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lunedì 2 agosto 2021

NON IL SOLITO LIBRO SULLA PRIMAVERA


Il Germoglio che non voleva crescere

Britta Teckentrup con la traduzione di Sante Bandirali

Uovonero, 2021. [38 p.]

Consigliato da 6 anni.

Chi legge abitualmente libri e albi per bambini sa che copertina e titolo non sempre sono chiari indicatori del contenuto del volume nel suo complesso. Spesso, infatti, l’idea che sembra veicolata dall’”involucro” esterno, rivela un interno che non ci si aspetta. Nella produzione migliore, però, questo non è fuorviante: il contenuto, infatti, si rivela una sorpresa, perché molto più ricco da diversi punti di vista di ciò che si possa pensare prima di aprirlo.

Il germoglio che non voleva crescere” né è un bell’esempio. Diversamente da quanto possa sembrare, non è uno dei tanti libri classici sulla primavera, sullo sbocciare dei fiori, sul crescere delle piante e sul susseguirsi delle stagioni nel corso dell’anno. E’ la storia di un semino che, a differenza degli altri, non cresce subito forte e rigoglioso all’apparire dei primi caldi, ma, sviluppatosi dopo, cresce piano e trova difficoltà a farsi strada nello spazio già occupato da tutti gli altri germogli ormai diventati piante e fiori. Formica e coccinella sono preoccupate per la difficoltà di questo germoglio e tentano in ogni modo di facilitargli la via verso la luce tra gli altri virgulti. Non è facile sopravvivere nell’intrico di foglie, erbe e radici, ma la piccola piantina non demorde, non si lascia scoraggiare e accompagnata da formica e coccinella prima, e dagli altri animali del bosco poi, si sviluppa serpeggiando nello spazio che trova nel sottobosco e raggiunge alla fine la luce mostrando tutta la sua rigogliosità.

In realtà, ciò che sottende alla narrazione delle immagini e delle parole di Britta Teckentrup, è molto più di una storia di primavera, di natura, di semi e di fiori. E’ una storia che parla delle differenze tra gli individui e della loro unicità: non tutti crescono allo stesso tempo, alla stessa velocità, raggiungendo gli stessi obiettivi. Ogni essere vivente, comprese le persone, è diverso da tutti gli altri, ma ciò non significa che non possa arrivare dove vuole arrivare. Ci può volere un tempo diverso, ci possono essere modalità diverse, ma ognuno, prima o poi, trova la sua strada. Nel cammino di ognuno, poi, ci sono anche gli altri che possono fare la differenza aiutando, come fanno gli amici, in questo caso la formica, la coccinella e gli altri animali, ma anche, purtroppo, a volte, creando intoppi e problemi, come fanno i nemici. Ognuno cresce in una comunità e, tema oggi piuttosto attuale, il ruolo di questa comunità “educante” è molto importante. Ciò, però, non toglie nulla al fatto che vale comunque la pena, percorrere la propria strada e lasciare un segno, anche piccolo, del proprio passaggio.

Le tavole che compongono questo libro illustrato sono di una bellezza straordinaria e l’occhio prova piacere a perdesi nell’osservarle. Sono un lavoro artistico che accompagna perfettamente la poeticità del breve testo in cui si racconta tutto con estrema semplicità e chiarezza senza scadere nel didascalico o nel moraleggiante. Colori che sottolineano emozioni, emozioni che prendono forma nei colori e nelle parole. Anche non avendo a disposizione il testo originale in tedesco, si riesce a capire come la traduzione sia stata fatta con estrema cura, scegliendo le parole con attenzione rendendo bene tutta la sua intensità.

Interessante notare che la tecnica usata da Britta Teckentrup nelle sue tavole è molto simile a quella di Eric Carle: entrambi, infatti, creano i loro fogli colorati con varie tecniche per ottenere diversi pattern da cui, poi, ritagliare forme e creare collages. Il risultato finale, però, è un po’ diverso per l’elaborazione al computer che, a differenza di Carle, la Teckentrup mette in campo.

Un libro che si può leggere a più livelli e che, quindi, può essere proposto a bambini di diverse età e venire da tutti apprezzato.

 


domenica 27 giugno 2021

DOPO LA PIOGGIA TORNA IL SERENO

Senza lampo né maltempo 

Éléonore Douspis – traduzione di Anselmo Roveda 

 Giralangolo, 2021 – 28 p.  

Consigliato da 6 anni 

 A casa di Pauline e Louis piove, piove in ogni stanza e in soggiorno comincia a formarsi anche una pozzanghera, ma non si capisce da dove viene quest’acqua. Tutta la famiglia è impegnata nella ricerca della falla, ma non ci sono buchi nel tetto, non ci sono crepe nel soffitto, “l’acqua sgorga da nessun luogo”. Così ci si adatta a vivere in casa con ombrello, stivali e impermeabile, mentre fuori c’è il sole e tutto sembra procedere come sempre: i bambini, compagni di Pauline e Lousi, giocano felici e vanno a scuola. Loro, però, sono turbati e rimangono in disparte imbacuccati nell’impermeabile col cappuccio. La situazione che hanno a casa li mette in imbarazzo e non osano mischiarsi agli altri bambini. Intanto, a casa, dove le gocce d’acqua cadono in tutte le stanze mettendo a repentaglio l’equilibrio della famiglia, i genitori cercano di capire perché questo succede proprio da loro. L’umidità della pioggia misteriosa crea muffa e macchie su mobili, pareti e pavimento. Tra le fessure del parquet nasce perfino un germoglio che pian piano diventa albero. Tra i suoi rami compaiono panda, scimmiette ed uccelli, mentre la pozza per terra è diventata un lago con tanto di rane e di ippopotami. Da fuori si capisce che qualcosa non va in quella casa e i bambini cominciano a sbirciare dalle finestre, finché il papà non apre la porta e li fa entrare. In casa, adesso, l’ambiente è diverso: lo stupore iniziale si trasforma in entusiasmo di fronte ad un parco giochi in cui si può nuotare e dondolarsi dai rami dell’albero cresciuto in soggiorno e i cui rami continuano a crescere uscendo dai buchi che loro stessi creano nel tetto e nei muri, facendo,finalmente, entrare di nuovo il sole in casa. 

 Non è facilissimo “Senza lampo né maltempo”, il libro di Éléonore Douspis da poco uscito per Giralangolo con la traduzione di Anselmo Roveda. Si tratta di una storia che va letta con attenzione per sciogliere bene la metafora che la pervade. Ma una volta colto il senso, il lettore non può che immergersi nella narrazione e riconoscere con emozione e commozione le corde importanti che riesce a toccare.  

Questa storia, infatti, spiega come nelle case e nelle famiglie ci siano dei momenti tristi e come possono essere superati per tornare a sorridere anche quando tutto sembra irreparabile. I bambini, spesso, hanno difficoltà a comprendere le situazioni famigliari problematiche più grandi di loro e tendono a chiudersi in se stessi per non far capire agli altri il loro disagio. E’ questo che rappresenta l’impermeabile che indossano i piccoli protagonisti di questa storia: una protezione che diventa doppia a difenderli dalle gocce di pioggia in casa e dagli sguardi curiosi dei loro compagni fuori e, come l’acqua, anche le emozioni di Louis e Pauline rimangono imprigionate dall’impermeabile. Dalle difficoltà, però, spesso nascono cose buone e, superato il momento buio, si può ricominciare una nuova esperienza. Così, il piccolo germoglio che nasce dal pavimento e diventa albero, rappresenta un nuovo inizio illuminato dai raggi del sole. Come dice il proverbio, infatti, “dopo la pioggia, torna il sereno”, ma Éléonore Douspis non è scontata nella sua interpretazione di questo detto: con grande attenzione, infatti, rappresenta i suoi personaggi come ricchi di gioia interiore e quindi intrinsecamente dotati della forza per superare il loro dolore con modestia, senza sensazionalismi né clamore.  

Il maltempo che incombe in questa casa è quindi chiaramente più psicologico che meteorologico. La famiglia era in difficoltà e l'acqua era lì solo per permettere loro , letteralmente, di “lavare i panni sporchi in casa”, tanto per citare un altro proverbio, senza che nessuno fuori sapesse del loro problema, per poi, superato il momento critico, aprire di nuovo la porta agli altri. In realtà, l’autrice non fornisce alcuna chiave per comprendere origine e significato delle gocce di pioggia, né per interpretare l’intera narrazione: spetta al lettore leggere il testo, osservare le figure e trarre le proprie conclusioni. Le illustrazioni,semplici e chiare, dai colori in forte contrasto, sono esteticamente armoniose e rivelano un perfetto stile grafico, un po’ asettico, forse, in relazione alla forte carica emotiva della storia, ma comunque, d’effetto, anche perché l’ambientazione di design offerta dall’arredo della casa si oppone alla dolcezza degli sguardi e delle posture dei protagonisti e alla rigogliosa ricchezza delle fronde dell’albero che libera la casa dal problema che l’affliggeva, facendo entrare il sole e esaltando le emozioni dei bambini finalmente liberi di essere di nuovo felici.


domenica 25 aprile 2021

Riscoprire: IN OGNI ISTANTE

Luigi Ballerini

In ogni istante

Il Castoro, 2021. 169 p.

E’ stato recentemente ripubblicato da Il Castoro un romanzo per adolescenti di Luigi Ballerini uscito per Fabbri nel 2007: “In ogni istante”. Stesso titolo, stessa storia. Ce la racconta la protagonista, Sara, permettendoci di leggere il suo diario dal 3 al 30 giugno dell’anno in cui finisce la terza media e affronta l’esame. Quella di scuola, però, non è la sua prova più difficile: proprio in questo mese, infatti, suo papà scopre di essere ammalato e velocemente la malattia se lo porta via. All’inizio la vita di Sara è come quella di tutte le ragazze della sua età e ruota intorno alle relazioni famigliari, alle amicizia con i suoi compagni, al rapporto con gli insegnanti, alle passeggiate in centro e ai compiti da fare. Ad un certo punto, però, qualcosa nel mondo di Sara cambia direzione e ciò che prima era normale, per lei, non lo è più. Il baricentro della sua vita e dei suoi pensieri si sposta sulla clinica dove suo padre viene ricoverato. I pensieri, le emozioni, le parole di Sara cambiano direzione e l’esperienza drammatica che si trova a vivere la fa crescere in fretta, ma le dimostra anche che le buone relazioni costruite nel tempo con sincerità e empatia, sono di grande aiuto nei momenti difficili. Sara affronta questo periodo complicato con l’aiuto degli amici, di Stefi e Seba, in particolare, ma anche con il sostegno discreto degli insegnanti, l’amore e la simpatia dell’infermiera Rosetta e la presenza/assenza della mamma che nell’impegno sul lavoro forse cerca forza e ragione per affrontare la difficile situazione.

Quasi quindici anni tra le due pubblicazioni e una ventina di altri libri scritti da Ballerini in questo tempo, segnano chiaramente che del tempo è passato e non senza lasciare traccia.

Il romanzo è lento nel suo inizio e non particolarmente coinvolgente nella prima parte, mentre si alza di livello e intensifica il suo ritmo dal momento in cui il padre è ricoverato in ospedale. Nella seconda parte del libro la narrazione è intensa e coinvolgente, niente, però, in confronto a ciò di cui Ballerini ci ha mostrato di essere capace nei suoi romanzi più recenti.

Adesione al tema, attenta caratterizzazione dei personaggi, precisa costruzione dei dialoghi e profonda penetrazione psicologica delle situazioni caratterizzano la miglior prosa di Luigi Ballerini. Non troviamo, però, tutto ciò in questo libro, o, perlomeno, non al cento per cento.

Ciò non toglie che questa possa essere ancora una lettura che gli adolescenti, le ragazze in particolare, apprezzano, soprattutto perché pienamente protagoniste, anche loro, di situazioni simili a quelle descritte. Tutte le emozioni intensamente vissute nell’adolescenza sono, infatti, al centro della storia di Sara e sono trattate con sincerità, senza moralismi.

Un libro che si può tranquillamente suggerire alle ragazzine della scuola secondaria di primo grado, consapevoli, però, che non si tratta di un capolavoro.


Luigi Ballerini

In ogni istante

Il Castoro, 2021. 169 p.

Consigliato da 11 anni

 

venerdì 12 marzo 2021

NARRARE DI SCIENZA E DI TECNICA

Guido Quarzo e Anna Vivarelli

La scatola dei sogni

Editoriale Scienza, 2021- 153 p.

 

Guido Quarzo e Anna Vivarelli

La danza delle rane

Editoriale Scienza, 2019 - 153 p.

Consigliati da 10 anni

 

"La scatola dei sogni”e “La danza delle rane” sono due
lavori scritti a quattro mani da Anna Vivarelli e Guido Quarzo, pubblicati da Editoriale Scienza nella collana “Racconti di scienza”. Si tratta di romanzi adatti ai ragazzini di 10-11 anni che, tra scienza, tecnica e fantasia, raccontano le vicende di Marcel e Nina, il primo e di Antonio, il secondo. Sono giovani personaggi inventati che si muovono nell’ambiente storico-sociale vero di due momenti importanti per lo sviluppo scientifico e tecnologico dell’umanità. “La scatola dei sogni” racconta la nascita del cinema grazie all’invenzione della straordinaria macchina dei fratelli Lumière. In “La danza delle rane”, invece, si narra dell’amicizia tra un vispo ragazzino, Antonio, e il biologo e naturalista Lazzaro Spallanzani, figura importante nel panorama scientifico del 1700 per le sue ricerche sulla riproduzione animale e considerato il padre scientifico della fecondazione artificiale.

L’approccio narrativo di entrambi i libri è quello di una storia inventata, raccontata con sullo sfondo un momento storico preciso e strettamente collegata ad una scoperta scientifica o tecnologica.

I due autori hanno affrontato il lavoro con la loro nota abilità di scrittori per ragazzi e la rigorosa ricerca storico-scientifica che caratterizza le pubblicazioni di Editoriale Scienza. Il risultato sono due romanzi dalla prosa curata, precisa e scorrevole, arricchita dalle interessanti tavole illustrate di Silvia Mauri. Ne “La danza delle rane” le illustrazioni rappresentano gli aspetti importanti della ricerca di Spallanzani e i momenti clou della storia di Antonio in tavole in bianco e verde che, realizzate in assenza di prospettiva, richiamano quelle dei libri del 1700. Le tavole di “La scatola dei sogni”, invece, sono in bianco e nero e rimandano alle pellicole e alla meraviglia delle prime proiezioni.

Mentre si dipanano, le storie di Antonio, Marcel e Nina avvicinano i lettori a informazioni scientifiche e a scoperte tecniche, immergendoli naturalmente nel loro tempo storico.

Volendo fare un confronto tra i due romanzi, anche se l’argomento potrebbe sembrare un po’ meno da libro per ragazzi, “La danza delle rane” come un piccolo giallo dal ritmo sostenuto risulta nel complesso più avvincente de “La scatola dei sogni”, che, comunque interessante, in alcuni punti risulta più lento e rischia di far perdere il coinvolgimento del lettore.

Entrambi, però, non sono né pedanti, né didascalici, né noiosi. Sono due letture che, unendo divulgazione e narrativa, sono da tenere in considerazione per proporle a quei ragazzini che cercano “storie vere” o che potrebbero essere tali o che risultano interessanti perché colmano specifiche curiosità. A quei lettori, insomma, che, forse, non si avvicinerebbero spontaneamente alla pura narrativa.

sabato 6 marzo 2021

ACCETTARE NOVITA' E CAMBIAMENTI

L'ospite

Nadia Al Omari con le illustrazioni di Richolly Rosazza

Kite 2020.

Consigliato da 5 anni


E’ indubbiamente una copertina che attira e incuriosisce quella del libro illustrato “L’ospite” pubblicato da Kite lo scorso ottobre: fermo sulla strada c’è uno strano mezzo di trasporto, metà uccello e metà carrozza. Del suo conducente si vede solo il braccio. I passeggeri sono pesci e uccelli. Da questa strana macchina scende un esserino ibrido non ben definito: orecchie lunghe, pelliccia marroncina, portamento antropomorfo, un muso che non è un muso ma che non è neanche un viso, mani, piedi e coda. E’ l’ospite che arriva inatteso a scombussolare la vita del protagonista, anche lui una sorta di animaletto non ben identificato. La sua vita scorreva lieve e tranquilla tra casa, giochi e amici. All’arrivo dell’ospite, lui ha provato a tenerlo fuori da casa sua, a non farlo entrare, a ignorare la sua presenza fissa fuori dalla porta e sempre con lui ovunque andasse. Tutto inutile. Per sfinimento, dopo infinita insistenza, lo ha lasciato entrare e niente è stato più come prima: la casa sottosopra e la vita più difficile, anche perché gli altri, i suoi amici, hanno cominciato a guardarlo storto. Come fare?

Nessuna alternativa: solo la rassegnazione alla convivenza per scoprire che anche in questa novità, tanto inattesa quanto fastidiosa, qualcosa di buono si poteva trovare.

Non è certamente un libro facile quello proposto da Kite. Non basta una lettura per entrarci veramente, come, allo stesso modo, di diversi sguardi hanno bisogno le illustrazioni per poter essere lette nella loro completezza e apprezzate nella loro bellezza.

D’altra parte, non cerchiamo le cose facili: che gusto c’è a trovarsi tra le mani oggetti-libri scontati, prevedibili, di dubbia qualità e senza spunti per riflettere, per giocare con la fantasia e l’immaginazione.

I libri di qualità sono quelli che hanno livelli di lettura diversi. Questo ne molti: c’è il primo livello della storia nella sua semplice evoluzione narrativa; c’è un secondo livello che impegna per la particolarità degli esseri ibridi che ne sono protagonisti; c’è un ulteriore livello che spinge ad andare oltre il reale di ciò che si vede e si legge per scoprire il mondo che veramente racconta; c’è il livello del puro piacere di guardare le ricchissime immagini perfettamente in equilibrio tra realtà e fantasia, tra naturale e costruito, tra animale e umano, tra ordine e disordine; c’è il livello in cui tutto ciò che sembra assurdo trova una sua logica e un suo significato; c’è il livello che … La lista può continuare. A ogni nuova lettura (o per ogni nuovo lettore) un particolare diverso che si fa notare e una interpretazione un po’ diversa della storia che parla di novità e di cambiamento. In questo ultimo anno difficile abbiamo tutti dovuto fare i conti con il cambiamento, rinunciare ad abitudini consolidate, rinnovare le modalità di relazione con gli altri, accettare l’inaspettato e provare a conviverci. Ciò, però, non significa che il cambiamento sia stato per forza sempre e solo in peggio. Ed è questo che, riassumendo, “L’ospite” ci fa vedere: se cambia qualcosa, in noi o negli altri o nel nostro ambiente, è naturale provare paura e spavento, ma è inutile cercare di opporvisi. E’ meglio trovare un modo per mettersi in relazione positiva con la novità e ricominciare a “giocare” in maniera diversa, facendo tesoro di vecchie e nuove esperienze.

Un’altra chiave di lettura di questo libro molto originale potrebbe essere l’accettazione del diverso e l’accoglienza di chi bussa alla porta alla ricerca di compagnia, aiuto, ascolto, amicizia, amore. Anche in questo caso l’atteggiamento di apertura del protagonista che, seppur dopo un po’ di opposizione, accoglie l’ospite, è esempio senza stereotipi di onestà: non è facile far entrare gli altri, i diversi, nel proprio spazio vitale, non si apre la porta subito a tutti. Diffidenza e fastidio sono atteggiamenti umani legittimi, ma superabili. E non si tratta di buonismo.

martedì 23 febbraio 2021

CHE FATICA DIVENTARE GRANDI

Benij Davies con la traduzione di Anselmo Roveda

Tad

Giralangolo, 2019, [24 p.] 

 Tad è una rana, anzi una “quasi-rana”. Vive nello stagno insieme alle sue sorelle e ai suoi fratelli. Lei è più piccola di loro e deve nuotare due volte più velocemente per scappare dal grande e malvagio Big Blub che esce la sera dalle profondità oscure e paludose per andare in cerca di cibo. Tad, però, conosce molti posti in cui nascondersi e non teme di essere mangiata finché non si rende conto che le sue sorelle e suoi fratelli pian piano si trasformano: gli crescono loro le zampe, perdono la coda e, uno alla volta spariscono. Rimasta sola, un giorno Tad … .

E’ questa la storia che Benji Davies narra nell’albo “Tad” edito da Giralangolo. Un albo perfetto nella narrazione quanto nella realizzazione grafica e stilistica. Anche il contenuto è perfettamente “bambino”, per ciò che racconta e per l’impostazione positiva. Usando la metafora dell’evoluzione scientifica dei girini in rane, Davies racconta ciò che significa crescere: passare dal conosciuto al nuovo, cambiare fisicamente, trovare nuovi equilibri, sentirsi diversi, avere tempi diversi, che non significa, necessariamente, andare in peggio. Tutt’altro: “qualche volta”, infatti, “le grandi storie hanno piccoli inizi”. Tad, diventata rana, fa un bel salto ed esce nei colori della natura intorno al lago e ritrova, seppur cambiati, le sue sorelle, suoi fratelli e tante nuove possibilità. 

Al di la della valutazione tecnica, grazie anche alla delicata traduzione di Anselmo Roveda, questo risulta essere uno di quei libri da leggere ai bambini per passare piacevolmente un po’ di tempo insieme. Tempo che merita anche di essere dedicato all’osservazione delle meravigliose immagini che completano il testo aggiungendo dettagli e contenuti, anche per l’attento studio della loro disposizione sulla pagina, per la scelta delle parole e la presenza di alcune onomatopee. Nulla, per esempio, se non un “gulp” conferma l’intuizione di quale può essere la fine delle quasi-rane che incontrano Big Blub.

Interessante anche il gioco dei colori che, passando dalle tinte scure e cupe delle profondità del laghetto all’esplosione variopinta del prato in fiore, scandisce il ritmo della narrazione e contribuisce prima alla suspense e poi alla risoluzione della semplice ma intensa storia che inizia e finisce sui risvolti di copertina.

 

Benij Davies con la traduzione di Anselmo Roveda

Tad

Giralangolo, 2019, [24 p.] -

Età di lettura: da 4 anni

domenica 17 gennaio 2021

A volte ritornano: DOV'E' LA MIA MAMMA?




Julia Donaldson con le illustrazioni di Axel Scheffler e la traduzione di Laura Pelaschiar McCourt

Dov’è la mia mamma?

Emme Edizioni, 2021. 32 p. - prima edizione italiana 2001

Consigliato da 4 anni


 

 

 

 

E’ diventato un classico e a 20 anni dalla sua prima uscita in Italia ritorna nel formato albo illustrato “Dov’è la mia mamma?” (Emme Edizioni) di Julia Donaldson con le illustrazioni di Axel Scheffler.

Un albo dal testo in rima e le coloratissime illustrazioni di grande effetto.

E’ la storia di scimmietta che ha perso la mamma ed è disperata. La farfalla Rita cerca di aiutarla e, in base alle descrizioni che la piccola fa della sua mamma, Rita la conduce da vari animali. Diversi sono i tentativi che le due fanno per ritrovare mamma scimmia perché, anche se gli animali da cui Rita conduce la scimmietta corrispondono alle caratteristiche indicate, in realtà non sono la mamma.

Pagina dopo pagina la descrizione si fa più accurata e i dettagli più vicini alla realtà, ma il risultato è ancora sbagliato. Gira che ti gira è ancora dall’elefante che Rita conduce la scimmietta dopo averla portata dal serpente, dal ragno, dal pappagallo, dalla rana, dal pipistrello…

Tutto ruota intorno ad un fraintendimento di fondo: la farfalla non pensa che mamma scimmia assomigli alla piccolina, dato che i suoi piccoli sono completamente diversi da lei.

E’ per questo che il finale risulta tanto sorprendente quanto geniale per un libro divertente che piace tantissimo ai bambini.

Il fatto di perdere la mamma o il piccolo rappresenta una situazione di grande carica emotiva sia per il genitore che per il cucciolo e, quindi, i piccoli lettori e i loro genitori ben si identificano nella disperazione iniziale di scimmietta, nell’affanno della sua spasmodica ricerca, nella speranza che prova ogni volta che Rita le dice di aver capito chi è la sua mamma e nella gioia finale del ricongiungimento.

Al di là della storia che, anche se molto semplice, ha in sé ha grande valore per i piccoli lettori, questi sono gli aspetti che rendono Dove’è la mia mamma?” un albo illustrato di qualità:

- la storia si sviluppa grazie all’apporto complementare di informazioni date dal testo e dalle illustrazioni

- la ripetizione dello schema per la ricerca della mamma - descrizione-presunta individuazione-rivelazione dell’errore - non è banale ma “costruttivo” e porta alla progressiva precisazione dei dettagli

- il finale è tanto intelligente quanto inaspettato

- il testo in rima regge bene alla lettura ad alta voce

- le illustrazioni sono semplici nel tratto, ma di grande impatto visivo e tengono viva l’attenzione anche nei bimbi più piccoli

- i dettagli delle figure costituiscono punto di raccordo col testo

- copertina e interni di copertina sono parte integrante del lavoro

- la ripetizione del testo, come la riproposta di elementi nelle illustrazioni in pagine diverse, sono punto d’appoggio fondamentale per la lettura con i bambini più piccoli che amano trovare “il conosciuto”. Se testo e illustrazioni sono di valore, ad ogni ripetizione si trova, come in questo caso, un piccolo elemento diverso o aggiunto che fa progredire sia la storia sia la comunicazione con i piccoli, allontanando la noia.

Il risultato della somma di tutti questi elementi è un bel libro da leggere ad alta voce e da guardare insieme ai bambini sia in una situazione “rassicurante” di 1 a 1, adulto e bambino, sia in una situazione “divertente” e “sociale” di lettura a piccolo gruppo.

Volendo poi approfittare di questo albo illustrato per condurre discussioni con i bambini, vari sono i temi che vi si possono trovare: dall’abbandono all’amore genitori-figli, dall’importanza dei dettagli nelle descrizioni a quella di non arrendersi di fronte ai tentativi falliti, dall’amicizia e l’aiuto che si può trovare negli altri, alla paura di sbagliare, al fatto che non tutti i cuccioli assomigliano ai loro genitori.

Dov’è la mia mamma?” in questi 20 anni è uscito in varie edizioni. Dopo la prima ad albo illustrato (con varie riedizioni) è stato proposto anche nelle collane “Un libro in tasca” e “Gli Albumini”. Edizioni che, date le dimensioni ridotte, non rendono giustizia soprattutto alle illustrazioni. Adesso, l’edizione speciale per i 20 anni è tornata alle dimensioni di album (cm 22,4x28) ed è arricchita dagli schizzi inediti dell’illustratore e una nota dell’autrice.

Il titolo originale è Monkey Puzzle. Negli Stati Uniti è conosciuto come: Where’s My Mom?


Julia Donaldson con le illustrazioni di Axel Scheffler e la traduzione di Laura Pelaschiar McCourt

Dov’è la mia mamma?

Emme Edizioni, 2021. 32 p.

Consigliato da 4 anni


lunedì 28 settembre 2020

SEMPLICE E FELICE


Jean-François Sénéchal con la traduzione di Claudine Turla

Semplice la felicità

Edt Giralangolo 2020, 264 p., € 14,00 e-book € 9,99

consigliato da 13 anni

Una nuova storia “fuori dal coro” nella collana di narrativa di Giralango: “SEMPLICE LA FELICITA’” di Jean-François Sénéchal, autore canadese che, praticamente nato tra i libri dei suoi genitori insegnanti, dopo gli studi in antropologia, si è dedicato alla letteratura.

Quella che racconta in questo libro è la storia di Chris, un ragazzo “in ritardo” come si definisce lui, che il giorno del suo diciottesimo compleanno si sveglia nel suo appartamento perfettamente in ordine, ma vuoto: sua mamma se ne è andata, come se, arrivata fin lì, il suo compito fosse finito. Suo padre se ne era andato alla sua nascita e Chris, adesso solo, si ritrova a inventarsi una routine fatta quotidianità, di amicizie e di piccoli lavoretti manuali, che gli inquilini del suo palazzo gli commissionano, dopo che l’anziana padrona l’ha nominato custode. La sua “semplicità” lo porta a raccontare tutto ciò che gli succede a sua madre in un dialogo immaginario che continua a condurre con lei nella sua testa. Le parla delle persone che incontra, dei suoi lavori, di come è (sarebbe) bello avere una ragazza, della morte del padre di una sua amica, della difficoltà a farsi accettare fuori dalla sua cerchia … della sua vita, che passo passo, va verso un’autonomia sempre più grande, nonostante intoppi e problemi. Ed è questa, per Chris, la felicità: poter vivere una vita semplice e normale nel piccolo universo di umanità che è il boulevard vicino a casa sua con il mercato, la sala da bowling, la strada con le macchine. Alla fine Chris, con la sua ingenuità, trova un suo equilibrio. Spera sempre nel ritorno della mamma, ma ha riempito la sua vita di tante altre persone e quindi può dire con sicurezza “(…) non preoccuparti per me, mamma. Perchè anche se non tornerai, anche se non tornerai mai, io sarò felice lo stesso.”.

La storia che ci viene proposta è commovente, dura e tenera, divertente e tragica. E' raccontata in un linbuaggio essenziale, conciso, diretto, eppure di incontestabile bellezza, e saprà catturare i lettori più sensibili. Punto di forza è che la narrazione non scade nel patetico, né nell’auto commiserazione, ma coinvolge il lettore e lo fa sentire parte del mondo di Chris, per questo stupisce come l’autore sia riuscito a mettersi, con grande sensibilità, nei panni e nella testa di un ragazzo di 18 anni con un ritardo mentale.

Il tema dell'autonomia delle persone disabili non è esattamente quello che si può pensare un tema da libri per ragazzi, eppure la realtà è ciò che essi cercano nelle storie, soprattutto nel periodo dell'adolescenza. Un periodo che sappiamo pieno di contraddizioni, ma che richiede punti fissi di riferimento. Ritrovarsi nelle storie che si leggono è fondamentale e le situaizioni di difficile quotidianità sono più frequenti nella vita dei ragazzi di quanto si possa immaginare. 

Alcuni di loro ne hanno anche scritto, come Gaya Raineri che nel suo "Pulce non c'è" (Einaudi) racconta con intelligente ironia della sua sorellina "speciale", Pulce, una bambina autistica allegra che abbraccia forte tutti, anche gli sconosciuti, oppure Giacomo Mazzariol che nel suo “Mio fratello rincorre i dinosauri” (Einaudi) narra del fratellino Giovanni affetto dalla sindrome di Down e di cui lui all’inizio si vergognava, per poi, invece, farsi travolgere dalla sua vitalità e scoprire che, a modo suo, era (ed è) un supereroe.

Leggendo la storia di Chris non si può non ricordare, poi, anche il romanzo “Mio fratello Simple” (Giunti), la storia di Bernabè, un ragazzo disabile, che suo fratello decide di tirar fuori dall’ospedale psichiatrico dove sua madre l’aveva messo, e prendersene cura. L’ha scritto Marie-Aude Murail, apprezzata autrice francese che ha composto con elegante e seria leggerezza diversi romanzi sulle tematiche forti che interessano i ragazzi come la disabilità, l’omosessualità, il razzismo.

Mi piace ricordare qui che quest’anno la collana di narrativa di Giralangolo ha vinto il Premio Andersen come miglior collana di narrativa “per un progetto coeso e coerente, capace di restituire la voce forte e allos tesso tempo fragile dell’adolescenza, attraverso storie mai scontate, che spaziano tra i generi. Per una collezione di sguardi autentici con cui confrontarsi anche grazie all’ottimo lavoro di traduzione. Per aver cucito con un filo rosso una pluralità di autori internazionali dagli stili differenti, accomunati però dalla capacità di non sottovalutare ami i propri lettori”.

Una motivazione importante che rende onore a questi romanzi, a chi li scrive, a chi li sceglie per pubblicarli e ai ragazzi che li leggono.

Nel tempo ho avuto modo di scrivere di diverse di queste storie segnalandole per la loro qualità: FERMA COSI'di Nina Lacour,LE VARIAZIONI DI LUCY , TRACCE di Wendy Mills, FUGA IN SOFFITTAdi Coline Pierré, OPHELIA di Charlotte Gingras , LA SECONDA AVVENTURA di Simone Saccucci , LA SCELTA DI RUDI di Françoise Dargent BUIO di Patrick Bard e UN'ESTATE QUASI PERFETTA di Anne Percin.


mercoledì 16 settembre 2020

INNO ALLA LIBERTA' E ALLA FANTASIA


STORIA FUNAMBOLA

Chiara Ingrao – ill. Davide Aurilia

Edizioni Corsare, 2020. 52 p. - € 14,00

consigliato da 8 anni

Non si dovrebbe mai mettere una briglia ai sogni. Ne è convinta Eva, la zia di Stella. Ed è per questo che quando alla piccola viene l’idea di diventare una funambola, non fa commenti, come avrebbero fatto mamma e papà (ognuno per le proprie ragioni sarebbe stato contrario a questa aspirazione), ma le regala una scatola di lego senza figure da copiare sul coperchio. Così la fantasia di Stella si sprigiona: la piccola si mette al lavoro e costruisce una casa funambola, un palazzo altissimo tutto colorato senza scale ma pieno di funi con trapezi per spostarsi da un piano all’altro.

Questo è l’inizio della “Storia funambola” (Ed. Corsare) di Chiara Ingrao. Una storia “divergente”, libera da limiti e contro stereotipi e pregiudizi, ma anche contro le imposizioni insensate che a volte i genitori hanno sul futuro dei figli (che non vuole essere mancanza di rispetto per il loro ruolo).

Dalla costruzione di questa casa di lego, infatti, prende vita tutta una realtà “altra” nella quale, giocando, Stella realizza il suo sogno e diventa parte del suo gioco. La fantasia è libera di volare e attorno alla casa funambola succede di tutto. Da una scena all’altra, Stella entra in un modo magico popolato di personaggi particolari come la pastora, il vecchio della montagna, l’aquila reale. Ciò che le succede è una rocambolesca avventura che la porta persino a bordo di una nave di pirati. Il gioco, nel quale è immersa la ragazzina, diventa pretesto per sognare, per immaginare di essere, per provare a diventare tutto ciò che le passa per la testa: un volo con la fantasia, una passeggiata su una fune che porta verso il futuro.

La “Storia funambola” è una storia fatta di tanti “quadri” che si susseguono legati da un filo logico molto sottile, il filo del gioco delle associazioni su cui si basa l’impianto ludico inventato da Stella. La storia sembra strampalata, ma in realtà la sequenza delle situazioni ha un suo perché.

E’ una storia originale e, anche se il suo ritmo narrativo, qua e là presenta qualche calo facendole perdere un po’ in spontaneità, è una buona lettura. L’idea alla base di questo libro, infatti, è chiara e molto attuale nel dibattito sulle tematiche nei libri per i bambini. Una proposta da consigliare alle bambine e ai bambini che hanno da poco cominciato a leggere da soli con una certa facilità. Per questa “fase” di lettura, infatti, il mercato non offre molte pubblicazioni originali e di qualità ed è, quindi, importante segnalarne il più possibile per offrire alternative ai prodotti più commerciali.

Le illustrazioni di Davide Aurilia sono un altro punto di forza di questo libro. Si tratta di tavole che accompagnano la storia mettendone in evidenza una visione “altra” e completandone l’appeal che può avere sul lettore. Da segnalare in particolar modo il quadro iniziale con il funambolo sulla città, quello con il muro di mattoni davanti a cui si trova Stella quando “entra” nel gioco, e quello con la belva nel bosco nero, che altro non è che uno dei vecchi pupazzetti rotti e abbandonati da Stella.

Tra gli spunti che sottendono al sogno di Stella di diventare funambola, si può mettere in evidenza il tema dell’importanza del gioco “libero” per la crescita dei bambini. Il giocare a “far finta che ero”, il costruire cose con i lego o con qualsiasi altro materiale, anche di recupero, senza seguire uno schema imposto, l’usare oggetti o giocattoli predisposti per uno scopo, come se fossero qualcosa di completamente diverso, ma funzionale al gioco del momento, sono tutti processi mentali che stimolando la fantasia, assorbono completamente i bambini. In questo il gioco, come la lettura, sono palestre di situazioni e di emozioni: permettono ai piccoli di vivere esperienze, di entrare nei panni degli altri, di provare a risolvere momenti e circostanze dando loro un’evoluzione più o meno complessa.

Interessante, poi, anche se solo accennata, la figura della zia Eva che capisce al volo Stella e la asseconda, facendo da contrappunto alla rigidità dei suoi genitori. E’ importante che i ragazzini trovino tra gli adulti delle persone che stanno dalla loro parte incondizionatamente e sanno guidarli senza forzarli.

Appena accennati anche altri temi in questa storia sono quelli della “bambina ribelle” e della “vendetta dei giocattoli” rotti e abbandonati, temi più comuni e quindi più facili da riscontrare nelle pubblicazioni per i bambini.

giovedì 25 giugno 2020

MONDO BAMBINO

SENTI FRATELLINO

Sara Ortenzi con le illustrazioni di Ilaria Orzali, Lapis, 2020
Consigliato da 3 anni

IO E IL MIO VASINO

Jeanne Ashbé, traduzione di Chiara Stancati, Lapis, 2020
Consigliato da 2 anni

La vita dei bambini è una continua scoperta, una continua conquista di abilità e di conoscenze. Ogni loro esperienza è contraddistinta da emozioni diverse,

anche forti. Accompagnare la crescita dei piccoli con i libri è importante, non perché i libri siano delle “medicine” in grado di aiutarli ad abbandonare il ciuccio piuttosto che a fare la pipì nel vasino o a mangiare gli spinaci, ma perché passare del tempo con i bambini condividendo il piacere di un bel libro è importantissimo: rafforza la relazione tra chi legge e chi ascolta, regala momenti intimi, crea complicità, sviluppa fantasia e immaginazione e sostiene lo sviluppo emotivo, linguistico e cognitivo dei piccoli. Essi imparano inconsciamente a conoscere parole, espressioni, modelli narrativi e strutture linguistiche diverse da quelle del parlato e che, più avanti, torneranno loro utili. Ascoltando storie i bambini allenano le loro capacità di ascolto e di attenzione. Leggere ad alta voce ai piccoli crea una “dipendenza positiva” che, sostenuta nel tempo, non può che far bene, da molti punti di vista, a chi legge e a chi ascolta.

I libri per i piccolissimi devono essere adatti a loro e vanno scelti con cura, tenendo conto sia delle loro caratteristiche fisiche, dei loro testi e delle loro immagini , sia delle competenze e abilità, nonché dei gusti e delle preferenze dei bambini cui saranno proposti. La produzione editoriale per bambini è molto ricca, ma non tutta di qualità. Scegliere con attenzione un libro per i bambini è importante.

Tra le nuove pubblicazioni di Lapis indicate a partire dai 30-36 mesi segnaliamo “Senti fratellino” di Sara Ortenzi con le illustrazioni di Ilaria Orzali e “Io e il mio vasino” di Jeanne Ashbé.

Senti fratellino” è un albo dedicato al momento importantissimo nella vita di un bambino dato dall’arrivo di una sorellina o di un fratellino. Le emozioni che entrano in gioco sono molte, sono forti e anche contrastanti. Affrontare un cambiamento come questo nella propria vita non è cosa da poco: all’arrivo del piccolo niente sarà più come prima. La piccola protagonista di questo libro, quindi, rispecchiando pensieri ed emozioni di tutti i fratellini maggiori, cerca prima di tutto di capire da dove arriva questo bambino, poi osserva

il corpo della mamma che cambia. A questo punto un dubbio l’assale: non è che se arriva lei o lui, io verrò mandata via? E’ una paura reale che le viene soprattutto di sera. Per fortuna papà risolve ogni dubbio: il cuore dei genitori è speciale e capace di fare spazio per ogni nuovo bambino che arriva. Risolti i dubbi alla piccola non resta che stabilire chiaramente alcune regolette e, soprattutto, mettere in chiaro che in casa sarà sempre lei la più grande .

Io e il mio vasino” è un nuovo piccolo libro che, con ironia, affronta il tema dell’imparare a controllare i propri bisogni e a farla nel vasino. Ogni bimbo ha i suoi tempi, ma per molti bambini non è facile vincere il timore di provarci. Non così per il piccolo protagonista che, accompagnato dal suo coniglietto di pezza, cerca di capire chi è che usa il vasino e, scartati tutti gli animali, arriva alla conclusione che sono i bambini ad usarlo. Non è facile, però, imparare a farlo: possono succedere dei piccoli incidenti. Ma non è un problema. Presto si impara. Jeanne Ashbé, ancora una volta, rivela nel suo lavoro una grande attenzione per l'infanzia, per i movimenti, le posture, per le piccole sfide della quotidianità. E ancora il tratto pulito, essenziale ma mai povero, sempre espressivo e accurato. Con grande gioia, siamo pronti a dare il benvenuto nel nostro catalogo a Jeanne Ashbé

Si tratta di due libri divertenti che raccontano dal punto di vista bambino due situazioni tipicamente bambine e le sdrammatizzano. Lo fanno con testo e illustrazioni puliti, semplici e immediati, adatti ai piccoli intorno ai tre anni perché essenziali, ma non poveri, e molto curati. Il fondo, bianco di uno e monocolore dell’altro, fa risaltare bene le figure bordate di nero rendendole facilmente leggibili. Il testo di “Senti fratellino” è in rima e divertente, anche se non sempre scorrevole. Semplice ed essenziale quello di “Io e il mio vasino”, caratterizzato dalle ripetizioni che tanto piacciono ai più piccoli. In entrambi in chiusura si nota una leggera discrepanza tra testo e illustrazioni, mentre le prime mantengono il loro livello iniziale fino in fondo, il secondo perde un po’ in ritmo e non convince del tutto. Ciononostante entrambi questi libri stanno bene nella libreria dei piccoli. E ricordiamoci, nel leggerli, che sono prima di tutto belli da condividere: non cadiamo nell’errore di volerli “somministrare” per ottenere un risultato mirato!

domenica 24 maggio 2020

ANNA DAI CAPELLI ROSSI

Anna dai capelli rossi
Lucy Maud Montgomery
traduzione di Rosanna Guarnieri
BUR, 2009. 398 p.
Edizione integrale

Un classico della letteratura per l’infanzia. Una storia che non ha tempo e che ogni volta che viene riproposta è un successo. E’ la storia di Anna: “Anna dai capelli rossi”, come la maggior parte di noi adesso la conosce, il cui titolo originale era “Anna of the Green Gables”, in italiano “Anna dei tetti verdi” o “Anna dei verdi abbaini”. Una storia che è stata film, in varie versioni, la prima un muto del 1919, cartone animato, il più famoso quello giapponese degli anni ‘80 (per chi vuole qui l’indimenticabile sigla degli episodi trasmessi in Italia), fumetti e graphic novel, come quello uscito lo scorso anno per le edizioni Il Castoro, e vari adattamenti televisivi, ultimo dei quali la serie TV Netflix “Chiamatemi Anna” del 2017.
Un successo lunghissimo quello della storia della piccola orfana, che ricalca, con diverse differenze, la storia della sua autrice, Lucy Maud Montgomery. L’adolescente Anna Shirley viene data in affido a Matthew e Marilla Cuthbert. Loro si aspettavano un maschio per avere aiuto nella loro grande casa circondata da orto e campi, ma a Matthew la ragazzina piace fin da subito e convince al sorella a tenerla. Anna è entusiasta della casa, dei fiori, degli alberi, del posto dove è arrivata. All’inizio non è facile per nessuno: Anna è esuberante, ha una fervida fantasia, riesce a mettersi nei guai senza volerlo e scombussola la tranquilla vita dei due fratelli. Non è possibile, però, non imparare ad amarla e presto si affezionano a lei e viceversa. Anna è anche molto intelligente e subito a scuola scatta la rivalità con Giblert Blythe il ragazzo che la mette in ridicolo il primo giorno per via dei suoi capelli rossi, vero grande problema per Anna che per quel colore si è sempre sentita ancora più diversa dalle altre ragazzine. La vita continua tranquillamente tra lavori in casa, amicizie, scuola. Alla fine Anna risulta la migliore e vince una borsa di studio, ma dopo un anno di scuola superiore, abbandona gli studi per ritornare a casa e star vicino a Marilla dopo che Matthew è morto. Gilbert, che ha sempre cercato di riconquistare la fiducia e l’amicizia di Anne, le lascia il posto di maestra nella scuola vicina.d La vecchia rivalità è superata e tra loro nasce un nuovo sentimento.
 
Questo è il contenuto del primo volume della storia di Anna, uscita a puntate nel 1904 sul giornale per ragazzi “Sunday School Paper”. Come libro venne rifiutato da alcuni editori canadesi, finché nel 1908 uscì negli USA e fu subito grande successo. Al primo volume ne seguirono altri 6 pubblicati in Italia per la prima volta da Mursia, nella collana “I corticelli”, adesso in pubblicazione presso Gallucci con titoli diversi e la copertina che rimanda alla serie TV di Netflix.
Anna dai capelli rossi” è un classico. Le varie edizioni, con le nuove tradizioni, l’hanno sempre reso un libro piacevole, ironico e coinvolgente. Anna è una ragazzina spiritosa e intelligente. La sua originalità la rende simpatica, anche perché non si fa vittima delle tristi vicende che ha vissuto e degli spiacevoli momenti che si trova a vivere, ma da essi riesce a trarne forza, a scoprirne gli aspetti positivi, a imparare qualcosa di buono. Il romanzo, però, non è assolutamente moralistico né didascalico, anche perché punta a mettere in rilievo soprattutto la grande immaginazione della ragazzina: fantasia e parole, anche colte e intelligenti, in libertà, che concorrono alla caratterizzazione del personaggio. Il risultato è una figura di bambina diversa da tutte, meno fortunata di tante, ma positiva e intraprendente, capace di avere sogni e ambizioni, di lottare per realizzarli, ma, allo stesso tempo, anche di pensare generosamente agli altri e mettersi in secondo piano. Un personaggio “classico” da amare in ogni tempo. (1- continua)

Anna dai capelli rossi
Lucy Maud Montgomery
traduzione di Rosanna Guarnieri
BUR, 2009. 398 p.
Edizione integrale
Consigliato dai 10 anni

Anna dai capelli rossi
Lucy Maud Montgomery
traduzione di Angela Ricci
Gallucci, 2018. 362 p.
Consigliato dai 10 anni


mercoledì 13 maggio 2020

STA FERMO!

SEI MAI STATO UN BABBUINO?
Loredana Baldinucci con le illustrazioni di Fabio Sardo
Il Castoro, 2019 – [24 p.]

Capita a volte, ed è capitato soprattutto in questi giorni di chiusura per quarantena da Coronavirus, che i bambini diventino ingestibili. L’impressione che i genitori hanno è quella di aver a che fare con delle piccole scimmiette (in senso buono) simpatiche, ma anche dispettose, che saltano di qua e di là da mattina a sera, fanno di tutto e non fanno niente, si stufano subito ad ogni proposta e finiscono col far perdere la pazienza a chi è in casa con loro. Proviamo, però, per un attimo a metterci noi adulti dalla loro parte: mica facile. E ben se ne è resa conto Loredana Baldinucci quando, dopo una giornata un po’ difficile, l’anno scorso, in tempi ancora non sospetti, ha scritto “Sei mai stato un babbuino?” (Il Castoro).
Il protagonista di questo albo illustrato è un bambino che un mattino si sveglia e scopre di avere le sembianze di un babbuino. Subito capisce che lo aspetterà una giornata difficile, ma non può farci nulla e da babbuino la affronta: difficile vestirsi, complicato allacciarsi le scarpe e della coda che si fa? La routine giornaliera è scombussolata da questa sua insolita veste: impossibile mangiare latte e biscotti a colazione senza fare un disastro, (anche perché le banane gli piacciono di più), problematico restare seduti a scuola, tranne durante l’ora delle storie e molto deludente cercare di farsi degli amici, se non si trova qualcuno simile a te. Il rientro a casa, poi, un altro match da affrontare: bagno, verdura a cena, incomprensioni e alla fine sgridata e musi scuri. Ma, per fortuna, non tutti i giorni sono così, passerà. E del resto anche i grandi, a volte … .
Il finale ha un tono ironico, giusta conclusione per ridare equilibrio alla giornata del protagonista e rimettere le cose a posto facendo ricordare agli adulti che anche loro sono stati piccoli.

Si tratta di un libro per bambini molto divertente sia nel testo, sia nelle illustrazioni che l’accompagnano con brio e vivacità, mettendo in risalto i disastri e i disagi del piccolo scimmiotto, ma anche la sua incapacità, quel giorno, di fare diversamente. Un atteggiamento perfettamente rappresentato dalla figura in quarta di copertina: il piccolo babbuino con le spalle curve e gli occhioni imploranti.
Come in molti albi illustrati, anche in questo copertina e versi di copertina sono parte integrante del contenuto: camminare svogliatamente, dondolare sul lampadario, guardare le nuvole, saltare a quattro zampe, appendersi a testa in giù, infilarsi le dita nel naso, spaparazzarsi a terra e scivolare sul monopattino sono tutti esempi della vivacità e inventiva del piccolo babbuino, anticipazione della sua giornata “movimentata”. Esilarante, infine, il particolare della coda infilata nei pantaloni che esce da una gamba all’altezza della caviglia …


Parlando di bambini vivaci, però, non si deve far confusione: i bambini vivaci e apparentemente “impossibili” da controllare come questo, non sono i bambini “iperattivi”, affetti da deficit d’attenzione, un disturbo dell’età evolutiva caratterizzato da difficoltà di attenzione, di concentrazione e di controllo degli impulsi. Una vera e propria sindrome da diagnosticare attentamente, ad opera di esperti, per poter offrire loro il miglior approccio possibile e il trattamento adeguato. Un disturbo complesso da non sottovalutare, ma nemmeno da attribuire a bambini semplicemente “vivaci”.
E’ normale che i bambini tra i 3 e gli 11 anni siano pieni di energia, sempre in movimento e curiosi del mondo. Tutto li attira e li interessa, i luoghi e le persone, gli adulti e i coetanei. Offrire loro stimoli diversi e incanalare “positivamente” questa loro energia è fondamentale per sfruttare questo loro periodo di grande apprendimento soprattutto esperienziale. A volte, però, questa loro vivacità è espressione anche del loro bisogno di attenzione da parte dei genitori o degli insegnanti, la cui esperienza educativa e capacità empatico-relazionale diventano fondamentali per aiutare i piccoli a essere meno inquieti e a diminuire i capricci.

Un libro adatto dai 4 anni e dedicato a tutti i bambini che fanno fatica a stare fermi e ai loro genitori.

Loredana Baldinucci con le illustrazioni di Fabio Sardo
SEI MAI STATO UN BABBUINO?
Il Castoro, 2019 – [24 p.] -€ 13,50
Consigliato da 4 anni