà corrispondono a un prato pieno di foglie gialle dell’autunno, allo stenditoio con le lenzuola stese ad asciugare nel vento, all’erba dove fare le capriole, alle siepi fitte di arbusti intorno al giardino, alla stradina percorsa in bici e alle tinozze da bucato piene di acqua. I mondi fantastici si alternano sulle pagine agli ambienti reali in un gioco intrecciato di realtà e fantasia dove non c’è posto per la noia. E’ come se fossero necessari due livelli per sviluppare la narrazione, per far convergere sullo stesso piano ciò che gli adulti vedono e ciò che, invece, crea la fantasia delle bambine.

Uno sviluppo naturale di mondi che si intrecciano tra loro dal momento in cui le piccole scendono dalla macchina al momento in cui ci risalgono per tornare a casa. Nemmeno in macchina, però, la realtà ha il sopravvento al cento per cento e segno ne è la lunga coda a righe che sbuca dal finestrino.

Quando si fa sera, si torna a casa” sono le ultime tra le pochissime parole che troviamo in questo libro e il saluto “Ciao nonna!”, una chiosa che sembra mettere fine alla storia (che storia veramente non è). Sembra. Perchè bisogna girare anche l’ultima pagina per scoprire che “… quello dell’immaginazione, non è un gioco da ragazzi!”

Scopo di questo albo illustrato leggero ed evocativo come la tecnica dell’acquerello utilizzata dall’autrice, non è certo opporre la capacità immaginativa delle bambine a quella dei bambini. Alessandra Lazzarin ha qui dipinto le sue due bambine, la loro cuginetta e il loro vivere con fantasia il giardino della nonna: un mondo d’infanzia al femminile dolce e affettuoso che, fissato sulla carta, non rischia di venir dimenticato.

Questa proposta di Orecchio Acerbo è un albo illustrato da guardare con i bambini perché è divertente scoprire insieme ciò che le bambine riescono a immaginare, ed è interessante lasciare loro interpretare le due immagini presenti in copertina. Ma è anche un libro per i grandi, da sfogliare da soli per ricordare con nostalgia la spensieratezza e il divertimento di un pomeriggio di libertà in un giardino all’aperto.

Impossibile, a questo punto, non ricordare un altro bellissimo lavoro dedicato al gioco, all’immaginazione, a un pomeriggio apparentemente “vuoto” perché non organizzato: Un grande giorno di niente di Beatrice Alemagna, pubblicato da Topipittori nel 2016. Ne ho scritto qui

 

Beatrice Alemagna

Un grande giorno di niente

Topipittori, 2016 – 48 p.

Consigliato da 5 anni

venerdì 21 agosto 2020

Nuove edizioni, nuove traduzioni (3): LA CUCINA DELLA NOTTE

(Riedizioni – 3)

Centro di questo post è di nuovo un albo illustrato di Maurice Sendak: “In the Night Kitchen” uscito col titolo di “Luca, la luna e il latte” nel 2000 presso Babalibri con la traduzione di Selene Maltini e con il titolo “La cucina della notte

nel 2020 presso Adelphi con la traduzione di Lisa Topi. Anche in questo caso, purtroppo, non dispongo della versione originale inglese uscita nel 1970, perciò non mi posso fermare su un commento alle traduzioni in sé. Esprimo solo alcune considerazioni sulle due edizioni italiane, più come una presentazione degli albi stessi che come un confronto di merito tra i due.

Il libro racconta l’avventura onirica di un ragazzino (Mickey nella versione originale e in quella di Lisa Topi, Luca in quella di Selene Maltini) che si sveglia nel cuore della notte a causa dei rumori che provengono dalla cucina. Sceso dal letto si affaccia alla porta e vede tre panettieri identici (tutti copie di Oliver Hardy) che stanno preparando una focaccia per la mattina. Presi dal lavoro non si accorgono che il piccolo finisce nell’impasto, anzi, visto il candore della sua pelle, pensano che si tratti del latte. Al momento di infornare, però, lui spunta fuori urlando che lui non è il latte mancante nella focaccia. Il bambino si mette quindi a costruire con un altro impasto un aeroplano che, appena pronto, lo porta oltre la via lattea sulla luna a prendere il latte vero. Così i tre possono finire il dolce e il piccolo, di nuovo asciutto, ritorna nel suo letto.

Si tratta di una storia apparentemente strana che, soprattutto per la nudità del piccolo, è stata molte volte criticata e bandita in America nel periodo della sua prima pubblicazione.

Moltissimi in questo libro sono i rimandi autobiografici di Sendak a partire dalla dedica ai suoi genitori, all’indirizzo di casa sua da piccolo su uno dei barattoli della cucina, fino al controverso riferimento alla Shoah. Sendak, infatti era ebreo. Il bambino protagonista dell’albo sta per essere messo in forno da tre panet

tieri che assomigliano a Oliver Hardy, ma che hanno un eloquente baffetto quadrato e su un altro barattolo della cucina compare una stella a sei punte … .

Il genio di Sendak emerge in entrambe le edizioni italiane, grazie al perfetto dialogo tra testo e illustrazioni. Il testo della prima, ovviamente, dimostra i suoi anni (oltre alla triste scelta di cambiare il nome al protagonista). Più fresca è la traduzione di Lisa Topi: grazie ai 20 anni passati tra le due versioni che sono stati testimoni di grande evoluzione nella produzione editoriale per i bambini.

Si tratta, in fondo, di una di quelle storie che piacciono più ai piccoli che agli adulti, perché a loro “arrivano” direttamente, senza preconcetti e pretese interpretative. L’onestà intellettuale con la quale Sendak tratta i bambini cui sono rivolti i suoi libri è alla base della sua capacità di comunicare direttamente con loro ad un livello che va oltre la lettura che un adulto può darne. Sendak e i bambini sono sulla stessa lunghezza d’onda e per questo le sue opere, anche a distanza di tantissimi anni, piacciono ancora. Molto.

Grazie ad Adelphi per aver intrapreso, nella sua collana “Cavoli a Merenda”, la ripubblicazione delle opere di questo grande della letteratura per bambini. Aspettiamo le prossime.

Luca, la luna e il latte

Maurice Sendak - traduzione di Selene Maltini

Babalibri, 2000 - [36] p.


La cucina della notte

Maurice Sendak - traduzione di Lisa Topi

Adelphi, 2020 - [36] p.

Consigliati da 5 anni

 

martedì 7 aprile 2020

LE FORME DELLA PAURA

CANE NERO

Levi Pinfold
Milano: Terre di mezzo, 2013 – [26] p.

C’è un “Cane nero” (Terre di Mezzo) fuori dalla porta! E fa paura. E’ questa minacciosa presenza che dà il via alla storia raccontata da Levi Pinfold in questo interessante albo illustrato dalle grandi dimensioni. La famiglia Hope, mamma, papà e tre bambini, si sta preparando per la giornata, ognuno in una stanza diversa. Fuori gira un cane nero e feroce che diventa sempre più grande man mano che i componenti del gruppo si accorgono di lui. L'unica ad avere il coraggio di uscire, però, è la piccola Small. Il cane, sorpreso, l'annusa e poi incomincia a seguirla lungo un percorso che lei, astutamente guida attraverso passaggi sempre più stretti, finchè la bestiaccia rimpicciolisce e le sue dimensioni diventano normali. A questo punto il cane non fa più paura e viene ammesso in casa … attraverso la gattaiola.

 Il cane di questa storia – che, al di là di ogni interpretazione che le si voglia dare, è una bella storia - diventa spunto per parlare della paura, di come essa può diventare sempre più grande, perchè è una di quelle emozioni che si alimenta di se stessa. La paura, come anche la rabbia, è un’emozione che si rinforza con il pensiero e la condivisione negativa. Ciò significa che più ci si ostina a pensare di aver paura, più se ne ha e più se ne parla con gli altri in maniera sbagliata, più diventa grande perché all’emozione personale si somma quella dell’altra persona in un crescendo che rischia di essere incontrollabile. 

 
La paura va affrontata, con gli strumenti e gli aiuti giusti, e riportata alle giuste dimensioni. La paura addomesticata è un animale buono, anche utile, che ci dà conferma della nostra forza e ci ricorda i nostri limiti. La paura è parte di noi, sempre. Ed è un bene. Basta, però, non permetterle di prendere il sopravvento.
Molte sono le storie per bambini “sulla paura”, poche riescono a darne una chiave di lettura e di soluzione profonda e efficace come questa. Lontana dall’essere una storia cupa o banale, quella che ci racconta Levi Pinfold è una storia di fiducia e di speranza, una storia che ci racconta come a volte i mostri sono solo ombre, i fantasmi solo impressioni e su come molti timori (purtroppo non tutti) si possono sciogliere con un sorriso.
La realizzazione di questo albo, destinato ai bambini, ma di valore anche per i grandi, è caratterizzata da un interessante gioco tra testo e tavole illustrate, alcune di grandi dimensioni, altre con piccoli riquadri che anticipano e/o completano ciò che è detto con le parole. Una tecnica di illustrazione dal sapore un po’ retrò, ricca di particolari interessanti da guardare attentamente.

Levi Pinfold
Cane nero
Milano: Terre di mezzo, 2013 – [26] p. - € 15,00
Età di lettura: da 5 anni

sabato 14 marzo 2020

INFINITAMENTE PICCOLO

Mini. Il mondo invisibile dei microbi.
Nicola Davies con le illustrazioni di Emily Sutton
Editoriale Scienza, 2016, 40 p.

In questi giorni difficili per tutti, le domande dei bambini arrivano dirette. Anche loro hanno diritto di sapere, vogliono capire cosa sta succedendo. Nicola Davies, autrice di “Mini. Il mondo invisibile dei microbi” (Editoriale Scienza) è sicura che nei libri per bambini con stile narrativo e belle illustrazioni si possono spiegare ai piccoli anche le cose più difficili come, in questo libro, la microbiologia. Questo è uno dei libri illustrati giusti per parlare con i bambini, in modo tranquillo senza drammatizzare e trasmettendo anche fiducia, del virus che sta tenendo in una morsa stretta il nostro Paese.
Il termine microbo, che significa «poca vita», indicava originariamente tutti gli esseri viventi che si possono vedere soltanto al microscopio e che causano malattie. Considerato poco scientifico, visto che è usato per definire microrganismi diversi, quali batteri, virus, protozoi, alghe unicellulari, funghi…, oggi, si preferisce usare sempre il termine più specifico.
Da questa parola, però, si può partire per parlare del Coronavirus e, contestualmente, ricordare le regole per difendersi dalla sua pericolosità.

Attento, non toccare, è pieno di microbi!” Quante volte le mamme si rivolgono ai loro bambini in questo modo. La parola microbo è comunemente associata allo sporco, alla malattia. E, in questi giorni, purtroppo, lo sentiamo e lo vediamo 24 ore su 24. Anche i bambini. Ci sono, però, anche dei microbi “buoni”. I microbi non sono solo nemici insidiosi, come il virus da cui adesso dobbiamo difenderci, ma anche esseri importanti per tante cose che ci circondano, trasformatori invisibili del nostro mondo.


Mini” non è un libro scientifico nel senso stretto, non è neanche una storia inventata. E' un libro di facile divulgazione che, però, non dimentica la rigorosità della scienza. Basato soprattutto sui paragoni, il testo racconta, con l'uso di immagini e accostamenti di semplici comprensione, ciò che c'è ma non si vede. La descrizione inizia con le dimensioni dei microbi, poi si scopre dove abitano, come sono fatti, di cosa si nutrono, come crescono e infine quello che fanno in male e in bene.
La narrazione lineare riesce ad incuriosire facendo venir voglia di andare avanti a leggere per scoprire altro su questo meraviglioso mondo infinitamente piccolo le cui creature non sono tutte uguali: alcune possono essere veramente pericolose, altre, invece sono maestre del riciclo e lentamente trasformano tutto ciò che mangiano in qualcos’altro.

Questo libro è stato premiato come miglior libro di divulgazione del 2016 con il Premio Andersen con la seguente motivazione “Per l’approccio fortemente inconsueto che, ancora una volta, caratterizza il percorso divulgativo dell’autrice. Per la briosa e suadente felicità delle illustrazioni. Per la varietà delle soluzioni grafiche che caratterizzano le pagine e il loro intrecciarsi con la parte scritta”.

Nicola Davies con le illustrazioni di Emily Sutton
Mini. Il mondo invisibile dei microbi. Editoriale Scienza, 2016, 40 p. - 13,90 euro
Consigliato da 5 anni

lunedì 2 marzo 2020

SALUTE!

I Raffreddori

André François
Orecchio Acerbo,2020. 84 p.


Che aspetto ha un raffreddore? Difficile ipotizzarlo. Difficile ancora di più è pensarlo soggetto di un albo illustrato. Ma l’idea non è stata scartata da André François che ha immaginato il raffreddore simile a un cagnolino e, nelle sue forme più diverse, lo ha reso protagonista de “I Raffreddori” appena pubblicato in Italia da Orecchio Acerbo.
L’albo inizia con una carrellata di stranissime creature estinte perché poco pratiche come il “Kubo”, perché in realtà mai esistite, come lo “Strumf” o perché sterminate come la “Rana divoratrice di marmellata”. Ciò che, invece, non si è mai estinto è il “Raffreddore”. Si tratta di un essere a quattro zampe, posizione piegata, niente coda, un muso simile a un becco, che può assumere le più diverse forme: il raffreddore banale, quello di testa e quello da fieno. C’è poi il raffreddore passeggero, quello grave e quello trascurato. Ci sono i raffreddori belli e quelli brutti, e molti passano parecchio tempo a letto col raffreddore. Il raffreddore esiste da sempre e sempre esisterà perché, come si scopre alla fine, “nessuno in realtà lo vuole mai prendere.


Un albo illustrato molto elegante a metà strada tra l’esercizio linguistico ironico e la ricerca artistica di una delle personalità più significative del secolo scorso. André François è stato pittore, scultore, scenografo teatrale, illustratore e autore di libri. Famoso nel campo del design grafico, le sue opere sono state esposte nei più grandi musei del mondo.


 
Questo è un libro che si apre per curiosità, si guarda con interesse e si torna a sfogliare col sorriso sulle labbra, perché tutto giocato sul doppio senso delle espressioni che usiamo per definire il raffreddore. Un doppio senso che non è, comunque, fine a se stesso. Guardare con i bambini questo libro, infatti, può riservare molte sorprese. Sappiamo, infatti, che i bambini fino intorno ai 5 anni non riescono a cogliere bene l’ironia dei testi anche perché, non conoscendo ancora molte espressioni, prendono tutto alla lettera. Ed è su questo, infatti, che si basa questo libro i cui punti di forza sono la combinazione di gioco di parole, il piacere della lista, sia di figure, sia di parole, e la genialità grafica.



Un libro per pubblici diversi che si presta alle più varie utilizzazioni: è divertente da sfogliare, è interessante da analizzare, può essere base per giochi di parole, può essere usato per interpretare insieme ai bambini figure e termini, senza, comunque, mai perdere di vista il punto principale: guardare insieme un libro deve essere un’esperienza piacevole, e rimanere tale. Anche se la tentazione per noi adulti di “spiegare” tutto e di “insegnare” qualcosa è sempre in agguato.

André François con la traduzione di Paolo Cesari
I Raffreddori
Orecchio Acerbo, 2020. 84 p. - € 10,00
Consigliato da 5 anni

sabato 8 febbraio 2020

UN POSTO PER GIOCARE

La buca

Emma AdBåge con la traduzione di Samanta K. Milton Knowles
Camelozampa, 2020. 40 p.

Basta poco per scatenare la fantasia dei bambini: basta lasciarli un po’ liberi e, senza tanti giocattoli né dispositivi vari, con niente riescono a divertirsi. Ma è sempre più raro che i bambini di oggi abbiano la possibilità di giocare senza vincoli, dando sfogo alla loro fantasia, in un luogo non controllato, non “a norma”, non omologato. Fortunati, dunque, i bambini protagonisti di La buca, l’albo illustrato premiato in Svezia nel 2019 come miglior *libro per bambini e appena pubblicato in Italia da Camelozampa.
Dietro alla palestra della loro scuola, questi bambini hanno uno spazio libero, un buca, appunto, in cui amano passare il tempo della ricreazione inventando giochi di ogni tipo.

Tra sassi, sabbia e arbusti, intorno alla grande radice i piccoli giocano a mamma orsa, a capanna, a nascondersi, al negozio, … . Gli unici a non apprezzare quel posto sono gli insegnanti, che, temendo che i ragazzini possano farsi male, li obbligano a giocare a pallone e sulle altalene nello spazio “protetto” del piazzale della scuola. La noia è assicurata!

I bambini, però, attratti dalla buca, cominciano a giocare sul suo bordo, senza entrarci e, quindi, senza disobbedire. Sul bordo della buca è altrettanto interessante giocare quanto dentro la buca: si possono scavare gallerie, fare gli equilibristi, far dondolare le gambe, inventare percorsi.

Neanche il bordo della buca piace agli adulti e così, buca e bordo, durante il fine settimana spariscono sotto una piattaforma di cemento. La delusione dei bambini è grande, ma dura poco. Oltre il piazzale, infatti, dall’altra parte c’è un mucchio di ghiaia e sassi. Un posto perfetto per giocarci, più divertente della buca e del bordo messi insieme!

Grande la maestria della giovane autrice e illustratrice di questa storia nel rendere questo spaccato di “vita bambina” sia nel testo, sia nelle illustrazioni. Tutto è basato su una questione di punti di vista: quello della giovane narratrice, l’”io” sul frontespizio, uguale a quello dei suoi amichetti e quello degli adulti insegnanti. Dove gli uni vedono divertimento, gli altri vedono solo pericolo e, essendo i grandi, l’hanno vinta, almeno per un po’.
In realtà, osservando bene nelle figure lo sguardo dei bambini, si vede che loro sanno andare oltre, trovare sempre nuovo sbocco per la loro voglia di libero divertimento, che diventa poi anche fonte di nuove esperienze. Impossibile mettere freno alla loro inventiva con limitazioni assurde e prive di fondo.

Tutto il libro è pervaso da un senso di ironia: la storia, infatti, si posiziona chiaramente dalla parte dei bambini, ma lancia messaggi chiari agli adulti. Più del testo sono le illustrazioni a trasmettere questo aspetto e lo si vede chiaramente quando si parla di “farsi male”: è, infatti, nelle situazioni “controllate” e sicure che, in realtà, i bambini cadono o si feriscono. Nei luoghi aperti e interessanti per i piccoli, invece, non capita nulla di male.

Delle figure molto dettagliate sono soprattutto la direzione degli sguardi e la posizione delle mani ad essere eloquenti e a far capire al lettore le varie emozioni provate dai personaggi: interesse, divertimento, noia, sconcerto, delusione, felicità e preoccupazione.

Questo libro illustrato è un perfetto inno alla resilienza dei bambini e alla loro voglia di scoperta e di gioco in piena libertà senza limiti. Un libro che piacerà sicuramente ai ragazzini perché potranno ritrovarsi nei giovani protagonisti. Un libro consigliato per la lettura autonoma dai 7 anni, ma ad alta voce può essere proposto anche ai bambini più piccoli.

La buca” ci fa pensare ad un altro libro da poco riedito da Rizzoli, “Lasciateli giocare con gli orsi”, in cui Peter B. Hoffmeister mostra ai genitori ansiosi come la natura sia per i bambini e i ragazzi uno strumento eccezionale per sviluppare la personalità e la fantasia. Non importa se nella natura i piccoli si sbucciano un ginocchio o sporcano i vestiti: la loro felicità vale di più. Giocare in libertà nella natura è un’opportunità che rende i bambini autonomi e li aiuta a crescere sani, forti e sicuri.
Un suggerimento di lettura per tutti quegli adulti timorosi che osservano in tensione le imprese “spericolate” dei figli.


La buca
Emma AdBåge con la traduzione di Samanta K. Milton Knowles
Camelozampa, 2020. 40 p. - € 15,00

Peter B. Hoffmeister
Lasciateli giocare con gli orsi!
Bur, 2018. 272 p. - € 14,00

mercoledì 8 gennaio 2020

IL SILENZIO IN POESIA

SSS, il silenzio!

Maddalena Schiavo – Laura Zani
Storie Cucite, 2019 – [32] p.

Non è del silenzio pesante, imbarazzante, opprimente che ci parla “SSS, il silenzio!” (Storie Cucite), bensì del silenzio lieve e permeante che, intrecciandosi con i pensieri di un bambino, dona armonia al suo vissuto.
Così il silenzio diventa poesia, poesia di parole e poesia di immagini. Versi che si rincorrono tra le pagine su cui giocano oggetti, persone e colori. Il silenzio è un tipo strano con cui si guardano la luna e le stelle e si osserva cadere la neve. Il silenzio è ovunque. Il silenzio non è da nessuna parte. Il silenzio fa nascere pensieri. Il silenzio è tutto. Il silenzio è nulla. Il silenzio è un caldo abbraccio avvolgente.


Attira molto l’attenzione questo libro illustrato dedicato al silenzio in un mondo pieno di rumore come il nostro e che tenta in ogni modo di riempirlo. Un libro lieve nato dalla grande abilità delle due autrici nel rendere l’essenza del silenzio con parole delicate e figure suggestive. 
 
Un libro da guardare e da leggere, da riguardare e da rileggere. Più volte.
Rivolto ai bambini intorno ai 6 anni, questo libro si presta molto alla lettura condivisa e all’osservazione delle illustrazioni anche con i ragazzini più grandi per provare con loro emozioni e sviluppare pensieri. Per assaporarne insieme la bellezza che, colpendo gli occhi e le orecchie, arriva diritta al cuore.

giovedì 26 dicembre 2019

PRENDERE L'INIZIATIVA PER CAMBIARE LE COSE

Una storia molto in ritardo

Marianna Coppo
Terre di Mezzo, 2019 – [42 p.]


C’era una volta una pagina bianca”. Comincia così “Una storia molto in ritardo” (Terre di Mezzo), con una pagina bianca, appunto, e cinque buffi personaggi, un coniglietto rosa, un orso grigio, un ippopotamo rosso, e altri due strani animali non ben definiti, uno verde e uno marroncino. Non sanno dove si trovano né perchè, finché ad uno di loro non viene un’idea: sono in un libro, ma manca la storia. Decidono di aspettarla, ma il coniglietto si annoia anche perché, aspettando, nessuno degli altri vuole fare un gioco con lui. Così, apre lo zaino (lui, in effetti è l’unico ad avere qualcosa con sé) e prende l’iniziativa: comincia a disegnare delle foglie, un albero, una casetta sull’albero, un’altalena, un dinosauro, uno scoiattolo, degli uccelli … Via via la pagina bianca di sinistra si riempie, mentre gli altri animaletti aspettano in quella di destra. Si divide così il libro in due parti: da qui in poi, infatti, la narrazione si sviluppa parallelamente in due mondi diversi uno sulle pagine di destra dove ci sono gli animaletti, e uno sulle pagine di sinistra dove il disegno avanza. Qualche pagina dopo il ricongiungimento: il disegno, infatti, supera la “sua” pagina ed invade lo spazio degli animaletti coinvolgendoli nella sua narrazione iconica. Entrambe le pagine si riempiono di colori, di suoni e di personaggi, finché arriva una cicogna con un pacco contenente la storia. Ma è troppo tardi: le bestiole ne hanno già inventata una loro e sono pronti a raccontarla. Inizia così: “C’era una volta una pagina bianca”. Quella che sembra la conclusione non è, quindi, una conclusione: la struttura circolare del libro, con la fine uguale all’inzio, crea, infatti, ulteriori possibilità narrative per un gioco di storie nuove ipoteticamente infinito.

Questo libro di Marianna Coppo non è un albo illustrato nello stretto significato tecnico del termine. Non è nemmeno un albo illustrato senza parole. E’ un libro particolare dalle grandi potenzialità narrative che si sviluppano se il lettore è abile nel cogliere gli spunti lanciati dalle poche parole e dai disegni che via via crea il coniglietto. Come per gli albi illustrati senza parole, le storie che si possono inventare, guardando questo mondo disegnato che pian piano prende forma, sono tante e tutte diverse, come diversi sono i lettori che prendono in mano questo libro: basta che lascino volare la fantasia sulle dolci illustrazioni e le storie vengono da sé.
Sul verso di copertina si legge “Nella vita c’è chi aspetta la propria storia e chi invece prende l’iniziativa. E cambia le cose”: un altro indizio, un’altra potenzialità di queste pagine che, messe in mano ai ragazzini più grandi, possono aprire interessanti discussioni e riflessioni. Se gli animaletti avessero fatto attenzione a ciò che stava succedendo lì vicino a loro, nella pagina a fianco, invece che sbuffare nell’attesa della loro storia, avrebbero “vissuto” prima e più avventure? Se avessero preso un’iniziativa per trovare la loro storia, non avrebbero atteso così a lungo: per ottenere qualcosa, per raggiungere i propri obiettivi, per realizzare un sogno, si deve fare qualcosa, aspettare che arrivi da fuori, spesso non è abbastanza.
Andando oltre, ci sarebbe da pensare anche alla noia del coniglietto da cui nasce la sua creatività… . Altro spunto, altro tema… .
Un lavoro interessante per una lettura condivisa con i bambini a partire dai 5 anni.

Marianna Coppo
Una storia molto in ritardo
Terre di Mezzo, 2019 – [42 p.] - €12,90