mercoledì 3 gennaio 2024

CHI SCEGLIE I LIBRI CHE LEGGONO I BAMBINI E I RAGAZZI?

(adattamento dall’articolo “Il diritto di scegliere” – pubblicato in: “Il Pepeverde. Letture e letterature giovanili”. Roma, Valore Scuola. N. 12, 2021, p. 11-13)

Che livello di libertà hanno i bambini e i ragazzi quando scelgono cosa leggere? Quanto le loro scelte sono determinate dall’influenza degli adulti che “suggeriscono” loro le letture? Come può e/o deve l’adulto intervenire nel processo di questa scelta?

I momenti in cui si promuovono letture, come le volte in cui si accompagnano i bambini e i ragazzi in biblioteca o in libreria a scegliere una lettura, sono momenti importanti e sempre delicati. Le variabili che entrano in gioco sono molte e stanno tra loro in equilibrio a volte precario. Come sempre, non si può generalizzare e, tanto meno, fare un discorso unico per le diverse fasce d’età, senza considerare, inoltre, che ci sono ragazzi che vanno aiutati a scegliere e altri che sanno perfettamente quello che vogliono leggere.

Creare lettori significa rispettare le diverse passioni e le preferenze dei ragazzi. Secondo Aidan Chambers1, l’adulto, insegnante o genitore che accompagna i bambini nel mondo della lettura, deve essere disponibile a tenere in considerazione la scelta autonoma dei giovani lettori come parte irrinunciabile dell’attività di selezione dei testi e anche l’atteggiamento da assumere di fronte ad un’eventuale scelta inadeguata, deve essere ben studiato. Il consiglio di Chambers è quello di essere aperti e onesti con i giovani lettori e intavolare con loro una discussione costruttiva sul libro scelto, senza divieti o imposizioni. Il confronto, infatti, può portare alla consapevolezza da parte del bambino o del ragazzo dell’insignificanza del libro che ha scelto, ma anche, all’opposto, alla presa d’atto da parte dell’adulto del valore di una lettura che, forse non conoscendola, sottovalutava.

Già Pennac nel suo “Come un romanzo2, sosteneva che il gusto per la lettura si affina leggendo cose diverse, anche scritti di dubbio valore letterario, “una «letteratura industriale» che si limita a riprodurre all’infinito gli stessi tipi di racconti, che fabbrica stereotipi a catena, fa commercio di buoni sentimenti e sensazioni forti, prende al volo tutti i pretesti offerti dall’attualità per sfornare una narrativa di circostanza, effettua «studi di mercato» per piazzare secondo la congiuntura un determinato tipo di «prodotto» che si ritiene debba infiammare una determinata categoria di lettori3. Sono questo tipo di libri di scarsa qualità, di solito, quelli che si incontrano prima sulla strada della lettura. Sono libri facili, letture accattivanti, opere che ammiccano al lettore in quanto, spesso più gadget pubblicitari di film, serie TV o cartoni animati che storie vere e proprie. Sono libri che i ragazzini si passano perché di moda, che non possono non leggere se vogliono essere parte del gruppo. Anche per Pennac, come per Chambers, è dato di fatto che gli adulti devono accettare queste scelte dei ragazzini, senza criticare o deridere. Secondo lui, sono letture da assecondare, per avere poi il contesto giusto dove lasciare qualche “buon” romanzo, qualche libro di qualità, senza proibire gli altri. Un compromesso finalizzato a creare l’occasione per una buona proposta, così, come continua Pennac, per un certo periodo i ragazzi leggono, insieme, buoni e cattivi romanzi per scoprire, un bel giorno, che sono quelli di qualità ad avere la meglio. Importante è che la scelta non cada sempre e solo su materiali di poco valore. Anche per i libri e le storie, come per il cibo, è importante “assaggiare” un po’ di tutto per capire ciò che piace di più, ciò che dà maggiore soddisfazione. Le imposizioni, al contrario, possono sortire l’effetto opposto a quello desiderato.

 

Per molto tempo la scelta dei libri che i bambini e i ragazzi leggevano è stata fatta dagli adulti senza che loro potessero avere voce in capitolo. I libri erano scelti in base a fini educativi o didattici, le proposte erano letture adatte a insegnare qualcosa, censurando quelle ritenute quasi pericolose per l’edificazione delle giovani menti (salvo poi prendere atto che erano proprio queste letture ritenute non adatte, quelle lette di nascosto e maggiormente apprezzate dai bambini e dai ragazzi). Adesso, per fortuna, c’è indubbiamente maggiore libertà di scelta, anche se, come sostiene Silvia Blezza Picherle4, le scelte spesso sono solo apparentemente libere in quanto condizionate dalla moda, dalla pubblicità, dal marketing editoriale. E questo senza entrare nel merito delle letture proposte a scuola, ancora troppo spesso legate alla didattica, all’educazione scelte all’interno di un canone piuttosto classico, statico e limitato. Sono, queste, considerazioni che meritano un discorso a sé. Come sostiene Luigi Ballerini, infatti, a parte le isole felici presenti sul territorio, “esiste una strana resistenza a far entrare la narrativa contemporanea per i giovani nella scuola italiana. Resistenza che cresce quanto più si sale di ordine: dalla maggior facilità di ingresso nella scuola primaria fino alla barriera quasi invalicabile dei licei. A essa vengono di solito contrapposti, in antagonismo, i testi considerati classici”.5 In realtà, la letteratura contemporanea per ragazzi, li avvicina alla lettura, mettendo tra le pagine personaggi vicini a loro e situazioni parallele alle esperienze che stanno vivendo e raccontate con una lingua simile a quella da loro usata. Per Ballerini, spesso, la mancata proposta a scuola di narrativa contemporanea è dovuta alla scarsa conoscenza che ne hanno gli insegnanti. “È un dato di fatto” - continua Ballerini - che per molti giovani lettori i romanzi di oggi fanno da apripista: trovato il libro giusto, ossia quello che parla all’esperienza e suscita pensieri e riflessioni, altri ne verranno, di generi, autori, stili e anche epoche diverse”6. Sbagliato è mettere in contrapposizione netta ciò che gli adulti scelgono per i ragazzi da leggere e ciò che i ragazzi scelgono da soli.

Quando si parla di giovani lettori, permettere loro di leggere di tutto significa lasciar loro leggere libri per ragazzi di qualità diversa, ma anche libri che non sono stati specificatamente scritti per loro, ma che possono suscitare il loro interesse, la loro sorpresa e meraviglia, le loro riflessioni. Come scrive Martino Negri7, l’incontro tra i bambini e l’esperienza vera della lettura si gioca anche nell’avvicinamento a opere della tradizione letteraria, lavori con determinate caratteristiche di contenuto e di linguaggio che, anche se non direttamente rivolti a loro, possono essere letti e compresi dai più giovani e dare loro soddisfazione. Di fronte alla complessità e alla fatica di certe pagine è il desiderio di arrivare a scoprire il tesoro che questi testi nascono che ne fa affrontare e portare a termine la lettura. Letture di questo tipo “cadono” sul cammino dei giovani lettori in modo diverso, c’è chi ha la fortuna di crescere in una famiglia dove si legge per cui ad un certo punto diventa naturale andare a curiosare sugli scaffali di mamma e papà, c’è chi vede un film e viene talmente preso dalla storia che desidera leggere il libro da cui è stato tratto, c’è chi gironzola tra gli scaffali delle librerie e delle biblioteche (dove ce n’è una a portata di mano), c’è chi si lascia attrarre da quello che apparentemente sembra fuori dalla propria portata. Siamo di nuovo di fronte a quei ragazzini che adottano l’esatto criterio di scelta opposto a quello di moltissimi altri: il numero di pagine. Più i libri sono “grossi”, più sembrano inavvicinabili, più sembrano rivolti ad un pubblico diverso, più desiderano leggerli e spesso la sfida si trasforma, come confermano anche le neuroscienze, in vera esperienza sensoriale, cognitiva ed emotiva.

Detto ciò, “sebbene la significatività di un’esperienza di lettura possa anche prescindere dalla qualità dei testi letti, (…) la responsabilità di offrire a bambini e ragazzi occasioni d’incontro con testi caratterizzati da una piena dimensione letteraria ed estetica è una responsabilità che insegnanti ed educatori sono chiamati a sentire intimamente e alla quale non possono sottrarsi.”8. All’interrno di questo discorso, questo vale anche e soprattutto per quei libri di letteratura per l’infanzia che ben si distinguono dai libri più o meno ben congegnati ad uso dei bambini e dei ragazzi, quei libri che non hanno intenzioni di ordine educativo, ma offrono inedite possibilità di relazione tra linguaggio e esperienza. Libri che fanno leva sulla curiosità dei giovani lettori e sul loro bisogno di avventura. Libri frutto dell’intuizione, dell’ispirazione della capacità narrativa, dell’originalità di grandi autori, autori di buone storie che hanno il potere di suscitare riflessione e meraviglia, senza morale, senza insegnamenti, e che difficilmente si possono spiegare. Storie che toccano le corde più profonde dei lettori suscitando domande senza ovvie risposte, scritte in una lingua che li rispetta nel loro essere persone e non bambini cui offrire solo testi semplici o semplificati. “La lettura va scoperta, amata e scelta in piena autonomia. Gli adulti che vogliono inculcare il piacere di leggere devono sapere che vanno incontro a insuccessi sicuri. (…) al più gli adulti devono allestire il «banco delle occasioni», favorire l’incontro dei ragazzi con libri diversi, con approcci diversi e soprattutto tutelare la libertà di scelta.”9 Di questo era convinto anche Gianni Rodari che, precursore di tante teorie e buone pratiche nel campo della promozione alla lettura, cita il “non offrire una scelta sufficiente” tra i suoi “Nove modi per insegnare ai ragazzi a odiare la lettura”10.

L’accompagnamento dei bambini e dei ragazzi verso i libri e la lettura non è una scienza esatta. Non ci sono né regole, né ricette infallibili. Molte sono le testimonianze di insuccesso, ma tante anche quelle di successo. Importante è, senza dubbio, che bambini e ragazzi possano avere libero accesso a tanti libri e a tante storie. Più contatti con libri e storie diverse hanno, maggiori sono le probabilità che incontrino i libri giusti e più sapranno, poi, ritrovare libri e storie nel loro futuro, nel momento in cui ne sentiranno bisogno. Coloro, che non hanno mai avuto la possibilità di un sano contatto con la lettura o per i quali la lettura è sempre stata un problema, una difficoltà, un puro dovere scolastico, invece, non ne sentiranno mai bisogno, e questa assenza di bisogno sarà per loro un impoverimento. Il bisogno di storie è stata ed è fondamentale per l’umanità in ogni tempo e luogo. La lettura di letteratura è mezzo diretto e intimo per accedere alla simbolizzazione delle esperienze di vita, dei pensieri e del modo di percepire il mondo degli altri. E’ importante lasciare che ognuno diventi il lettore o il non-lettore che vuole, ma è fondamentale che a tutti sia permesso l’incontro con letteratura, con i libri11. Con tanti libri.


1Aidan Chambers, Il lettore infinito. Equilibri, 2015. p. 24-29.

2Daniel Pennac, Come un romanzo. Feltrinelli, 1993.

3Ibidem. p. 127

4Silvia Blezza Picherle, Formare lettori, promuovere la lettura. Franco Angeli, 2018. p. 44-46

5Luigi Ballerini, Non solo classici per le scuole. Su:  Non solo classici per le scuole

6Ibidem

7Martino Negri, L’avventura del lettore: la letteratura come esperienza. In: Aa.Vv., In cerca di guai. Studiare la letteratura per l’infanzia. Edizioni Junior, 2020. p. 204-248.

8Ibidem p. 230

9Ermanno Detti, Piccoli lettori crescono. Come avvicinare bambini e ragazzi alla lettura. Erickson, 2012. p. 107

10Gianni Rodari, Scuola di fantasia, Einaudi, 2014, p. 90.

11Sophie Van der Linden, Tout sur la littérature jeunesse. De la petite enfance aux jeunes adultes. Gallimard Jeunesse, 2021. p. 72-73

 

lunedì 18 dicembre 2023

SFACCETTATURE DI CARATTERE

Marion Kadi con la traduzione di Eleonora Armaroli

Il riflesso di Hariett

Terre di Mezzo, 2022. 48 p.

Età 6+

Un vecchio leone muore sulla riva di un corso d’acqua. Rimasta sola, la sua immagine riflessa decide di allontanarsi: non vuole sentirsi inutile e abbandonata, vuole diventare il riflesso di qualcun altro. 

Nel suo cammino incontra Hariett, una ragazzina molto timida che non ama andare a scuola perché, per il suo carattere schivo, è sempre sola, nessuno la coinvolge nei giochi degli altri bambini. Il riflesso del leone si butta a capofitto in una pozzanghera davanti a Hariett e ne diventa il nuovo riflesso. Nel momento in cui Hariett si accorge di questo cambiamento, la sua timidezza si trasforma in esuberanza e coraggio, anche troppo, forse, visto che dopo un primo momento di piacevole stare a scuola divertendosi con gli altri, la maestra la sgrida e i bambini si allontanano di nuovo da lei. Hariett vorrebbe il suo vecchio riflesso, e lo trova in una scatolina sotto il letto. Da questo momento le due “anime” di Hariett convivono più o meno pacificamente e la bambina trova un suo nuovo equilibrio. “Il riflesso di Hariett” (Terre di Mezzo – età 6+) è un albo illustrato molto particolare sia nella sua realizzazione grafica, sia nella sua interpretazione di quello che significa riconoscere ed accettare i vari aspetti del carattere proprio e degli altri. Aspetti a volte anche molto contrastanti, che nei momenti di crescita entrano ancora di più in conflitto tra di loro, ma, se guidati e indirizzati, riescono a trovare un equilibrio e a far stare bene il bambino. E non solo. Il carattere di tutte le persone, grandi e piccoli, è un insieme di sfaccettature che entrano in gioco in momenti diversi, a volte al momento giusto, a volte no.

Questo libro, molto adatto ad una lettura condivisa uno a uno o in piccolo gruppo, mette in evidenza la “confusione” che si può creare nella mente e nel cuore dei bambini in crescita e la difficoltà a riconoscersi in questi cambiamenti anche molto repentini. Ritrovarsi, dunque, in una storia come questa o essendo preparati da una sua lettura fatta in “tempi non sospetti”, per i bambini è un aiuto a vivere in maniera più serena e consapevole il proprio cambiamento.

A commento delle potenti illustrazioni citiamo un estratto dalla motivazione della Giuria del Bologna Ragazzi Award, che questo libro ha vinto nel 2022 categoria opera prima:“Le illustrazioni sono così dinamiche e audaci che le figure sembrano abbandonare il loro posto sulla pagina per seguire il lettore mentre legge. In questa splendida «riflessione” sulla crescita personale, Marion Kadi emoziona il lettore e lo cattura».”

Marion Kadi con la traduzione di Eleonora Armaroli

Il riflesso di Hariett

Terre di Mezzo, 2022. 48 p.

Età 6+

venerdì 1 dicembre 2023

Strumenti del mestiere: Leggere “IO E PEPPER” alla luce di ALFABETO ALEMAGNA.


Hamelin (cur.)

Alfabeto Alemagna

Topipittori, 2023.


Beatrice Alemagna

Io e Pepper

Topipittori, 203. 48 p.

Età +7

 

Nella rubrica “Letto per voi” sul settimanale Vita Trentina ho presentato e commentato brevemente “Io e Pepper” di Beatrice Alemagna. Questo è il link.

Qui desidero tornare qui su alcuni aspetti di quel libro alla luce di “Alfabeto Alemagna”, interessante pubblicazione che Hamelin ha curato e Topipittori ha pubblicato per condividere l’esperienza che è stata la creazione della mostra “Le cose preziose. L’ostinata ricerca di Beatrice Alemagna”, realizzata in occasione di Bologna Children’s Book Fair e Boom! Crescere con i libri 2023. Una sorta di dizionario che offre in maniera alternativa una lettura dell’intera poetica di questa autrice e illustratrice, tenendo traccia dei fili visibili e invisibili che legano i suoi lavori.

In “Io e Pepper” si riconoscono chiaramente gli elementi narrativi e artistici corrispondenti ai seguenti lemmi di questo alfabeto tanto fantastico quanto reale.

ABBRACCIO. Iniziamo con un una parola che prende potenza nel finale di “Io e Pepper”. Qui non si tratta di un abbraccio tra persone, ma dell’abbraccio tra l’Io protagonista e la sua nuova amica cagnolina. Nella poetica di Beatrice Alemanga, come scrive Emilio Varrà, a proposito di questo lemma, l’abbraccio incarna la fisicità in un “contatto fisico, nel desiderio di far aderire il più possibile il corpo a quello dell’altro, di sentire la pressione e il calore dell’altro. Una sorta di tuffo o di stato immersivo, perché quella dell’abbraccio, più che un’azione, sembra una condizione: il ritorno a un pura fusionalità, a uno stato originario. (…) Più ancora che di un ritorno a casa dopo l’avventura, è il segnale del primo riconoscimento di una casa, dell’aver trovato il proprio posto” (p. 9). E qui l’Io bambina trova la sua nuova dimensione con la sua nuova amica cagnolina, Perlina. E’ un abbraccio che segna il punto di chiusura della storia di Io con Pepper e l’inizio di chissà quali nuove avventure.

ANIMALI. - “(…) gli animali popolano le tavole e le storie di Beatrice Alemagna fin dagli esordi, rappresentando un fil rouge persistente e profondo nella sua poetica. Ora sono protagonisti indiscussi del racconto, ora personaggi secondari che rappresentano tuttavia interlocutori fondamentali dei protagonisti, trampolini di lancio per improvvise prese di coscienza e vettori del cambiamento” (p. 15). L’arrivo della cagnolina Perlina segna per l’Io narrante il coronamento di un sogno e, allo stesso tempo, l’inizio di una nuova fase della sua giovane vita. Non per nulla il colore fluo della cagnolina è esattamente uguale a quello della crosta Pepper e dei capelli della bambina. Tre punti di un triangolo che trova completamento. Dal momento in cui la bambina era piccola e piangeva per essersi fatta male, alla bambina che si sente grande, o, almeno diversa da prima, perché adesso, finalmente, ha un cagnolino tutto suo.

DISGUSTO – “C’è tantissimo disgusto nei miei libri , sai che me ne sono accorta da poco? C’è sempre una persona disgustata ” (p. 61), scrive Beatrice Alemagna e così in “Io e Pepper”: “La crosta mi è venuta, ma non era mica bella. Sembrava cuocere lentamente sul mio ginocchio. Come un hamburger: ma non di quelli da mangiare”… . Ogni commento è superfluo.


ESTERNI/INTERNI
– “La dialettica tra spazi interni ed esterni è un elemento chiave nella poetica di Beatrice Alemagna” (p. 63), scrive Martino Negri (…) “Nei suoi albi gli spazi – siano essi interieurs domestici o esterni – non sono mai fondali, ma qualcosa di intimamente necessario alla logica del racconto, meditato a lungo e costruito con attenzione, veri e propri personaggi – potremmo dire – co-protagonisti del racconto”. (p. 64). Anche in “Io e Pepper” dentro e fuori, interno ed esterno hanno un ruolo fondamentale nella narrazione. Come di solito accade, anche qui il fuori è il luogo dell’avventura, dello sconosciuto, della scoperta e il dentro è il luogo della calma, della cura, del conosciuto che dà sicurezza (ma anche noia, talvolta). L’Io bambina si fa male fuori casa e dentro casa viene consolata e curata dal papà. Fuori, in città con la mamma, chiede quanto ci vorrà prima che la crosta si stacchi, ma è dentro, in casa, che la mamma mette la crema per velocizzare la guarigione. Fuori, al parco, la bambina litiga con la la crosta che non vuole cadere, dentro, a casa della nonna, aspetta di guarire …. Tutto il libro è una continua dialettica tra dentro e fuori, spazi che non sono in opposizione, ma si compenetrano dando completezza alla narrazione.

INFANZIA – In “Io e Pepper” troviamo un perfetto esempio di quella che Giordana Piccinini elenca come terza diramazione in cui si declina il termine infanzia nell’opera di Beatrice Alemagna, e cioè “l’infanzia che si incarna in personaggio e che traduce in azione quella che per una certa parte della produzione di Alemagna riusciva a porsi solo come domanda” (p. 87) La domanda è il titolo del suo famoso “Che cos’è un bambino?”. Di questa forma di infanzia è testimonianza Io e Pepper”, in cui, come in altre recenti pubblicazioni, la narrazione è in prima e non in terza persona, per cui la focalizzazione narrativa non è esterna, ma interna e così il punto di vista. In queste storie sono le e i protagonisti a prendere il timone e a governare i testi come le azioni, a fondere in un’unica soluzione il corpo e la voce, le parole e le figure” (p. 88).

POSTURE – In “Alfabeto Alemagna” il commento a questo lemma da pagina 114 a pagina -117 è completamente delegato a quattro tavole di schizzi tratti dallo Sketchbook 2019 e dallo Sketchbook 2016 dell’autrice. Le pagine in cui l’Io narratore di “Io e Pepper” osserva le croste degli altri bambini, paragonandole alla sua, “So bene che tutti i bambini hanno delle croste, anche molto strane, e brutte, ma la mia era la peggiore di tutti”, rimandano direttamente a questo tipo di analisi e realizzazione grafica. Allo stesso tempo tutte le posizioni che la bambina assume nel corso della narrazione, se messe insieme, rappresenterebbero il risultato finale di altri schizzi di prova. Certo è che l’abilità di Beatrice Alemagna di rappresentare i bambini e le posizioni tipiche che assumono è veramente profonda. Al vederle, i bambini ci si riconoscono, gli adulti le riconoscono, ricordano e sorridono.

TEXTURESNel libro stampato la materialità delle tecniche utilizzate – il suo spessore, la lucentezza, la grana – scompare dietro il processo di riproduzione che livella tutti i volumi o le irregolarità sullo stesso piano. Il libro offre una superficie piana, liscia, che appiattisce tutta la ricchezza plastica contenuta nella materia utilizzata dagli illustratori. Fra loro alcuni ritengonoche il vero originale sia il libro stampato e utilizzano le tecniche per avvicinarsi il più possibile a questo dato. Altri, al contrario, cercano, nonostante tutto, di trasmettere qualcosa della materialità del loro medium, forzando lo schermo piatto della pagina. Beatrice Alemagna è una di queste.” (p. 151). Così scrive Sophie Van der Linden nella descrizione di questo lemma e questo è ciò che chiaramente si osserva nei libri di Beatrice Alemagna, anche nella loro evoluzione. Anche in “Io e Pepper” si percepisce la texture materica delle sue immagini in cui pastelli e matita mantengono le caratteristiche del loro tratto: le illustrazioni risultano quindi ruvide, dal tratto irregolare, un po’ spezzettato. Aprendo le pagine l’impulso è quello di passare con le dita sulle figure, toccarle per coglierne direttamente col tatto la corposità, lo spessore, la consistenza. Se si guarda, per esempio, la doppia pagina che ritrae la nonna, l’idea chiaramente è quella di un golfino morbido, del fieno ruvido, del tetto freddo di lamiera. Tutto ha il suo peso, la sua definizione.

Leggendo e osservando i libri di Beatrice Alemagna in ordine di creazione e pubblicazione, si percepisce chiaramente l’evoluzione del suo stile, della sua poetica, della sua narrazione e si coglie il filo che li accomuna. Rimane ferma, però, in tutti, l’idea che il mondo bambino è un mondo a sé e così deve rimanere e in quanto tale deve essere rispettato. Di fronte a questo l’indubbio valore artistico dei suoi linguaggi e tutto ciò che se ne può dire, passa in secondo piano ed emerge la profonda sensibilità che l’autrice ha nel raccontare l’infanzia in tutte le sue sfaccettature.

e.v. 01.12.2023

Hamelin (cur.)

Alfabeto Alemagna

Topipittori, 2023.

 

Beatrice Alemagna

Io e Pepper

Topipittori, 203. 48 p.

Età +7

lunedì 20 novembre 2023

OSSERVANDO LE FARFALLE

Anna Lavatelli

Operazione Vanessa

Sinnos, 2023. 117 p.

Età +11

Chi l’ha detto che una vacanza a casa della zia sia una noia mortale?

Ne è convinto Giacomo, costretto dalla mamma a passare la convalescenza dopo una broncopolmonite a Corciago, frazione del comune di Nebbiuno in provincia di Novara. Dopo l’ultima visita di controllo, Giacomo si sente bene e, non l’avrebbe mai detto prima, ha voglia di tornare a scuola, alla sua routine, ai suoi amici. Il medico, però, ha suggerito un periodo di convalescenza e la casa della zia Maura nei piccolo paesino di montagna, sembra la soluzione migliore.

Giacomo è arrabbiato, non vuole andare, non conosce molto questa zia nubile che vive lì da sola e che sicuramente non gli farà usare liberamente il tablet, perché così ha detto la mamma. Sarà una noia mortale. Il soggiorno inizia sotto il peggiore degli auspici. Dopo poco, però, Giacomo deve ricredersi e mai avrebbe detto che quando la mamma torna per farlo tornare a casa, non vuole. Anzi, chiede di finire l’anno scolastico lì.

Cos’è successo? E’ successo che zia Maura non è poi così noiosa, che in giro per il paese si può passeggiare liberamente e scoprire varie cose, ma, soprattutto, è successo che la zia ha un’amica dell’età di Giacomo, Serena, che al momento è impegnata in un’appassionante ricerca e progetto di osservazione delle farfalle Vanessa. La simpatia e l’entusiasmo di Serena sono travolgenti e Giacomo non resiste. Prima che di rendersene conto, non solo è impegnato a “piacere” a Serena, ma si trova anche molto coinvolto dalla ricerca sulle farfalle.

Grazie a queste nuove esperienze Giacomo impara a conoscersi meglio, a capire e rispettare gli altri e, soprattutto, ad essere se stesso, impegnandosi in qualcosa che lo interessa veramente tanto.

Con la sua prosa lineare ma ricca e attenta, Anna Lavatelli ci regala una storia di crescita in cui è facile per i ragazzini ritrovarsi. Una storia semplice, ma non banale in cui sono presenti, senza ostentazione, tutti gli elementi di relazione e di (possibile) scontro tra adulti e pre-adolescenti in famiglia e fuori. Particolare attenzione è data all’importanza degli spazi propri che i ragazzi devono poter avere, all’autenticità del loro essere e dei loro rapporti con i pari quando si sentono liberi e alla spontaneità di relazione di cui sanno essere capaci. 

e.v. 20/11/2023

Anna Lavatelli

Operazione Vanessa

Sinnos, 2023. 117 p.

Età +11

domenica 12 novembre 2023

IL TEMPO DI UN UOVO

L'uovo felice.

Ruth Krauss, Crockett Johnson, 

Camelozampa, 2023. [40 p.]

Età +3


In internet, su Youtube, si trovano delle letture ad alta voce (in inglese, ma fa lo stesso) di “The Happy Egg”, “L’uovo felice”, che, almeno quelle che ho visto io, possono dare l’idea di quella che è una lettura “inappropriata” per un albo illustrato. Le lettrici, infatti, prendono in mano questo libro, lo aprono, leggono di seguito le parole e girano subito la pagina per leggere altro testo. In un minuto e mezzo, circa, la lettura è finita. E, non si vede nei video, ma molto probabilmente si passa ad un altro libro, ad un’altra storia.

Accade spesso così quando chi non ha la fortuna di conoscere gli albi illustrati, se ne trova in mano uno da leggere al proprio bambino o al proprio gruppo alla scuola dell’infanzia.

Lo apre e lo legge come qualsiasi altro libro senza tener conto di ciò che significa leggere un albo illustrato e di quali sono le sue caratteristiche.

Di questo ho già scritto in altri post qui , per esempio oppure qui . Ma, a distanza di tempo non fa male riprendere alcune considerazioni su questo particolare tipo di lettura.

Lo faccio alla luce di questo tanto (apparentemente) semplice quanto meraviglioso libro.

E’ frutto del lavoro della coppia Ruth Krauss e Crockett Johnson, che non solo lavorano insieme ma sono anche marito e moglie. Questa unione e conseguente sintonia è sicuramente fattore che ha influenzato la qualità dell’allbo. Gli albi illustrati, infatti, per la particolare relazione che implicano tra testo e illustrazioni, sono spesso realizzati o da una sola persona che scrive le parole e crea le immagini, oppure da un autore e un illustratore che, per motivi personali o professionali, sono sulla stessa lunghezza d’onda e lavorano insieme quasi contemporaneamente. Ricordiamo, per esempio, le famose accoppiate di John Klassen e Mac Burnett, Jean Willis e Tony Ross, Philip C. e Erin Stead, o, per fare almeno un esempio italiano, Simona Mulazzani e Giovanna Zoboli.

L’uovo felice”, inizia in maniera apparentemente molto semplice: le parole, infatti “C’era una volta un uccellino” entrano subito in relazione dialogica e altamente comunicativa con l’immagine sulla pagina a fianco: non un uccellino, ma un uovo. Il “corto circuito” che crea questa sequenza è primo indicatore di una complessità sottesa a questo libro che per essere letto ed ben esplorato, richiederà, molto probabilmente, più di novanta secondi.

D’altra parte, se si fa attenzione e si comincia a “leggere” partendo dal titolo e osservando la copertina, altra pratica importante nell’approccio agli albi illustrati, si focalizza che la storia non è quella di un uccellino, bensì quella di un uovo.

A questo punto si innesca il processo di lettura che implica guardare (non solo vedere) le figure e, allo stesso tempo, metterle in relazione con le parole che le accompagnano per svelarne tutti i significati possibili. Fare questo con un bambino o un gruppo di bambini, diventa un’esperienza ricca che sprigiona tutte le potenzialità narrative dell’albo. La lettura da testuale diventa (quasi) automaticamente dialogica e il tempo per il suo completamento si dilata moltissimo. Non c’è un tempo preciso e fisso da far passare prima di cambiare pagina, ma ogni lettore, piccolo e grande, trova il suo, che può anche cambiare nelle successive riletture. Perché anche questa è una caratteristica degli albi illustrati di qualità: una lettura sola non basta per coglierne tutto ciò che sa raccontare.

Tornando alla storia del nostro uovo, gli autori raccontano che l’uovo, in realtà, non sa fare nulla se non essere covato per il tempo necessario a far nascere un uccellino. Questo, poi, sì che saprà camminare, cantare e volare. Ma ognuno ha i suoi momenti giusti per “fare le cose” e, alla fine, l’uccellino saprà anche … covare altre uova. Raccontata così, ovviamente, questa storia non sembra avere nulla di eccezionale, perché il suo potenziale è tutto nella magica relazione delle parole e delle immagini che la raccontano, in una perfetta struttura narrativa circolare che da un uovo felice parte e ad altre uova felici ritorna.

Ciò che colpisce in queste pagine è la rappresentazione del tempo della crescita e dello sviluppo semplicemente attraverso il fiore che sta vicino all’uovo e che, se si guarda attentamente, cresce di pagina in pagina. C’è poi il tempo della lettura che, come si diceva, accelera o rallenta in funzione di chi legge. E c’è anche il tempo dell’uovo che, anch’esso, si sviluppa in modo autonomo nello svilupparsi della narrazione. Da non dimenticare il tempo del bambino stesso che lettore a 3, 4 o 5 anni, lettore sempre diverso è.

A proposito delle letture “veloci” ad alta voce di cui parlavo all’inizio, è ovvio e comprensibile che una lettura registrata e ripresa per un pubblico non fisicamente presente ha i suoi limiti, ma se, da una parte si può comunque affrontarla in maniera diversa, dall’altra anche la scelta di cosa leggere nelle diverse situazioni è un altro aspetto da considerare con attenzione.

e.v. 12/11/2023

L'uovo felice.

Ruth Krauss, Crockett Johnson, 

Camelozampa, 2023. [40 p.]

Età +3

 

 

giovedì 2 novembre 2023

Divagazioni: SEMPRE DI AMORE SI TRATTA

Ardore

Hyewon Kim

Kite, 2023. [32 p.]

per gli adulti

Ardore”, il silent book di Hyewon Kim è pubblicato nella collana “Voci” di Kite edizioni che sul proprio sito web così la descrive: “Collana di forte cifra autoriale, dove storie importanti affiancano illustrazioni sofisticate, destinata a un pubblico adulto”. E, infatti, indubbiamente di una storia importante e per adulti qui si tratta: una storia dedicata alla maternità, ma in modo molto diverso da quanto si è normalmente abituati a trovare.

Ritengo giustificata l’eccezione che faccio scrivendo di questo libro sul mio blog centrato sui libri per bambini e ragazzi e sulle tematiche relative all’educazione alla lettura, perché il tema della maternità spesso si intreccia con i contenuti dei libri per l’infanzia. Ma questo non è un libro per piccoli perché, della maternità, racconta quelle cose che sembra non si possano dire, e che una mamma, una donna, pur vivendole, preferisce di solito tenere per sè.

Essere mamma non è sempre facile. L’amore di una mamma è impegnativo, può essere totalizzante e, se non appropriatamente sostenuto, può diventare anche estenuante e distruttivo. Ed è di questo amore che si legge, o meglio si osserva, in “Ardore”.

Non c’è una trama precisa da raccontare. La protagonista è una mamma che viene “avvicinata” in vario modo da una fiamma e con questa fiamma si rapporta: la vede arrivare, ne viene strattonata, la segue all’esterno, la prende in braccio e sulla schiena, cerca di contenerla, ci litiga, le scappa … . Alla fine compare un bambino e il cerchio si chiude: il pensiero del lettore riempe i vuoti che, girando le pagine, si sono creati, e genera il suo significato. Trattandosi di un albo illustrato senza parole, l’interpretazione della narrazione è delegata al lettore e, quindi, diverse possono essere le letture: una mamma vi può vedere gli aspetti difficili della sua esperienza o, al contrario, fortunatamente, non riconoscersi affatto e, quindi, leggere il fuoco in chiave positiva. Un uomo o una donna che non è mamma, in quanto figli, possono vederci la loro mamma e, magari, capire cose che nessuno ha mai detto loro. Un marito e padre ci legge ancora qualcos’altro che può farlo considerare sotto una luce diversa la propria moglie, madre dei suoi figli… .

E’ un albo bellissimo e trovo che questo aggettivo, che dice tutto e niente allo stesso tempo, sia il più giusto per descriverlo, perché la sua intensità sta proprio nel suo grande potenziale di libera scoperta. Le sue illustrazioni sono cariche di energia comunicativa, soprattutto per il forte contrasto tra l’arancione delle fiamme e il marrone dello sfondo su cui si muovono. Gli oggetti casalinghi e i passanti in strada sembrano comparse di scena, fondamentali, però, per creare la narrazione. Mentre la donna, coprotagonista con il fuoco, rappresentata senza volto e quasi stilizzata, diventa simbolo di tutte le madri.

Un albo intenso, dolce ma anche violento, che penetra oltre il razionale del lettore e lo spinge verso le sue emozioni più profonde. Pagine che si aprono sul proprio vissuto o possono essere spunto per una riflessione profonda più generale e collettiva. Una riflessione su cosa significa essere mamma, su tutti gli aspetti di questo ruolo. Ma una riflessione anche sul ruolo delle donne in generale, in casa, sul lavoro e nella vita.

Un libro forte, che non si può “offrire” alla leggera a chiunque, un libro da maneggiare con cura.

 (e.v. 02/11/2023)

Ardore

Hyewon Kim

Kite, 2023. [32 p.]

per gli adulti


 


lunedì 9 ottobre 2023

LEGGERE TUTTI

IN-BOS-TRICK. Percorso laboratoriale di lettura per immagini.

Pagine con le ali è sul numero 3/2023 - di L'Avisio. Abbiamo scritto di CAA (Comunicazione Aumentativa Alternativa), di lettura inclusiva, di libri in simboli, di natura e di boschi. Qui le foto delle pagine. L'intera rivista è scaricabile in pdf dal sito de L' Avisio Blog.