lunedì 30 agosto 2021

COME LA DANZA DELLE FOGLIE IN AUTUNNO

 Angelo Mozzillo con le illustrazioni di Marianna Balducci

IO SONO FOGLIA

Bacchilega Junior, 2020. [30p.]

Consigliato dai 5 anni

 

 

Che emozione passeggiare in autunno lungo un viale alberato: le foglie che in estate ornano i rami, adesso volteggiano nell’aria e cadono a terra creando uno spesso e morbido tappeto naturale di forte intensità cromatica.

Le foglie in autunno si accartocciano e assumono forme strane e colori caldi e avvolgenti: la loro bellezza unica ha ispirato il progetto artistico di “Io sono foglia”, il libro nato da un’idea visiva di Marianna Balducci e tradotto in rima da Angelo Mozzilla.

 

Le forme delle foglie hanno suggerito all’illustratrice i diversi stati d’animo che ogni bambino sperimenta nelle sue giornate. Emozioni forti, a volte contrastanti tra loro, tutte fondamentali per lo sviluppo dei piccoli come persone. I bambini non sono sempre “tranquilli e beati” o, al contrario “pestiferi e dispettosi”, come spesso, a torto, vengono considerati. I bambini sono felici e tristi, impauriti e coraggiosi, interessati e annoiati, … . Riconoscere le emozioni e saperle accettare e/o controllare è alla base per una loro crescita armonica e, allo stesso tempo, per una guida rispettosa di questa crescita da parte degli adulti.

Giocando con la forma delle foglie e gli atteggiamenti del bambino protagonista del libro, Marianna Balducci ha creato una carrellata di immagini (fotografie e disegni) che, come una sorta di “erbario” rappresentano la mutevole indole e la complessa identità di ogni persona, anche delle più giovani. Le parole di Angelo Mozzillo per loro parte, interpretano poeticamente le forme delle foglie e le espressioni del bambino, e raccontano di questa sua unicità.

La conclusione è un inno all’essere figlio e all’essere genitore, un legame stretto che comprende e accetta ogni sfumatura emotiva e che tiene unite le persone, nell’accoglienza e nell’amore, come uniti sono il ramo e la foglia.

Una grande idea che ha regalato a queste pagine il Premio Andersen 2021per la categoria 0-6 anni con la motivazione: “Per la profonda delicatezza con cui gli autori hanno dato vita a un insolito e felice progetto editoriale. Per la precisione e la delicatezza con la quale raccontano gli stati d’animo, spesso confusi e contrastanti, che i piccoli attraversano. Per tavole raffinate e brillanti che coniugano trepida grazia e lieve ironia.”

Un bellissimo libro che si presta anche ad essere base per un laboratorio creativo con le foglie in autunno, per giocare con le loro forme e i loro colori e in esse riconoscere emozioni e identificare gli stati d’animo e gli atteggiamenti tra i quali ogni giorno ci si muove come in una danza.


Angole Mozzillo con le illustrazioni di Marianna Balducci

IO SONO FOGLIA

Bacchilega Junior, 2020. [30p.]

Consigliato dai 5 anni

martedì 17 agosto 2021

Strumenti del mestiere – CHE COSA VEDIAMO QUANDO LEGGIAMO


Non è un saggio come tutti gli altri, ma come gli altri approfondisce, esamina, affronta i vari aspetti dell’atto del leggere e di ciò che la lettura comporta per i nostri occhi e per la nostra mente.

La diversità di “Che cosa vediamo quando leggiamo” (Corraini, 2020) sta nella sua struttura: le sue pagine, infatti, non sono fitte di parole, di concetti, di ragionamenti, ma offrono parole, concetti e ragionamenti attraverso un abile e interessante gioco di immagini e testo che crea collegamenti e strutture particolari riproducendo quasi “fisicamente” ciò che sta descrivendo.

Non è facile spiegare come questo libro è strutturato, ma non è necessario. Meglio prenderlo direttamente in mano e appena lo si apre, un mondo si svela agli occhi e alla mente del lettore.


Suddiviso in 18 capitoli, il lavoro di Peter Mendelsund racconta quello che succede nella nostra immaginazione. Le pagine sono ricche di citazioni (sia di testo che di illustrazioni), di mappe, di incipit e di frasi che si leggono benissimo. L’effetto è quello di seguire una conversazione che spazia, si allontana dal tema, ci ritorna, lo approfondisce e poi passa ad altro, per poi, però, tirare le fila di tutto. Il risultato è una riflessione originale sui meccanismi dell’immaginazione che offre un volto ai personaggi dei romanzi, definisce le ambientazioni, recupera gli oggetti, gli animali, le piante e li pone in un “luogo diverso” che non è la realtà dell’autore né quella del lettore. Si rivela, quindi, in questo modo l’essenza co-creativa della lettura, che implica un autore e un lettore e la loro interazione con il testo per dargli una vita. Una vita che, però, non è ben definita, ma immersa in una nebbia che continua a addensarsi e a diradarsi col risultato che mentre si legge, le immagini mentali che ci si fanno, sono sempre più sfuggenti, nonostante i tentativi di metterle a fuoco.

Leggere un romanzo non è come vedere un film. L’immaginazione lavora in modo diverso rispetto alla visione: leggere significa arrivare ad un punto di intersezione tra interno ed esterno del libro. Il libro non è uno specchio né uno schermo e vedere e guardare nell’immaginazione non è lo stesso del guardare e vedere con gli occhi. Guardare un film è, praticamente, come vedere una realtà creata da qualcun altro, dal regista. Leggere, invece, è la creazione di questa realtà nell’”alambicco delle nostre menti di lettori”, ed è perciò una realtà sempre diversa perché co-creata da autore e lettore e da tutte le contingenze del momento di scrittura e di lettura.

Un libro interessante, innovativo nel modo di porsi. Un saggio divulgativo profondo alla portata di tutti.

Peter Mendelsund

Che cosa vediamo quando leggiamo

Corraini, 2020. 452 p.

lunedì 2 agosto 2021

NON IL SOLITO LIBRO SULLA PRIMAVERA


Il Germoglio che non voleva crescere

Britta Teckentrup con la traduzione di Sante Bandirali

Uovonero, 2021. [38 p.]

Consigliato da 6 anni.

Chi legge abitualmente libri e albi per bambini sa che copertina e titolo non sempre sono chiari indicatori del contenuto del volume nel suo complesso. Spesso, infatti, l’idea che sembra veicolata dall’”involucro” esterno, rivela un interno che non ci si aspetta. Nella produzione migliore, però, questo non è fuorviante: il contenuto, infatti, si rivela una sorpresa, perché molto più ricco da diversi punti di vista di ciò che si possa pensare prima di aprirlo.

Il germoglio che non voleva crescere” né è un bell’esempio. Diversamente da quanto possa sembrare, non è uno dei tanti libri classici sulla primavera, sullo sbocciare dei fiori, sul crescere delle piante e sul susseguirsi delle stagioni nel corso dell’anno. E’ la storia di un semino che, a differenza degli altri, non cresce subito forte e rigoglioso all’apparire dei primi caldi, ma, sviluppatosi dopo, cresce piano e trova difficoltà a farsi strada nello spazio già occupato da tutti gli altri germogli ormai diventati piante e fiori. Formica e coccinella sono preoccupate per la difficoltà di questo germoglio e tentano in ogni modo di facilitargli la via verso la luce tra gli altri virgulti. Non è facile sopravvivere nell’intrico di foglie, erbe e radici, ma la piccola piantina non demorde, non si lascia scoraggiare e accompagnata da formica e coccinella prima, e dagli altri animali del bosco poi, si sviluppa serpeggiando nello spazio che trova nel sottobosco e raggiunge alla fine la luce mostrando tutta la sua rigogliosità.

In realtà, ciò che sottende alla narrazione delle immagini e delle parole di Britta Teckentrup, è molto più di una storia di primavera, di natura, di semi e di fiori. E’ una storia che parla delle differenze tra gli individui e della loro unicità: non tutti crescono allo stesso tempo, alla stessa velocità, raggiungendo gli stessi obiettivi. Ogni essere vivente, comprese le persone, è diverso da tutti gli altri, ma ciò non significa che non possa arrivare dove vuole arrivare. Ci può volere un tempo diverso, ci possono essere modalità diverse, ma ognuno, prima o poi, trova la sua strada. Nel cammino di ognuno, poi, ci sono anche gli altri che possono fare la differenza aiutando, come fanno gli amici, in questo caso la formica, la coccinella e gli altri animali, ma anche, purtroppo, a volte, creando intoppi e problemi, come fanno i nemici. Ognuno cresce in una comunità e, tema oggi piuttosto attuale, il ruolo di questa comunità “educante” è molto importante. Ciò, però, non toglie nulla al fatto che vale comunque la pena, percorrere la propria strada e lasciare un segno, anche piccolo, del proprio passaggio.

Le tavole che compongono questo libro illustrato sono di una bellezza straordinaria e l’occhio prova piacere a perdesi nell’osservarle. Sono un lavoro artistico che accompagna perfettamente la poeticità del breve testo in cui si racconta tutto con estrema semplicità e chiarezza senza scadere nel didascalico o nel moraleggiante. Colori che sottolineano emozioni, emozioni che prendono forma nei colori e nelle parole. Anche non avendo a disposizione il testo originale in tedesco, si riesce a capire come la traduzione sia stata fatta con estrema cura, scegliendo le parole con attenzione rendendo bene tutta la sua intensità.

Interessante notare che la tecnica usata da Britta Teckentrup nelle sue tavole è molto simile a quella di Eric Carle: entrambi, infatti, creano i loro fogli colorati con varie tecniche per ottenere diversi pattern da cui, poi, ritagliare forme e creare collages. Il risultato finale, però, è un po’ diverso per l’elaborazione al computer che, a differenza di Carle, la Teckentrup mette in campo.

Un libro che si può leggere a più livelli e che, quindi, può essere proposto a bambini di diverse età e venire da tutti apprezzato.

 


giovedì 22 luglio 2021

Strumenti del mestiere - TOUT SUR LA LITTÉRATURE JEUNESSE. DE LA PETITE ENFANCE AUX JEUNES ADULTES

Sophie Van der Linden

Tout sur la littérature jeunesse. De la petite enfance aux jeunes adultes.

Gallimard Jeunesse, 2021. 187 p.

La letteratura per ragazzi in un libro agile, ricco di informazioni e facile da utilizzare. Si può definire in questo modo “Tout sur la littérature jeunesse. De la petite enfance aux jeunes adultes” di Sophie Van der Linden, giornalista francese, scrittrice e critica letteraria, esperta appassionata di albi illustrati e di letteratura per l’infanzia. Questo suo lavoro nasce un po’ come aggiornamento e completamento del suo primo libro di questo tipo “Je cherche un livre pour un enfant: le guide des livres pour enfants de la naissance à 7 ans” (Gallimard Jeunesse, 2011). Le motivazioni che l’hanno portata a pubblicare questo lavoro si leggono sul suo blog: negli ultimi anni sono continuate a crescere le esigenze, di punti di riferimento, di consulenza, di formazione in questo copioso settore editoriale. L'ambizione mostrata dal titolo (da prendere ovviamente come uno slogan), è quella di trattare l'intero settore e le questioni ad esso collegate, in un unico volume, il più sintetico e pratico possibile. È pensato per soddisfare le aspettative di genitori, nonni, appassionati ma anche studenti, professionisti del libro e della lettura, volontari delle associazioni... È pensato soprattutto per permettere ai bambini, accompagnati da questi promotori, di entrare, davvero, nella letteratura ...”.

Si tratta di un libro utile come base di partenza per numerosi approfondimenti in
questo campo, visto che ne nomina tutti gli 
aspetti e i soggetti interessati ovviamente
riferiti al contesto francese, alcuni dei quali, però, 
con valore universale.
Il libro è diviso in otto capitoli preceduti da un’introduzione: 1. Storia del libro per

l’infanzia. Punti principali.; 2. Caratteristiche distintive della letteratura per l’infanzia; 3. Consigli per la lettura ai bambini e ai ragazzi; 4. Libri di ogni tipo; 5. I grandi generi; 6. Biblioteche ideali; 7. La letteratura per l’infanzia in discussione; 8. Appunti pratici. Al momento “Tout sur la litterature jeunesse, de la petite enfance aux jeunes adultes” è disponibile solo in francese, chissà che non ne possa essere proposta da qualche editore una traduzione italiana con adattamento alla nostra realtà. Potrebbe essere un nuovo utile libro divulgativo sul filone de “Il dizionario della letteratura per ragazzi: gli autori, gli illustratori, le trame, i personaggi, gli studiosi, le associazioni” di Teresa Buongiorno, edito da Fabbri nel 2001 e de “Il Dizionario della fiaba” edito da Lapis nel 2014,sempre di Teresa Buongiorno.


giovedì 15 luglio 2021

Letture diverse – LO SPUNK

 

Quando si parla di lettura, di promozione alla lettura, l’idea prima è quella di lettura di narrativa, di storie, che siano libri, albi illustrati, graphic novels.


In realtà il mondo della produzione editoriale per bambini e ragazzi è anche molto altro, è poesia, è divulgazione, è teatro, è fumetto, è rivista.

In questo post vorrei attirare la vostra attenzione su “Lo Spunk. Il giornale delle bambine e dei bambini”, una pubblicazione interessante proposta da Corso Bacchilega Cooperativa di giornalisti.

La testata è stata registrata in tribunale nel 2017 e da allora esce 10 numeri all’anno. E’ rivolto alla fascia d’età della scuola primaria e, come ogni rivista, è fatto di notizie, curiosità, fumetto, posta al direttore e varie rubriche che, in ogni numero, propongono una ricetta, una parola difficile, dei consigli di lettura, un breve testo in inglese. Una pagina è dedicata al cielo e alle stelle, una ai racconti del nonno, una alla storia degli oggetti di uso comune, una al corpo umano. Non mancano il giochino e le barzellette. C’è anche una mezza pagina in stampato maiuscolo per i bambini che hanno appena iniziato ad imparare a leggere. Il tutto è raccolto su carta uso mano in formato A4. La grafica, principalmente bicolore, è accattivante e la copertina, come il titolo, ha un aspetto sempre diverso in base al diverso illustratore che compone il numero.

Come c’è scritto sul sito dell'editore, Spunk è una parola misteriosa inventata da Pippi Calzelunghe (protagonista dell’omonimo romanzo della scrittrice svedese Astrid Lindgren): è qualcosa che desideriamo ma non riusciamo a descrivere, quel “non-so-che”, la ciliegina sulla torta. Questo giornale, infatti, rappresenta un qualcosa di diverso dal libro, ma non è neanche un giornale vero e proprio. E’ un simpatico e intelligente strumento per bambine e bambini curiosi, interessati a vari argomenti. Una lettura che si fruisce in modo diverso da un libro perché la si può spezzettare in tanti momenti diversi in base al tempo disponibile e alla lunghezza di ogni articolo. Possiamo definirlo un prodotto culturale di giornalismo a misura di bambino che può contribuire a creare lettori interessati, critici e curiosi.

Lo Spunk è anche pagina facebook

La storia completa della nascita de Lo Spunk potete leggerla qui


venerdì 9 luglio 2021

UN LIBRO DOUBLE FACE

Sandro Natalini

I tre porcellini

Giralangolo, 2021. 26 p.

Consigliato da 4 anni





Possiamo definire “I tre porcellini” di Sandro Natalini, pubblicato a giugno da Girlangolo, un libro double face: un leporello con la nota storia a parole da una parte e la sua versione in pittogrammi dall’altra.

Rosa e nero sono i due colori che raccontano con le figure l’avventura dei tre fratelli alle prese con l’attacco del lupo alle loro casette. Si tratta di una storia da seguire con gli occhi e con le dita lungo una lunga strada nera, seguendo la quale si vengono a conoscere pensieri (nei fumetti) e azioni dei maialini, fino alla brutta fine del lupo nel pentolone. Una frase all’inizio “C’era una volta ...”, tre onomatopee per i rumori nei punti fondamentali della narrazione “gnam-gnam”, “swoosh, swoosh” e “pluff”, e una frase alla fine “e vissero felici e contenti”. Il resto della storia è affidato al piccolo lettore che, facendosi letteralmente circondare dalle pagine del libro, trova infiniti dettagli da decifrare, interessanti disegni da osservare e simpatiche espressioni da esaminare. In questo è facilitato da una grafica pulita e essenziale che, pur implicando una buona capacità di osservazione, è, allo stesso tempo, molto efficace.

Sul retro, invece, un testo, apparentemente in disordine, racconta brevemente l’avventura dei tre porcellini utilizzando una bella font rotonda a dimensioni diverse per tante parole scelte con cura e con altrettanta attenzione posizionate sul foglio.

Un lavoro interessante dal punto di vista grafico, piacevole da leggere e da guardare con i bambini, sorprendente nel suo insieme. La rivisitazione della fiaba risulta qui fresca e moderna. L’assenza delle parole non la rende “muta”, anzi rafforza l’ironia contenuta nelle figure e segna un nuovo punto a favore dell’inesauribile fonte di stimoli narrativi ed emotivi che sono le fiabe. L’uso dei pittogrammi, invece, la rende fruibile trasversalmente dai bambini che ancora non sanno leggere e dai bambini più grandi con difficoltà di lettura, ma che riescono a narrare la storia partendo dalle immagini.

Dopo “Cappuccetto Rosso”, uscito nella versione leporello a pittogrammi, sempre per Giralangolo nel 2019 e vincitore quell’anno del Premio Andersen per il “miglior libro fatto ad arte”, quale sarà la nuova fiaba che Girlangolo ci proporrà nel progetto di Sandro Natalini “Le fiabe in pittogrammi”? La attendiamo con impazienza.

domenica 4 luglio 2021

GIOCHIAMO CHE IO ERO ... E TU ERI ...?

Emma AdBåge con la traduzione di Samanta K. Milton Knowles

La buca

Camelozampa, 2020. 40 p.

Consigliato dai 6 anni


Emma Adbåge con la traduzione di Samanta K. Milton Knowles

Facciamo che Io ero un Supereroe!

Beisler Editore, 2021. 28 p.

Consigliato da 5 anni.

 

I giochi dei bambini, quando sono lasciati liberi di esprimersi, sono una fucina di fantasia. Basta uno straccio e questo si trasforma nel mantello di un supereroe, basta una buca e questa diventa la grotta di un orso o una pista di equilibristi che sul bordo organizzano il loro spettacolo, una normale stanza diventa un’isola misteriosa e un boschetto pieno di radici e di sassi è subito una foresta impenetrabile da perlustrare. Quando si scatena, è difficile fermare la fantasia nei giochi dei bambini. Nonostante tutte le possibilità che i bambini di oggi hanno per giocare in ambiente “controllato”, “a norma”, “omologato”, con giochi sicuri e certificati o con i più potenti dispositivi tecnologici, il gioco libero, quello del giochiamo a far finta che ero, nei luoghi più impensati, rimane uno dei preferiti.

Il gioco libero in cui la fantasia si scatena è al centro di due libri illustrati della giovane autrice e illustratrice svedese Emma AdBåge: “La buca” edito da Camelozampa nel 2020 e “Facciamo che io ero un supereroe!” pubblicato quest’anno da Beisler, entrambi con la traduzione di Samanta K. Milton Knowles.


Il primo racconta dei bambini che, dietro alla palestra della loro scuola, hanno uno spazio libero, un buca in cui inventare ogni tipo di gioco. Tra sassi, radici, sabbia e arbusti i piccoli giocano a mamma orsa, a capanna, a nascondersi, al negozio, …. Gli unici a non apprezzare quel posto sono gli insegnanti, che, temendo che i ragazzini possano farsi male, cosa in realtà lì mai successa, li obbligano a giocare a pallone e sulle altalene nello spazio “protetto” del piazzale della scuola. I bambini, però, attratti dalla buca, cominciano a giocare sul suo bordo, senza entrarci e, quindi, senza disobbedire. Sul bordo della buca è altrettanto interessante inventare giochi quanto dentro la buca: si possono scavare gallerie, fare gli equilibristi, far dondolare le gambe, inventare percorsi. Però, neanche il bordo della buca piace agli adulti e così, buca e bordo, durante il fine settimana spariscono sotto una piattaforma di cemento. La delusione dei bambini è grande, ma dura poco. Oltre il piazzale, infatti, dall’altra parte c’è un mucchio di ghiaia e sassi. Un posto perfetto per giocarci, più divertente della buca e del bordo messi insieme!

Nel secondo libro, invece, una mattina alla scuola dell’infanzia Nils e Pia, sono in attesa dei loro compagni. La situazione non sembra ideale. Nils vuole aspettare Jocke, il suoi amichetto con cui è solito giocare ai supereroi, mentre Pia insiste per cominciare a giocare tra loro. Nils cede, ma mette subito in chiaro: “tu, eri un gattino, perché IO ero Batman”. I giochi di fantasia, infatti, non hanno regole precise, ma di solito c’è sempre qualcuno che decide per tutti e conduce la storia. Pia accetta, ma non vuole essere un gattino normale, vuole essere un gattino che sa arrampicarsi da tutte le parti con i suoi artigli speciali. Ha inizio così un gioco di fantasia che potrebbe andare all’infinito. I due bambini, infatti, innescano un controbattersi che punta sempre più in alto, mentre la stanza dei giochi si trasforma nello spazio costellato di pianeti, in un’isola deserta, nella giungla fitta di liane, in una grotta … . In questi mondi meravigliosi si mangiano caramelle speciali, appaiono draghi, si scoprono tesori nascosti ... Ad un certo punto il gattino Pia muore, ma “resta morto” solo per poco, perché è noioso essere morti e così Pia resuscita grazie allo sciroppo magico che Nils accetta di darle. Le idee dei due bambini non hanno freno e sono un crescendo di avventura. Nils, però, non capisce come mai le idee migliori le abbia sempre Pia per prima e come mai il gioco adesso sembra condurlo lei. Così, alla fine, vuole fare lui il gattino e Pia, chiaramente, non ci sta. Ad un certo punto Jocke, l’amico di Nils, si affaccia alla porta e il gioco diventa a tre con, ovviamente, due gattini dagli artigli speciali e un solo Batman … .

Questi libri illustrati di Emma Adbåge sono un inno all’immaginazione. Grande la sua maestria nel rendere questi spaccati di “vita bambina” sia nel testo, sia nelle illustrazioni che lo arricchiscono di dettagli interessanti.

Ne “La buca” è tutto una questione di punti di vista: quello della giovane narratrice, l’”io” sul frontespizio, uguale a quello dei suoi bambini e quello degli adulti insegnanti. Dove gli uni vedono divertimento, gli altri vedono solo pericolo e, essendo i grandi, l’hanno vinta, almeno per un po’. In realtà, osservando bene nelle figure lo sguardo dei bambini, si vede che loro sanno andare oltre, trovare sempre nuovo sbocco per la loro voglia di libero divertimento, che diventa poi anche fonte di nuove esperienze. Impossibile mettere freno alla loro inventiva con limitazioni assurde e prive di fondamento.

In “Facciamo che io ero un supereroe”, con bonaria ironia e marcato senso del gioco, le parole tratteggiano un mondo in cui tutto è possibile, i ruoli si scambiano e lo scopo principale è divertirsi. L’evoluzione del testo non segue un filo narrativo preciso, ma segue una sua logica apparentemente sconclusionata come il gioco dei bambini. Le illustrazioni sono dettagliate e rappresentano con colorati particolari le scene immaginarie di cui i bambini sono protagonisti.

Questi due libri di sicuro hanno un effetto diverso sui bambini rispetto a ciò che possono indurre nei lettori adulti. I ragazzini di sicuro li apprezzeranno molto e immediatamente perché in essi si riconoscono, ritrovano i giochi di fantasia che loro stessi fanno e si divertono a pensarne altri di nuovi. Gli adulti, invece, per poterli ben apprezzare, sono obbligati ad accettare di spogliarsi delle loro sovrastrutture logiche e protettive e di farsi inglobare dalla bolla di fantasia e di puro divertimento che l’autrice riesce a creare.