Antonio
Ferrara
Respiro
Einaudi
Ragazzi, 2022. 64 p.
Età
+11
anni
Al
centro di questo intenso
romanzo
breve ci
sono la passione, l’amore,
la poesia, il rapporto tra le generazioni, il valore delle parole per
esprimere le proprie emozioni. E’
praticamente
un condensato (non in senso negativo) di tutti i “grandi”
temi della letteratura. I
protagonisti principali sono
Giulio,
suo nonno e Agata. Ma
ci sono
anche
Silvia e i genitori di Giulio, con
un ruolo fondamentale, seppur meno presenti sulle pagine.
La
parola “respiro”, che fa
da
titolo, entra a piè sospinto in tutta la vicenda. Giulio è asmatico
e appena si
stanca per
un po’ di fatica gli viene a mancare il fiato. Il suo respiro si fa
affannoso anche quando vive forti emozioni. In entrambi i casi torna
a respirare normalmente solo
quando
si ferma, usa se necessario la bomboletta e si tranquillizza.
“Respiro”,
però, è anche la poesia, quell’insieme
di parole accostate in modo particolare che fa scorrere gli occhi,
apre il cuore e porta altrove.
E “poesia”
è l’altra parola chiave in questo libro. E’, infatti,
una
piccola poesia scritta su un foglietto caduto ad Agata, un’anziana signora
che Giulio incontra al supermercato, a innescare l’intera storia.
Agata e Giulio amano la poesia, la leggono e la scrivono, cosa non
usuale, soprattutto, da parte dell’undicenne.
Alla
parola “poesia” sembra fare da contraltare la parola “proverbio”.
Il nonno di Giulio ha un proverbio per ogni situazione. Con un
proverbio
commenta ogni cosa che succede o che viene detta, con un
proverbio
chiude
i discorsi quando non vuole più parlare. Giulio si diverte con
questi proverbi, ma capisce anche che con i proverbi si può dire
tutto e il contrario di tutto. Anche con la poesia si può dire
tutto, ma è un modo diverso molto più intimo e personale per
esprimersi, per parlare, per dire e non dire, per
far capire.
Nei proverbi le parole giocano allegramente
sul
loro significato più basilare, nella poesia le parole si
fanno intense e amplificano
il loro potenziale comunicativo.
Poi
ci sono “Silvia” e “amore”, altre
due parole importanti in questo romanzo e di cui
si scrive poco, ma occupano, non
viste,
la parte centrale della
storia,
sono il motore di ciò che si narra in ogni pagina. Giulio è
innamorato di Silvia, una sua compagna di scuola che, però, non lo
vede nemmeno. Giulio affida
alla poesia ciò che sente per lei, e alla poesia affida anche il
compito di comunicarglielo. Non è facile, non è immediato, ma alla
fine sarà potente.
Anche
il nonno è (di nuovo) innamorato, ma, pur nella sincerità e
profondità del suo sentimento, il suo atteggiamento di fronte a questo sentimento è diverso da
quello di Giulio, ovviamente per età ed esperienza. Rispetto
a ciò che sente e manifesta Giulio, l’amore che prova il nonno
e
il modo in cui lo vive sembra
specchio di
quell’uso dei proverbi che si oppone
al leggere e scrivere
poesia.
Il
ritmo del cuore, il ritmo della poesia, il ritmo del respiro
scandiscono il ritmo di ogni pagina dando vita ad un libro
che
si legge
con il fiato sospeso, per
vedere come va a finire. Un libro, che
poi, però, chiama ad una rilettura con più calma
e attenzione per cogliere tutte le sfumature di emozioni, di
relazioni, di significati delle parole che ogni riga
contiene.
Tutto
ciò e molto altro in un “contenitore” fisico all’altezza del
suo contenuto, dalla meravigliosa copertina di Alessandro Sanna, alla
scelta del formato tascabile con copertina rigida. Un libro prezioso.
Leggendo
queste pagine non ho potuto non pensare ad altri tre
grandi romanzi per ragazzi sul tema della poesia e della scrittura e
a una raccolta di poesie:
Bernard
Friot, Dieci
lezioni sulla poesia,
l’amore e la vita. Lapis
Anet
Huizing, Come
ho scritto un libro per caso.
La Nuova Frontiera
Beverly
Cleary, Caro
Mr. Henshaw.
Il Barbagianni
Chiara
Carminati, Viaggia
verso. Poesie
nelle tasche dei jeans.
Bompiani
Concludo
con le parole di Erri De Luca che, oltre ad essere un intenso
manifesto del “parlare d’amore”, sono anche essenza di ciò che
è la scrittura, soprattutto la scrittura di emozioni, sia
in prosa sia in poesia.
“Fai
come il lanciatore di coltelli, che tira intorno al corpo.
Scrivi
di amore senza nominarlo, la precisione sta nell’evitare.
Distràiti
dal vocabolario solenne, già abbuffato,
punta
al bordo, costeggia,
il
lanciatore di coltelli tocca da lontano,
l’errore
è di raggiungere il bersaglio, la grazia è di mancarlo."
Nota:
Ho trovato questa poesia di Erri de Luca per caso in rete. La si
legge in numerosi siti diversi, in nessuno, almeno nei tanti che ho
visitato io, c’è indicata la raccolta in cui è stata pubblicata.
Cercherò ancora e quando (e se) la troverò, sarà mia doverosa cura
scriverlo qui.