venerdì 28 ottobre 2022

DAVANTI A UN VUOTO DA RIEMPIRE

AA.VV. con le illustrazioni di Monica Barengo

Mind the gap

Kite, 2022. - 24 p.

Per i grandi 

Una copertina, otto immagini e otto racconti, anzi otto incipit di racconto. Otto voci di autrici diverse, che hanno scritto ispirate da altrettante tavole illustrate di Monica Barengo. Sono gli otto elementi più uno, la copertina, che compongono “Mind the gap” di Kite Edizioni. Sottotitolo: “Che la storia abbia inizio”. Un libro illustrato che porta il lettore dentro otto storie, lasciandolo dopo una manciata di righe, di fronte a tre puntini di sospensione e il desiderio di sapere come vanno a finire. Ma queste storie non continuano, non vanno a finire, se non nell’immaginazione del lettore stesso, se vuole, se non abbandona. Neanche le tavole illustrate lo aiutano, perché esse stesse sono un incipit, un quadro, un’immagine senza un dopo. Le otto illustrazioni, infatti, pur chiaramente appartenenti alla stessa mano, non stanno in nessuna relazione tra di loro se non per il fatto che hanno come protagonista una donna. Si tratta, infatti, di tavole che Monica Barengo aveva realizzato singolarmente per diversi numeri della rivista australiana Womankind, ognuno dei quali dedicato a un tema. Tavole speciali, eleganti, curate e molto evocative, ma non create per stare insieme.

Sono tavole bellissime, particolari, intense, ricche di dettagli, ma non troppo cariche. Un po’ retrò, forse, ma di molto effetto. Nel suo lavoro Monica Barengo ama il colore marroncino-seppia-ocra, con pochi elementi di altri colori, sempre, però, molto tenui. Una scelta che può in un qualche modo richiamare le vecchie fotografie, il cui fascino, spesso, sta proprio in queste tinte. (Le ho apprezzate molto anche nel suo “Felicità ne avete?” pubblicato anch’esso da Kite e di cui ho scritto qui ).

Le autrici, cui sono state offerte queste tavole (scegliendo ciascuna quella che più la ispirava) e che hanno scritto questi “inizi” sono Chiara Argelli, Giulia Belloni Peressutti, Amanda Cley, Valentina Mai, Martina Manfrin, Paola Presciuttini, Paola Tasca e Germana Urban. Le loro storie parlano di fughe, di solitudini, di amore, di realizzazione, di attese, di nuovi inizi. Davanti a loro, come davanti al lettore, però, sulla carta, tra una pagina e l’altra, c’è il vuoto “the gap”, e “mind the gap” è, appunto, il monito dell’illustrazione di copertine e del titolo per chi prende in mano il libro che, avvisato, davanti al vuoto può re-agire come meglio crede, può continuare o può fermarsi o scappare.

I testi di questi incipit sono curati ed eleganti come le illustrazioni da cui sono stati ispirati. In poche righe condensano tutti storie molto intriganti, capaci di creare grandi aspettative in chi le legge (purché abbia poi gli strumenti per farle crescere dentro di sè). Un lavoro molto originale (forse anche coraggioso) che, mettendo veramente il lettore “dentro” la storia, lo lascia poi completamente libero di muoversi come vuole, ma, allo stesso tempo, anche solo.

Questo libro è pubblicato nella collana Voci, in cui Kite offre titoli di forte carattere con storie importanti affiancate a illustrazioni sofisticate.

Libri destinati a un pubblico di ragazzi grandi, adolescenti e adulti.

AA.VV. con le illustrazioni di Monica Barengo

Mind the gap

Kite, 2022. - 24 p.

Per i grandi


mercoledì 19 ottobre 2022

SEI TU A DECIDERE

Jeffrey e Lisa Bone con le illustrazioni di Valeria Docampo e la traduzione di Sara Ragusa

Non tutte le principesse

Terre di Mezzo, 2022. 32 p.

età 5+

Lo sappiamo. Esistono i “libri strumentali”, libri che sono scritti con precisi intenti per affrontare determinate tematiche, per veicolare in maniera più o meno diretta idee, posizioni, concetti . Spesso non sono opere “ispirate”, nè di autori di libri per bambini, ma lavori creati da hoc da professionisti di diversi ambiti, la cui qualità è anche di diverso livello. Si potrebbe qui aprire una discussione se questi libri abbiano legittimità di letteratura, ma il discorso sarebbe ampio e complesso. Ci limitiamo a prendere atto della loro esistenza (e del loro mercato) e che, se fatti bene, possono essere utili ed efficaci nella variegata valenza che la lettura ha per la persona. Allo stesso tempo non dobbiamo dimenticare il diritto che i bambini hanno alla varietà e alla qualità delle letture che hanno a disposizione.

Non tutte le principesse” edito da Terre di Mezzo è un libro “strumentale”: Jeffrey e Lisa Bone, gli autori sono due psicologi californiani, genitori di due bambine e in America il libro è stato pubblicato dall’American Psychological Association (APA) con le illustrazioni di Valeria Docampo, affermata artista, illustratrice di diversi libri per l’infanzia. Scopo del libro è chiaramente quello di aiutare a riconoscere e scardinare alcuni stereotipi di genere e aiutare i bambini a lasciar correre la fantasia per realizzare i propri sogni, credendo in se stessi e nelle proprie capacità.

Fatte queste premesse, possiamo passare al commento di queste pagine che per la combinazione di alcuni aspetti risultano nel complesso un libro interessante da proporre ai bambini dai 5-6 anni, sia per la lettura autonoma, sia per una lettura dialogica condivisa durante la quale parlare insieme di questi argomenti.

Non c’è vera e propria narrazione in “Non tutte le principesse” ma una sorta di presentazione basilare ed essenziale di bambine e bambini e di ciò che fanno. Il concetto è che le principesse non vivono per forza tutte nei castelli, che alcune preferiscono le casette sull’albero, che non tutti i pirati navigano sui velieri, che alcuni preferiscono gli aquiloni e che per essere dei supereroi, a volte, bastano piccoli grandi atti di coraggio, come salvare un gattino impaurito. Sono principi e principesse, eroi ed eroine, ballerine, sirene, cavalieri e trapezisti che hanno una volontà precisa e che sanno scegliere ciò che più gli piace oltre i soliti schemi. Ogni bambina e ogni bambino è speciale a modo suo e ha il diritto di realizzare i propri sogni, senza farsi condizionare dagli altri.

In questo libro illustrato si parla, con poche parole, molte immagini e tanto spazio lasciato all’interpretazione del lettore, di limiti e di stereotipi, di volontà e di condizionamenti, di coraggio e di identificazione con modelli del tutto diversi dai soliti.

I lettori vengono accompagnati in un viaggio poetico, che mette delicatamente in discussione la rigida costruzione dei ruoli di genere e sono ispirati ad accedere alla loro immaginazione e sfidare le aspettative della società. 

Interessanti, vorticose e sbalorditive sono le illustrazioni di Valeria Docampo che aiutano molto queste pagine a sembrare un libro più che solo uno strumento, una risorsa per la discussione.

Valeria Docampo, infatti, trae l’ispirazione per la sua arte nella vita di tutti i giorni e la riversa sulle pagine, creando figure delicate e potenti allo stesso tempo. La loro forza sta nell’immediata presa che hanno sugli occhi e sulle emozioni di chi le osserva. Figure piacevoli da osservare e da interpretare perché nella loro immediatezza hanno comunque sempre un alone di indefinito cui il lettore dà significato grazie agli indizi che le circondano completandoli con la propria sensibilità personale., attività comuni, semplici, quotidiane, perché tutti, in fondo, possono essere eroi in ciò che fanno, sicuri di sé, della propria realizzazione oltre le aspettative e i condizionamenti degli altri, oltre gli stereotipi di genere

 In questo libro, inoltre, le illustrazioni presentano due stili diversi: quelle classiche di Valeria Docampo, fin qui descritte, e altre disegnate come se avesse usato i colori a cera. Figure più vicine ai disegni che i bambini stessi fanno. In questo modo le illustrazioni sembrano suggerire un invito ai bambini a disegnare loro stessi sulla carta ciò che gli piacerebbe realizzare di sé in futuro nella realtà. Anticipazione di questa realizzazione personale libera e incondizionata è la carrellata di figure sulle pagine del frontespizio che come in un melì-melò combinano elementi diversi.

Allo stesso modo, conclusione del libro sono figure di diverse passioni e professioni,
attività comuni, semplici, quotidiane, perché tutti, in fondo, possono essere eroi 
in ciò che fanno, sicuri di sé, della propria realizzazione oltre le aspettative e i 
condizionamenti degli altri, oltre gli stereotipi di genere.


domenica 2 ottobre 2022

Africa, sto arrivando!

Juris ZvirgzdiņŠ – disegni di Reinis Petersons e traduzione di Margherita Carbonaro

Rinoceronte alla riscossa

Sinnos, 2019. 142 p. - € 13,00

Età +9

Avventura e animali sono due ingredienti che i ragazzini amano trovare nelle storie che leggono. Le storie che li contengono sono coinvolgenti, divertenti, a volte rocambolesche. “Rinoceronte alla riscossa” è una di queste. Racconta di un lungo viaggio che Mufà e Ibu intraprendono dalla Norvegia alla lontana Africa, via terra e via mare, attraversando mezza Europa. Mafù è un rinoceronte bianco, una rarità, nato e allevato nel serraglio del signor Fratellini, in cui lavora lo stesso Ibu, un ragazzo africano che nel circo si guadagna il necessario per mantenersi agli studi. Ibu ama le lingue straniere e la geografia. Mafù, invece, è un cucciolo con alle spalle una storia familiare poco piacevole. Nel momento in cui il Signor Fratellini deve chiudere l’attività, perché gli affari non vanno molto bene, i due si ritrovano a ripercorrere alla rovescia, il viaggio che entrambi tempo prima hanno fatto, in tempi e modi diversi, dall’Africa all’Europa. Ritornare a casa, però, è più facile a dirsi che a farsi. Prima servono i soldi, poi un passaggio, poi bisogna evitare la curiosità e la malvagità di molte persone, poi … . Il loro viaggio attraverso l’Europa diventa una vera e propria avventura dove i due gustano cibi, ammirano paesaggi, subiscono gli sguardi pieni di pregiudizi, ma ogni giorno imparano anche qualcosa e insegnano qualcosa a chi ha la fortuna di incontrarli.

Juris ZvirgzdiņŠ, grande autore lettone per ragazzi, costruisce un racconto che si legge d’un fiato, con uno sguardo ironico sull’Europa, sui suoi abitanti e sulle persone che in Europa cercano una nuova vita. In queste pagine si racconta la sacralità dell’amicizia, la ricerca delle origini e della casa, la ricchezza delle culture, la salvaguardia degli equilibri naturali per il rispetto di tutti, uomini compresi. Un libro stampato con la font Leggimi ad alta leggibilità, studiata apposta per facilitare la lettura e sostenere i bambini nel loro diventare grandi lettori.

Un libro che diverte e mentre diverte, insegna molte cose, ma senza pendanteria. Un libro che con leggerezza affronta tematiche importanti della nostra attualità e con le quali i ragazzini entrano in contatto più o meno consapevolmente ogni giorno e sulle quali riflettono, forse più di quanto noi adulti immaginiamo.

 

 

Juris ZvirgzdiņŠ – disegni di Reinis Petersons e traduzione di Margherita Carbonaro

Rinoceronte alla riscossa

Sinnos, 2019. 142 p. - € 13,00

Età +9

domenica 18 settembre 2022

CRESCERE LEGGENDO

Antonio Ferrara con le illustrazioni di Gabriele Ghisalberti

Un libro ti cambia

Biancoenero Edizioni, 2022. 46 p.

Età +10

 

In questa storia per ragazzini è condensato tutto il senso della lettura, del capire ciò che si legge, dell’essere coinvolti da una storia, del partecipare personalmente delle parole che la compongono.

Dario, il ragazzino dodicenne protagonista di “Un libro ti cambia” (Biancoenero) è in camera sua e sta leggendo. Mentre legge succedono cose strane, forse solo coincidenze, ma a lui sembra che ciò che trova tra le pagine avvenga realmente: sente il calore del deserto, un quadretto si stacca dal muro, le sue orecchie diventano bollenti, ha paura di ciò che succede, non riesce a staccarsi dalle pagine … .

Nessuno pensa che Dario sia in camera a leggere, tutti lo credono intento a giocare al pallone. Ma non è così: Dario legge e mentre legge cambia, tanto che quando è in bagno e si guarda allo specchio quasi non si riconosce. Ma cosa è successo?

Quello che Antonio Ferrara ci offre in questa storia di poche pagine scritte ad alta leggibilità è una descrizione del grande potere della lettura. La lettura è un rifugio, un’evasione dalla quotidianità, ma anche un modo per vivere le vite degli altri, per provare emozioni vecchie e nuove, per osservare persone e situazioni da altri punti di vista. Per alcuni leggere è vivere, certo non letteralmente, ma molto gli si avvicina, nel senso che la lettura mette insieme esperienze diverse, plasma il pensiero, rende attenti e critici. La lettura offre visioni diverse e maggiori capacità empatiche. La lettura, pian piano, cambia le persone. Non è una magia, il cambiamento non si verifica tutto in poco tempo come in questa storia, ma pian piano, libro dopo libro. Non succede con tutti i libri, ma con solo con quelli giusti e pagina dopo pagina, chi legge cresce, diventa un altro. E, di solito, un altro migliore.

Da notare l’interessante gioco creato dall’illustratore sulla copertina: una barba (ma che è una barba lo si capisce solo quando si gira il libro e si vede la quarta di copertina) che quando chi legge ha il libro davanti, si posiziona perfettamente sul suo mento. Metafora grafica del cambiare, del crescere.

Di libri e lettura e del loro potere Antonio Ferrara si è occupato anche in “Leggero leggerò” (Interlinea) e ne abbiamo scritto qui.

Nota: questo libro, prima della pubblicazione, come tutti i libri di autori italiani dell’editore Biancoenero sono letti e approvati da una redazione di ragazzi. A questo hanno contribuito gli studenti di due istituti comprensivi di Roma e Fiumicino.


Antonio Ferrara con le illustrazioni di Gabriele Ghisalberti

Un libro ti cambia

Biancoenero Edizioni, 2022. 46 p.

Età +10

sabato 10 settembre 2022

TUTTO CI E' CONTRO, SE SIAMO BAMBINI, MA ...

Jutta Richter (traduzione di Bice Rinaldi, illustrazioni di Hildegard Müller)

Sono soltanto una bambina

Beisler, 2016. 107 p. 

E+8

La realtà vista dagli occhi di una bambina di 8 anni è il centro di questa divertente narrazione di Jutta Richter, una fra le più note autrici tedesche contemporanee di libri per bambini.

Si sa che i bambini vedono, interpretano e vivono le cose e le situazioni in maniera completamente diversa rispetto agli adulti. Non in modo più giusto o più sbagliato, in modo diverso. Il fatto è che, però, i piccoli spesso hanno la peggio, devono cedere, star zitti perché, come dice la protagonista di questa storia, loro sono “soltanto” bambini. Anche se, potrebbero aver ragione, anche se anche il loro parere è importante.

La storia di Hanna racconta di questa “ingiustizia” descrivendo in brevi capitoli molto veloci, tante situazioni tipicamente bambine in cui si trova a confrontarsi con gli adulti, siano essi la mamma, il compagno della mamma, la maestra, la preside o la psicologa della scuola e con i suoi coetanei, la “bulla” della scuola in particolare.

Così leggiamo di come non si è tenuto conto della sua opinione quando è stata ora di traslocare, di come, a fatica, ha avuto un gattino in casa, di come questa presenza abbia scatenato una crisi familiare, di come sia vittima delle prese in giro delle sue compagne, di come la scuola sia per lei una vera tortura.

Per fortuna, dalla sua parte c’è la nonna e poi, un giorno, arriva in classe una nuova compagna, una tipa “fuori dagli schemi”, e per Hanna le cose cominciano a cambiare.

Una storia che racconta con umorismo la quotidianità familiare e scolastica di una settenne, che si legge piacevolmente. La forza di questa storia sta nella sua protagonista che è intelligente e sveglia. Hanna, nonostante tutto ciò che le succede, non perde la sua allegria e la sua ironia. La speranza che la aiuta ad affrontare le piccole (grandi) difficoltà di ogni sua giornata, si rivela essere l’atteggiamento giusto (per i bambini della sua età) da assumere per uscirne bene. Alla fine le cose si sistemano, magari non come si vorrebbe, ma l’equilibrio delle situazioni e delle relazioni è riconquistato

 

giovedì 1 settembre 2022

UNA STORIA VERA


Mario Boccia con le illustrazioni di Sonia Maria Luce Possentini

La fioraia di Sarajevo

Orecchio Acerbo, 2021. 40p.

E8-99 anni

Le storie più importanti sono quelle che “senti dentro”, quelle che ti colpiscono come un treno in corsa, ti lasciano attonito, non permettono di allontanarti.

Pur sapendo dell’esistenza di questo albo illustrato, fino all’altro giorno non avevo ancora avuto occasione di “incontrare” “La fioraria di Sarajevo” di Mario Boccia con le illustrazioni di Sonia Maria Luce Possentini. Ho incontrato e conosciuto questa storia direttamente dalle parole di Sonia Maria Luce Possentini, durante una presentazione la scorsa settimana a Levico, in Trentino. E’ stato un incontro penetrante che, nella prima parte ha confermato e consolidato in me tante informazioni e impressioni che avevo riguardo al lavoro di un illustratore, soprattutto di un bravo illustratore, un artista che mette la sua arte “a servizio” di una storia, non per raccontarla uguale al testo ma per interpretarla in un altro modo o raccontarne un’altra parte. Le illustrazioni, come diceva il grande maestro Stěpán Zavřel , citato dalla Possentini, devono lavorare per la narrazione e non per la didascalia. Gli albi illustrati, sosteneva, invece Kveta Pacovska, illustratrice ceca, premio Andersen, citata anche lei dalla Possentini, sono la prima galleria d’arte che visita un bambino: la qualità è fondamentale. Fondamentali sono anche i contenuti e le parole. Ai bambini servono albi illustrati fantasiosi e divertenti, ma anche albi e storie su temi importanti (che nel pensare comune sono erroneamente considerati poco adatti per i più piccoli). Offrire anche storie “impegnative” è una forma di rispetto per i lettori di ogni età cui. Anche ai più piccoli, non si devono raccontare false verità, per non ferirli due volte, considerandoli prima incapaci di capire e poi, quando realizzano la bugia che gli è stata loro raccontata, farli sentire traditi. Non è facile raccontare queste storie, ed è anche rischioso per autori ed illustratori, che possono venir tacciati di essere “crudi”, “troppo realistici”, e, perciò, “disturbatori” dell’essere bambino che merita serenità. Essere etichettati (e le etichette sono molto facili in Italia) come “quella che fa le cose tristi”, secondo Sonia Luce Possentini, può anche significare non ricevere possibili offerte di lavoro. E’ chiaro che la scelta dei temi e la modalità con cui si propongono va calibrata sul pubblico cui ci si rivolge, ma non per censurare, edulcorare o manipolare, ma per comunicare tutto a tutti, con rispetto delle varie sensibilità. Il discorso sarebbe molto lungo e forse un giorno lo possiamo anche fare. Ma adesso, per tornare a noi, e continuare con la seconda parte del suo intervento, consideriamo che Maria Sonia Luce Possentini è stata molte volte interprete di queste dure verità che vanno raccontate ai bambini per prepararli anche a ciò che può far male. E per raccontare la verità con parole e illustrazioni ci si deve preparare, non si può inventare, si devono conoscere bene fatti, situazioni e luoghi. Le illustrazioni “storiche” toccano tutti, servono a tutti, per capire, per riflettere, e, forse, per poi non ripetere. Due esempi, tra i (tanti?) altri possibili: il suo lavoro “Il volo di Sara”, col testo di Lorenza Farina edito da Fatatrac, sul tema della Shoah, e questo, “La fioraia di Sarajevo”, che è uscito a giugno 2021 con quello che si potrebbe dire un tempismo tristemente perfetto, per far riflettere oggi sulla guerra in Ucraina attraverso ciò che è successo circa 30 anni fa nei Balcani.

La storia del fotoreporter di guerra free lance, Mario Boccia, racconta di quando lui un giorno del 1992 attraversa il mercato di Sarajevo. Il suo sguardo incontra quello di una donna che vende piccoli fiori fatti di carta: qualcosa di apparentemente inutile davanti a ciò che sta succedendo. Ma lei c’è. E’ tutti i giorni al suo posto per offrire un po’ di bellezza. Mario è colpito dagli occhi della donna e scambia con lei alcune parole offrendole un caffè. Qualche mese dopo il fotografo è di nuovo lì. Sarajevo è sotto assedio, ma la fioraia resiste. Il reporter le chiede la sua nazionalità e lei risponde “sono nata a Sarajevo”, allora, pensando di riuscire a capire la sua etnia dal nome, lui le chiede come si chiama. Lei scarabocchia qualcosa su un foglietto: "Fioraia". Nessun nome, nessuna etnia. 

 

 

Sono queste due lezioni che il fotografo, e il lettore con lui, imparano subito. Da allora, tornare a trovarla diventa per Mario un appuntamento fisso cui non mancare. Fino al giorno in cui al suo banco lei non c'è più.

Una storia di dignità e resistenza. Una storia di parole, di illustrazioni e di spazi bianchi. Una di quelle storie vere davanti alle quali non puoi tirarti indietro, non puoi girarti dall’altra e fare finta di non averle incontrate.

 A questo LINK la storia da cui è nata l’idea di questo albo illustrato e la fotografia della Fioraia scattata da Mario Boccia

giovedì 25 agosto 2022

SCARDINARE GLI STEREOTIPI DI GENERE? SI PUO'

Silvia Pillin

Maschiaccio e femminuccia

EL, 2020. 122 p.

E+9

Riccardo, il bullo della scuola, intreccia di nascosto braccialetti con i fili colorati. Caterina, la “strana” della classe, non ha amiche: gioca al calcio e ama i supereroi che costruisce da sola con la stampante 3D.

Il primo giorno di scuola Riccardo e Caterina si ritrovano vicini di banco. Come potrà essere, questo, per loro un anno scolastico tranquillo? Non lo sarà, ma non nel modo in cui ci si aspetta. L’esplosione, annunciata dall’illustrazione in copertina, infatti, avviene ma lo scoppio va in una direzione inaspettata.

Imparare fin da bambini ad essere se stessi e a rispettare gli altri è fondamentale. Nonostante molto sia cambiato, alcune cose sembrano ancora uguali a 50 anni fa, quando Elena Giannini Belotti scriveva “Dalla parte delle bambine” (Feltrinelli): i condizionamenti di genere sono ancora molto radicati, sopratutto in alcuni ambienti sociali e familiari. Essere se stessi diventa un problema per chi, ragazzina, non ama il rosa e non sogna di diventare una ballerina, ma vuole giocare a calcio al campetto, o chi ragazzino è grande e grosso e “deve” fare il bullo, il prepotente, il forte con gli altri, mentre amerebbe sedersi tranquillo da qualche parte a fare braccialetti.

Il libro di Silvia Pillin racconta l’evoluzione di Caterina e Riccardo all’interno della cerchia delle loro famiglie, della scuola e dei loro amici. La narrazione che li vede parlare a capitoli alterni è vivace, evidenzia diversi punti di vista sulle stesse questioni e facilita i lettori nel rispecchiarsi in ciò che stanno leggendo. Grazie ai molti dialoghi ben costruiti e alle riflessioni spontanee dei due protagonisti, la storia risulta verosimile e credibile. Tutta la vicenda nel complesso non è né scontata, né didascalica, né prevedibile. Questo grazie anche all’interessante scelta dell’autrice di attorniare i due protagonisti, vittime all’inizio del pensiero di dover essere e di doversi comportare come gli altri si aspettano da loro, da personaggi, che, invece, hanno trovato la loro strada e sono sicuri del loro essere ciò che sono: una mamma ingegnere (che, però, è molto presente nella vita della figlia), un padre casalingo, una sorella tatuata che pratica la boxe (ma ama un ragazzo gracile e chiacchierone), un padre camionista, … . E tra tutti c’è anche un fratello “speciale”, affetto da autismo, un bambino da amare, da rispettare e da non dimenticare.

Il compromesso che Caterina e Riccardo, scoperta la vera natura l’uno dell’altro, trovano per contribuire al mercatino di Natale, fallisce, ma permette loro di uscire allo scoperto e di poter essere, finalmente, ciò che sono. La vita di tutti è fatta di scelte e ognuno deve sentirsi libero di scegliere fuori dal condizionamento degli schemi culturali predefiniti e prevedibili.

Questo libro racconta una storia positiva in cui i modelli non sono sbilanciati: la parità tra i generi è messa in evidenza con chiarezza e ironia, senza critica, nel rispetto delle qualità e aspirazioni di tutti, grandi e bambini, maschi e femmine.